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21

"Non avremmo dovuto venire qui." sospirò Asia, desolata, dopo esserci seduti a un tavolo del pub Duemila.

Eravamo fuori, ma l'aria era comunque soffocante a causa dei numerosi tavolini ammassati in uno spazio ristretto. Qualcuno fumava, e a giudicare dall'odore non era nemmeno tabacco. Dentro, nei pressi del bar, alcune persone stavano ballando la versione remixata di alcune hit.

Asia si era allontanata dal gruppo quando lo avevo fatto anch'io. Aveva preso Giamma per mano e insieme erano venuti da me. Era ancora triste per il comportamento di Tony. Doveva essere stata dura per lei sopportare i suoi teatrini.

Giamma sedeva tra noi, al nostro piccolo tavolo metallico, dove a malapena c'era spazio per i tre bicchieri di birra. Era silenzioso. Quasi mi mancava il suo sarcasmo.

"Mi ha insultata perché credeva che mi piacesse Giamma, ma sono sicura che l'avrebbe fatto comunque." Commentai, facendo dondolare il bicchiere di plastica. "Ce l'ha con me, quindi ogni scusa è buona per attaccarmi."

"Tony è uguale." Disse Asia. "Ha detto che Erica ha le tette più sode delle mie, me lo ha fatto sentire apposta. E poi si sono messi a ridere."

Giamma, teso, si stiracchiò e allungò le gambe, portando il bicchiere alle labbra. Stavo aspettando che dicesse qualcosa. Quando Asia si alzò per salutare una sua collega, mi sembrò il momento giusto per parlargli in confidenza.

"Non volevo metterti in mezzo." Gli sussurrai, scusandomi. "Ma mi ha chiesto se mi piacesse qualcuno, e quando ho detto sì ha pensato che fossi tu. Non sapevo cosa inventarmi."

"Non m'importa." Rispose, con uno sguardo serio. "Mi dispiace solo che non sia successo davanti a me. Ho sempre detto che meriti di meglio. Se vuoi, puoi usare me per dimostrarglielo."

"Come?"

"Balla con me." Lo guardai stupita. Lui insistette: "Alziamoci e andiamo di là. Ti bacerò come non ti ha mai baciato nessuno, e lui lo saprà."

Mi vergognai di me stessa quando mi resi conto che una parte di me voleva farlo davvero. Per dare una lezione a Stefano, o anche solo per sentire qualcosa di diverso da quel senso di vuoto che provavo. Le mie guance erano diventate rosse, perché senza accorgermene avevo fissato le sue labbra e mi ero domandata cosa fossero in grado di farmi.

"Asia ci resterebbe male. Non posso perdere anche lei."

"Avrà la sua parte. Mi sacrificherò per voi e bacerò entrambe."

E all'improvviso quella magia si spense.

"No, grazie." Risposi, senza nascondere il mio disappunto. "Non faccio queste cose."

Giamma bevve l'ultimo sorso e si alzò. Per essere uno con delle idee perverse, aveva un atteggiamento fin troppo deciso.

"Okay, ma non sai cosa ti perdi." Mi disse, perfettamente a suo agio.

Raggiunse Asia davanti all'entrata e le disse qualcosa all'orecchio mentre stava ancora parlando con la sua collega. La salutò e si lasciò guidare da lui fino alla sala da ballo. Ero rimasta da sola, così li seguii ed entrai anch'io.

Stavano ballando abbracciati, al centro della pista; lui le cingeva i fianchi, lei aveva le braccia attorno al suo collo. Si guardavano lascivamente negli occhi e le loro labbra erano pericolosamente vicine. Giamma le sussurrò qualcosa e poi, con fare malizioso, la baciò.

Qualcosa nel mio stomaco si strinse. In quel momento, vidi entrare anche Ciccio e gli altri, diretti al bar. Stefano mi passò accanto, furioso, senza nemmeno guardarmi. Tony aveva ancora un braccio attorno al collo di Erica. Quando si accorse che Asia era in pista e stava baciando Giamma, portò lì Erica e fece lo stesso con lei.

Era una scena patetica. Non avevo voglia di guardare, ma mi bastò poco per accorgermi che i loro baci erano sterili e forzati rispetto a quelli tra Giamma e Asia. Quei due sembravano davvero piacersi. I loro occhi erano chiusi, assorti in quel gioco di labbra, scambiandosi dei baci intensi.

Quindi era questa l'abilità di Giamma? Baciare, tenere e stringere una donna come se fosse davvero importante per lui, farla sentire voluta, amata, soltanto per una notte? Cristo, fortuna che avevo rifiutato. Instabile com'ero, non sarei uscita viva da quella finzione se mi fossi trovata al posto di Asia.

"Che gli è preso a tutti?" Domandò ironicamente Ciccio, mettendosi accanto a me con una birra in mano.

"Forse c'era qualcosa nei loro drink." Commentai, le braccia conserte.

"Non ti vuole nemmeno." Disse un'altra voce, sprezzante, alle mie spalle. Stefano stava bevendo un cocktail. "Gli fai schifo al cazzo. Ecco per chi mi hai lasciato."

"Ora però dacci un taglio!" Sbottai, urlando per farmi sentire bene malgrado la musica. "Non ti ho lasciato per lui. Ti ho lasciato perché sei un coglione immaturo che non capisce un cazzo! E ora mi hai anche rotto le palle!"

La mia reazione sguaiata sorprese Stefano. Si era abituato a considerarsi la vittima, quello che ha il diritto di dire cattiverie solo perché è stato mollato; invece mi aveva fatto arrabbiare. Ora abbassò lo sguardo e, tenendo per sé la rabbia, bevve un sorso dal suo bicchiere.

"Vaffanculo, Nadia." Mi insultò.

"Vaffanculo tu!" Urlai in risposta.

Mi diede le spalle e uscì. Ciccio andò con lui, probabilmente per calmarlo. All'improvviso, qualcuno mi tirò per un braccio e, un attimo dopo, un paio di labbra morbide e umide si schiantarono sulle mie. Sentii l'odore della pelle di Giamma e per istinto mi aggrappai a lui, più forte di come aveva fatto Asia.

Ci sapeva fare. Mi aveva infilato la lingua in bocca e io non ebbi altra scelta che assecondarla. A quel contatto ebbi dei brividi. Più lo baciavo, più sentivo caldo. Le sue mani sulla mia schiena erano protettive, padronali. Stavo cedendo, lo sapevo. Presto saremmo tornati a casa, e forse io...

Ma tutto finì in una colluttazione. Barcollai indietro, stordita dalla musica e dalla rapidità di ciò che stava accadendo. Giamma era finito a terra, ma si rialzò subito, toccandosi la mascella, gli occhi carichi di adrenalina.

Tony se ne stava nello stesso punto in cui ero stata io un attimo prima, la schiena dritta, pronto a colpire ancora. Stefano apparve accanto a lui, ugualmente agguerrito. Si era creato il vuoto attorno a loro, e dall'altra parte dell'arena vedevo Asia e Erica, separate da alcuni sconosciuti, nemiche tra loro ma ugualmente impressionate dalla scena.

"Pezzo di merda! Chi ti credi di essere per giocare con loro?" Sbraitò Tony, a pieni polmoni, sovrastando il volume della musica.

"Io le ho solo baciate. Chi cazzo siete voi per disprezzarle?" Esclamò Giamma, e si scaraventò contro Tony con quanta forza avesse.

Il mio amico non riuscì a fermarlo. Tra le luci soffuse, notai che un piccolo oggetto metallico era volato via dal sopracciglio di Tony, che cominciò a grondare sangue. Il suo piercing era saltato all'impatto col pugno di Giamma. Lui però sopportò il dolore e reagì tirandogli un altro ceffone. Anche Stefano si unì alla lotta. Erano due contro uno.

La musica si spense, qualcuno accese le luci. Un uomo brizzolato dietro al bancone, parecchio seccato, prese il cellulare e compose un numero. Ciccio e alcuni sconosciuti cercarono di separare Giamma e i suoi aggressori, ma in quel parapiglia di calci e pugni ci andarono di mezzo anche loro.

"Se scopro che te la sei scopata, per te è finita!" Sbraitò Stefano.

"Gliel'ho chiesta fino a oggi pomeriggio, e non me l'ha data. Se stasera cambia idea ti scrivo su WhatsApp."

Sconvolta, osservai Giamma tenere testa ai suoi due avversari, che colpivano in modo disordinato, spinti solo dalla rabbia e privi di forza e tecnica. I movimenti di Giamma erano invece rapidi e i suoi pugni spaventosamente forti. Mi resi conto di aver atteso troppo a intervenire, quando udii il suono lontano delle sirene della polizia.

Tony era completamente imbrattato di sangue. Stefano aveva un labbro gonfio e si reggeva un braccio. Giamma perdeva sangue dal naso, e nonostante ciò rideva.

"Venite fuori, vigliacchi, così vi ammazzo!" Urlò.

Ma loro avevano esaurito le energie. Tony e Stefano, barcollando, furono tirati via dai loro amici; io mi avvicinai a Giamma e lo presi per la manica della sua giacca di pelle. Tremando, gli sussurrai:

"Scappiamo! Hanno chiamato la polizia."

Giamma annuì. Mi prese per mano e respinse i baristi che cercavano di trattenerlo. Ci facemmo strada attraverso la folla che, spaventata quanto me, aprì un passaggio per noi. Ci precipitammo in strada, dove amici e sconosciuti assistevano alla nostra fuga. Qualcuno stava filmando, ma decisi di non preoccuparmene. Lui continuava a tenermi per mano. Il suono delle sirene proveniva da sinistra ed era sempre più vicino. Un'auto blu, infatti, comparve dietro l'angolo.

"Di qua." Disse Giamma, e ci dirigemmo verso destra.

Attraversammo la piazza correndo fino a raggiungere la parte opposta. Continuammo a correre, la sua forza di trazione mi induceva ad andare più veloce. Percorremmo ogni stradina, dalle più strette alle più deserte, attraversammo i quartieri popolari mantenendo la nostra direzione. Avevamo già corso per più di un chilometro quando ci ritrovammo in una zona completamente deserta. Lasciai andare la sua mano e mi appoggiai a un muro sporco, piegandomi in due per riprendere fiato.

Giamma parve seccato. I suoi polmoni erano indubbiamente migliori dei miei, ma lo stesso non poteva dirsi della sua faccia. Ora si vedevano i lividi, sulla mascella e sugli zigomi. Il naso era gonfio, così come l'occhio.

"Perché l'hai fatto?" Gli domandai, cercando ancora di riprendere fiato. "Stava andando tutto bene... Perché hai dovuto baciarmi?"

"Ho sentito cos'ha detto Stefano, quel coglione... Volevi lasciargliela vinta? I lividi svaniranno; lui non dimenticherà mai quando ti ho baciata dopo che ti ha insultata."

"Ma hai spaccato il sopracciglio a Tony. Potrebbe denunciarti per questo." Le sue parole mi avevano colpito, ma ero ancora agitata e continuavo a pensare a tutto quel sangue che scivolava dalla faccia del mio amico.

"Mi hanno attaccato due contro uno. Non dovevo difendermi?" Ribatté Giamma, con solennità. "Se è uomo lo capirà, e si ricorderà che ha cominciato lui."

Mi ricordai che in quel trambusto avevamo mollato in piazza anche Asia. Il mio cellulare squillò proprio allora, ed era lei.

"Dove siete?" Ci domandò, la voce piena di ansia. "Siamo scappati tutti, ma dobbiamo portare Tony all'ospedale. Sta perdendo troppo sangue, gli servono i punti!"

"Oh no, lo sapevo che era grave!" Ero molto in pena per lui, ma poi mi ricordai che vicino al pronto soccorso c'era anche un piccolo commissariato. "Pensi che denuncerà Giamma?"

"Non lo so. Gli stiamo tutti dicendo che non doveva colpirlo, quindi forse non lo farà. Avete bisogno di un passaggio?"

La voce di Asia rasentava la disperazione. Sentivo parlare i nostri amici in sottofondo, e sapevo che per lei era molto importante andare con loro per stare vicina a Tony.

"No, vai pure con lui. Noi andiamo a piedi. Fammi sapere come sta."

Quando arrivammo a casa, pregai intensamente che mio padre e Anna non fossero presenti. Spesso preferivano tornare presto anche il sabato sera, ma questa volta, per fortuna, non c'erano.

Costrinsi Giamma a lavarsi il viso, così avrei potuto medicarlo con il ghiaccio istantaneo e la pomata che presi dallo stipetto del bagno. Ci chiudemmo nella sua stanza, con la luce accesa, e gli ordinai di sedersi.

"Dai, in fondo è stato divertente." Mi disse poco dopo, seduto accanto alla scrivania, mentre applicavo il ghiaccio al suo occhio. "La rissa, la fuga dalla polizia, il bacio... Dimmi che tutto questo non ti ha fatta sentire viva."

"Come no, vivissima. Sto tremando da un'ora." Era vero. Non mi ero ancora calmata. Non sapevo nemmeno se ci sarei riuscita.

"Eppure tu sei stata la causa. Tu e Asia, certo, ma soprattutto tu. Quelle labbra sono pericolose." Mi disse, ammirandole. "Ovunque si posano succede un casino."

"Hai fatto a botte altre volte?" Domandai, cercando di cambiare argomento.

"Può darsi." Mi rispose, forzando un ghigno sulle guance gonfie. "Ma mai per una ragazza."

Socchiusi gli occhi. Le emozioni mi travolsero proprio in quel momento sottoforma di un attacco di panico. Giamma era l'unica ancora che avessi, così appoggiai la guancia alla sua nuca e, continuando a reggere il ghiaccio, aspettai che il peggio passasse.

Ero in piedi, proprio tra le sue gambe. Lui afferrò le mie ginocchia e le piegò finché non mi ritrovai seduta a cavalcioni su di lui. Posai il ghiaccio sui vestiti puliti che affollavano la scrivania e provai a spostarmi, pronta a sgridarlo. Lui però mi rispose con un sorriso e mi tenne forte sulla schiena.

"Ehi, guarda che scherzavo." Mi disse. "Non lo dico a Stefano che hai cambiato idea."

"Idiota." Mormorai, ricordandomi che si riferiva al sesso. Presi un respiro profondo per calmarmi. La testa non mi girava più. "Mi sono spaventata." Ammisi. "Tu eri da solo, ma loro sono amici miei... non sapevo chi aiutare."

"Ma alla fine hai scelto me."

"Tu sei quello che ne aveva più bisogno."

"Davvero? Chi è adesso all'ospedale? E chi ha una ragazza in braccio?" Domandò, ammiccando soddisfatto.

"Stupido, non vantartene." Lo rimproverai con un fil di voce. Mi stupiva la sua spavalderia. Non si rendeva conto che il suo bel viso era ormai gonfio e inguardabile. O forse ne andava fiero. Accarezzai i suoi lividi, tastando il suo gonfiore. "Sei strano." Gli dissi.

La sua faccia piena di ematomi si stirò in un sorriso insolitamente dolce. Anche se lo trovavo spesso insopportabile, anche se aveva picchiato i miei amici, non riuscivo ad essere arrabbiata con lui. E poi c'era stato quel bacio, che sembrava essere già accaduto mille vite fa.

"Sei ancora contenta di avermi confidato il tuo segreto?" Mi domandò.

Le sue labbra erano vicine alle mie, ma questo non mi turbava. Piuttosto mi accorsi che stavo ancora accarezzando il suo viso, e a quella domanda smisi di farlo. Portai le mani dietro al suo collo, che era il posto meno imbarazzante in cui potevo toccarlo. Ormai avevo appreso che la sua pelle era davvero morbida come sembrava.

"Sì." Ammisi, con riluttanza.

"Allora io sono contento di essere strano."

Si alzò, portandomi in braccio, fece pochi passi e mi buttò sul suo letto scombinato. Rimosse le mie scarpe, poi anche le sue, seguite dalla maglietta e i jeans. Un timore mi assalì. Mi strinsi su me stessa mentre lo guardavo sdraiarsi accanto a me.

"Spogliati." Mi sussurrò all'orecchio. "Sta' tranquilla, non ti faccio niente."

Si era già messo a letto come in ogni altra notte passata insieme. Decidendo di fidarmi, gettai a terra tutto quello che avevo addosso, restando solo in canottiera e slip. Esattamente come lui. Non eravamo mai stati così nudi a letto. Era sbagliato, ma non riuscii a dirlo.

Mi sdraiai al suo fianco, fingendomi più tranquilla di quanto non fossi. Non volevo apparire insicura. Ma quando lui sfiorò la mia spalla e si avvicinò più del solito, ebbi un sobbalzo.

"Rilassati." Mi sussurrò, in tono rassicurante.

Metà del suo corpo fu su di me quando la sua bocca si posò sulla mia spalla, dove Giamma iniziò a tirare, mordere, succhiare. Anche se faceva male, ero stupita da come quel piccolo dolore si trasformasse in piacere, ogni volta che lo accompagnava a delle lente carezze sulla mia pancia. Lo allontanai solo quando prese tra i denti un lembo di pelle, mordendolo troppo forte.

Giamma mi fissava con occhi vacui e umidi, l'espressione intensa. Ne rimasi colpita. Nessuno mi aveva mai guardata in quel modo. Si era spostato perché non sentissi quanto fosse duro, ma io sapevo che lo era. Controllai la mia spalla: ora avevo un piccolo livido anch'io. Mi aveva fatto un succhiotto. E io glielo avevo lasciato fare.

"Non indossare nulla di scollato e non si vedrà." Mi disse. "Soltanto noi sapremo che c'è. E ogni volta che lo vedrai, saprai che sono tuo." Si toccò il viso gonfio, soffocando una smorfia di dolore. "Ora scusa, ma non mi sento bene. È meglio se mi metto a dormire."

Rimasi con lui anche quella notte, ma stavolta senza chiudere occhio.

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