If...
A mettere fine a quella situazione quasi surreale, ci pensò Britney.
La mora sbucò dal nulla proprio un istante dopo che Zoey aveva pronunciato quelle parole, esclamando un "ecco dov'eravate!" mentre gettava le braccia intorno alle spalle del quarterback e della rossa.
Simon, che in un'altra occasione si sarebbe sicuramente arrabbiato con lei per quel contatto così improvviso e invadente, in quel momento sembrò non accorgersene neanche, concentrato com'era su ciò che gli aveva appena detto la spia.
Tuttavia, anche se lui continuò ad avere la testa tra le nuvole per tutto il resto della serata, l'intervento della mora fu utile per rallegrare l'atmosfera, distogliendo l'attenzione generale da quello strano avvenimento.
- Che fine avevi fatto? -
Le chiese Katherine, mentre l'amica sollevava le proprie braccia dalle spalle dei due.
- Ero a un altro tavolo. O meglio, agli altri tavoli. Diciamo che li ho girati un po' tutti. - Rispose lei ridacchiando. - A proposito, lo sapevi che Rachel e Jhonatan si sono lasciati? Ah, no, certo che non lo sai, che lo chiedo a fare se è successo cinque minuti fa? Invece giusto poco fa Melissa, con un'emozionante discorso quasi strappalacrime a cui avresti dovuto proprio assistere, ha deciso di lasciare la danza classica per dedicarsi al football. Io le ho promesso che ovviamente noi saremmo presenti alla sua prima partita insieme a tutta la nostra squadra di cheerleader a fare il tifo per lei. Ah, poi lo sapevi che Michael Brown non è gay, ma poli? Pare che gli vada bene tutto ciò che non sia provvisto di Pringles. -
Quell'ultima notizia, senza considerare i risolini di Katherine, Austin e Ragazzo E, venne seguita da una moltitudine di sguardi perplessi, non so dire se dovuti al termine "poli" o "Pringles". Britney notandololo decise di interpretarlo come se si trattasse della seconda opzione.
- Andiamo ragazzi, le Pringles! - Esclamò, guardando i presenti uno ad uno, a dir poco esterrefatta. - Lo sapete benissimo cosa sono! Parlo delle patatine ovviamente! Quindi della vagina! Stavo solo provando a fare una battuta senza essere troppo volgare. -
A quel punto un'ovazione di "aaah" si levò dal tavolo, qualcuno sorrise o annuì, ma è risaputo che una battuta spiegata perde tutto il suo fascino, così, per quanto potesse essere simpatica, nessuno rise.
- Sono sprecata qui con voi. - Sospirò Britney, scuotendo il capo sconsolata. - Pensavo che in mezzo ad una tale tempesta di testosterone qualsiasi termine assumesse automaticamente un significato equivoco, ma che non siate riusciti a capire una battuta del genere... No, mi avete proprio delusa. -
- Io l'avevo capita. -
Intervenne Ragazzo E.
- E con ciò? - Replicò la mora, in pieno stile "mai 'na gioia". - Per caso adesso ti aspetti una medaglia solo perchè tra i presenti sei quello con la mente più perversa, Ragazzo E? - (Chiaramente Britney non lo chiamò così, ma con il suo vero nome. Tuttavia, avendovelo ormai presentato in questo modo, per non infrangere i vostri sogni, mi sono permesso di censurarlo).
A quel punto Britney si avvicinò alla bionda, facendole il rapporto completo di tutte le altre cose che aveva scoperto nel corso di quei dieci minuti scarsi.
Era incredibile quante informazioni avesse raccolto, sembrava una vera e propria calamita per i gossip.
E a quanto pareva questa sua abilità di trovarsi sempre al posto giusto al momento giusto, non valeva solo nei casi in cui le poteva essere utile per scoprire qualcosa di nuovo.
Forse si era trattato solo di un caso, ma non potevo ignorare il fatto che ci avesse raggiunti proprio al momento migliore, distogliendo egregiamente l'attenzione dei presenti dall'assurdo siparietto che avevano messo su Zoey e Simon.
A proposito della rossa, non appena ne ebbi l'occasione, mi feci più vicino a lei, cercando di catturare la sua attenzione con lo sguardo, per chiederle se poco prima avesse detto sul serio o se lo avesse chiamato Leopold solo per catturare la sua attenzione.
