3- Storia di una vita passata (p.2)
Il sole stava calando, in lontananza, colorando di un morbido dorato tutto il bianco di Gusu.
Wei Wuxian si era intrattenuto con i giovani fino ad allora, raccontando storie, suggerendo metodi e trucchetti - non demoniaci, altrimenti Lan QiRen l'avrebbe ucciso- da usare durante le cacce notturne, e i discepoli avevano ascoltato e appreso avidamente ogni cosa, emozionati da quel nuovo modo di insegnare, così differente e informale rispetto alle solite lezioni.
Era stata una bella giornata, sebbene fosse a Gusu e avesse dovuto, se non rispettare, almeno provarci, le quattromila regole della Scuola Lan.
Poi, all'improvviso, proprio mentre stava pensando di lasciare in pace i ragazzi e di ritirarsi nel jingshi e aspettare Lan Zhan, un discepolo, che poco prima di era allontanato, era tornato con un'espressione perplessa.
Confuso, Wei Wuxian aveva chiesto cosa fosse accaduto, e il ragazzo aveva risposto che HanGuang-Jun gli aveva fatto domande strane.
Memore della conversazione di quella mattina, e conoscendo meglio di chiunque altro la determinazione e l'insistenza del proprio compagno, Wei Wuxian si irrigidì, e, subito dopo, senza dire niente, cestinando tutto l'impegno per osservare le quattromila regole, cominciò a correre alla ricerca di Lan WangJi.
C'erano cose accadute ai Colli dei Sepolcri che non aveva detto a Lan Zhan, e non voleva che venissero alla luce ora che era passato tutto quel tempo.
Lan Zhan intanto aveva girato per i Meadri delle Nuvole durante tutto il giorno, raccattando informazioni e perseguendole con dedizione.
Era finalmente arrivato alla fonte di quelle voci che aveva sentito di sfuggita, e che gli premevano sul cuore in una morsa di angoscia.
Un vecchio qianbei era nella posizione del loto a meditare, il viso rivolto verso ovest, dietro la montagna, in lontananza si sentiva il vago rumore delle cascate: tutto in quella situazione era pacifico e alieno alla realtà.
Eppure a Lan WangJi non importava della quiete del posto, né del rispetto dovuto all'anziano: doveva sapere la verità dietro ai sussurri imprecisi.
«Qianbei.» lo salutò rispettosamente, inchinandosi.
L'anziano aprì gli occhi, e quando vide HanGuang-Jun ricambiò educatamente.
Il giovane si sedette di fronte a lui, imitando la sua posizione.
«Qianbei, ho sentito delle voci riguardo eventi accaduti ai Colli dei Sepolcri, e mi hanno detto che siete stato voi a scoprire tali avvenimenti, quindi vi prego di riferirmeli senza tralasciare dettagli.» chiese, apparentemente calmo.
Nel suo animo e nel suo cuore, invece, ansie, angosce e terribili presentimenti si affollavano come insetti sui cadaveri.
E quegli insetti gli stavano rosicchiando ogni lucidità.
«Volete sapere? Ma il Patriarca di Yiling non è forse il vostro compagno? Se non di nome, almeno di fatto...» commentò l'anziano, accennando al mancato matrimonio ufficiale tra Wei Wuxian e Lan WangJi con un leggero sarcasmo.
HanGuang-Jun non replicò, si limitò a irrigidirsi impercettibilmente.
Nessuno, a parte Wei Wuxian e suo fratello, avrebbe notato la tensione nel suo corpo.
Lo sguardo chiaro pesava di determinazione e insistenza, e l'anziano qianbei, senza lasciarsi pregare troppo, cominciò a parlare.
«Si dice che sia stato Jiang Cheng, l'attuale Maestro del Clan Jiang di Yunmeng, ad uccidere il Patriarca di Yiling, ma sono in molti quelli che non ci hanno creduto. Wei Wuxian era comunque un fratello per lui, l'ultimo straccio di famiglia rimastagli: non l'avrebbe ucciso, per quanto lo odiasse e per quanto ancora lo odi. Tuttavia è chiaro che il Patriarca di Yiling sia morto. Le voci che avete sentito, HanGuang-Jun, riguardavano semplicemente la morte di Wei Wuxian.» spiegò l'anziano.
Lan Zhan si sentiva soffocare, eppure mantenne un'espressione impassibile.
La morte di Wei Ying non era un qualcosa che desiderasse ricordare.
Soprattutto non desiderava ricordare il dolore travolgente e annientante che aveva provato.
Non voleva ricordare come lo avesse cercato in ogni spirito quando il vento sospirava, non voleva ricordare l'assordante silenzio che lo aveva accompagnato una volta che gli era stato strappato via il rumore della sua risata.
Non voleva ricordare il peso dei rimpianti, sotto il quale a volte ancora si curvava.
Non voleva ricordare il delirio che l'aveva accecato, né quella brama di rassegnarsi quando non l'aveva trovato.
Eppure adesso era lì. Adesso poteva sapere davvero com'era morto, anche se aveva qualche sospetto che faceva fatica a contemplare.
«Com'é morto?» domandò Lan Zhan, la voce salda, rigido.
L'anziano non rispose subito.
Fece spaziare lo sguardo per la natura, i raggi del sole che lo colpivano di sbieco.
Lan Zhan aveva la sensazione che al vecchio piacesse quella situazione, che fosse felice di vederlo sulle spine.
«Alcuni dicono che sia stato Jiang Cheng, altri dicono che abbia perso il controllo e che i suoi stessi cadaveri gli si siano rivoltati contro. Ma il Patriarca di Yiling non poteva, nemmeno in quel momento, perdere il controllo. Aveva commesso crimini indicibili, aveva provocato un male terribile, a chiunque, ed era ancora giovane...-
«NO! Nonono, basta così!» la voce di Wei Wuxian giunse da lontano, seguita poi dal proprietario, trafelato per la corsa.
Dietro di lui c'erano vari membri del clan Lan, incuriositi dal vederlo correre come un pazzo per tutti i Meandri.
Lan Zhan si voltò immediatamente verso di lui, rispondendo inconsapevolmente al suono della sua voce.
Notò solo di sfuggita suo fratello, Lan XiChen, con un'espressione perplessa, prima che la sua attenzione fosse completamente catturata da Wei Wuxian.
C'era una strana urgenza nel suo sguardo, sembrava saltellare sul posto, era leggermente pallido e al tempo stesso rosso per la corsa.
L'anziano stava per dire una cosa che lui non voleva assolutamente rivelare.
E sebbene una parte di Lan Zhan fosse tentata di dare retta al desiderio del compagno, l'altra parte - quella profondamente invischiata nella faccenda, quella profondamente sconvolta, spaventata e furiosa- voleva sapere com'erano andate davvero le cose.
L'anziano lanciò uno sguardo a Wei Wuxian, che lo stava pregando con gli occhi di non dire un'altra parola, poi tornò ad HanGuang-Jun, che appariva ancora immobile e nemmeno un po' toccato.
«Continuate, qianbei.» decise Lan WangJi.
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