Seconda chance
Un lieve torpore le pervade il corpo mentre il gelo del metallo le penetra fin dentro le ossa. La confusione si appropria della mente di Antoniette quando aprendo gli occhi si trova decine e decine di catene pendere dal soffitto che si perde nel buoi.
Prova ad alzarsi, ma immediatamente il collo si rifiuta di flettersi in avanti e subito le ritorna in mente il ricordo di Cool che la stordisce.
"Figlio di puttana".
Lentamente ritenta di rialzarsi riuscendo a mettersi a sedere su un lungo tavolo operatorio, davanti a lei tanti altri tavoli identici si estendo lungo una stanza immensa. Nonostante le notevoli dimensioni dell'ambiente esso non le pare minimamente vuoto, al contrario esso è riempito, quasi soffocato da una notevole quantità di attrezzature.
Bracci robotici pendono dal soffitto su alcuni tavoli pronti a montare e smontare parti meccaniche. Lungo la parete un'intera fila di scaffali ripiena di barattoli dai contenuti più vari ed esoterici. Carcasse di macchinari meccanici ovunque e quelli che sembrano strumenti di tortura sparsi sul pavimento.
"Cavoli che posto inquietante".
Neanche il tempo di rendersi conto di quello che ha detto che una sensazione di disagio le sale dalle budella avvolgendole il cuore.
Su uno dei tanti tavoli operatori giace immobile il cadavere di Maximum, un buco di proiettile sopra il naso evidenzia la causa del decesso. Inoltre al posto del braccio meccanico ora non c'è niente e lì vicino è posizionato un nuovo prototipo di braccio a vapore che sembra pronto ad essere agganciato.
"Signorina Antoniette la trovo in forma".
La ragazza si volta di scatto trovandosi di fronte Lermitage ad osservarla.
"Dottore; immagino di doverti ringraziare per avermi curata".
"O non ce ne è bisogno, il tuo ragazzo si è premurato di metterti fuori combattimento senza causarti danni di alcun genere".
"Già davvero gentile, peccato che la ferita più grave che mi ha causato non si esteriore, ma interiore".
"Mi duole profondamente per te, ma queste sono lesioni contro cui la medicina non può nulla".
La ragazza continua a guardarsi intorno intimorita.
"Le piace il mio laboratorio di ricerca?".
"Più un laboratorio degli orrori direi...senza offesa ovviamente".
"Per carità ognuno ha il diritto di pensare quel che vuole. Dunque ritengo che da questo momento in poi i suoi servigi non siano più richiesti. Ora che ho terminato di vegliare su di lei pure i nostri obblighi verso la sua incolumità sono terminati, quindi può congedarsi".
"Hai detto che i miei servigi non sono più richiesti?".
"Esatto, qualche problema?".
"No, però la missione non è stata portata a compimento se no mi avreste consegnato il compenso pattuito; ciò significa che i fratelli sono riusciti a far scappare i Fleer".
"Ottime capacità deduttive signorina Levrier però non capisco dove vuole arrivare".
"Hai detto che le mie capacità non sono più richieste, non le nostre, quindi se devo dedurre qualcosa è che tu continuerai a lavorare per il cliente fino al completamento della missione. Se è così anche io voglio essere assoldata nuovamente".
L'uomo sospira fragorosamente sedendosi su una sedia lì vicino.
"Cara, hai già rischiato di rimetterci la vita, sei stata graziata solo perchè che tu lo ammetta o no voi ed il signor Cool siete profondamente legati".
"Eravamo...eravamo profondamente legati".
"Ovviamente, sta di fatto che Nienette e Maximum sono morti durante l'assalto, il generale Zoldick ha deciso, saggiamente aggiungerei, di accettare il dispensamento dall'incarico e secondo me sarebbe meglio se tu seguissi il suo esempio".
"Di quello che pensi te a me non frega nulla, ho bisogno di quei soldi, quindi te lo chiedo gentilmente; portami a parlare col mittente".
Dopo averci pensato un attimo Lermitage si alza ed invita Antoniette a seguirlo.
I due attraversano diversi corridoi bui fino ad uscire dalla struttura.
"Questa è l'isola assegnata al culto del sacro Lindor".
"Non vi facevo una persona religiosa".
"Ognuno di noi ha bisogno di aggrapparsi a qualcosa; per voi è la scienza, per me la fede".
"Toccante, ma non sono qui per discorrere sui segreti della vita. Prego mi segua".
"Dove stiamo andando?".
"Nell'isola nobiliare, alla tenuta della famiglia Fester per l'esattezza".
La tenuta dei Fester è più esatto paragonarla ad un castello, un enorme castello in stile vittoriano. Alte torri che durante il giorno superano la posizione delle nuvole ed una massiccia base costruita con enormi pietre nere incastrate l'una con l'altra e saldate dalla calce.
Protetto da un'alta cinta muraria il castello sorge appollaiato su uno strapiombo e come un condor osserva il cratere del vulcano quasi aspettandosi di veder comparire sullo strato di lava un cadavere su cui potersi accanire.
Dopo aver attraversato una sequenza incontabile di camere, anticamere, corridoi e saloni fino ad arrivare allo studio di Faust.
Appena entra un ragazzo viene buttato a terra da uno schiaffo partito dalle rinsecchite mani di un vecchio.
"Quindi è vero che i Fester stanno complottando per prendere il potere ad Alcahlibia".
Il vecchio evidentemente infastidito dall'interruzione si rivolge a Lermitage con un tono a stento tenuto sotto controllo.
"E questa ragazzina chi è DuChamop?".
Senza bisogno di essere presentata Antoniette si inginocchia e prende l'iniziativa.
"Mi chiamo Antoniette Levrier, mi avete assunta per eliminare la famiglia Fleer".
"Un'altra fallita insomma proprio come questo qua".
Faust tira un calcio nello stomaco dell'ombra mentre tenta di rialzarsi, facendola ricadere a terra. Anche se un po' intimorita che un ometto apparentemente innocuo come lui possa nascondere tanta rabbia la ragazza continua comunque a farsi avanti.
"Ha ragione signore, ho fallito. Proprio per questo ora mi trovo qui davanti a lei. Le giuro sulla mia vita che se mi concede nuovamente la sua fiducia la cosa non riaccadrà più".
Rimettendosi in ginocchio pure l'assassino apre bocca.
"Mi unisco alle suppliche della ragazza signore, mi dia un'ultima volta la possibilità di renderla fiera di me e vedrà che le porterò dei risultati.
Il vecchietto li fissa un attimo prima di tornare dietro la scrivania a versarsi un bicchiere di brandy.
"E dimmi ragazza, che cosa vorresti in cambio dei tuoi servigi?".
"5000 monete d'oro, come d'accordo iniziale. Considerando con chi sto parlando non dovrebbero essere un problema".
"Siete fortunati, le miei spie mi hanno riferito giusto qualche ora fa di aver visto Chrisantos aggirarsi per i bar dell'isola dei rifiuti".
I volti dei due si illuminano e l'ombra chiede.
"Allora chi di noi due avrà l'incarico di eliminarlo?".
"Entrambi, collaborate e portatemi quell'uomo. Lo voglio vivo".
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