Ma non appena Zoey si accorse di me, parve non capire a cosa stessi alludendo con quello sguardo interrogativo e mi offrì una manciata di patatine.
Ovviamente accettai.
- Ragazzi, voi venite da Grace? -
Chiese Austin dopo qualche minuto.
Qualcuno scosse la testa, ma un paio risposero affermativamente.
E a quel punto...
- Io non vengo. -
Sentenziò Simon.
(A questo punto ci furono un paio di rosolini, come se si volessero rifare per la gaffe di poco prima, ma sorvoliamo).
- Ma come? - Replicò il biondo, strabuzzando gli occhi. - Avevi detto di sì. -
- Mi sono ricordato di avere da fare domani mattina. Non posso tornare a casa troppo tardi. - Rispose l'altro, in un tono che non ammetteva repliche. - Tanto quella ha la casa libera almeno una settimana al mese. Non farete in tempo a riprendervi da questa festa, che già ne avrà organizzata un'altra. -
Austin a quel punto non potè fare a meno di annuire, essendo quello un dato di fatto.
Non avevo ben chiaro che lavoro facessero i genitori di Grace, ma, qualunque fosse, era quello ideale per una mantenere una figlia festaiola come lei.
- Voi, invece? -
Chiese il biondo, voltandosi verso le quattro ragazze e me.
- Certo. -
- No. -
Risposero nello stesso istante rispettivamente Katherine e Zoey insieme a Britney.
Io mi voltai sorpreso verso la rossa.
Tutte quelle storie per imbucarsi e poi...
No, un momento.
Rivolsi un rapido sguardo in direzione del quarterback.
Che con quelle due parole Zoey si fosse guadagnata il permesso di sottoporlo ad un interrogatorio privato?
Ma esattamente cosa ne pensava Simon? (O Leopold, questa cosa ancora dovevo capirla).
Non è che se per lei quella era la possibilità di sottoporlo a un terzo grado, per lui era invece l'occasione perfetta di mettere a tacere una fastidiosa ficcanaso?
Non la vedevo affatto bene.
- Neanche io. -
Dissi di getto.
Ma nessuno fece caso a me, dato che in quel momento erano tutti presi dalla bionda, che si stava accanendo sulla sua migliore amica.
- Come sarebbe a dire che non vieni neanche tu? - Le chiese, guardandola a dir poco allibita. - Tu adori le feste. Dici sempre che sono fonti naturali, rinnovabili e illimitate di pettegolezzi! -
- E infatti lo penso ancora. - Rispose la mora, prima che le sue labbra si inarcassero in un sorriso sornione. - Ma al momento ho già un gossip niente male a cui dedicarmi, ben più interessante dei soliti pettegolezzi banali. -
Per un istante quasi impercettibile il suo sguardo slittò su Zoey e quindi su Simon, per poi tornare sulla bionda.
- Tu però vieni, vero? -
Sospirò quest'ultima, voltandosi verso Gwendolyn, rimasta in silenzio al suo fianco per tutto il tempo.
La corvina sussultò nel sentirsi interpellare così all'improvviso, quindi si affrettò ad annuire con il capo, facendo sospirare Katherine dal sollievo.
- Menomale! - Esclamò, passandole un braccio intorno alle spalle per attirarla a sè. - Altrimenti credo proprio che non avrebbe avuto senso neanche per me andarci. -
- Significa che mi avresti abbandonato così? - Replicò Austin, fingendosi offeso. - Che brava migliore amica che ho... -
- Mi dispiace migliore amico, ma ci sono cose più importanti dell'amicizia. -
Ribattè lei con un sospiro e un'alzata di spalle.
- Ovvero? -
Disse lui, imbronciandosi ancora di più.
A quel punto Katherine si avvicinò al tavolo, prese una patatina e, prima di mettersela in bocca, disse:
- Pringles. -
In quel momento, nel vedere il volto di Gwen diventare rosso fino alla punta delle orecchie, pensai che al suo compleanno le avrei dovuto assolutamente comprare una ventola, di quelle che si usano per i computer che si surriscaldano troppo facilmente, perché altrimenti prima o poi l'avremmo persa con un corto circuito. O autocombustione spontanea.
Ad ogni modo, mi sentii sollevato al pensiero di non dover più andare a quella festa. Il solo pensarci mi stava facendo venire l'ansia.
Ma come al solito (ormai neanche servirebbe più dirlo), ci pensò Zoey a scombinare quell'effimero momento di sollievo che ero riuscito a trovare in mezzo a tutta quella confusione.
