18- Storia di una rottura (p.4)
Quando Wei Wuxian si svegliò, avrebbe preferito morire piuttosto che sopportare ancora il dolore alla testa.
Aveva la sensazione che da un momento all'altro il suo cranio potesse spaccarsi e fare rovesciare fuori ogni pensiero.
Rotolò giù dal letto con un lamento, dirigendosi barcollando verso la vasca che qualcuno aveva fatto riempire di acqua.
Si liberò dei vestiti e ci si fiondò dentro, massaggiandosi la fronte.
Non ricordava granché di quello che era accaduto la notte precedente, solo qualche frammento: il sapore del liquore, il viso preoccupato di SiZhui - da cui aveva dedotto che il solito gruppetto l'avesse recuperato dal bordello ( già stava ridendo al pensiero di come prenderli in giro)-, la stretta di Wen Ning.
E poi c'era stato quel sogno, un sogno che aveva l'odore di sandalo e il suono di una voce ben conosciuta.
Wei Wuxian sperava davvero che fosse stato soltanto un sogno.
Uscì dalla vasca e si rivestì in fretta, scendendo poi all'ingresso per cercare il gruppetto dei suoi salvatori.
La locanda era piena di persone, curve le une sulle altre a bisbigliare pettegolezzi e commenti.
«Wei Wuxian! Sei sveglio!» esclamò la voce di Jin Ling, che all'improvviso comparve al suo fianco.
«Come potrei non esserlo? Mi sono fatto solo qualche goccio.» replicò, circondandogli le spalle col braccio e sorridendo.
L'altro ricambiò con una smorfia, senza però liberarsi dalla presa.
Jin Ling lo condusse al tavolo attorno al quale erano seduti anche SiZhui, JingYi e Wen Ning.
«Wei qianbei, siete sveglio!» sospirò sollevato SiZhui, sorridendogli, radioso.
Wei Wuxian si sedette accanto a Wen Ning, bevendo il bicchiere d'acqua che il Generale Fantasma gli stava porgendo:«Be', Giovani Maestri, vi sono grato per essere venuti a recuperarmi e per esservi occupati di me. In ogni caso, spero che ogni tanto facciate nuovamente visita ad una struttura del genere.» li ringraziò.
«Ma perfavore, la ragazza ci ha detto che sei rimasto chiuso in camera e non hai voluto nessuno!» commentò Jin Ling, incrociando le braccia.
«Ma puoi giurare che loro volessero me!» replicò Wei Wuxian, malizioso.
«Bene, ora che mi avete recuperato potete anche tornare nelle vostre Scuole e non farvi corrompere dal terribile Patriarca di Yiling.» disse, alzandosi in piedi e osservando con affetto i ragazzi attorno a lui.
«Ma...voi dove andrete, Wei qianbei?» chiese SiZhui, confuso.
«Oh, e chi lo sa. C'è sempre posto per qualche reietto come me. Mi libererò di qualche spirito qua e là e aiuterò un po' qualche contadino, niente di troppo impegnativo. Direi che è ora di andare in pensione, no?»
Le sue parole stavano facendo progressivamente irrigidire i giovani.
SiZhui fu il primo ad alzarsi:«Ma Lan Er-gongzi...—
«HanGuang-Jun ha...ha un clan a cui badare. E a breve a-avrà anche una famiglia.» lo interruppe.
Solo pensare a Lan WangJi gli serrava la gola e gli impediva di parlare.
Tra tutti gli argomenti presenti al mondo, non voleva assolutamente parlare di HanGuang-Jun.
«Wei gongzi, credo che ciò che A-Yuan vuole dire è che Lan Er-gongzi ieri sera...—
«Lan Zhan ieri era qui?» domandò, un brivido di freddo che gli scendeva lungo la schiena.
I quattro annuirono, lo sguardo sollevato su di lui, che sbiancò improvvisamente.
«Devo andarmene. Subito. Non deve trovarmi.» dichiarò, voltandosi verso l'uscita, camminando a passo spedito.
Non poteva permettere che Lan Zhan lo trovasse: se l'avesse trovato avrebbe distrutto tutta la determinazione che stava impiegando per allontanarsi; se l'avesse trovato, aveva paura che avrebbe potuto pregarlo di non lasciarlo, e Lan WangJi non aveva bisogno di un peso o di sentirsi in colpa; se l'avesse trovato gli avrebbe chiesto come avrebbe potuto imparare a vivere senza di lui, ora che non riusciva nemmeno più a dormire senza averlo accanto.
