26
Giamma mi stava aspettando. Avvicinandomi a lui, vidi che controllava la strada, le braccia conserte e lo sguardo carico di sfida. Mi faceva così rabbia, che avrei voluto prenderlo a schiaffi.
La differenza che c'era tra il suo abbigliamento e il mio, era più o meno quella esistente in una qualunque coppia che si preparava a uscire con gli amici: se io ero esageratamente ben vestita, lui era conciato come se si fosse vestito al buio degli spogliatoi del campo da calcio. Avvicinandomi, constatai che i suoi capelli sapevano di shampoo, segno che si fosse fatto almeno una doccia, prima incontrare le ragazze.
Lo imitai, guardandolo di sbieco, come se odiassi la sua presenza, anche se in realtà speravo di poter parlare con lui da un giorno intero. Non era ancora il momento, però. C'era molta gente nelle vicinanze, che chiacchierava prendendo a morsi il panino, e qualcuno era seduto attorno ai tavolini di plastica, in penombra, a pochi passi da Giamma.
"Mi devi chiedere scusa." Sentenziò lui, con durezza, non appena mi vide, senza neanche salutare.
"Per cosa?"
"Per avermele fatte girare come non mai. Mi devi un bacio."
Pensai a uno scherzo, ma presto capii che diceva sul serio. La sua pretesa stuzzicò in me qualcosa, ma lasciai vincere il mio più saggio bisogno di non dargliela vinta.
"Ti piacerebbe!" Ribattei. "Tu mi fai arrabbiare di continuo, e io non dico mai niente. Sei esagerato."
"Esagerato io? Vuoi che ti rilegga il messaggio che mi hai mandato?" Esclamò Giamma, e in un baleno si rabbuiò: "E poi, cosa ne sai tu della squadra?"
"È saltato fuori stasera a cena." Spiegai, studiando le sue espressioni, che sapevano di diffidenza. "Ora so che ti alleni con mio padre per questo. Potevate dirmelo subito, no? Mi sono sentita una stupida a scoprirlo così, per caso."
"Non erano affari tuoi, e non lo sono neanche adesso. Quanto al resto..."
"No, non dirlo!" Lo avvisai. Avevo intuito le sue intenzioni da quel sorrisetto malefico. "Se mi dici che sono una stupida abbiamo chiuso per sempre."
Giamma ci pensò un momento.
"Sei una stupida." Affermò, con convinzione. "Cosa c'entra tuo padre con me? Prima dai i numeri, e poi ti chiedi perché non ti parlo delle mie cose; chi me lo fa fare, se poi reagisci come una pazza?"
"E va bene, se è questo che pensi di me, me ne vado!" Girai i tacchi e camminai nella direzione da cui ero venuta, sentendomi già stanca dei suoi rimproveri, e intuendo che lui l'avrebbe capito soltanto se avessi agito così.
Giamma infatti mi seguì, e quando arrivammo al buio, dietro al carrozzone, mi fermò. Mi girai e lo trovai davanti al mio naso, le mani che scendevano ad accarezzarmi la schiena. Mi dimenticai subito di qualunque cosa ci fossimo appena detti, e dei motivi per cui spesso mi faceva arrabbiare.
"Come sei bella, stasera." Mi sussurrò dolcemente. "Ti sei vestita così per me? Eri gelosa?"
"No, stando a te, sono solo pazza." Ribadii. Sfioravo appena i suoi avambracci, come se scottassero, cercando di non fargli notare quanto mi sentissi turbata dal suo tocco. "Volevo che tutti sapessero che sono migliore delle tue amiche."
"Giusto. Quindi ora tocca a me chiederti scusa. Mi sa che dovrò baciarti."
Provò davvero a baciarmi, ma io mi spostai. Stare tra le sue braccia mi faceva sentire strana, attivava il mio lato più istintivo e mi dava voglia di cedere alle passioni. Ma finché la mente era attiva, non c'era modo di lasciarmi andare. E la mia mente era accesa su un altro uomo.
