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02

Dopo essere andata dal capo e avergli chiesto di uscire pochi minuti prima, sono corsa da Margaret, avendo ottenuto il permesso.

"Conosci un certo Harry?" Chiedo alla mia amica, dopo averla liberata da Donald.

"Styles?" Domanda lei, mentre sale nella mia automobile.

"Non ne ho idea," rispondo "so solo che è alto, fuma, ha tanti ricci castani e occhi verdi." Cerco di descriverlo al meglio.

"Credo sia proprio Harry Styles, allora."

Ripeto il suo nome sottovoce, mentre impugno le mani sul volante.

"Cosa sai di lui?" Le chiedo, sperando di non suonare troppo interessata.

"Come mai sei tanto curiosa?" Domanda, sporgendosi verso il mio sedile e rivolgendomi un innocente sorriso.

Mordo il labbro inferiore, non sapendo come risponderle. Probabilmente la bellezza del ragazzo ed il suo modo di fare piuttosto distaccato hanno fatto in modo che io fossi tanto incuriosita.

"Solo... mi sembra particolare." Rispondo sinceramente, frenando quando il semaforo diviene rosso.

"Lo è, ma non in positivo." Mi informa "mi è sembrato molto riservato e freddo, in realtà. Lui frequenta la mia stessa università ed è sempre sulle sue, non dà confidenza a nessuno. Ogni ragazza gli muore dietro, eppure Harry sembra essere indifferente a chiunque, a parte al suo piccolo gruppo di amici."

Aggrotto le sopracciglia, non mi sarei mai aspettata fosse tanto riservato.

"Probabilmente è solo timido." Propongo.

"Sarà, ma a me sembra semplicemente troppo freddo: riesce ad esserlo anche quando ride!" dallo specchietto vedo il suo riflesso scuotere drammaticamente la testa, facendo oscillare i lunghi capelli rossi.

Stiro le labbra in sorriso, ripartendo a guidare.

Il resto del viaggio passa silenziosamente e in meno di un quarto d'ora arriviamo al nostro appartamento.

Dopo essermi struccata e aver fatto una doccia, mi sono seduta sul divano per vedere qualche programma televisivo insieme alla mia migliore amica.

"Chiamerò mia madre." Informo Margaret, non trovando nulla di interessante tra i canali.

Mi stiracchio, prima di allungare la mano dentro la tasca dei miei jeans, per poi comporre il numero di mia madre.

"Cailey." Risponde lei, dopo un paio di squilli.

Sentendo la sua voce assonnata, presuppongo stesse dormendo.

"Ciao, come stai?" Le domando.
Non ho la possibilità di sentirla tanto spesso, poiché passo la maggior parte delle mie giornate a lavorare.

"Bene e tu?"

"Sono parecchio stanca." Mi lamento, per poi accasciarmi su una poltrona posizionata di fianco al divano.

"Mi dispiace." La sua voce viene interrotta da uno sbadiglio "novità?"

"Direi di no, da voi invece? Come sta la nonna?"

Fin da quando sono piccola, in casa vi sono state solo mia madre e mia nonna ad accudirmi.
La figura di mio padre è stata del tutto astratta e, quantunque ne abbia sofferto in passato, non ho mai sentito una vera e propria mancanza di questi, poiché mia madre e mia nonna sono sempre riuscite ad accudirmi.

"Bene. Ora devo andare, ci sentiamo domani." Mi informa, il suo tono suona dolce.

"Buonanotte" la saluto.

***

Guardo il tavolo di controluce, passandoci sopra lo straccio umido.

Dopo vari secondi passati a sfregare la superficie, raddrizzo la schiena, soddisfatta.

"Già qui?" Mi domanda Martin, un mio giovane collega.

I suoi capelli corvini sono scompigliati e i suoi occhi azzurri appaiono piuttosto stanchi.

"Sì, ci tengo a tenere tutto... in ordine." Rispondo sinceramente, mentre continuo a pulire il legno dei tavoli.

Lui squadra la sala, con uno sguardo curioso: "È tutto perfetto." Mi fa notare, con un delicato sorriso dipinto sulle labbra.

Sposto lo sguardo al tavolino successivo, ringraziandolo.

"Ciao." Sento una voce roca spuntare improvvisamente.

Aggrotto le sopracciglia, il pub è ancora chiuso e non dovrebbe entrare nessuno a parte gli impiegati.

Mi giro, incrociando uno sguardo verde ghiaia.

"Cailey, lui è Har-" Martin inzia a presentarlo.

"Ci conosciamo." Il tono del riccio è tranquillo e distaccato. Noto anche nel suo sguardo un accenno di stanchezza.

"Bene, perfetto. Harry inizierà a lavorare con noi." Continua il moro.

Mi mordo la guancia, trovandola una coincidenza del tutto impossibile.
Come può cominciare a lavorare qui proprio il giorno dopo averci parlato?

Scrollo le spalle, probabilmente sarà solo un caso.

"Quando sei stato assunto qui?" Domando distrattamente, cercando di non fossilizzarmi sulla stranezza di quest'evento.

"Già da un po', ma oggi inizia il mio contratto." Risponde spavaldamente, seguendo le mie mosse con lo sguardo.

Posso perfettamente vedere i suoi occhi muoversi tra la mia figura e gli oggetti che spolvero.
Harry è appoggiato con un fianco all'angolo più remoto della sala e mi sento quasi bruciare sotto il suo sguardo.

"Curioso." Stiro le mie labbra in un falso sorriso, mentre continuo a muovermi tra uno scaffale ed un altro.

"Come posso aiutare?" Domanda dopo un po', staccandosi dal muro.

"Fai ciò che faccio io, semplicemente."

Lui annuisce, per poi passarsi una mano fra i capelli ricci.

"Solo... mettiti prima grembiule e guanti," gli consiglio "ti accompagno in cucina a prenderlo."

Quando mi passa vicino, pozizionandosi a pochi centimetri da me, riesco a sentire il suo profumo di menta misto a quello di tabacco.

Procediamo verso la cucina in completo silenzio e, non appena arriviamo, mi metto alla ricerca di un grembiule che gli calzi.

Prendo dei secondi per analizzare il suo viso perfettamente proporzionato e quasi mi sento confusa da quanto Harry possa attrarmi.

"Non mi piace essere fissato." Dice improvvisamente lui, non alzando neanche lo sguardo.

Incrocio le braccia, trovando la sua affermazione davvero maleducata.
"Abituatici." Rispondo semplicemente facendo spallucce, per poi continuare a cercare un grembiule adatto.

Infine, quando finalmente ne trovo uno della sua taglia, lui mi ringrazia, per poi tornare subito a lavoro.

Quando finisco di pulire l'ultimo tavolo e mi giro verso Harry, noto che anche lui non ha più nulla da fare.
Il ragazzo ha una mano nella tasca dei suoi skinny neri e ha un fare piuttosto annoiato.

"Hai una sigaretta?" Gli domando, accennando un sorriso.

"Me ne devi due." Risponde, scuotendo la testa mentre si avvia verso l'attaccapanni, cacciando un pacchetto di Marlboro dal suo k-way.

"In realtà tre." Gli dico, mentre sfilo due sigarette dal suo pacchetto.

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