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I - Absolute Zero: p.2 Missing Link of the Annihilator


28 Novembre 2010

L'ATF si era concluso da quasi una settimana e l'incontro con Maho e il professor Leskinen al laboratorio era previsto per giorno 28, una mattina dal cielo insolitamente limpido. Presi l'espresso a dieci minuti da Ikebukuro e poi un bus in una stazione chiamata Wako City, a Saitama. L'edificio dove mi stavo recando si trovava vicino al RIKEN; sembrava un vecchio palazzo abbandonato, ma si ergeva imponente per una decina di piani. l'ufficio del professore era al secondo e il cartello sulla porta recitava "Organizzazione di Ricerca Globale delle Neuroscienze, Stanza di Preparazione, Ufficio Giapponese". Leskinen mi rifornì di tre paia di chiavi e una scheda di sicurezza per poter entrare.
Mi guardai intorno, attratto... Amavo i laboratori, tanto che ne avevo fondato uno io stesso insieme ad alcuni amici, ma quella era una storia passata...

L'ufficio doveva essere stato rinnovato da poco, perché i tavoli erano per la maggior parte vuoti, come se nessuno li avesse mai usati. Non c'era nemmeno una lavagna, il che rendeva la stanza ancora più spoglia e la luce era soffusa, forse per via della mancanza di ampie finestre. L'unica illuminazione era quella dei neon fissati al tetto.

«Che posto curioso...» Mi strinsi nelle braccia, avvertendo una strana sensazione di freddo.
Maho mi stava aspettando e si avvicinò a me non appena mi vide entrare.

«È qui che lavorano alcuni dei più famosi neuroscienziati del mondo. Il nostro laboratorio fa da guida per il progetto.» Stava con le braccia conserte e un'espressione tranquilla sul volto. Mi strinse la mano e sorrise. Speravo di non averla fatta attendere troppo.
«Questa è solo la stanza di preparazione.»
In uno dei due tavoli occupati regnava il più completo disordine. Fogli, calcolatrici, tazzine di caffé e bottiglie d'acqua erano sparpagliati lì sopra senza la minima cura: doveva essere il posto di Maho. L'altro, quello di Leskinen, era perfettamente sistemato.

«Dov'è il professore?» chiesi.

«È il suo giorno libero.»
Era domenica, motivo per cui quasi tutti i tavoli all'interno dell'ufficio erano vuoti.

«È anche il tuo?»

«Sì, altrimenti non sarei riuscita a dormire fino a dopo mezzogiorno.»
Quando ero andato a prenderla al suo hotel a Wako City, Maho era uscita dalla stanza ancora mezza addormentata, i suoi capelli erano più disordinati che mai...
Avevamo preso il treno insieme e ne aveva approfittato per spiegarmi le basi del test, poi lei era entrata per prima in laboratorio per ultimare le preparazioni ed io ero rimasto a fare un giro per la città. Alla fine ero anche riuscito ad arrivare in ritardo.
Certo, l'idea di incontrare Amadeus mi interessava, ma in realtà ero molto più nervoso di quanto dessi a vedere.
Mi avrebbero dotato di un dispositivo per parlare con l'IA ventiquattr'ore al giorno, il che significava che avrei avuto la possibilità di contattare Amadeus Kurisu in qualunque momento. Questo era tutto ciò che mi avevano detto.

«Lei è...» esitai, rivolgendomi a Maho. «Amadeus Kurisu è qui?»
Lei annuì, poi rabbuiò improvvisamente e la sua espressione si fece seria.

«Hai detto "lei"?» I suoi grandi occhi verdi mi fissarono intensamente. «Voi due eravate molto uniti, non è vero?»
Il mio silenzio era già una risposta più che soddisfacente. Maho abbassò il capo e sorrise debolmente.
«Forse non dovresti incontrarla, dopotutto.» soggiunse, distogliendo lo sguardo. «Più sei vicino a una persona, più il sistema può diventare... crudele.»

«Nessun problema.»
Stavo mentendo. Mi ero fatto coraggio più che potevo, ma non ero sicuro di riuscire a sopportarlo.

