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Caro Diario
Non sono la tipa da diario , e effettivamente non so nemmeno perchè lo sto facendo ma mia madre pensava che fosse socialmente utile a migliorare il mio caratterino e pensava che liberare la rabbia scrivendo potesse riuscire a togliermi dal giro per un po' .
Non so' perché le ho dato ascolto , soprattutto ora che lei, beh, non c'è più... So' solo che ora sono qui a scrivere e che non mi dilungherò nel dare spiegazioni. Dicono che scrivere serva a calmare la rabbia, a sfogare le emozioni represse, a farti rinascere, ma non penso stia funzionando gran che. Mamma diceva che tutto, anche le cose peggiori, possono essere superate, parlava in continuazione di quanto ,in bene, sarei potuta migliorare se solo l'avessi voluto, ed è forse per questo che ora sporco questo foglio d'inchiostro. Voglio dimostrarle, nonostante non mi possa ne' vedere ne' sentire, che sono cambiata, che ce la sto mettendo tutta per cambiare.
Comunque, evitando di piangere, è arrivato il momento di dare un nove a questa, ecco, questa anima sola. Sono Axel , Axel Shawn , sono nata il sette febbraio di diciassette anni fa e ora ,beh , posso dire di essermi presentata a dovere.
Abitavo fino a due ore fa in un modesto appartamento di Manhattan, solo che era arrivato il momento di prendere il volo, non potevo più sopportare il modo in cui, quell'uomo che chiamo padre, mi trattava. Non potevo più sopportare la sua violenza e tutto l'alcol che si scolava .Così ora sono qui, aspettando la metropolitana con delle valige in mano, con il cuore infranto e ,come meta , la scuola più prestigiosa dello stato della California.
*flashback*
<<Mi viene il terrore se penso che dovrò farmi un altro anno in quella scuola per trogloditi.>>gli dico mentre corriamo verso il rifugio più vicino. Non risponde, sa bene la paura che ho, vorrebbe salvarmi ma non può, non c'è bisogno di aggiungere altro.
Sgattaioliamo dal retro, è l'ennesima serata che va a farsi fottere per colpa della pioggia. Eddy mi guarda per attimi infiniti, ha i capelli bagnati e gocce d'acqua che ancora gli rigano il viso, proprio come me. I capelli blu sono raccolti in una crocchia alta e spettinata, la canottina grigia serve a coprire poco, bagnato tutto è evidente, ogni mia imperfezione é perfettamente notabile. Il cielo tuona e il grigio delle nuvole mi mette una certa angoscia, mi ricorda i miei occhi in lacrime. Aspettiamo sotto al portico per non sporcare il pavimento di casa, papà non lo sopporterebbe e sarebbe 'costretto' a menarmi, proprio come fa sempre. Mi scaldo le braccia con le mani e rabbrividisco nuovamente guardando i bellissimi occhi di Eddy, che al mio fianco si toglie la giacca per non farmi morire di freddo; mi appoggia la felpa sulle spalle e mi stringe a se con un braccio, non è molto che ci conosciamo ma lui mi ha veramente salvato la vita. <<Grazie, Coleman.>>scherzo sul suo cognome e affondo il viso nell'incavo del suo collo. Sento le sue labbra vicinissime e, un attimo dopo, calcare calde della mia fronte.
