Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

El Perdedor

Cosa sta succedendo?

Rabbrividisco nel momento in cui la mia mano, stretta alla sua, finisce contro la superficie gelida della parete, eppure non la allontano di lì di un solo millimetro.

Perché sta succedendo?

I nostri visi cozzano violentemente l'uno contro l'altro, come guidati da una calamita sulla quale nessuno di noi due ha il minimo controllo. Non vi è alcuna dolcezza in quelle labbra secche e screpolate, ma il respiro corto, caldo e rapido che ne fuoriesce, per un istante mi sfiora il volto come una carezza.

Com'è possibile che stia succedendo?

Per diverso tempo non ho modo di respirare, le nostre lingue hanno ingaggiato una danza lunga e caotica alla quale non sembrano avere alcuna intenzione di mettere finire.
Nel momento in cui ci separiamo però, non abbiamo tempo di riprendere fiato, che già abbiamo ricominciato, riprendendo esattamente dal punto nel quale ci eravamo appena interrotti.

Perchè proprio lui?

Preso dalla frenesia, mi ritrovo a mugolare il suo nome contro le sue labbra.
Ma nel momento in cui lo faccio, nell'istante in cui chiamo il suo nome con voce carica di desiderio, qualcosa improvvisamente scatta dentro di lui.
Si ferma, esita un istante e poi volta di colpo il capo, finendo col posare la guancia contro la parete che ha alle spalle.
Quindi, con la coda dell'occhio, mi rivolge uno sguardo.
È come se mi stia guardando adesso per la prima volta. Come se solo in questo momento avesse trovato una risposta a tutti quegli interrogativi che solo fino a poco fa anche io mi stavo ponendo.
Non serve che dica nulla, perchè subito mi faccio da parte.
Lui esita ancora per un ultimo secondo, poi china lo sguardo verso il pavimento e a passo svelto mi supera e va via.

- Austin! Ehi, ci sei? Austin! Batti un colpo! -

Le voci arrivano flebili alle mie orecchie, ovattate. È come se mi stiano arrivando da un'altra dimensione, una dimensione nella quale sicuramente in questo momento non ho alcuna intenzione di fare ritorno.
Presto sarò costretto a farlo, non c'è ombra di dubbio, e a quel punto finirò col pentirmi amaramente di ciò che è appena accaduto. Ma per ora... Per ora voglio continuare a rimanere qui, in questa nuova dimensione, così stranamente confortevole.

Ho baciato un ragazzo.
Ma non è tutto qui.
Perchè il ragazzo in questione non è uno qualunque, bensì Nicholas Murphy, meglio conosciuto a scuola come "Shittylas", "Barphy" (da "barf", vomitare. Colpa di un incidente avvenuto durante non so che festa a cui era stato invitato anni fa, ovviamente prima di farsi questa reputazione) o, per la componente scolastica messicana, "El Perdedor", ovvero "Lo Sfigato" o "Il Perdente", entrambe le traduzioni sono ben accette.
Se si venisse a sapere ciò che è appena successo, sarebbe la fine. Perderei ogni cosa, dagli amici al rispetto dei miei compagni di scuola, e forse perfino la fiducia dei miei genitori e il mio posto da "quasi capitano" nella squadra scolastica, fino alla mia stessa dignità.
Esagerato? No, non credo proprio.
Già immagino i soprannomi che ne verrebbero fuori. Scommetto che ne inventerebbero delle belle.
Ma non è tutto qui perché, come suggerisce il cognome della causa dei miei problemi, al peggio non c'è mai fine.
Infatti non solo ho baciato un ragazzo, non solo quel ragazzo è Nicholas Murphy, non solo se si venisse a sapere sarebbe la fine per me.
No, non solo, c'è ancora di più.
Perchè mentre sono qui, in silenzio e immobile in un angolo dello spogliatoio maschile della scuola, intento a passarmi le dita tremanti sulle labbra gonfie e umide, non penso solamente a tutte le conseguenze alle quali potrei andare incontro se si venisse a sapere in giro, alla mia dignità perduta, ai soprannomi idioti e così via, ma soprattutto al fatto che...
Mi è piaciuto.

~

- Ehi, Nicholas! -

Non potei fare a meno di sussultare nel sentir pronunciare il mio nome così all'improvviso.

Un po' perché, non avendo nessun amico, accadeva di rado che qualcuno si rivolga a me con tanta leggerezza senza usare il mio cognome (o la sua versione storpiata, se devo dirla tutta) e un po' perchè la voce che avevo appena sentito aveva qualcosa di strano: bassa e stridula, più che un sussurro, direi un sibilo.

