Bully
Trovammo Axel Clark sul retro della scuola, seduto su una panchina tra Katherine e Austin.
Il bullo teneva il capo chino, con il volto nascosto in gran parte dai capelli lisci e corvini.
Le braccia erano abbandonate lungo i fianchi e le mani erano artigliate a una delle assi della panchina.
I suoi amici continuavano a parlargli, forse facendogli domande o forse dicendogli parole di incoraggiamento, ma lui sembrava non fare neanche caso a loro.
Quasi mi fece pena vederlo in quelle condizioni.
Quasi.
Soprattutto perchè non mi era ancora ben chiaro quale fosse il motivo per cui aveva quell'aria così provata.
Cos'era quell'atteggiamento?
Prima tormentava una ragazza al punto da spingerla a scappare di casa e poi, sentendosi giustamente colpevole, cadeva in depressione?
Ora che ho espresso questo pensiero, mi sono reso conto che forse di pena non me ne faceva neanche un po'.
Al mio fianco vidi Britney assottigliare lo sguardo, studiando la scena con lo scrupolo di un poliziotto davanti alla scena del crimine.
Quindi, dopo aver chiuso un attimo gli occhi e fatto un breve respiro per prendere la concentrazione, addolcì lo sguardo e a passi decisi si diresse verso i tre amici.
- Ehi, ragazzi, cosa succede? -
Chiese a gran voce, attirando subito l'attenzione di Hope e Austin.
Axel sembrò non averla neanche sentita.
- È quello che vorremmo sapere anche noi. -
Sospirò la bionda, rivolgendo uno sguardo preoccupato in direzione dell'amico.
Austin invece, dopo aver annuito per mostrarsi d'accordo con lei, si rese conto della presenza di me e Zoey, osservandoci a dir poco interdetto.
- Oh, loro sono due miei nuovi amici. - Disse Britney, per giustificare la nostra presenza. - Zoey Graves e Nicholas Murphy. -
All'udire il mio nome, le spalle di Axel ebbero un lieve sussulto.
Allora ci sentiva!
Sollevando leggermente il capo, dietro quella tendina di capelli corvini, il bullo mi rivolse uno sguardo assassino e con le labbra mimò una singola parola: Shittylas.
Ora sì che lo riconoscevo.
Mio malgrado, nel vedermi rivolgere quell'occhiataccia sobbalzai e, quasi di riflesso, guardai per un istante in direzione di Austin, per poi chinare precipitosamente lo sguardo verso terra.
Con la coda dell'occhio, notai che lui si era accorto del mio comportamento, dato che per un po' lo vidi voltarsi alternativamente prima verso di me e poi verso Axel, probabilmente cercando di capire cosa stesse succedendo.
Ma ben presto qualcosa catturò l'attenzione di tutti i presenti...
- Cosa c'è tra te ed Hester Foster? -
Ovviamente a porgere questa domanda così pregna di tatto e arguzia, fu Zoey.
Presi alla sprovvista da un'uscita così inaspettata e diretta, ci voltammo tutti nella sua direzione.
La rossa però non fece caso a noi e continuò a tenere i suoi occhi verdi fissi in quelli scuri del bullo, sostenendo il suo sguardo duro e impassibile con altrettanta fermezza.
- Cosa dovrebbe esserci? -
Replicò aspramente Axel, facendo sussultare tutti i presenti.
E pensare che per tutto quel tempo i suoi migliori amici non erano riusciti a scucirgli una sola parola.
Da quel momento in poi avrei iniziato a credere fermamente che Zoey Graves, se solo lo avesse voluto, con la sua testardaggine sarebbe stata anche in grado di far resuscitare i morti.
- Non lo so, dimmelo tu. -
Replicò la ragazza, affatto impressionata dall'occhiataccia che il diciottenne le stava rivolgendo.
- Cos'è questa sottospecie di terzo grado? Hester non è morta. -
Sputò fuori lui.
- Nessuno ha mai detto il contrario. - Replicò Zoey. - Ma perchè ne sei così sicuro? -
- Lo so e basta. -
- Per caso l'hai incontrata o ti ha contattato dalle sette di sera dell'altro ieri in poi? -
- Perchè avrebbe dovuto mettersi in contatto con me? -
- Piuttosto, non mi chiedi perchè io abbia detto proprio "dalle sette di sera dell'altro ieri"? -
Come se stessimo seguendo una partita di tennis, noi quattro continuavamo a voltarci dall'una all'altro, seguendo quello scambio di battute con interesse sempre crescente.
Ora eravamo rivolti verso il corvino, curiosi di sapere come avrebbe fatto a rimediare alla sua gaffe.
- Se ti dovessi chiedere spiegazioni per ogni singola cosa strana che fai, finiremmo giusto in tempo per la tua cerimonia del diploma. -
Questo era un colpo basso.
La rossa però sorrise divertita all'udire quella risposta.
Di tutti i terzi gradi fatti fino a quel momento, quello per lei doveva essere in assoluto il più interessante, dato che per la prima volta l'interrogato si rifiutava categoricamente di rivelare anche solo la più piccola informazione, benchè ormai fosse chiaro a tutti che sapesse molto di più di quanto non volesse dare a vedere.
- Tu sai dov'è, non è così? - Continuò la rossa, senza lasciarsi scoraggiare. - Che ti abbia contattato dopo la sua scomparsa o che te l'abbia detto già molto tempo prima, tu sapevi che questa cosa sarebbe successa. -
- Ora stai farneticando. - Sbuffò Axel, tirandosi indietro delle ciocche di capelli che continuavano a finirgli davanti agli occhi. - Perchè fai proprio a me queste domande? -
- Perchè tu sei l'unico fuori dalla sua famiglia ad aver avuto contatti diretti con lei nel giro di... Tre anni? -
- Due anni e sette mesi. - La corresse Britney. - Durante i primi mesi del suo primo anno, qualcuno ha provato ad avvicinarsi a lei. Senza successo, ovviamente. -
Zoey annuì, ringraziandola per l'intervento, quindi tornò a rivolgersi verso il corvino.