E:<<Eh di cosa, Signorina Shawn?>>mi culla con le braccia e mi stringe ancora di più a sé. Sento il suo cuore battere fortissimo e non mi sembra vero di poterlo sentire, così cosciente del fatto che lui sia qui per proteggermi, per non vedermi morente al pavimento, con una bottiglia in mano e delle pasticche chiuse in un sacchetto fra le dita. Per non farmi ricadere in quella trappola mortale. <<Di esistere, Eddy. Di essere qui con me. Di essere quello che sei , così te stesso, così disponibile nei mie confronti. Per avermi salvato la vita, per avermi creduto, nonostante tu sappia che io sono un'eccellente bugiarda. Per aver colto il fato e per non esserti fatto intimorire dagli altri. Perché senza questo, senza il tuo sorriso e il tuo sostegno, senza le grida, non sarei mai cambiata. Non sarei mai uscita dal giro. Non sarei quella che sono ,senza te.>>ci guardiamo negli occhi intensamente e ci perdiamo, l'uno nell'altra. Ho le mani strette al suo petto e ci fissiamo come fosse l'ultima volta, tiene le sue sulle mie e rimane in silenzio, riempiendomi di farfalle nello stomaco e facendomi sentire come non mi sentivo da anni.<<Eh quindi ti ringrazio di avermi salvata, di essere la mia famiglia.>>mi trovo con le spalle alla parete e con il suo viso ad un centimetro dal mio. Rimango paralizzata, con le sue mani che scorrono dai fianchi alla spalle, fino a prendermi il viso e portarlo a combaciare al suo lentamente, ricordando il terrore che ho provato e che ancora provo, in ogni relazione che si presenta. In pochi lo sanno, ma lui è l'unico che mi ha creduto. Le sue labbra toccano le mie di sfuggita, per poi continuare a stuzzicarmi con i denti, prendendo il mio labbro inferiore senza stringerlo. <<Axel, non pensare.>> vede i miei occhi persi, prima di stamparmi un altro bacio, afferrando le mie braccia e avvolgendole al suo collo, proprio come fanno due fidanzati. Muovendo accidentalmente il piedi, quasi scivolo su una mattonella mobile, che stranamente, possiede anche una maniglia, dove mi si incastra un laccio delle scarpe. Ci stacchiamo, entrambi con la fronte corrugata, per poi fissare quella che, in realtà, è una botola nascosta.
E/Io:<<Cosa?>> ci chiniamo e, dopo aver liberato il laccio, solleviamo lentamente la maniglia. Uno scomparto nascosto prende forma davanti ai nostri occhi ingenui con, coperta da un telo, una vecchia scatola di scarpe, rovinata e ricoperta di polvere.
<<Ma>> pulisco il coperchio con le dita e, subito dopo, noto inciso il mio nome. <<cosa?>> apro la scatolina. Gli occhi mi escono dalle orbite alla visione di banconote chiuse in mazzette da dieci. <<OH MIO DIO!>> esclama Edward prima di massaggiarmi gli occhi e pizzicarsi le braccia. <<Piccola, cazzo, saranno diecimila dollari!>>iniziamo a ridere dalla gioia, poi ci abbracciamo proprio come farebbero due fratelli. È un sogno. <<Ti rendi conto che, così, potrai andare alla scuola dei tuoi sogni?!>>esclama, al settimo cielo.
Ebbene, trovai undicimila dollari in banconote da cento. Soldi che mio padre nascose alla morte di mia madre, lei li racimolo' nell'arco della sua vita destinati a me, proprio come scritto nel foglietto sottostante. Così, è solo grazie alla fortuna che, ora, posso studiare.
Mi sistemo la felpa, aspettando la metropolitana delle sei. La stazione è totalmente grigia e cupa, sono l'unica nei paraggi ed è una cosa che mette parecchia ansia. Il sole non è ancora sorto, il cielo è cupo proprio come quella sera d'agosto. Mi tocco le occhiaie sotto gli occhi e il ricordo della sera appena passata riaffiora, è stata la notte più lunga è brutta della mia vita ma, sinceramente, non volevo finisse mai. È come se sentissi di nuovo il trillo del telefono nelle orecchie e tornassi a vivere quei terribili attimi ogni volta che chiudo gli occhi. È come un disco che si ripete.
*flashback*
E:<<Si, ma promettimi che andrai a dormire,okay?>>sento la sua voce roca forte e chiara.
Io:<<Croce sul cuore. Eh tu Vedi di non farti ammazzare, okay?>> ridiamo, è l'ultima frase che gli dico prima di chiudere la chiamata. Mi stiracchio e spengo la luce, è stata una giornata faticosa e, infatti, subito gli occhi si chiudono, facendomi cadere in lunghi e profondi incubi.
