Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

II - Closed Epigraph: (Suzuha) Arpeggio of Time Flexion (6)

SUZUHA

                    13 Agosto 1975

L'interno della macchina del tempo emana un forte odore di metallo ed è tappezzato di apparecchi di ogni forma e dimensione.
La bambina seduta a un angolo piange ininterrottamente da almeno un'ora, da quando mi sono allontanata per esplorare i dintorni. Pensavo che Kagari si sarebbe calmata per il mio ritorno, ma non ho avuto molta fortuna. È ancora qui, rannicchiata sul pavimento con la testa nascosta in mezzo alle gambe.

  «Per quanto tempo hai intenzione di stare così?»
Lei smette per un attimo di singhiozzare accorgendosi del mio arrivo. «Cerca di ricomporti. Pensa a come deve essersi sentita la Sorellona Mayu.»
Kagari Shiina alza il suo sguardo verso di me, il viso rigato dalle lacrime.

  «Mamma...?»

  «Avanti, non piangere. È... fastidioso.»
Non sono abituata a parlare con i bambini, non ci so proprio fare.
Mi abbasso verso di lei per guardarla dritta negli occhi e sfodero il mio sorriso più rassicurante.
Non voglio spaventarla. Il mio obiettivo è salvare milioni di vite e questa è la mia prima missione.
  «Ascolta, da adesso in poi ti tratterò come un membro delle Valchirie. Non sei più un semplice civile, ora lavori per me.»
Forse, per allentare la pressione su di lei, devo solo farla sembrare come un'avventura.
«Siamo nel 1975. Nessuno che conosciamo è ancora nato in quest'epoca, né papà né la sorellona Mayu. In altre parole, non c'è nessuno che possa proteggerci.»
Kagari mi fissa con la bocca spalancata. I capelli rossi le ricadono sulla fronte coprendole gli occhi. Io le scosto una ciocca con una mano e la accarezzo delicatamente su una guancia.
«Puoi contare solo su te stessa, capito?»

  «Capito.»
Kagari è in fondo molto coraggiosa, ho la sensazione che si riprenderà presto.
Si fa forza per smettere di piangere, senza un grande risultato, e tira su con il naso.

  «Non abbiamo molto tempo. Se qualcuno dovesse scoprire la macchina del tempo, ci sarebbe un gran trambusto.»
Il mezzo è atterrato sul tetto del Palazzo della Radio che in quest'era non è molto frequentato. Ci sono pochissime possibilità che la macchina venga trovata, ma qui non conosciamo nessuno che possa aiutarci a nasconderla e dobbiamo essere comunque prudenti.
Non possiamo trattenerci a lungo. Dobbiamo portare a termine la missione in breve tempo e spostarci in un'altra era appena finito.

  «Se qualcosa andasse storto, non possiamo usare la macchina per tornare indietro?»

  «Non c'è abbastanza carburante.» spiego a Kagari «Possiamo compiere solo un numero limitato di salti, dobbiamo fare del nostro meglio per risparmiare.»

  «Capisco...»
Allungo una mano verso di lei.

  «Vieni, prova ad alzarti.»
Mi avvio fuori dalla macchina con Kagari al seguito. Lei si ferma improvvisamente e alza lo sguardo sopra di sé...
In questo periodo il cielo di Tokyo è oscurato da nuvole di polvere, alte colonne di fumo risalgono dalle file di ciminiere e, unite agli scarichi delle auto che corrono per le strade, contribuiscono a creare uno strato di smog così spesso da essere praticamente visibile.
La città è ricoperta da un velo di morte.
Tuttavia, è il primo cielo "limpido" che Kagari abbia mai visto di persona: prima di oggi, l'aveva solo ammirato nelle foto e nei video. Le armi nucleari usate nella Terza Guerra Mondiale hanno cambiato il clima di Tokyo, e il cielo era costantemente ricoperto da grosse nubi nere. La luce del sole era troppo debole per trapassare le nuvole e non splendeva così intensamente.

  «Quando ero piccola...» alzo anche io gli occhi in alto «Il cielo era ancora così. Me lo ricordo..»

  «L'aria è così pulita..»
Nel 2036 avevamo bisogno di coprirci con una maschera prima di uscire fuori. Paragonato a quello, il 1975 è decisamente più vivibile.