- Oh, ma non è che non vengo proprio. - Specificò la rossa, riattirando subito su di sè l'attenzione dei presenti (prima tra tutte, la mia). - Semplicemente non ci andrò con voi. Io e Nicholas arriveremo un po' in ritardo, perchè prima abbiamo delle cose da fare, ma entro un'ora al massimo vi raggiungeremo di sicuro. -
Quindi non solo dovevamo fare il terzo grado al pitbull con la rabbia a cui stavo sulle scatole, ma poi dovevamo pure imbucarci a quella festa, in cui sarebbe stata presente una parte consistente della scuola (e io già mi stavo chiedendo cosa si sarebbero inventati di nuovo nel vedermi, considerata anche la presenza della famigerata piscina).
Che dire?
Se alla fine di quella storia mi avrebbe atteso la psichiatria, la colpa non sarebbe stata del serial killer e di tutti i pazzi incontrati strada facendo, ma solo di quella eccentrica e improbabile spia.
~
- È proprio necessario che ci siano anche loro due? -
La rossa annuì seccamente con il capo.
A quel punto Simon sbuffò, alzando lo sguardo al cielo come nella speranza che un fulmine lo colpisse in quel preciso istante.
- Bene. Allora dimmi cosa vuoi e facciamola finita. -
Sospirò, infilandosi le mani nelle tasche e assottigliando lo sguardo.
Era quasi mezzanotte e noi quattro ci trovavamo in un piccolo parco nelle vicinanze del Bonded, al momento abbastanza isolato da non correre il rischio di essere sentiti da qualcuno.
Non avevo ben chiaro cosa ci facesse Britney lì. O meglio, non sapevo perchè Zoey le avesse permesso di assistere al suo interrogatorio.
Forse anche lei aveva avuto il presentimento che la mora fosse già in possesso di importanti informazioni su quella questione?
- Cosa voglio? - Replicò la rossa, incrociando le braccia al petto nel tentativo di apparire così un po' più minacciosa (tentativo sprecato. Nulla avrebbe potuto colmare quei trenta centimetri e quell'indescrivibile differenza in quanto a massa muscolare). - La verità, ovviamente. -
Il corvino non rispose, stringendo le labbra in una stretta linea sottile.
Non avrebbe detto nulla se Zoey non glielo avesse chiesto espressamente, dimostrando di essere già a conoscenza di buona parte del mistero.
- Andiamo Leopold, ti hanno scoperto. Non ha più senso fare il finto tonto. -
Disse tutto d'un tratto Britney, facendo sobbalzare il ragazzo.
Anche io ebbi la stessa reazione.
Quindi era davvero così!
Lui era davvero...
- Come l'hai capito? - Chiese il ragazzo, rivolgendosi a Zoey. - Solo per quella domanda idiota sul football? -
- No. Volevo solo averne un'ulteriore conferma. Ma in realtà ne ero già abbastanza sicura. - Rispose lei, quindi, di fronte all'espressione accigliata del quarterback, aggiunse: - La verita è che è già da un po' di tempo che sto facendo ricerche sul tuo conto e così ho scoperto che nel tuo armadietto a scuola, ben nascoste in un astuccio, ci sono delle scarpe da danza classica. Inoltre di pomeriggio, tre giorni a settimana, lunedì, mercoledì e giovedì, per qualche motivo sconosciuto la palestra della scuola è occupata e non è possibile entrarci per circa due ore, solitamente dalle quattro alle sei. Chiedendo ad alcune tue conoscenze delle elementari, ho scoperto anche un'altra cosa: che il motivo principale per cui da piccolo Leopold era escluso da buona parte dei suoi compagni e aveva litigi continui con il padre, era che voleva fare danza classica. Tuttavia lui, allenatore di football nonchè bigotto di prima categoria, non riuscì mai ad accettare la passione del figlio, negandogli di prendere lezioni di danza. Sicuramente preferiva di gran lunga Simon a lui, che già alle elementari aveva iniziato a mostrare interesse per il football e da quello che ho capito non si sforzava neanche più di tanto di nascondere questa sua preferenza. - A quel punto Zoey fece una breve pausa, studiando per alcuni istanti l'espressione incredula del corvino e aggiungendo poi con un'alzata di spalle: - Quindi sì, quella domanda era solo una formalità, volevo semplicemente vedere come avresti reagito. In realtà già sapevo tutto. -
Leopold boccheggiò, senza sapere cosa dire.
Dal canto mio, in quel momento non potei che provare pena nei suoi confronti.
Insomma, già i suoi genitori gli avevano fatto un torto terribile dandogli un nome del genere (sfido chiunque a chiamarsi Leopold e non provare neanche una volta in tutta la sua vita impulsi omicida nei confronti dei propri genitori) e in più si erano anche comportati in quel modo terribile. Praticamente lo avevano costretto a prendere una decisione del genere.
- E allora? - Disse Leopold dopo alcuni istanti di silenzio. La voce roca e le mani chiuse a pugno lungo i fianchi. - Cosa vuoi da me? Non sai già ogni cosa? -
- È vero. - Rispose Zoey. - Noi tre conosciamo la tua vera identità. Ciò che non sappiamo, o almeno non con certezza, è se anche qualcun'altro lo sa. -
- Cosa vuoi dire? -
Ribattè il corvino, aggrottando la fronte, ma colsi del leggero nervosismo nel suo tono di voce.
- Parlo di Abigail. Abigail Mitchell. - Rispose la rossa. - Anche lei lo sapeva, non è così? È inevitabile, da piccola litigava continuamente con Simon. Per quanto la tua recita fosse perfetta, lei non poteva non accorgersi dello scambio. Ma c'è di più, non è vero? - A quel punto Zoey assottigliò lo sguardo, sollevò leggermente il mento e disse: - Lei era presente al momento dell'incidente, non è vero? -
Lo sguardo di Leopold vacillò.
Solo in quel momento mi accorsi che, nel corso di quella specie di interrogatorio al contrario, il corvino avesse gradualmente abbandonato la sua solita espressione glaciale e scontrosa. La maschera che indossava per somigliare al fratello.
Non sembrava neanche più la stessa persona con quello sguardo debole e sperduto in volto.
- Ma questo non è tutto. - Continuò Zoey, facendosi avanti di qualche passo, avvicinandosi sempre di più al ragazzo. - Lei non ha semplicemente assistito alla morte di Simon, guardandoti mentre, all'arrivo dei soccorsi, ti fingevi lui. Lei ha visto di più. Non c'era nessun motivo per cui in quel momento Simon sarebbe dovuto correre in mezzo alla strada. Questo perchè non stava correndo. Qualcuno l'ha spinto. Abigail ti ha visto spingerlo. Tu hai ucciso tuo fratello e adesso hai ucciso Abigail perchè per qualche motivo adesso aveva finalmente deciso di parlare. -
Scese il silenzio.
Vidi Britney sgranare gli occhi e trattenere il fiato, completamente presa dalla scena.
Leopold invece, all'udire quell'accusa così pesante, si congelò.
Per un istante il suo sguardo vacillò, come se stesse cercando di dare un senso alle parole che aveva appena sentito. Poi però, come se qualcosa dentro di lui fosse scattato, indurì lo sguardo e serrò i denti.
- Non è vero! - Esclamò, conficcandosi le unghie nei palmi. - È da mesi che non parlo con Abigail e non ho spinto mio fratello sotto quel camion! Io... Non l'ho spinto. - Lentamente chinò il capo verso terra, ma non bastò per nascondere il fatto che i suoi occhi si stessero rapidamente inondando di lacrime. - Noi stavamo solo giocando in giardino. Lui è corso per strada semplicemente perché voleva andare a chiamare un nostro amico, che viveva proprio davanti a casa nostra. Anche io stavo per attraversare, ma mi sono fermato in tempo, proprio sul ciglio della strada. È vero che Abigail ha visto tutto. Era appena arrivata, forse stava andando dal suo migliore amico, che era anche il nostro vicino di casa, ma il punto è che lei non mi ha visto mentre spingevo Simon per strada, perché non è così che è andata. Lei mi ha visto... Quando Simon si è accorto del camion e si è girato verso di me e io ho guardato da un'altra parte. Lei sa che io non ho ucciso mio fratello, ma avrei potuto salvarlo. Se avessi allungato la mano. Se fossi corso e l'avessi spinto via o tirato verso di me. Se... Se solo in quel momento non avessi pensato che la mia vita senza di lui sarebbe stata più semplice. O meglio, che vivere la sua vita sarebbe stato molto più semplice rispetto a vivere la mia. -
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