*Quattro ore dopo*
Gli occhi si aprono dallo stupore, il cellulare squilla all'impazzata e nulla può spiegarmi il perché. Alzo il capo e leggo la scritta sul telefono:<<*Numero sconosciuto*. Ma chi può essere a quest'ora?>>mi metto dritta sul letto e rispondo mentre mi sgranò gli occhi con il dorso della mano libera.
la voce è femminile, mai sentita, mi saluta cordialmente:<<Scusi, parlo con la signorina Shawn?>> sembra quasi una registrazione.
Io:<<Sì, mi scusi ma è l'una passata, con chi parlo?>>mi massaggio i capelli e scostò la tenda per vedere la luna. Le stelle brillano e il cuore batte normalmente, è sempre bello vedere il cielo così pulito, mi riporta sempre indietro nel tempo.
Xx:<<Mi scusi, signorina, la chiamo dal reparto d'urgenza dell'ospedale del centro di Manhattan.>>gli occhi scattano verso il crocifisso alla parete e il cuore riceve una netta scossa, sperando che non si tratti di ciò che penso.<<La chiamo per informarla che il Signor Coleman è stato ricoverato in condizioni urgenti questa notte. Pensiamo abbia assunto sostanze stupefacenti, è entrato in shock anafilattico.>>dentro, piano piano, il cuore smette di funzionare e la mente va in tilt. <<Ci siamo presi la responsabilità di informarla (prendendo il suo numero di telefono, Signorina, dal cellulare del diretto interessato) che Edward, scusi il mio gergo informale, biascica da ore il suo nome. Si rifiuta di fare eventuali procedure fin quando non la vede. Vorrei comunque informarla che non è molto alta la statistica, non pensiamo ce la farà.>> continuo a ripetermi che non può essere, che abbiano sbagliato numero e che si tratti ,in realtà, di un errore. <<Okay, ecco.>>trattengo le lacrime mentre mi massaggio la faccia.<<Arrivo, diteglielo, fate tutto il possibile. Sto arrivando.>>
Eh pensare che, oggi, sarei dovuta partire con lui. Edward Coleman è deceduto alle tre di notte nello stesso reparto d'urgenza. Mentre ripenso a tutto, mi scappano delle lacrime, ancora non ho accettato il fatto, non ci voglio ancora credere. Ma , d'altro canto, come posso accettare una tale idea.
Ricordo ancora le ultime parole che mi ha rivolto, erano talmente sottili e poco chiare che solo io potevo comprenderle.
'Axel, piccola, rimani forte.' 'Stay Strong, Baby.'
Poi, gli strinsi la mano più forte che mai. Le lacrime iniziarono a colare e il suo battito a cedere, tutto era fortemente vero. Avrei preferito fosse un ennesimo incubo. Le palpebre calarono sui suoi occhi e del suo respiro restò solo l'ombra.
Eh, ora, che salgo su un treno affollato, per evitare gli sguardi non mi resta che sfogliare le foto, i vecchi scatti rubati dal telefono. Lo vorrei solo qui, nonostante mi abbia promesso e ripromesso che ci sarà sempre, che la sua anima mi accompagnerà in ogni avventura, io vorrei solo poterlo stringere un'ultima volta. Potergli confessare i miei sentimenti nell'orecchio, proprio come fanno i bambini, e potergli giurare ancora una volta che è tutto ciò di cui ho bisogno.
'Per favore, non dimenticarmi. Vivimi ogni volta che vuoi, ti aspetterò lì, tra i ricordi, nel,a tua mente'
Chiudo gli occhi per un istante ma rivedo i suoi, le lacrime che gli rigano le guance, sento l'amaro in gola e l'ossigeno che non viene inalato.
'Non voglio vederti al mio funerale, voglio avere la certezza che, in quel momento, ti stai rifacendo una vita, una vita nuova. Ti prego, promettimelo-o adesso, che stai piangendo e sei sempre più bella. Solo adesso, che puoi essere totalmente sincera, promettimi che non verrai al mio funerale e che partirai lo stesso.'
Scuoto il capo e tremo dentro, prima di collassare e cedere, cadere in una realtà sempre peggiore. La mia.
Appoggio la fronte al finestrino e guardo fuori,sfrecciamo ad alta velocità sui binari. Eh ad Eddy sarebbe piaciuto vedermi dormire, badarmi le valigie e guardare fuori, dove gli alberi scorrono e la staccionata non si interrompe mai. Fingo di averlo accanto e ,per la prima volta dopo ore, chiudo gli occhi. In sottofondo, solo il rumore dei battiti infranti del mio cuore.
* * *
Delle mani mi scuotono le spalle delicatamente, quasi fossi un gioiello. Sgrano gli occhi con la mani e mi asciugo il viso bagnato con il retro della manica, ci sono ancora i residui delle lacrime. Guardo fuori e noto il sole, devono essere passate ore e ore, il cielo risplende e i raggi del sole subito mi mettono di buon umore, cosa strana a dirsi e a farsi.
Mi volto, lentamente, ancora scombussolata, per poi notare le mani tatuate del ragazzo ancora toccare le mie spalle.<<Scusi signorina, mi dispiace svegliarla.>>mi metto eretta e mi scosto dal suo tocco, la sua educazione non mi urta affatto ma il fatto che si dilunghi troppo nel spiegarsi i mette una certa agitazione, l'ultima volta che qualcuno mi ha parlato con tale lentezza è successo il finimondo. Che non si tratti di una strage?
<<Devo informarla che il treno è arrivato a destinazione.>>mi porge la mano ma rifiuto l'aiuto, mi limito ad annuire, invitandolo ad allontanarsi con lo sguardo.
Afferro il baule scuro e me lo carico fra le braccia.<<Coraggio Axel.>> scendo dal trenino rosso e ,subito, abbasso lo sguardo, non voglio vedere gli occhi tetri dei passanti, mi accontento della battutine che riempiono le mie orecchie. Non è facile vivere per una come me, i rapporti sociali non sono dei migliori. L'unico che avevo era Eddy. <<Guarda che non siamo a carnevale.>> mi urla contro un ragazzetto sui quindici anni. Evito di rispondere, di certo non lo biasimo, i miei capelli blu non passano certo di buon occhio. Fulmino tutti con lo sguardo, continuando a camminare, sono certo la ripa che si fa mettere i piedi in testa per questo.
'Axel, piccola, rimani forte.'
Io:<<Benvenuta a Los Angeles, Axel.>>dico fra me e me. Ancora scombussolata dal sonnellino, mi trascino dietro la valigia, attenta a non urtare le persone solo per non creare contatto fisico. Proprio mentre mi rendo conto di essere in ritardo, una spalla colpisce il mio petto e la testa si ritrova dolorante contro la parete esterna del trenino ancora fermo.<<Cazzo.>>gemo fra i denti prima di alzare lo sguardo. Subito dopo, lo sguardo freddo di un ventenne colpisce il mio, il verde smeraldo si mescola col mio grigio e nulla può intromettersi. Sembra quasi rimproverarmi con gli occhi. Fra le mani ha un bicchiere vuoto e rotto, e sulla maglia una macchia di caffè che tanto irriterebbe qualsiasi passante. <<Cacchio.>>borbotta lui guardandosi la macchia sulla t-shirt. <<Certo che potevi stare più attenta, Cristo!>>non mi guarda neanche, continua ad insultarmi sottovoce, come fosse colpa mia se lui non guarda dove cammina.
'Promettimi che non ti metterai nei guai'
Due lunghi respiri non servono per calmarmi, continua a salire l'irritazione e ad accrescere la rabbia.
~\\Un piccolo disastro
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