19 - il segreto
Hogwarts
Studio privato di Severus Piton
23 novembre 1996, ore 9,15 A.M.
Ti osservo la spalla incredulo.
La macchia sbiadita che ho visto di sfuggita tra le lenzuola, e che poco fa ho osservato da vicino, proprio qui, davanti al camino del mio studio, adesso risplende sulla tua scapola.
Come se fosse fatta di oro zecchino.
I contorni sono diventati nitidi.
Sembra che sia in rilievo, che voglia saltare fuori dalla tua pelle candida.
Accarezzo il simbolo con le dita.
Tu tremi.
- "Ho paura Severus... cosa sta succedendo?"
Ti stringo nel mio abbraccio, forte, come nemmeno sapevo di poter fare, ed intuisco le tue lacrime bagnarmi la casacca nera.
- "Non lo so, Hermione..."
Già, non lo so.
E non so cosa dirti.
Ti allontano dal mio corpo.
Ti tengo le mani sulle spalle.
Punto gli occhi nei tuoi.
Ti sorrido.
- "Ma adesso lo scopro... devi solo darmi il tempo di mettere insieme i pezzi, d'accordo?"
Cerco di tirare fuori tutta dolcezza che sono capace di trovare.
E mi scopro a non doverla nemmeno cercare troppo.
Mi scopro diverso, davanti a te.
Che hai bisogno di me.
Hai bisogno che io ti dica di non avere paura.
Perché ti trovi sballottata in un susseguirsi di situazioni nuove, assurde.
Così come mi ci trovo io.
- "È una chiave di lettura, quindi servirà a tradurre la pergamena elfica.
Devo solo capire come!"
Mi ritraggo dal tuo corpo.
Ti lascio scivolare sulla guancia una carezza leggera.
Mi dirigo con passo spedito a prendere il vecchio scritto quasi sbiadito.
- "Magari puoi darmi una mano tu, visto che traduci rune celtiche con la velocità di un interprete novantenne, con quarant'anni di carriera alle spalle..."
Te lo dico ridendo.
In un tentativo mal riuscito di stemperare la tensione che intuisco accumularsi nel tuo petto.
- "Severus..."
Sussurri il mio nome
La tua voce è stranamente sottile.
Quasi tremante.
Mi volto a guardarti.
Faccio per avvicinarmi.
Hai le sopracciglia corrucciate.
Ti torturi le dita.
- "È la seconda volta che mi dici questa cosa. Lo hai già fatto nella tua aula, quando mi hai chiesto di aiutarti con la pozione... quella che è esplosa."
Fai una pausa.
Ti porti una mano sulla fronte.
Arrossisci leggermente.
Accenni un sorriso timido.
Poi torni a guardarmi con le palpebre semi chiuse.
Gli occhi colmati dell'incertezza.
Fai un sospiro.
Scuoti la testa.
- "Io... io non so tradurre rune celtiche, Severus!"
Due piccole rughe che ti si formano ai lati delle ciglia.
Come se mi stessi studiando.
Se cercassi di capire dove voglio arrivare.
Mi faccio scappare un accenno di risata divertita.
Poi ti guardo di nuovo.
Le tue iridi sono sbarrate, vorticano insistentemente cercando di trovare qualche risposta sul mio volto.
Sento un lampo attraversarmi il cervello, veloce come lo farebbe un incantesimo.
Doloroso come lo sarebbe un pugno.
Blocco repentinamente i miei passi.
Una scintilla di incredulità mi attraversa gli occhi.
Mentre una strana consapevolezza prova a farsi strada tra i miei pensieri.
Tu non stavi traducendo, quella sera nel mio studio.
Tu stavi semplicemente leggendo.
Hai impiegato una sola settimana ad interpretare i simboli sul libro di rune celtiche, per il semplice fatto che non sapevi di farlo.
Lo facevi e basta, senza rendertene conto!
Avverto il cuore mancare un battito.
Ho la strana sensazione che voglia risalirmi nella gola.
Mi dirigo con passo spedito verso gli scaffali, ancora una volta.
Afferro lo stesso libro che ti ho dato da studiare, in quella che ormai mi sembra una sera inghiottita dal tempo.
Durante la nostra prima lezione, quando ancora non potevo nemmeno lontanamente immaginare tutto questo.
Quando non potevo pensare di innamorarmi di te.
E di trovare proprio in te quello che cercavo disperatamente.
Prendo un secondo volume, più piccolo, con la copertina azzurra, leggermente consumata sugli angoli.
Ti raggiungo di fretta, con i libri tra le mani.
Apro sulla prima pagina quello che già conosci quasi a memoria.
- "Leggi!"
Te lo intimo frettolosamente.
Tu abbassi gli occhi.
Osservi le scritte.
Sembri posseduta da un misto di incredulità e fastidio.
Mi guardi di nuovo.
Sollevi un sopracciglio.
Poi fai un sospiro.
E cominci a leggere.
Come ti ho ordinato malamente di fare.
- "Lehabar dèiligeadh le spèis, chan fhaod ach an fheadhainn aig a bheil an t-eòlas ceart bàsachadh..."
Lo sputi di fretta.
Come se fosse una cosa scontata e stupida.
Poi alzi ancora lo sguardo.
Lo punti nel mio.
- "Devo leggere ancora? Cos'ha di speciale questo testo?
