Shirohato (1)
Il divano del soggiorno, un costoso modello in pelle color ocra, non sarebbe più tornato come prima: secrezioni di kagune e sangue rappreso ne macchiavano braccioli e cuscini, ma in compenso l'uomo senza nome che Iram si era portato in casa dormiva comodamente sdraiato, russando di quando in quando.
"Volevo trovare qualcuno che aiutasse me, mentre ho trovato qualcuno da aiutare... La vita è strana a volte", si disse, e rinunciò a svegliare l'ospite indesiderato, limitandosi ad appoggiare il vassoio con occhi, unghie e caffè sul tavolo di vetro accanto al moribondo. L'unica ferita che aveva mostrato un metto miglioramento era quella più grave: non avrebbe più potuto infilare il pugno chiuso nel foro, ora. Solo un bastoncino, forse.
<< Ahh? >>
<< Come andiamo? >>
Senza rispondere, lo sconosciuto si levò a sedere con qualche gemito, mentre Iram gli porse la tazza di caffè.
<< Ci sono frammenti d'ossa all'interno, mi dispiace, ma è tutto quello che ho >>
<< Grazie >>
L'uomo bevve, chiudendo gli occhi: probabilmente non assaggiava una tazza di vero caffè da molto tempo.
<< Sei gentile con me, ukaku >>
<< Non vuoi più mangiarmi, allora? >>
L'uomo sorrise mestamente, sgranocchiando le unghie ad una ad una, come volendole assaporare.
<< No, non potrei mai far del male a chi mi ha salvato, non credi? Ah, il mio nome è Shirohato Otonashi... Non ho nessun soprannome, per fortuna >>.
<< Soprannome? >>
Gli occhi finirono in bocca a Shiro, che sembrò pensarci sopra.
<< Sai cos'è il CCG, dico bene? E cosa sono i kagune... Conosci alcune cose e ne ignori altre, posso chiederti perché? >>
<< Mio padre è morto. >>, rispose Iram. Suonò sbrigativo, lapidario. Era la prima volta che lo diceva ad alta voce. Suo padre non sarebbe tornato.
<< Capisco. Cercavi...aiuto? Ah, perdonami, perdonami! Non ho fatto davvero una buona impressione, ieri... Ad ogni modo, se avessi un soprannome come "Gourmet" o "Rabbit", allora sarei nei guai... Vorrebbe dire avere le colombe addosso. Vorrebbe dire essere ritenuti tanto pericolosi da non poter rimanere in vita un secondo di più. Non è davvero una bella cosa, avere un soprannome... Mi basterebbe sapere il tuo nome, ukaku >>
<< Iram Kuroyuuki, studio al liceo e... Oggi dovrei essere a lezione! >>
Ricordandosi improvvisamente di essere un umano, almeno sulla carta, Iram si mise le mani tra i capelli, chiedendosi cos'avrebbero pensato i suoi professori... Calmandosi, si disse che tutto poteva essere scusato dal recentissimo lutto, ma si maledisse per essersi lasciato coinvolgere troppo dalla rabbia per quanto successo a suo padre. Non doveva... Non doveva pensare solo alla vendetta, doveva anche ricordarsi della recita da portare avanti. Non doveva dimenticarne le battute.
<< Famiglia registrata, eh? Io non la posso vantare... Per questo vivo tra la spazzatura, uh... Non è bello, ma fa stare sicuri, almeno fino a ieri... E' stata una brutta giornata, ma grazie alle tue cure credo di essermi ripreso abbastanza per togliere il disturbo. Per le tue conoscenze monche... Beh, che ne dici di trovarci di nuovo al parco, ogni sera? Fino a quando i buchi che hai non saranno tappati, ti potrò aiutare... Anche io avevo un buco da tappare, quindi potremmo essere pari, dopo! >>
L'uomo sorrise, tendendogli la mano. Iram la prese, sempre all'erta: era difficile dimenticare l'attacco della sera prima, così com'era stato difficile richiamare le due ali nella carne. Sarebbe stato scomodo dormire con quelle cose sulla schiena, altrimenti.
Il sorriso di Shiro si allargò, fino a che non si tramutò in una risata: << Lezione numero uno: un bikaku non attacca alla leggera un ukaku, perché è in svantaggio! >>
Iram guardò l'ora, chiedendosi se sarebbe riuscito ad entrare alla seconda ora... O alla terza.
<< Per caso... potresti pulire l'appartamento, prima di andare? >>
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