  «Adesso capisci perché tutti erano pronti a sacrificarsi per cambiare la linea di universo? La storia, la guerra... Niente è più importante di proteggere questo.» le indico il cielo con un dito.
Kagari fa scivolare una mano in tasca e afferra il suo portachiavi Oopa, fissandolo con un'espressione triste sul volto. Credo stia pensando a sua madre, Mayuri, e alle ragioni che l'hanno spinta a mandarla indietro nel tempo con me...
Chiudo il portello della macchina: Kagari adesso sta bene, è il momento di andare. L'unica persona che può aprire il mezzo sono io, i miei dati sono stati inseriti nei protocolli della macchina tempo fa e nessun altro ne ha l'accesso. Anche se qualcuno dovesse trovarla, non capirebbe cosa sia: la tecnologia è molto avanzata per questo periodo.
  «Kagari, guarda qui.» le allungo una foto stampata.

  «Che cos'è?» mi chiede con curiosità.

  «Un vecchio computer, l'IBN5100. Nel 2036 non funzionavano più, ma in questa epoca dovremmo essere in grado di trovarne uno.
«La mia prima missione, e adesso anche la tua, è questa. Ora dividiamoci e cerchiamolo.»

  «Va bene.»
Le passo anche una piccola ricetrasmittente.

  «Comunicheremo con questa. Il suo raggio è piuttosto limitato, quindi non ti aspettare molto da questo aggeggio.»

  «Okey-Dokey...?» Kagari esamina la ricetrasmittente e alza il pollice in alto in segno di approvazione.

  «Ci incontriamo davanti a questo edificio ogni 90 minuti per aggiornarci. Va bene?»

  «Okey-Dokey.» ripete lei.

  «Ottima risposta.» annuisco e le batto affettuosamente una mano sulla testa. I suoi capelli rossi sono lunghissimi e morbidi...
«Bene, iniziamo.»

***

       10 Dicembre 2010

  «Trentacinque anni...»
Ero sul tetto del palazzo della radio, di fronte alla macchina del tempo, nello stesso punto in cui avevo parlato con Kagari per l'ultima volta. Dal mio punto di vista, erano passati solo pochi mesi.
Il panorama da lassù era cambiato radicalmente da allora e si sarebbe modificato ancora di più negli anni seguenti. Avevo visto con i miei occhi le trasformazioni del posto nel giro di 61 anni.
Non si trattava di una mia debolezza, di malinconia, ma quella vista mi faceva riflettere sulla solitudine e paura in cui gettava la mia esistenza a causa di un passato che non potevo condividere con nessuno.

  «Usare la macchina del tempo per cambiare le linee temporali significa andare contro le regole dell'universo.»

Le parole di Rintarō Okabe mi ritornarono alla mente...
Avevo iniziato a pensare a Kagari più del solito. Dopo aver passato così tanti mesi a cercarla per tutta Tokyo, non potevo avere la certezza che si trovasse ancora in città. Non avevo nessun indizio, nemmeno sul suo aspetto.
Forse era solo uno spreco di tempo, ma mi ero fissata l'obiettivo di ritrovarla.
Tuttavia, non avevo avuto molta fortuna neanche quel giorno...
Mi recavo sul tetto regolarmente per vedere se mio padre si fosse avvicinato alla macchina del tempo. L'avevo avvisato che avrebbe causato un paradosso temporale, ma non voleva ascoltarmi e andava spesso a esaminarla senza il mio consenso. Dovevo stare costantemente all'erta.
C'erano tante cose che dovevo fare...
Improvvisamente, sentii il rumore della porta sul tetto che si apriva. Strizzai gli occhi per cercare di riconoscere la persona che si stava avvicinando: era bassa e indossava uno strano cappuccio a forma di gatto.
Decisamente non mio padre.

  «Nya, eccoti! Buonasera, Suzu.»

  «Ah, sei tu, Sorellona Rumi...»
Faris Nyannyan si accostò a me con un balzo.

  «Chi è Rumi? Io sono Faris, nya.>»

  «Sei tu, la Sorellona Rumi.»
Il vero nome di Faris era Rumiho Akiha. Era un'amica di mio padre che ci aveva aiutato in molte occasioni nel 2036. L'avevo conosciuta quando ero molto piccola e per me era una "sorellona". Non sapevo perché volesse essere chiamata "Faris" e, ogni volta che chiedevo spiegazioni, rispondeva sempre "Faris è Faris, nya", il che non era d'aiuto.

  «Il laboratorio era deserto, quindi ho pensato che fossi qui. Ti ho portato degli avanzi...»
Faris mi mostrò una scatola per torte con il logo del café dove lavorava, il May Queen Nyan.

  «Sono contenta che mio padre non sia al laboratorio...»
Se avesse mangiato a quell'ora, sarebbe ingrassato ancora di più.

  «Non è per Daru, è per te.» Faris mi allungò l'incarto.

  «Per me?»

  «Andiamo, lo so che ti piace!»
Faris sorrise e mi diede un colpetto con il gomito.

  «Non... Non è vero...»

  «C'è una torta di mele, un montebianco e una fetta di torta alle fragole, nya. Allora, che te ne pare?»
Faris aprì la scatola per mostrarmi i dolci all'interno e un profumo di crema e frutta mi riempì le narici. «Avanti, mangia! Non fare complimenti.»
L'odore era così forte che quasi mi disgustò. «Devo imboccarti io?»

  «Li metterò nel frigo per domani.»
Faris scoppiò a ridere.

  «Sei davvero imperturbabile, Suzu! Se aspetti troppo, potrebbero perdere la freschezza.»

  «Grazie.» tagliai corto.
Faris mi strizzò un occhio e si girò verso la macchina del tempo.

  «Come sta andando la ricerca di Daru?» mi chiese.

  «Credo bene.»
Stavo cercando di intromettermi il meno possibile nel suo lavoro. Mi guardai intorno e domandai:
«Sorellona Rumi, è prudente lasciare la macchina qui?»
Grazie a lei nessuno aveva notato la presenza di quell'enorme macchinario sul tetto. Faris era l'erede di una famiglia molto influente che aveva contribuito alla costruzione di gran parte di Akihabara e ci aveva aiutato a nascondere la macchina del tempo.

  «Certo. Ho affittato tutto il locale, nya. Ho detto al proprietario che stiamo sviluppando un gioco VR. Non è la scusa migliore del mondo, ma sta funzionando.»
Tirai un sospiro di sollievo.

  «Grazie mille.»

  «Figurati, sono sempre pronta a proteggere gli elementi dai Byakhee, nya!» Faris intrecciò le braccia e si mise in posa.

  «Certo...» mi grattai la testa, in leggera confusione. «A volte quello che dici è proprio strano... Lo facevi anche tanti anni fa – intendo, nel futuro -... Mi chiedevo, che lingua sarebbe?»
Lei ridacchiò.

  «Non devi pensare, nya. Devi sentire.»
E, senza lasciarmi il tempo di ribattere:
«Sta iniziando a fare freddo. Penso che me ne tornerò a casa.»
Faris era sempre un grande mistero per me.

  «Ti accompagno io.»

  «Bene, così puoi cenare a casa mia.»
Scrollai la testa:

  «Non intendevo scroccare un invito...»
Faris accennò a un'espressione preoccupata.

  «Suzu, mangi mai del cibo vero? Sento che dovrei fare qualcosa per aiutarti.»
I suoi occhi si persero nel vuoto.
  «È un sentimento materno, come se dovessi proteggerti... Innesca qualcosa dentro di me e...»

«Non ho bisogno di aiuto. Inoltre...»
Qualcosa attirò la mia attenzione e lasciai la frase a metà. Mi guardai intorno: sentivo uno sguardo estraneo puntato verso di noi.

  «Va tutto bene?» iniziò Faris, ma io le feci segno di fare silenzio. Avevo sentito un debole rumore di passi provenire da dietro la porta sul tetto, così leggero che, se non avessi ricevuto un adeguato addestramento, non l'avrei mai notato.

  «C'è qualcuno.»
Faris mi guardò con aria confusa. «Ci hanno sentite.»
La maggior parte della discussione era frivola, ma avevamo parlato anche della macchina del tempo e, se qualcuno ci avesse ascoltato...