Volsi lo sguardo alla mia sinistra, ma dovetti chinarlo un po' per incontrare quello della persona che mi si era rivolta.

Due grandi occhi verdi, incorniciati da lunghe ciglia chiare.

Conoscevo Zoey Graves solo di fama.
La quindicenne, benchè frequentasse ancora solo il secondo anno, era nota in tutto l'istituto per le sue bravate.
Come quella volta l'anno scorso, a solo un mese dall'inizio della scuola, in cui si era introdotta nel laboratorio di biologia nel cuore della notte e aveva rapito tutte le rane destinate alla dissezione, liberandole nel fiume.
"Un classico", aveva commentato sprezzantemente il professor Thompson il mattino seguente, storcendo il naso indispettito mentre ci spiegava il motivo per cui la lezione di scienze di quel giorno era, letteralmente, saltata.

Zoey aveva i capelli rossi, corti e crespi, al momento raccolti in una piccola coda di cavallo sulla sommità del capo.
Secondo quello che ho sentito in giro, aveva origini irlandesi o forse scozzesi, qualcuno sosteneva addirittura australiane.
Insomma, non era ben chiaro e i sorrisini ambigui che la quindicenne faceva ogni volta che le venivano poste domande al riguardo, di certo non aiutavano.

Ma ad ogni modo, qualunque fossero i suoi precedenti o le sue origini, una cosa era certa: quella era la prima volta in cui mi rivolgeva la parola.

- Che vuoi? -

Le chiesi, forse un po' troppo bruscamente.

- Dobbiamo parlare. -

Rispose lei guardandomi con il mento alzato e gli occhi assottigliati, dal suo metro e quarantacinque di altezza.

Io aggrottai la fronte perplesso, chiedendomi di cosa mai potesse aver bisogno.
A quel punto un pensiero mi attraversò la mente e non riuscii a reprimere uno sbuffo divertito: la pazzoide e lo sfigato che parlavano in corridoio prima dell'inizio delle lezioni. Proprio un bel quadretto. Chissa come dovevamo apparire in quel momento agli occhi degli altri...
Poi, però, cacciando quel pensiero, tornai a concentrarmi sulle parole appena pronunciate dalla minore.

- E di cosa esattamente? -

Le chiesi assottigliando lo sguardo, mentre un sospetto s'insinuava nella mia mente.
Che quello non fosse altro che l'inizio dell'ennesimo scherzo di cattivo gusto?
A quel pensiero, non potei fare a meno di rivolgere una rapida occhiata alle mie spalle, alla ricerca di qualche ragazzo appostato nelle vicinanze, magari con un cellulare in mano puntato verso di noi.
C'era molta gente per il corridoio e buona parte di essa, passando, rivolgeva una strana occhiata incuriosita nella nostra direzione, tuttavia non notai nessuno in particolare.

- Fai bene a controllare. - Bisbigliò Zoey, in tono cospiratorio, riattirando così su di sé la mia attenzione. - Ma stai tranquillo, me ne sono già assicurata personalmente: nessuno, oltre me, il diretto interessato e presto anche te, ne è a conoscenza e di certo lui o lei non sa che io so. - Concluse annuendo leggermente con il capo, guardandomi con quei suoi due occhioni spiritati.

D'accordo gente, ecco risolto il mistero: Zoey è fuori di testa.
So che in fondo tutti già lo sapevate, ma ora posso dire di averne avuto la conferma definitiva.

- Ma... Sapere cosa? -

Non potei fare a meno di chiederle.

Sul volto della quindicenne si fece largo un ampio sorriso e lei si guardò intorno per un'ultima volta, come per assicurarsi che nessuno fosse abbastanza vicino da poter sentire le sue parole.
Quindi con l'indice mi fece segno di abbassarmi e, avvicinato il volto al mio orecchio, mi rivelò in un sussurro:

- Non ho molto tempo. Anche se ho preso precauzioni, c'è la possibilità che qualcuno stia spiando la nostra conversazione. Io sono una spia sotto copertura e dopo un anno e mezzo di ricerche credo di essere finalmente arrivata vicina al mio obbiettivo. Ho bisogno del tuo aiuto. -

È un vero peccato che abbiano chiuso i manicomi, eh?
In quel momento una bella scossa sulla sedia elettrica le avrebbe fatto proprio bene.
Beh, sicuramente non avrebbe potuto peggiorare le cose.
A quanto pareva stava messa anche peggio di quanto tutti, me compreso, pensassero...

Non dissi nulla, aspettandomi di vederla scoppiare a ridere da un momento all'altro.

Non lo fece.

Zoey continuò a guardarmi dritto negli occhi, con un'espressione ferma e dura che non avrei mai creduto di poter vedere su quel viso perennemente allegro e rilassato.
Teneva la mascella serrata e le sottili sopracciglia rossicce aggrottate.
Un cambio radicale rispetto al sorriso calmo e sereno con cui mi aveva salutato neanche cinque minuti prima.
Mi guardava come se volesse convincermi, con la sola intensità del suo sguardo, della verità delle sue parole.

Ma non c'era modo che io potessi credere ad una cosa del genere, non importava quanto mi fissasse.

Voglio dire... Una spia sotto copertura? Sul serio? Ma per favore! Se proprio voleva spararne una, almeno avrebbe potuto provare ad essere un po' più originale...

- Beh, congratulazioni allora... - Annuii seccamente con il capo, richiudendo il mio armadietto e sistemandomi lo zaino sulle spalle. - Perchè ti sei appena giocata la tua copertura. Che spia provetta, non c'è che dire. -

- Non mi credi? -

Ma anche se poteva sembrare una domanda, dal suo sguardo serio e severo capii che fosse più un'affermazione che altro.

- Ma che dici? Certo che sì! - Replicai con una scrollata di spalle. - Insomma, perché dovrei dubitare della squilibrata della scuola? Che viene a chiedere il mio aiuto, poi? L'aiuto di una persona a cui fino ad ora non ha mai rivolto neanche un saluto e che, guarda caso, è anche lo zimbello della scuola... Certo che ti credo. -

- Non mi credi. -

Sbuffò seccamente lei e ora si trattava senza alcuna ombra di dubbio di un'affermazione.

- Tu dici? -

- Nicholas Murphy, questa è una questione di vitale importanza. Tu devi credermi. -

Insistette Zoey, afferrandomi per il braccio e rivolgendomi uno sguardo ancora più intenso dei precedenti.

Io mi voltai dall'altra parte per evitarlo.
È assurdo, assolutamente contrario ad ogni logica e buon senso, eppure una piccola parte di me quasi stava per cedere a quell'assurda sceneggiata.

- Devi aiutarmi. - Proseguì Zoey, rafforzando la stretta sul mio braccio. - Posso mostrarti le prove, così che tu mi creda. -

- Lo trovo molto difficile... - Ribattei scrollandomi la sua mano di dosso. - Considerando che ancora non so cosa tu voglia da me. -

- Il tuo aiuto, no? -

Replicò in un sibilo.

- Il mio aiuto a fare cosa? -

- A trovare l'assassino che circola indisturbato per questa scuola. So per certo che si trova qui e che si tratta di uno studente, ma non so chi sia esattamente. Tu devi aiutarmi a scoprirlo e catturarlo. -



•~•

Allora... eccomi di nuovo qui (stavolta ci ho messo un po', dai, almeno tre giorni lo ho fatti passare).
Comunque... Se vi state chiedendo il perchè del cambio di location (dato che solitamente, tranne "Little Me" che è ambientato in Canada, tutte le mie storie si svolgono in Giappone), la questione è molto semplice: quando ho pensato che la mia storia sarebbe dovuta essere ambientata principalmente a scuola e che il tema principale dovevano essere gli stereotipi, ho pensato "ma a sto punto facciamola in un'high school americana, che già di per sè è uno stereotipo!".
E così eccoci qua.
Essendo la prima storia che ambiento negli Stati Uniti (per la precisione in Colorado), potrebbero esserci alcuni errori tecnici (tipo leggi che magari lì non esistono, cose riguardanti la scuola o qualsiasi altro tipo di particolare), io ovviamente prima provo a informarmi, ma se capita, magari segnalatemelo con un commento.

Ad ogni modo, di recente ho scoperto di amare gli aesthetic (che fanno molto tumblr, ma dettagli, io neanche ci sto su quel social) e così ho deciso di farne uno per tutti i personaggi di questa storia XD
(Quello che sta lì sopra, nell'immagine di questo capitolo, sarebbe quello di Nicholas).

Bene, credo di aver detto tutto...
Allora al prossimo capitolo,
Bye Bii!!!

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro