9 marzo 2020

Tiro un'ultima boccata di nicotina dalla Marlboro già consumata fino al filtro e la schiaccio nel fondo di un bicchiere vuoto, attenta a non sbeccare lo smalto rosso.

Maledetto tempo, che muovi i fili della nostra vita e che ci prosciughi senza nemmeno darci modo di realizzare quello che è accaduto o che sta accadendo, privandoci della possibilità di reagire. Perché nella maggior parte dei casi, quando finalmente ce ne rendiamo conto, non possiamo fare altro che restare a guardare. Inermi.

Viviamo giornate in bilico tra cuore e mente, costantemente insoddisfatti del momento che stiamo vivendo, desiderando spesso di essere altrove, impazienti del domani o nostalgici del passato. A volte completamente soli anche in mezzo a tanta gente.

Potrei snocciolare infiniti esempi di come siamo bravi a sprecare tempo, incapaci di godere l'attimo, ingrati per ciò che già abbiamo.

"Assoluta assenza di tempismo", ecco cosa siamo in sostanza.

Era esattamente un anno fa. Un sabato pomeriggio di quelli che passeresti stesa sul letto perché la primavera riscalda l'aria ma indebolisce il corpo e concilia il sonno; di quelli chiusi in camera con l'ossigeno sopraffatto dal fumo dell'ennesima sigaretta accesa e con tua madre che ti urla al di là della porta che non è salutare. Ma non serve a niente rispondere e anzi ti fa venir voglia di accenderne subito un'altra. I vestiti usati di tutta una settimana ammassati sulla sedia della scrivania che tanto non serve più per studiare, la musica accesa, la finestra socchiusa e il cellulare in modalità aereo per non essere disturbata. Chissà se mi mancheranno mai questi pomeriggi: quelli del dolce far niente, quelli in cui riesci a riposare dal trambusto mattutino del lavoro coccolata dal pranzo preparato dalla mamma ma anche costretta a sfinirti a furia di ascoltare le sue raccomandazioni di ogni tipo, per qualsiasi cosa, a tratti snervanti oserei dire. E continuo a chiedermi: possibile che un giorno mi mancheranno?