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Ladro

Quando il padre esce dall'ufficio Antoniette riesce a sgattaiolarci dentro senza troppi problemi. La stanza è piccola ed angusta, suo padre è sempre riuscito a concentrarsi meglio senza troppe distrazioni. L'unico mobilio è formato da una scrivania in perfetto ordine e una piccola cassettiera dove tiene i documenti dei carichi, oltre ovviamente allo scaffale contenete i libri che non vuole siano letti da altre persone. Una piccola finestra fa entrare un fascio di luce lunare che finisce dritto sulla scrivania. Una bottiglia di vino è mezza vuota. In passato suo padre non era solito bere, aveva iniziato avanti con gli anni.

A pensarci meglio molte cose erano cambiate negli anni. Muovendosi nell'ambiente si ricorda quanto gli sembrasse enorme quand'era più piccola. Per arrivare ai libri più in alto doveva salire sulla sedia e mettersi in punta di piedi, ora la sedia non le serviva più, ma non in fondo non era cresciuta così tanto. Mentre si alza sulle punte per raggiungere i libri situati sulla mensola più in alto va a sbattere con il seno contro il mobile.

Almeno non era cresciuta troppo in altezza, poi per il resto è un altro discorso.

Preso il primo libro si mette all'opera iniziandone a sfogliarne le pagine.

Intanto nell'isola accademica Shoot e Lestra passeggiano mano nella mano tra i giardini pensili sotto il cielo stellato quando un individuo finisce per urtare il ragazzo.

"Guarda dove vai" gli urla la ragazza indignata per essere stata interrotta in momento tanto poetico.

"Scusatemi, giuro che non vi avevo visto". A parlare è un ragazzetto, in verità non avrà che un anno in meno di Shoot, ma la corporatura esile e la bassa statura lo fanno sembrare ancora più piccolo. Per il resto è vestito molto elegante, camicia bianca, cravatta nera, panciotto rosso, giacca sempre nera e pantaloni del medesimo colore. Inoltre per coprirsi dal freddo porta dei guanti in pelle sempre rigorosamente neri, così come il cappello che ha sulla testa che nasconde dei corti capelli color ruggine.

"Tranquillo, capita a tutti di essere con la testa fra le nuvole" minimizza Shoot muovendo la mano a destre e sinistra.

"Non ti ho mai visto qua? Chi sei?" interviene Lestra.

"Oh sono appena entrato, mi chiamo Esteban. Ora se volete scusarmi devo proprio andare".

Come era arrivato il ragazzo sparisce nel nulla. I due si guardano un attimo un po' straniti da quell'insolito incontro, poi con una scrollata di spalle decidono di ritornare in camera.

Solo che giunti a destinazione trovano il posto a soqquadro. I vestiti sono riversati sul pavimento, il materasso del letto è rivoltato con le lenzuola avvolte attorno. I cuscini si trovano sparsi ovunque lungo la stanza, mentre i cassetti della scrivania sono aperti ed il contenuto è vuotato tutto sopra il mobile. Anche i libri di incantesimi sono sparsi ovunque alcuni aperti altri no.

"Wow, certo che ha lasciato un casino pazzesco".

"Non è colpa mia tutto questo disordine, qualcuno deve aver frugato in camere, devo subito avvertire un professore". Lestra fa per uscire dalla stanza quando Shoot la blocca afferrandola per un braccio.

"Non puoi dirlo agli insegnanti oppure capiranno che vivo qui anch'io".

"Va bene, ma non possiamo certo stare qui a non far niente".

"Certo che no, prepara subito un messaggio di fuoco, dobbiamo chiamare Cool. Ad aver rovistato in camera tua potrebbe essere stato il nostro vecchio maestro. Se è così lui saprà trovarne le tracce".

La ragazza si mette subito all'opera con l'incantesimo, pochi minuti dopo il fratello riceve il messaggio. Giusto un attimo per vestirsi e salta subito fuori dal fienile, direzione: Accademia della magia di Alcahlibia.

Nel frattempo la ricerca di Antoniette prosegue spedita, i libri non sono tanti e lei è un'accanita lettrice, anche se di romanzi d'avventura di solito. Finalmente riesce a trovare il tomo che le interessa quando la porta si apre e suo padre entra nello studio.

"Papà? Che ci fai sveglio a quest'ora?".

"Potrei farti la stessa domanda biscottino" risponde l'uomo puntando gli occhi sul libro.

"Ricerche" dice lei indicando le pagine. L'altro si avvicina abbassando la testa da sopra la spalla di lei ed iniziando a leggere ad alta voce.

"La gemma dell'evocazione è un potente manufatto in grado di evocare esseri provenienti da qualsiasi piano. Per essere utilizzata ha però bisogno del campione di sangue di un parente prossimo dell'essere che si desidera evocare. Perchè ti interessa un oggetto del genere?".

"Per un amico, non posso dirti di più" cerca di sviare la conversazione restando sul vago. Massaggiandosi le meningi stanche l'uomo si accovaccia raggiungendo l'altezza delle ginocchia della ragazza.

"Senti, lo so che ultimamente i rapporti tra noi due sono tesi, ma non ho intenzione di litigare con te anche sta sera. Quella gemma è fondamentale per gli affari della nostra famiglia. La usiamo per evocare spiriti di persona care così da poterne ricattare i familiari ancora in vita. Praticamente ci consente un continuo afflusso di schiavi senza neanche dover combattere".

"Già immagino sia una vera e propria miniera d'oro per te, ma non ti fai schifo da solo quando ti senti parlare?".

"Ecco appunto, alla fine abbiamo finito per litigare. Senti ragazzina, lascia stare la gemma. Giuro che se quel sasso sparisce da questa casa sarai diseredata di tutti i tuoi averi", l'uomo si alza uscendo dalla stanza. "La discussione è finita" e si richiude la porta alle spalle lasciando Antoniette immersa nel buio a desiderare di esser nata in qualunque altra famiglia.

Decisa a non lasciar correre esce anche lei dalla stanza. Per fortuna nel libro era presente anche un'immagine della gemma. Grazie al riferimento visivo le torna subito in mente dove l'hai già vista. Con passo deciso si dirige verso la tesoreria della famiglia. In fondo era ovvio, bastava pensarci un attimo.

Arrivata si trova davanti ad un vicolo cieco, chiunque potrebbe pensare che lì davanti non ci sia altro da fare se non voltare i tacchi e tornare da dove si è arrivati. Ma Antoniette sa' come entrare, sopra un piccolo mobiletto in legno è posizionato un busto in marmo di suo padre. Alla ragazza basta premerne il naso per rivelare il passaggio dentro al muro. Dall'altra parte si trovano diverse pile di monete d'oro. Sono tutte posizionate ai lati come a voler creare un percorso che porta dritto ad una teca di vetro. Dentro la teca è posizionata la gemma dell'evocazione. Un perfetto ovale del colore del mare.

"Ti ringrazio tanto per aver aperto il passaggio segreto al posto mio" dice una voce proveniente dalle sue spalle.

Una figura completamente ammantata di nero con un fazzoletto a coprirle la faccia sta in piedi a fissarla.

"Probabilmente senza il tuo intervento ci avrei messo ore a trovare la statua giusta tra tutte queste". La figura allarga le braccia ad indicare tutte le varie statue posizionate lungo il corridoio oltre al busto del padre.

"Chi sei?" domanda la ragazza mentre srotola la frusta pronta al combattimento.

"Mi chiamo Esteban e voglio quella gemma".

"Mi sa proprio che ti toccherà tornare indietro a mani vuote. Mi basta un solo grido per far piombare qui una decina di guardie in pochi secondi".

"Provaci pure a gridare".

"L'hai voluto tu", la ragazza inspira una grossa boccata d'aria e si prepara a gridare quando si ritrova Esteban davanti a coprirle la bocca con una mano. Nemmeno un grido esce, tutto l'ambiente rimane immerso nel silenzio della notte. A quel punto con gli occhi spalancati dalla paura l'ultima cosa che Antoniette vede è un pugno diretto contro la sua faccia, poi il nulla.

Il nero la avvolge, tutti i sensi spariscono di colpo e la ragazza sviene a causa del colpo del ladro.

Con l'elsa di un pugnale il ragazzo rompe la teca di vetro impossessandosi della gemma, poi sparisce nella notte portandosi dietro sia il gioiello che la ragazza.

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