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6- Storia di una vita passata (p.5)

SiZhui volava sulla spada come una scheggia, e sentiva accanto a sé la presenza dei suoi amici, altrettanto preoccupati.

Il suo cuore era stritolato dall'ansia, la sua testa affollata degli stessi pensieri che lo avevano tenuto sveglio quella notte: si sentiva mancare il fiato dalla paura.
Non aveva mai percepito l'assenza o la mancanza di qualcuno in un modo così doloroso, eppure pensare anche per un solo istante che il giorno dopo il sorriso di Wei Wuxian sarebbe potuto sparire per sempre gli faceva girare la testa.

Si precipitò ai Meandri delle Nuvole, cominciando a correre alla ricerca di HanGuang-Jun.
Alle sue spalle, Jin Ling stava prendendo a parolacce vari discepoli che avevano provato a fermarli, mentre JingYi spiegava brevemente la situazione, spronando gli altri a diffondere ciò che stava dicendo per ricavare più rinforzi.

«HanGuang-Jun...HanGuang-Jun! Dov'è HanGuang-Jun?» chiedeva SiZhui ad ogni persona che incontrava, mentre avanzava verso la biblioteca, spalleggiato da Jin Ling.

«É in biblioteca, Lan SiZhui!» rispose finalmente qualcuno.

Il giovane non trovò strano che si trovasse ancora lì: probabilmente non se ne era allontanato per tutto il giorno, ma era rimasto in isolamento a riflettere su ciò che aveva appreso il giorno prima.

Davanti alla biblioteca c'erano due guardie, e quando SiZhui fece per oltrepassarle, queste gli sbarrarono il passo.
«Fateci passare! Dobbiamo parlare con HanGuang-Jun, vi prego, dovete...— insisteva SiZhui, premendo contro di loro proprio come la paura premeva contro gli argini del suo autocontrollo.

Autocontrollo che Jin Ling aveva perso da tempo, o che forse non aveva mai avuto:«Fateci passare, cazzo! Stiamo chiedendo i rinforzi e dobbiamo parlare con Lan Er-gongzi. Se succedesse qualcosa sarebbe davvero...—

«HanGuang-Jun ha chiesto di tenere lontano ogni disturbatore.» ripeté nuovamente una delle guardie, trattenendo i due.

SiZhui non era mai stato così tanto vicino al perdere il controllo.
La paura era talmente tanta che non si sarebbe sopreso se fosse scoppiato in lacrime: l'unica cosa che riusciva a ripetersi era che non poteva perderlo,non poteva perderlo, non poteva assolutamente perderlo.

«HANGUANG-JUN, HANGUANG-JUN! HANGUANG-JUN!» continuava ad urlare, e SiZhui aveva sempre rispettato le regole del clan Lan, non aveva mai urlato.

Con uno spintone, Jin Ling si liberò di una delle guardie, oltrepassandole entrambe e afferrando SiZhui, riuscendo a tirarselo dietro.
Stava imprecando come un criminale, non che al momento interessasse a qualcuno.

SiZhui cadde davanti all'ingresso della biblioteca graffiandosi le mani e sporcandosi i vestiti candidi mentre le guardie si gettavano contro Jin Ling.
Proprio quando era sul punto di alzarsi per aprire la porta, questa fu aperta di HanGuang-Jun, che si stagliava nel cielo buio come la luna.

Lanciò un'occhiata al disastro che aveva davanti: Jin Ling costretto a terra dalle due guardie del Clan Lan, SiZhui, sporco e in ginocchio davanti alla porta.
Inarcò un sopracciglio, confuso e aspettando risposte.

Non appena lo vide, il cuore di SiZhui traboccò di sollievo.
Senza neanche prendersi la briga di alzarsi, gli afferrò la veste attorno alle gambe, come faceva quando era piccolo, gli occhioni grandi e supplicanti, spaventato.

Lan WangJi si irrigidì, e molteplici domande cominciarono ad affollargli la mente.
Prima tra tutte: perché Wei Ying non era con loro?
Lui voleva bene a quei ragazzi, si divertiva con loro, non li avrebbe mai lasciati andare allo sbaraglio a quel modo, a meno che ...