Sentì affrettarsi i passi dei giovani e di Wen Ning, mentre Wei Wuxian si inoltrava tra la folla di persone, cercando di disperderli.
Il cuore gli batteva forte nel petto, quasi lo sentiva riecheggiare nelle orecchie.
Attorno a lui la gente parlava, vaghe chiacchere confuse e scambi di ultimi pettegolezzi.
«Quanto viene questo nastro?»
«La figlia del pastore è scappata con...»
«Ho sentito che la Scuola Lan di Gusu...»
«...un matrimonio...»
«Mio padre ti venderà le galline, se...»
«...ha rifiutato!»
«Rifiutato?»
«Rifiutato!»
«Ma suo zio...»
«Ehi! Quel moccioso mi ha rubato la merce!»
«...il grande HanGuang-Jun si è opposto?!»
«...non poteva...»
«É adorabile!»
«E per chi? Chi ha preferito?»
«E l'alleanza?»
«Sono in vendita queste giare di vino?»
«Il Patriarca...»
«...Yiling...»
«Non dirmelo!»
«É vero?»
«Incredibile!»
Wei Wuxian stava correndo per le strade, schivando le persone, tentando di allontanarsi sempre di più dalla locanda nella quale, altrimenti, Lan Zhan l'avrebbe trovato.
All'improvviso, però, un guaito e in seguito un ringhio gli fecero gelare il sangue nelle vene.
Il suo sguardo si posò sull'origine di tale verso, e vide un cane.
Un comune cane, di statura neanche troppo grande, ma Wei Wuxian aveva il terrore di qualsiasi razza.
Fece quindi l'unica cosa sensata da fare: urlò.
Ululando, fuggì nella direzione opposta a quella del cane, scontrandosi con i passanti che gli lanciavano dietro insulti e maledizioni: Wei Wuxian sapeva che se non fosse fuggito abbastanza in fretta, sarebbe morto per un infarto.
E morire, sebbene fosse un'ipotesi allettante per porre fine alle sofferenze del suo cuore, non era contemplato nella lista di cose da fare in quel giorno.
Il cane pareva non curarsi di lui, ma a Wei Wuxian non importava cosa decidesse di fare quell'animale, l'importante era mettersi in salvo.
Prima che però potesse scappare ancora più lontano, un forte braccio gli circondò la vita, tirandolo leggermente indietro e costringendolo a fermarsi.
Wei Wuxian inciampò nei suoi passi, afferrando l'aria per mantenere l'equilibrio, e poi trovando una solidità maggiore nel tessuto bianco che avvolgeva il braccio che l'aveva afferrato.
Il problema era che conosceva quel braccio, e quella veste che aveva rimosso numerosissime volte.
Non c'era nemmeno bisogno di alzare la testa, perché Wei Ying sapeva che era Lan Zhan quello che lo stava tenendo stretto a sé.
E nonostante il dolore che provava, nonostante il desiderio di sparire, si sentì comunque al sicuro tra le sue braccia, che mai lo avevano lasciato o abbandonato.
«Wei Ying.» si sentì chiamare da quella voce calda e familiare.
Sollevò lo sguardo, e i suoi occhi incrociarono quelli chiari e composti di Lan WangJi: lo stava ancora avvolgendo, e non sembrava intenzionato a liberarlo dalla sua presa.
«L-lan Zhan! Tu che ci fai qui?» chiese, la voce di qualche ottava più alta del normale, il cuore che batteva all'impazzata.
I suoi peggiori presentimenti stavano diventando realtà: l'unica cosa che voleva fare era avvinghiarsi a quell'uomo, stringerlo talmente forte da farsi mozzare il fiato e pregarlo di non lasciarlo, di non pensare nemmeno per un istante a metterlo da parte.
Si sentiva le gambe stranamente molli, e per un attimo dimenticò anche il mal di testa.
Vedendo che Lan WangJi non aveva intenzione di rispondere alla sua domanda, Wei Wuxian provò a divincolarsi dalla sua presa, per allontanarsi dal suo corpo e dal suo odore dolorosamente familiare.
«Lan Zhan, dai, lasciami.» provò a persuaderlo.
In tutta risposta, Lan WangJi serrò ancora di più la stretta, facendo aderire il suo petto a quello di Wei Wuxian, che trasalì, colto alla sprovvista.
«Non ti lascerò mai.» replicò Lan Zhan, e quella sembrava essere una promessa.
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