«Va bene, rammenta solo una cosa.» Maho raddrizzò la testa e incrociò nuovamente le braccia. «I ricordi contenuti in Amadeus sono stati aggiornati per l'ultima volta a Marzo. Qualunque cosa tu dica riguardante ciò che è successo dopo, lei non sarà in grado di ricordarlo.»
Annuii. Forse era meglio così: non avrebbe ricordato il nostro primo e ultimo incontro...
«Io e il professore abbiamo parlato con lei diverse volte, in questo modo Kurisu- Amadeus Kurisu - ha creato dei nuovi ricordi.» Esitò.
«In altre parole, quella che incontrerai non è la tua amica. Spero che non crei confusione: è uno dei problemi del sistema.
«Lei non è la vera Kurisu.»
Dovevo solo evitare di confondere realtà e fantasia, dunque.
«A volte dimentichiamo che i nostri ricordi sono diversi rispetto a quelli degli altri...» riflettè Maho.
Ricordi che non corrispondono... Conoscevo bene quella sensazione, la chiamavo Reading Steiner: una capacità che solo io possedevo e che rendeva i miei ricordi diversi da quelli delle persone intorno a me.

«Portami da lei.»
Maho annuì e mi guidò dall'altra parte della stanza. Separata da una spessa parete divisoria, c'era una cabina il cui accesso era protetto da un codice e una serratura speciale.
«Prendete la sicurezza molto sul serio...» osservai.

«Le spie industriali sono la nostra più grande minaccia.»
Maho sbloccò il codice e aprì la porta...

Era uno spazio decisamente angusto e di dimensioni ridotte, pochi metri per lato, e al suo interno vi erano solo due poltrone e un computer a trenta pollici disposto su un tavolo bianco accostato alla parete.
«Siediti dietro di me.» Presi posto sulla poltrona più vicina, dove potevo avere una buona visuale del monitor. Maho accese il PC e sullo schermo comparve il logo di Amadeus in una grafica molto suggestiva. Ironicamente, l'username inserito era Salieri. Difficile che si trattasse solo di una coincidenza: nel film "Amadeus", il personaggio di Salieri era geloso del talento di Mozart ma, in realtà, era colui che, nel profondo del cuore, lo ammirava più di chiunque altro. Forse c'era un significato dietro quell'ID... Maho non mi lasciò il tempo di fare domande e coprì lo schermo con una mano.
«Non guardare la password.»
Mi voltai con leggera riluttanza. La sentii digitare sulla tastiera del computer per qualche istante e poi mi fece segno di avvicinarmi: un prompt dei comandi era apparso sullo schermo.
«Sei pronto?» Riuscii ad avvertire una nota di sfida nel suo tono di voce.

«Certo.» risposi senza esitazione. La tensione stava crescendo dentro di me a ogni secondo di attesa. Maho inserì alcuni comandi e si girò di nuovo verso di me per assicurarsi che non guardassi.

«Mi dispiace, non posso mostrarti questo procedimento.»
Sbuffai.

«Tanto non capirei nulla...» Stavo iniziando ad agitarmi senza sapere bene il motivo.

«È solo per sicurezza.» Spense il monitor e si voltò ancora una volta per guardarmi dritto in faccia. Aveva un'espressione alquanto seria e le sopracciglia alzate. In quel momento mi resi conto di stare stringendo i pugni: le mie mani erano sudate e i miei pollici, scavati dalle unghie, erano diventati rossi. Da quanto tempo lo stavo facendo? Ero più nervoso di quanto pensassi.
«Qualcosa non va?»

«E' solo che...» tentai di spiegare «Sono un po' spaventato.»

«Sei ancora in tempo per andartene.» fu la pronta risposta di Maho. Faceva del suo meglio per sottolineare la sua disapprovazione , ma questo non scalfì la mia determinazione. Raddrizzai la testa.

«Molto incoraggiante...» commentai.

«Sono solo preoccupata per te.» Scrollò le spalle e distolse lo sguardo. Ero irritato.