"Oggi ho quasi baciato Dario." Gli rivelai, sentendo il bisogno di giustificare quel rifiuto che, in realtà, non lo aveva colto di sorpresa. Ma quello era proprio l'argomento di cui volevo parlargli da un giorno intero. "Ero nervosa per questo."
"Ancora? Ma cos'è, una specie di pervertito?" Esclamò Giamma. "Anche io alla sua età mi farei mamma e figlia, se ne avessi l'occasione, ma mi pareva che lui fosse una specie di santo."
"Ssh, zitto!" Gli dissi, seriamente impaurita che qualcuno sentisse. "Non è come pensi, è successo tutto velocemente, lui era ferito, aveva litigato con mia madre e io... mi sono dichiarata."
Giamma sgranò gli occhi. "Gli hai detto di quella sera?"
"Cavolo, no!" Spiegai, giocando ad attorcigliare i miei capelli. "Gli ho confessato di essere innamorata di lui, ma me ne sono già pentita. Non dovevo farlo, vero? Sono stata... sì, stupida." Abbassai lo sguardo, pronta stavolta a sentirmi rinfacciare ciò che ero, sapendo di meritarlo.
"Hai cercato di baciarlo?" Mi domandò ancora.
"Sì, e all'inizio non mi ha neanche rifiutato. Ci ha pensato. Poi mi ha chiesto di non parlarne mai più."
"Allora vuole scoparti." Commentò Giamma, tutto serio. "Che tipo, lo facevo migliore, invece è un pervertito come tutti."
"La smetti?" Sapevo che non era così. Lui voleva soltanto insultarlo.
"E più che stupida, tu sei una stronza." Continuò. "È come se io cercassi di portarmi a letto la nuova ragazza di mio padre. Fa schifo, no? Ma tu neanche te ne accorgi. Non ti senti in colpa per quello che stai facendo a tua madre?"
E all'improvviso capii qualcosa che fino a quel momento avevo sottovalutato. Mia madre non era soltanto un ostacolo tra me e Dario. Era anche quella a cui stavo cercando di fregare il marito.
"Oddio." Esclamai, portandomi le mani alla bocca. "Mi sto comportando come una di quelle amanti sfasciafamiglie che ho sempre odiato. La gelosia mi ha fatto diventare maligna. Una persona corretta ne parlerebbe con lei, giusto? È questo che dovrei fare?"
"No." Rispose Giamma, osservando la mia agitazione con pacatezza. "Dovresti soltanto lasciarlo perdere. Ci sono milioni di altri uomini da sedurre, battere su quella strada non porta da nessuna parte. Perché non ti trovi un novantenne ricco e senza eredi? È squallido lo stesso, ma quando muore puoi sposare me e mantenermi a vita con la sua eredità."
Per qualche motivo, sentivo di potermi fidare del giudizio di Giamma. A parte il discorso sul novantenne, il resto mi sembrava sensato. Sapevo che avesse ragione, non per nulla avevo sentito la necessità di parlargliene.
Mi era d'aiuto per guardare il mio problema in faccia. E l'unico vero problema, era che stavo sbagliando tutto. Non riuscivo a prevedere cosa sarebbe successo da quel momento in poi, ma sapevo che se non avessi iniziato a farmi gli affari miei, avrei distrutto la vita di ognuno di noi, e poi avrei perso Dario comunque. Come scenario, era ancora più spaventoso che andare a letto con un novantenne.
"Non ti sposerei mai dopo aver avuto l'eredità." Gli dissi, ancora scossa dal mio flusso di pensieri. "Il vecchietto avrà sicuramente un amico o un nipote con cui ricominciare da capo."
"Così ti voglio." Affermò Giamma, sorridendo. "Un po' zoccola, ma con stile."
