52- Storia di un po' di gelosia (p.2)
Gli spiriti lo stavano chiamando.
Allungavano le loro mani scheletriche e lo sfioravano, artigliandogli poi la pelle, graffiandogliela fino a ridurla in brandelli sanguinolenti.
Chiamavano il suo nome, strillandolo nelle sue orecchie, quel suono acuto rimbombava nel buio e riecheggiava.
Anche i sospiri di dolore lo stavano chiamando.
Lo volevano, lo volevano, lo volevano.
Era un desiderio di sangue, di vendetta, un desiderio che li feriva più di quanto volessero ferire lui.
La loro esistenza, persistenza, era dovuta a quel desiderio: vivevano solo per reclamarlo, solo per avvolgerlo, solo per lui, lui, lui.
E per quanto lui provasse a tirarsi indietro, la presa delle loro mani era troppo serrata, il loro dolore lo teneva avvinghiato alle loro membra avvizzite.
Con i loro corpi in decomposizione lo abbracciavano, accarezzandolo lentamente, facendo moine e poi ringhiando, mordendo, come cani, pronti a sbranarlo.
In lontananza, sentiva echeggiare una macabra melodia, il suono penetrante del flauto gli riempiva la mente, vibrandogli nella cassa toracica.
Le sue mani erano sporche di sangue, le sue vesti, quelle rimaste, anche.
Il suo sangue.
Wei Wuxian si svegliò di soprassalto, rantolando, senza fiato.
Strinse con forza i vestiti tra le dita, strappandoli: si sentiva soffocare, sentiva le loro mani addosso che lo strangolavano e lo relegavano negli angoli oscuri della notte.
«Wei Ying.» Lan WangJi si alzò preoccupato, svegliato dai movimenti del compagno.
Si voltò verso di lui, trovandolo ansimante nel cuore della notte, gli occhi che fissavano il vuoto e le mani tremanti che si toglievano di dosso le vesti.
Non rispose al suo richiamo.
Allungò una mano, posandogliela sul braccio per attirare la sua attenzione: sembrava che il suo tocco l'avesse bruciato.
Wei Wuxian gridò, un suono colmo di terrore, emesso con quel poco fiato che ancora aveva.
Lan WangJi ritrasse la mano, sgranando gli occhi: mai, mai, Wei Wuxian si era divincolato dalla sua presa:«Wei Ying.» lo chiamò di nuovo, stavolta senza celare lo spavento.
Wei Wuxian si gettò giù dal letto, cadendo malamente.
Lan WangJi lo seguì, desiderando con tutto sé stesso raccoglierlo da terra e avvolgerlo per farlo sentire al sicuro.
La visione del suo compagno che strisciava per terra, le guance rigate dalle lacrime, lo sguardo perso nel vuoto e il respiro affannoso lo stava spezzando.
«Wei Ying, ti prego...» mormorò, senza nemmeno sapere cosa gli stesse chiedendo: ti prego, lasciami avvicinare? Ti prego, non respingermi?
Wei Wuxian artigliò il secchio d'acqua che ormai riponeva nella stanza da un mese, e senza preavviso se lo gettò in faccia, rabbrividendo quando il freddo lo aiutò a schiarirsi la mente e ad uscire dal suo incubo.
Riuscì a calmare il respiro, scostandosi dalla faccia i capelli zuppi, senza avere il coraggio di guardare HanGuang-Jun, che lo stava osservando con occhi colmi di paura e sofferenza.
Restarono separati, a debita distanza, Wei Wuxian seduto per terra, le ginocchia al petto e i capelli gocciolanti, Lan WangJi inginocchiato ma lontano, rigido e preoccupato: non osava avvicinarsi per paura che l'altro potesse spaventarsi di nuovo, e la consapevolezza di poterlo terrorizzare gli stava pensando nel cuore.
«Lan Zhan.» la voce di Wei Wuxian suonò debole e vuota alle sue stesse orecchie.
«Mh.»
«Sto bene. È stato solo un incubo.» provò a rassicurarlo, alzando finalmente lo sguardo per incrociare quello del compagno.
Si chiedeva perché fosse così distante, quando l'unica cosa che voleva era che l'altro lo stringesse, ma non aveva il coraggio di domandarlo.
HanGuang-Jun non rispose, si limitò a ricambiare l'occhiata, le dita infilzate nel palmo della mano, trattenendosi con tutto sé stesso per non andargli incontro.
«Posso... avvicinarmi?» chiese infine, non sopportando più quella distanza.
Wei Wuxian sgranò gli occhi, sorpreso: non accadeva mai che l'altro gli chiedesse di venirgli vicino.
Senza rispondere, allungò le braccia, e HanGuang-Jun gli fu subito addosso, avvolgendolo nella sua presa, facendo aderire a sé il suo corpo tremante, senza preoccuparsi dell'acqua che gli andava bagnando i vestiti.
«Wei Ying, va tutto bene.» gli mormorò all'orecchio, accarezzandogli la schiena.
Senza che se ne rendesse conto, gli occhi di Wei Wuxian si riempirono di lacrime, e cominciò a piangere silenziosamente sulla spalla del compagno, che intanto lo stava lentamente cullando, sussurrandogli all'orecchio parole di conforto.
«Da quanto va avanti?» gli chiese ad un tratto, senza nemmeno separarsi.
«Un mese...credo.»
«É per questo che non hai dormito mentre io...mentre io non c'ero?» Lan WangJi si era accorto che il suo compagno non aveva dormito abbastanza, durante la sua assenza: lo aveva capito dalle occhiaie, dalla stanchezza del suo sguardo e dalla pelle più pallida.
Wei Wuxian annuí, e l'altro lo strinse ancora più forte:«Ogni notte, mi svegliavo, e tu non c'eri...poi non riuscivo più ad addormentarmi.» raccontò, sommessamente.
«Sono qui.» gli disse ora HanGuang-Jun, baciandolo delicatamente sulla tempia, senza lasciarlo andare:«Sono qui.» ripeté.
Suo malgrado, Wei Wuxian sorrise, improvvisamente assonnato:«Lo so.» rispose, separandosi dall'abbraccio per guardare l'altro negli occhi.
Lan WangJi spostò il braccio dalla sua schiena per prendergli il viso tra le mani, asciugandogli le guance bagnate con il pollice:«Lan Zhan, ti amo davvero tanto.» dichiarò all'improvviso Wei Wuxian, facendolo arrossire.
«Mh.» replicò, mentre un lieve sorriso gli increspava le labbra, e con quel sorriso ogni ansia e paura residua scomparvero.
«Andiamo a dormire.» stabilì Lan WangJi, togliendo i vestiti bagnati dai corpi di entrambi per poi raccogliere Wei Wuxian da terra e stenderlo sul letto, sistemandosi accanto a lui e rilassandosi quando sentì l'altro abbracciarlo, posizionando la testa nell'incavo della sua spalla.
Gli circondò la vita con un braccio, attirandolo ancora di più a sé e baciandogli la tempia con delicatezza.
Wei Wuxian sembrò crollare tra le sue braccia, tornando immediatamente a dormire come se solo in quella stretta si sentisse al sicuro.
HanGuang-Jun si maledì per essere stato distante da lui così a lungo, promettendo a sé stesso che non l'avrebbe mai più lasciato solo, mai più avrebbe dormito senza di lui.
Restò a vegliare su di lui per tutta la notte, e quando alle cinque di mattina sorse il sole si alzò silenziosamente, stando ben attento a non svegliare l'altro, sedendosi poi nella sua stanza e cominciando a correggere i compiti dei giovani.
Sapeva che i discepoli lo stavano aspettando, ma non aveva intenzione di mollare Wei Wuxian: se si fosse svegliato all'improvviso, voleva che lo trovasse, voleva che fosse presente e pronto a tranquillizzarlo.
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