«Strano modo di dimostrarlo.» Alzai un sopracciglio, ostentando tutto il mio disappunto. «Tu, Kurisu... Voi ragazze amanti degli esperimenti...» Lei mi perforò con i suoi grandi occhi verdi. A quello sguardo il vecchio me stesso, emerso per un breve istante, fu immediatamente represso. Mi corressi subito dopo: non era il momento di scherzare.
«Chi passa tutto il tempo in un laboratorio può diventare sgarbato.» feci notare. Maho mi rimbeccò:

«Questo è un pregiudizio! Potrei denunciarti per diffamazione.» Mi ci volle un po' di tempo prima di capire che stesse scherzando.

"Mi hai fatto prendere uno spavento.»
Lei si lasciò andare a una risatina.

«Conosco un buon avvocato, vuoi che te lo presenti?»

«Se è possibile, prima di essere citato in giudizio.» ribattei, accennando a un sorriso a mia volta.

«Se vuoi contrattare, avrai bisogno di un bel po' di soldi.» Mi strizzò un occhio senza smettere di ridere. La tensione si stava smorzando, dopotutto, e anche io stavo quasi iniziando a rilassarmi...

«Ti comprerò una Dr. Pepper più tardi.»

«Sei un tirchio!» ridacchiò Maho, emettendo un buffo suono gutturale. Normalmente l'avrei considerato irritante, ma quella volta l'effetto fu diverso: non l'avevo mai vista così allegra.
Maho Hiyajo aveva attorno a sé l'aura tipica degli scienziati: una forza di volontà unica, accompagnata da una buona dose di suscettibilità che la faceva apparire costantemente infastidita. In fondo, però, non doveva essere così male.
Lei, Maho, somigliava molto a Kurisu...
...

Quando ho incontrato Kurisu Makise, la prima impressione è stata quella di una persona arrogante, quasi scortese, testarda e sempre pronta ad affrontare una discussione a testa alta e sopracciglia sollevate, per poi trasformarla irrimediabilmente in un litigio. Non credevo che avrei mai incontrato una ragazza più odiosa.
Eppure, dietro quella corazza si celava una giovane donna fragile, insicura, dolce, così amabile...
Lei...

«Cosa c'è di così divertente, Senpai
Una voce femminile amaramente familiare proveniente dall'altoparlante del computer attirò la mia attenzione. Mi voltai di scatto, il cuore sul punto di esplodermi nel petto dalla sorpresa.
Non avrei mai potuto dimenticarla...
Maho accese il PC e lei apparve sullo schermo.

Era diversa dalla Kurisu dei miei ricordi, forse perché l'immagine era basata sull'aspetto che aveva al laboratorio di Neuroscienze: indossava un camice bianco e un'inconfondibile cravatta rossa. I capelli le ricadevano sulle spalle, perfettamente pettinati e i suoi occhi erano di un blu intenso cangiante in viola. Per essere un modello digitale, la copia era perfettamente identica, così simile che mi sembrò di averla davanti a me...
La webcam si girò automaticamente nella mia direzione e Amadeus Kurisu mi guardò dritto negli occhi.
«Chi è lui?» Provai una stretta al cuore e un groppo insopportabile mi strinse la gola. Maho mi presentò, ma io non riuscivo a sentire le sue parole: la vista mi si stava annebbiando...

Kurisu...

Rimasi a fissarla, rapito. Avrei voluto allungare le mani, toccarla, abbracciarla.
Lei...
Lei era lì.
«Piacere di incontrarti, Rintarō Okabe. Io sono Kurisu Makise. Non vedo l'ora di lavorare con te.»

***

???

...E allora aprirò il Gate dello Zero, sconosciuto al mondo.
Tutto sarà ridotto in particelle e si riassemblerà.
Quando accadrà, ti dimostrerò che sono in grado di mantenere sana questa mia coscienza che ora si sgretola...
Ed in quel luogo, in quel momento,
Il tuo "tempo" ricomincerà a scorrere,
Ancora una volta.

Angolo dell'autrice
Ho deciso di inserire come citazione di fine capitolo un pezzo della opening song della Visual Novel, intitolata Amadeus, che si può sentire subito dopo questa scena che avete appena letto.
Da questo incontro con Amadeus Kurisu in poi inizierà la vera e propria storia di 0...
Pronti?
(Parte Speciale domani!)

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