Quando tornammo dagli altri, cercai di mettere da parte i pensieri negativi per potermi godere la serata. Giamma mi portò a un tavolo dove due ragazze che non conoscevo ci stavano lanciando delle occhiate allusive.
Una di loro era parecchio fuori forma; nessun capo d'abbigliamento avrebbe potuto nasconderlo, neanche se fosse stato meno aderente, ma col suo viso ovale e il naso dritto era comunque più graziosa dell'amica seduta al suo fianco. Sotto ai corti capelli castani, perfettamente lisci, spiccavano due orecchini a cerchio. I grandi occhi svegli erano evidenziati da un eyeliner e da un ombretto delicato che sembravano essere stati applicati da una truccatrice professionista; il rossetto rosso la valorizzava senza renderla volgare.
La sua amica, invece, era una ragazza del tutto ordinaria. Vestita in modo semplice, con jeans, scarpe col tacco e una scollatura appena accennata, si faceva notare per i suoi ricci biondo cenere, gonfiati dall'umidità. Il suo viso squadrato era addolcito dal taglio degli occhi chiari calato in giù.
"Tutto bene?" Domandò la ragazza con gli orecchini a cerchio, in tono allusivo.
"Ci siamo chiariti." Confermò Giamma. "Vi presento Nadia. Loro sono Nancy e Roberta."
Nancy era la ragazza ordinaria. Mi diede la mano, guardandomi con curiosità, ma senza entusiasmo. Roberta si dimostrò più socievole e strinse la mia con un sorriso amichevole, che cercai di ricambiare, anche se mi sentivo a disagio. Non era così che avevo immaginato le amiche di Giamma. Ora che le conoscevo, mi sentivo una vipera che aveva dichiarato guerra a due pulcini.
Ciccio tornò da noi proprio in quel momento, trasportando una busta di plastica piena di panini caldi e profumati. L'appoggiò sul tavolo e iniziò a distribuirli.
"Eccoci qua. Carne di cavallo, petto di pollo, e quello con lo svizzero per me. Buon appetito." Alzò gli occhi su di me, e fece un piccolo sobbalzo. "Nadia?" Esclamò, squadrandomi dalla testa ai piedi. "Quasi non ti riconoscevo. Finalmente sei arrivata, lui non voleva prendersi da mangiare senza di te." Mi disse, indicando Giamma, accanto a me, che aveva ancora un atteggiamento scocciato.
"Ma non c'era bisogno." Dissi a Giamma.
"Tu mi fai innervosire, e questo è il risultato." Brontolò lui.
Dato che avevo saltato la cena anche io, gli proposi di andare a ordinare il panino insieme. Ne avrei approfittato per restare ancora un po' da sola con lui.
Mentre ci allontanavamo, sentii Nancy chiedere: "Ma stanno insieme?"
E Ciccio rispondere: "Non ne sono sicuro."
Quindi sembravamo una coppia, e persino Ciccio che ci conosceva bene sospettava che lo fossimo. Mi domandai se anche Giamma li avesse sentiti parlare, e se gli importasse. Ma non disse nulla, e ormai eravamo arrivati da Peppe. Lui consegnò il panino a un ragazzo; quando quello andò via si concentrò su di noi ed esclamò:
"Nadia, che piacere vederti! E tu che hai in faccia, ragazzo? Sembra che hai fatto a botte. Anche Stefano e Tony erano ridotti male, sono stati qui l'altro giorno. Gli ho passato i condimenti dell'altra volta. Digli che se passa venerdì gliene regalo uno nuovo, per provarlo."
"Ah, allora avevo ragione a dire che ti droghi pesante." Sussurrò Giamma, trattenendo a stento una risata.
"Non vedo più Stefano, Peppe. Ci siamo lasciati."
L'uomo stralunò lo sguardo, del tutto sorpreso.
"Ma che mi stai dicendo?" Domandò, sconvolto. "Non ci posso credere. Stavate assieme da una vita! Ormai aspettavo solo la partecipazione di nozze! Cose da pazzi! Allora questo qui è il tuo nuovo ragazzo? E brava, guarda che muscoli che c'ha!"