Severus non capisco! Ti prego, spiegami!"
Ti osservo incredulo.
Non è possibile...
Tu non...
Ti sorrido.
Anche se ho paura.
Perché tu ne hai di più.
E non sei abituata.
A scontrarti con le tenebre, a vivere al limite tra l'ombra e la luce.
Tra le minacce dei segreti e il fascino perverso dei misteri.
Faccio un respiro profondo.
Cerco di trovare tutta la calma di cui sono capace.
- "Questo libro è scritto in rune celtiche, Hermione. E tu lo stai leggendo in celtico. Anche se non te ne rendi conto..."
Ritiri di scatto le mani dalle pagine.
Come se improvvisamente le avessi sentite scottare.
- "Severus cosa dici? Io... quel libro è scritto nella nostra lingua!
Io lo leggo nella nostra lingua.
Come potrei parlare una lingua che non conosco? Come..."
- "Cosa dice il testo Hermione? Te lo ricordi? Quello che hai appena letto?"
Lasci saettare gli occhi verso il cielo.
Sei spazientita.
Quasi esasperata da questa situazione assurda.
- "Certo che me lo ricordo!
Dice: questo libro va affrontato con rispetto, solo chi possederà la conoscenza potrà non soccombere..."
- "Esatto! Solo che adesso lo hai tradotto."
Ti interrompo.
Ma tu continui a non comprendere cosa sta succedendo.
Lasci saettare lo sguardo sul mio volto, cercando un inganno che non puoi trovare.
Prendo l'altro libricino che tengo stretto tra le dita.
Lo apro.
Devo farti capire.
- "Adesso leggi questo!"
Le dico porgendoti il piccolo volume impolverato.
Tu socchiudi leggermente gli occhi.
Come fai sempre quando devi leggere qualcosa che pensi possa essere difficile.
- "Abaco. Abaco.
Abate. Abate.
Abazia. Abazia...
Che diavolo mi stai facendo leggere, Severus?
Perché questo stupido libro ripete due volte le parole?"
Vedo il nervosismo nascerti sul volto.
Stai perdendo la pazienza.
- "Non ripete due volte la stessa parola, Hermione.
E questo non è un libro.
È un dizionario."
Sento la mia stessa voce profonda interrompere il vortice dei tuoi pensieri.
Sei impaurita, arrabbiata.
Mi strappi il volume dalle mani.
Giri convulsamente le pagine.
Dove parole in ordine alfabetico si ripetono una dopo l'altra, con la traduzione in rune scritta accanto.
Per pagine, pagine e pagine.
Chiudi il libro di scatto.
Mi guardi negli occhi.
Con lo sguardo di chi comincia a capire.
Ti osservo in silenzio.
Mentre una nuova consapevolezza si fa strada nel mio petto.
E se riuscissi anche...
Ho quasi paura a pensarlo!
Ho quasi paura di scoprire che c'è una ragione tangibile per quel simbolo che porti sulla spalla.
Lo stesso che si è acceso nel momento esatto in cui è stato riconosciuto.
Lo stesso che continua a luccicarti sulla pelle.
Che è diventato quasi accecante.
- "Non te ne rendi conto, Hermione.
Ma lo fai.
Leggi quelle rune non accorgendoti della differenza.
E non so dirti il perché...
So solo che adesso devo farti provare a leggere qualcos'altro.
Te la senti?"
Annuisci in silenzio.
Come frastornata da questa situazione che non riesci ad afferrare del tutto.
Mi allontano ancora.
So che dovrei stringerti.
Consolarti.
Farti sentire al sicuro.
Ma non sono mai stato bravo in questo.
Non l'ho mai fatto.
E allora faccio l'unica cosa che sono capace di fare.
Meglio di chiunque.
Più in fretta di chiunque.
Trovo soluzioni.
Scopro verità.
Districo misteri.
Raggiungo nuovamente la scrivania.
Prendo la pergamena elfica.
Le mani mi tremano impercettibilmente.
Mi volto a guardarti.
E tu sei così piccola, fragile ed impaurita.
In balia di eventi che non ti sai spiegare.
Così come fatico a spiegarli io stesso.
Mi avvicino a te, lentamente.
Ti appoggio una mano sulla spalla.
Cerco con tutte le mie forze di infonderti un minimo di sicurezza.
Proprio io che ho terrorizzato il mondo per una vita intera.
E che adesso mi trovo spintonato senza troppi preamboli in un ruolo difficile.
Un ruolo che mi vede impacciato, inesperto e forse anche inefficace.
Ma che mi sembra l'unico in grado di strapparti il terrore dagli occhi.
Ti accarezzo la guancia.
Sorrido.
Srotolo piano lo scritto elfico, sotto la luce quasi accecante del tuo sguardo.
- "Riesci a leggere cosa c'è scritto su questa pergamena, Hermione?"
Nota dell'autrice: eccomi, ce l'ho fatta!
Fuso orario nun te temo!
Adesso corro a dormire che domani avrò una giornata campale. Come sempre farò del mio meglio per non tenervi sulle spine e pubblicare un nuovo aggiornamento entro domani sera (che per voi sarà domani mattina).
Grazie a tutte per le stelline, per gli splendidi messaggi e per farmi sentire tutto il vostro entusiasmo.
Alla prossima puntata...
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