- Sciocchezze. - Fu la risposta secca di quest'ultimo. - È vero, ultimamente la tormentavo un po', ma Hester non ha mica la Sindrome di Stoccolma! Perchè si sarebbe dovuta mettere in contatto proprio con me? È assurdo! Sarebbe come se Casey un giorno mi venisse a cercare per invitarmi a cena fuori! -
A questa uscita, Austin scoppiò a ridere, ma subito, nel vedersi rivolgere le nostre occhiate gravi, si bloccò, mormorando uno "scusate".
- Ora non stiamo parlando di Casey. - Replicò Zoey. - Stiamo parlando di Hester Foster e tu non la tormentavi affatto. -
- Ah, no? -
Replicò Axel, sorpreso da tutta la sicurezza ostentata dalla minore.
- No. - Affermò lei con sicurezza. - Altrimenti come si spiega il biglietto che ti ha mandato l'altro ieri? Quello in cui chiedeva di incontrarvi al parco. -
- Un momento! Tu come fai a...? -
- Conosci Radio Phoenix? -
Scese il silenzio.
Tutti si voltarono verso di me, rivolgendomi occhiate interdette.
Anche Zoey mi rivolse uno sguardo irato, da "ma chi ti ha interpellato?".
Solo Britney non sembrò particolarmente sorpresa di sentire il nome di quella stazione radio, piuttosto sembrava stupita che io lo sapessi.
Più passava il tempo, più quella ragazza mi metteva inquietudine.
Ma comunque, non fu solo Britney a dare l'impressione di aver capito di cosa stessi parlando.
- Radio Phoenix? - Ripetè Axel, guardandomi con gli occhi sgranati, come se gli avessi appena tirato un cazzotto sullo stomaco. - Perchè ora te ne esci con... -
- Dj Phantom è Hester, non è vero? -
Lui strinse le labbra, guardandomi come se stesse morendo dalla voglia di mettermi le mani intorno al collo e strangolarmi.
Lo presi per un sì.
- Cosa significa? - Si intromise Katherine. - Phoenix? Dj Phantom? Ma di che state parlando? -
- Poi ti spiego, Kelly. -
La mise a tacere sbrigativamente Britney, per poi tornare a voltarsi verso me e il corvino.
- Direi che questa è la prova definitiva. -
Annunciò e io non potei che rivolgerle uno sguardo confuso, chiedendomi dove volesse andare a parare, ma, soprattutto, cosa intendesse con "prova definitiva". Significava che ne aveva trovate parecchie altre? Ma per dimostrare cosa, poi?
(In sintesi, ancora una volta mi ritrovai a rimpiangere che il suo nome fosse nella lista dei sospettati. Lei sì che era un'investigatrice come si deve.)
- Prova? E di cosa? -
Ripetè Axel, osservando la mora con un misto di sorpresa e timore.
Doveva essere ben consapevole del fatto che, quando si parlava di gossip, per Britney non esisteva più alcuna distinzione tra amici e nemici.
- Del fatto che tu non fossi affatto il bullo di Hester. Probabilmente siete amici, se non addirittura qualcosa di più. -
Tra i presenti scese il silenzio, nella mia mente invece esplose una bomba.
Non aveva alcun senso. Come poteva essere giunta una conclusione del genere?
- Tu sai dove si trova. È inutile che continui a negarlo. - Continuò la ragazza, assottigliando lo sguardo. - Forse non puoi andarci o magari prima della sua fuga è successo qualcosa tra voi che te lo impedisce, ma una cosa è certa: tu sai perfettamente dove... -
- CHIUDI IL BECCO, BETTY! -
Sbottò Axel, facendo sbiancare la mora e tutti i presenti (tranne Zoey. Quella ragazza ha davvero una faccia di bronzo). Se uno sguardo avesse potuto incenerire, in quel momento saremmo diventati un mucchietto di cenere in balia del vento.
- Ehi, calmati, amico. -
Tentò Austin, avvicinando con fare leggermente esitante una mano alla spalla del corvino.
Lui però si sottrasse ancora prima che avvenisse il contatto e, con tutto il corpo che fremeva dalla rabbia, al pari una bomba ad orologeria in procinto di esplodere, ringhiò:
- Piantatela di giocare agli investigatori! Hester sta bene, ok? Mai stata meglio in vita sua. Si rifarà viva non appena ne avrà voglia, anche se, per quanto mi riguarda, sarebbe anche potuta crepare sul serio! -
Detto ciò si voltò di scatto e si allontanò a passi svelti e larghi sotto i nostri sguardi allibiti, con la mascella serrata e le mani infossate nelle tasche del giubbotto.
Ottimo, eravamo riusciti a farlo evolvere da "spirito errante" a "spettro vendicatore".
Pensando che il mio lavoro lì ormai fosse finito, avevo appena mosso un passo verso l'ingresso della scuola, quando un braccio mi si parò davanti, sbarrandomi la strada.
- Dove pensi di andare? -
Mi chiese Zoey.
- Ehm... In classe? -
Notai che Britney si stava già avviando, con Austin e Katherine al seguito.
La rossa mi rivolse uno sguardo impietosito.
Che ingenuo che ero, ovviamente ora dovevamo andare a rovistare nei cessi del bagno del secondo piano.
Chissà se, accendendo un po' di candele in giro e pronunciando il nome di Hester per tre volte, ce la saremmo ritrovata davanti.
Di certo questo ci avrebbe risparmiato un sacco di grane.
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