Afferrai la pistola che tenevo nella giacca e, in un istante, mi precipitai giù per le scale, l'aria fredda che mi sferzava il viso. Qualcuno stava correndo pochi metri più avanti, qualcuno che indossava dei pesanti stivali militari e che si muoveva rapidamente verso l'uscita.
  «Sei veloce!» gridai nel buio.
Saltai tre scalini e spalancai la porta con un calcio per raggiungere l'intruso.
Ero stata addestrata per muovermi velocemente, ma non fu abbastanza: quando giunsi al secondo piano, sentii il rombo di una moto che sfrecciava sull'asfalto.
  «No!» gridai, stringendo i denti.
Feci un passo in avanti scivolando su un oggetto rimasto a terra vicino alle scale che era rotolato nella mia direzione e finii a terra, battendo i fianchi.
Per la sorpresa, unita all'agitazione, mi lasciai scappare un urlo. Il cuore mi batteva a mille, la testa mi girava e le mani, sudate, avevano abbandonato la presa sulla pistola che giaceva a terra a pochi centimetri da me.
Mi sforzai di allungarmi per afferrare l'arma e corsi fuori. I fari della moto che si allontanava mi abbagliarono per un istante mentre cercavo di identificare la persona alla guida: indossava un elmo e una tuta neri, ma era già troppo distante per poter capire se si trattasse di un uomo o di una donna.
Il rombo del motore si fece più forte e la moto svoltò a un incrocio e sparì dietro l'angolo di Center Street...

  «Suzunya
Faris mi raggiunse poco dopo. «Stai bene?»

  «È scappato.»
Strinsi i pugni, maledicendo la mia disattenzione: se fossi stata prudente, nessuno si sarebbe avvicinato.

  «Adesso puoi metterla via.»
Faris indicò la pistola che tenevo ancora in mano. Sospirai e la riposi nella tasca della mia giacca, allontanando delle ciocche di capelli sudati che mi si erano appiccicate sulla fronte.
  «Chi era?»

  «Non lo so, ma era un tipo addestrato.» Stavo già riprendendo a respirare normalmente.

  «Addestrato?»

  «Hai visto qualcosa sulle scale?» chiesi, ripensando all'oggetto su cui ero inciampata.

  «C'era una borsa.» rispose Faris.

  «Era lì quando sono passata. Forse l'ha gettata apposta per farmi tardare: quando sono arrivata era già scappato via.»

  «Intendi come una trappola, nya?»

  «Solo qualcuno con un addestramento speciale avrebbe potuto farlo sul momento. Nessun altro.»
Lanciai uno sguardo nella direzione in cui era andata la moto e riflettei.
Sarà il SERN?
C'era un gruppo non identificato, i Rounder, che cercava computer IBN5100 per tutta Akihabara. Rintarō Okabe me ne aveva parlato, ma aveva anche detto che si trattava di un'altra linea di universo.
  «Non so chi fosse, ma è chiaro che altri, oltre a noi, sanno dell'esistenza della macchina del tempo.»
Che abbiano intenzione di rubarla?
Non avevo idea di cosa mi aspettasse, quindi pensai al peggio: in questo modo sarei stata preparata per affrontarlo.
Alzai gli occhi al cielo e sospirai. Stava diventando una brutta abitudine.
«Senti, sorellona Rumi, non dire niente agli altri.»
Faris mi fissò con i suoi grandi occhi rosa e un'espressione seria.

  «Perché?»

  «Se lo zio Okarin lo venisse a sapere, direbbe che è troppo pericoloso e che dobbiamo distruggere la macchina del tempo.»

  «Sì, ma...»

  «Questo non deve succedere.» la interruppi. «Proteggerò la macchina del tempo ad ogni costo e porterò lo zio Okarin alle porte dello Steins Gate.
«L'ho promesso a mio padre e a tutti quelli che mi hanno mandata qui.»

  «Va bene...» Faris abbassò lo sguardo. «Cerca solo di avvisare Daru.»

  «Okey-Dokey.»
Quell'ultimo sussurro fu trasportato in alto da un soffio di vento e si perse nel cielo di Akihabara...

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro