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N.

"Torniamo a casa, principessa?"

"Sì." Sorrise.

"Sei stanca?" Chiesi, prendendola per mano.

"Non più di tanto." Alzò le spalle.

"Ok, ma dopo cena riposati."

"Amore, tranquillo. Sto bene." Mi sorrise.

"Ma io mi preoccupo per te."

"Lo so che lo fai per entrambi, però va tutto bene."

"Sì, scusami."

"Non devi scusarti, non hai fatto niente di male." Mi stampò un bacio sulle labbra e camminammo verso casa.

Si fecero le cinque di pomeriggio e rientrammo dopo una lunga camminata. Si fiondò in bagno correndo ed andando a vomitare. La seguii con lo sguardo studiando ogni suo movimento, in caso avesse avuto bisogno di aiuto. Si fece una doccia e mise un maxi maglione grigio con delle calze nere ed io dei jeans blu scuro con una camicia nera. Scendemmo giusto in tempo per l'ora di cena.

"Piccola, sei pronta?"

"Sì, tu?"

"Sì. Allora, come mi sto?"

"Bene." Mi fece l'occhiolino. "Ed io?"

"Come sempre."

"In che senso? È un giorno particolare e non puoi dirmi che sto come sempre, perché altrimenti non sto bene e-"

"Principessa, shh." Strofinai il suo naso con il mio. "Sei bellissima, come sempre." Mi sorrise, abbracciandomi per la tensione.

"Ho paura."

"Di cosa?"

"Di tuo padre... Hai visto come mi tratta, non gli piaccio. Forse, ha ragione. Dovresti stare con una ragazza alla pari. Io sono più piccola di te di e non sono adatta. Mio padre, poi, non ti vede di buon occhio. Questa storia ci sta scivolando dalle mani ed ho paura di perderti."

"Non accadrà se io ho te e tu hai me. Andrà tutto per il verso giusto e se non approva, non mi interessa. Devi piacere a me non a loro."

"Lo so, ma..."

"Non pensarci. Ora, andiamo." La presi per mano e la strinsi fortemente. "Fidati di me." La baciai in un modo più sconcio.

Ricambiò lasciandosi trasportare e si staccò, abbracciandomi di nuovo.

"Mi fido di te." La strinsi e le baciai la fronte.

"Anche io di te." Sorrise contro il mio petto. "La gravidanza ti sta facendo diventare logorroica."

"Cosa hai detto?"

"Che parli tanto." Ridacchiai.

"Dovrei prenderlo come un complimento?"

"In un certo senso, sì."

"E nell'altro?" Incrociò le braccia.

"Piccola, non litighiamo proprio adesso." La strinsi a me dai fianchi e scendemmo in cucina.

Tutti gli occhi erano su di noi e stranamente mio fratello non c'era. Pensavo rimanesse a cena con noi.

"Greg è tornato a casa. Theo ha la febbre."

"Poverino." Mormorai.

"Mi dispiace." Pronunciò Angie.

"Puoi metterti dove vuoi. Fa come se stessi a casa tua."

"Grazie, ma non si preoccupi."

"Mettiti accanto a Niall. Almeno, starete vicini." Le sorrise mia madre e ricambiò.

Le spostai la sedia e la feci sedere, per poi mettermi accanto a lei prendendole la mano da sotto al tavolo e stringendola delicatamente nella mia.

-

La cena andava meglio del previsto e tutto andò bene, fino quando mio padre non aprì bocca.

"Quanti anni hai, Angel?" Si pietrificò e mi guardò, in cerca di aiuto. Scrollai la testa e rispose.

"Io... Uhm..."

"Non sai quanti hai?" La provocò mio padre.

"N-ne ho q-quindici, signore." Rispose balbettando.

"Mmh." Disse, sistemandosi sulla sedia. "Di là, Niall. Subito."

Mi guardò, chiedendomi scusa. Ma le sorrisi e le lasciai un lungo bacio sulle labbra per tranquillizzarla. Le lasciai la mano, che fino a quel momento le tenevo, e mi alzai per andare in salone.

"Ti rendi conto che stai con una ragazza che non è neanche maggiorenne?" Proferì mio padre, appena vi misi piede.

"Papà, non gridare."

"Ti ho fatto una domanda." Disse, ignorandomi.

"Sì, e?"

"E cosa, Niall? Hai messo incinta una ragazzina!"

"Non parlarle in questo modo. È la mia ragazza ed io la amo."

"Parlo come voglio, non osare corregermi."

"Papà, ci amiamo. Perché non riesci a capirlo?"

"Forse, perché tutto questo amore che tanto difendi in lei non lo vedo."

"Stai mentendo."

"Apri gli occhi, svegliati."

"Se è come dici tu, se ne sarebbe andata. Avrebbe abortito e mi avrebbe lasciato da solo oppure non avrebbe accettato di essere la mia ragazza e non avrebbe accettato di vivere insieme a me. Quindi, prima di sparare cazzate infondate, pensa!"

Risposi furioso e tornai in cucina, afferrando per il polso Angel e portandola nella mia camera.

"Amore, lasciami." Mi tolse la mano.

"Perdonami." Le baciai il polso ed iniziai a piangere.

"Ehi." Mi abbracciò e si sedette sul letto, facendomi distendere e poggiai la testa sulle sue gambe. "Cucciolo, non piangere." Mi accarezzò i capelli.

"Ha detto che non mi ami."

"E t-tu ci credi?" Disse, abbassando le voce di qualche ottava.

"No, piccola. Non ci credo. So che mi ami, altrimenti ora non saresti qui con me"

"Allora, non piangere." Mi disse dolcemente, dandomi un bacio sul collo. "Ti amo." Mi sussurrò all'orecchio.

"Anche io, principessa." La baciai, distendendomi su di lei.

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