"Giamma non è il mio ragazzo!" Ribattei, sentendomi ormai avvilita per le troppe volte in cui qualcuno lo aveva insinuato.
"Io non posso essere il suo ragazzo, sono troppo giovane per lei." Esclamò lui, e io impallidii. "Ha detto che d'ora in poi punterà solo ai vecchi moribondi col conto in banca pieno. Si salvi chi può!"
Peppe rise di gusto, e poco dopo ascoltò le nostre ordinazioni. Per l'ennesima volta, Giamma mi aveva fatto prendere un colpo con le sue battute fatte di mezze verità. Nella distrazione generale, tornammo a parlare in disparte.
"E così, quelle erano le tue amiche." Gli dissi, guardandole mangiare da lontano. "Eravate in comitiva insieme?"
"Sì, sono due cugine inseparabili. Lo so, non si somigliano affatto." Spiegò, sorridendo debolmente. "Ho organizzato quest'uscita per presentare Roberta a Ciccio. Penso che andranno d'accordo, lei è sveglia e lui non bada al peso."
Nancy, sentendosi osservata, si girò dalla nostra parte. Durò un secondo, durante il quale il suo sguardo sospettoso divenne di ghiaccio. Avevo l'impressione che lei non fosse soltanto un'amica, ma non potevo chiederlo a Giamma, o avrebbe pensato che fossi gelosa.
"Infatti sembra che si piacciano." Commentai, invece, osservando Ciccio e Roberta che chiacchieravano amichevolmente. "Mi sa che hai fatto bene."
Giamma, in fondo, era un ragazzo premuroso, un bravo amico, e io lo avevo aggredito per telefono come se fosse un coglione qualsiasi. E lo era, ma era anche speciale. Mi resi conto, in quell'istante, che gli volevo bene davvero.
"Non pensavo di offenderti, o ti avrei invitata." Mi colpì l'intensità con cui l'aveva detto. Era come se per lui fosse importante, come se si sentisse in debito con me. Io stessa glielo avevo lasciato intendere. Avrà creduto che mi fossi sentita messa da parte.
"Non mi sono offesa, davvero. Tu hai tutto il diritto di uscire con chi vuoi e quando vuoi, senza darmi spiegazioni. Non stiamo mica insieme, no?" Gli dissi. "È solo che stavolta avevo bisogno di te."
Giamma si fece più teso. Si spostò di alcuni passi, come per andare a prendere il panino, che non era ancora pronto, e portò le mani ai fianchi. Non potevo saperlo - avrei potuto immaginarlo - ma niente di ciò che stava provando poteva essere espresso a parole.
Ho spezzettato anche questa seconda parte perché, essendoci tante conversazioni, avevo paura di annoiarvi (anzi, per curiosità, fatemi sapere se le lunghe conversazioni vi annoiano, please)!
Ci vediamo tra pochi giorni per la terza parte di questa serata, tutto sommato tranquilla, rispetto all'ultima volta che siamo usciti di sera con Giamma XD
Fun Fact: Nancy esiste veramente. L'ho conosciuta parecchi anni fa e mi ha lasciato un ricordo sgradevole... per via di quello che i maschi dicevano di lei. Avevo voglia di riabilitarla un po' ai miei occhi, magari di capirla.
Niente che non abbiate mai visto, eh, è solo che l'ho conosciuta a un'età in cui mi ha traumatizzato sapere che facesse certe cose. E non era neanche l'unica, ovviamente, solo che guardandola sembrava così innocente...
Vabbè, lasciamo perdere, dal prossimo giro in poi la conoscerete meglio.
Anche Roberta esiste davvero. Di lei non ho nulla da dire, se non che fosse quel genere di persona con cui oggi mi pento di non avere fatto amicizia. Indovinate quindi chi sarà la nuova amica di Nadia? XD
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