«H-hanGuang-Jun, W-wei qianbei è...nella foresta, noi stavamo...ma una bestia lo ha preso, c'era così tanto sangue...ci ha detto di andarcene ma lui è rimasto lì...vi prego HanGuang-Jun, q-quella cosa era talmente grande, e lui stava perdendo talmente tanto sangue, n-non...» prima che potesse dare un senso a quelle frasi scoordinate, in lontananza riecheggiò il suono di un flauto.

Ogni traccia di colore sparì dal viso di Lan WangJi, il cuore di SiZhui parve rotolargli fuori dalla gola, Jin Ling imprecò ancora più coloritamente.

Senza dire una parola, Lan WangJi aiutò SiZhui ad alzarsi, gli diede il ciondolo di giada che permetteva di mobilitare i discepoli del clan Lan, fece poi alle guardie un cenno di allontanarsi da Jin Ling, infine salì sulla sua spada e si allontanò in volo.

«Dobbiamo cercare Lan XiChen e avvertirlo.» affermò SiZhui, stringendo al petto il ciondolo, lo sguardo puntato nella direzione in cui HanGuang-Jun era sparito.

In lontananza, le note del dizi erano armoniose e burrascose.

Wei Wuxian stava investendo in quella suonata ogni briciolo di fiato che aveva - che non era molto: più suonava, più la testa gli girava, ed era sempre più difficile mantenere la concentrazione.

Al suo appello avevano risposto i cadaveri sedimentati nello stomaco della belva, che ora grondavano bile e sangue mentre  tentavano di soffocarla o di strangolarla.

Quello che si sentiva soffocare era Wei Wuxian: la ferita gli provocava ancora un dolore atroce, il sudore gli colava lungo le tempie e lacrime involontarie gli bruciavano gli occhi.
Era solo questione di tempo prima che svenisse o, più probabilmente, morisse.

La melodia del dizi era travolgente e impetuosa, riusciva a scatenare tutto il rancore di quei cadaveri, che stavano pian piano riducendo a pezzi quella bestia, proprio come lei aveva fatto con loro.

E poi all'improvviso gli mancò il fiato.
Un fiotto di sangue gli salì alle labbra e lo soffocò per qualche istante, facendolo traballare all'indietro.

Sputò, mantenendo l'equilibrio e continuando a suonare: non poteva permettere che quella bestia si dirigesse verso Gusu, né che si nutrisse del suo corpo: come gli avrebbero dato una degna sepoltura, altrimenti?

Si pulí le labbra macchiate di sangue con la manica, poi tornò a suonare con un rinnovato vigore.

Non aveva intenzione di smettere.
Non aveva intenzione di cadere.
Non aveva intenzione di morire.

E come se i corpi avessero sentito quella determinazione, presero a distruggere il corpo della bestia con maggiore foga.

Attorno a Wei Wuxian c'era un fiume di sangue, che puzzava oltre ogni misura e lo nauseava: sperava solo di non caderci dentro una volta che le forze lo avessero abbandonato.

Nel giro di qualche altro minuto, i corpi ridussero a brandelli la bestia senza possibilità di rigenerazione.

Finalmente Wei Wuxian abbassò il dizi, facendo dileguare velocemente i cadaveri.
Traballando, tentò ancora per qualche istante di mantenersi in piedi, ma nel suo corpo non era rimasto nient'altro che qualche goccia di sangue: era stanchissimo, probabilmente non aveva forze nemmeno per morire.

Prima che potesse cadere a terra, perché forse non servivano chissà quali forze per morire, delle braccia forti lo sorressero, e il suo corpo non toccò mai quella pozza di sangue.

Wei Wuxian non aprì gli occhi, ma sapeva che era stato Lan Zhan a prenderlo in braccio.
Sentì le sue mani fredde, leggermente tremanti, controllargli il polso, e lo sentì stringerlo a sé.

Sentì il battito forsennato, irregolare, del suo cuore , e fu avvolto da quell'odore di sandalo che legava ormai ad una casa, ad una famiglia.
Anche se non aveva davvero una casa, e anche se la sua famiglia era morta, aveva Lan Zhan.

Provò a dire il suo nome, anche solo ad emettere un sussurro, ma quella notte aveva dato tutti i suoi respiri per restare in vita, non gli restava neanche il fiato per un sospiro.

Così, lo ripeté a mente come un mantra, e finalmente, tra le braccia di Lan Zhan, si concesse di perdere i sensi.

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