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A.

Alzò le coperte e ci coprimmo. Mi accarezzò dal dalla schiena fino alle coscie ripetutamente e chiusi gli occhi, beandomi del suo tocco.

"Ti ho fatto male?"

"Non tanto."

"Però un po' te ne ho fatto."

"Non ci pensare". Dissi, chiudendo nuovamente gli occhi.

"Il bambino come sta?"

"Amore, sta bene." Gli presi la mano e la poggiai sul ventre.

"Per fortuna." Sospirò e sorrisi, poi mi guardò negli occhi e feci lo stesso.

"Tutto bene?" Gli accarezzai la guancia.

"S-sì. Ti stavo solo ammirando."

"Perché?"

"Perché sei speciale." Sorrise.

"Sul serio?"

"Certo." Risi e mi fece distendere sotto di lui, dandomi un bacio casto. Strofinò il suo naso con il mio. "Hai dei bellissimi occhi."

"Mai quanto i tuoi." Mi sorrise e si alzò da sopra di me. Infine, si rivestì e lo feci anche io.

"Ti porto a mangiare. È da questa mattina che non tocchi cibo, ed al bambino non fa bene." Mi prese per mano ed uscimmo.

"Allora, dove mi porti?"

"Da Nando's." Sorrisi. "È il mio ristorante preferito."

"È anche il mio." Scoppiammo a ridere e mi diede un bacio sul naso.

[...]

"È tardi, principessa. Ti porto a letto."

"Ma se torniamo questa notte, così evitiamo di incontrarli?"

"No." Ridacchiò. "Ci andiamo e li affrontiamo."

"Però mi vergogno..." Mi morsi il labbro.

"Non devi." Mi strinse dai fianchi. "Lo hai fatto perché ci amiamo."

"Lo so, ma ho paura dei loro giudizi."

"Tranquilla, tesoro. Mia madre ti adora." Arrossii e guardai in basso. "Ho capito, ci parlerò io."

"Grazie, cucciolo." Gli baciai una guancia. Si avvicinò e mi abbracciò, per poi sollevarmi. "Mettimi giù, ti prego." Risi.

"Non credo sarà possibile." Rise.

-

N.

Aprì la porta, ma appena entrato vidi Hilary e la feci scendere.

"Niall!" Gridò e corse ad abbraciarmi.

"Ciao, Hilary." Ricambiai l'abbraccio.

"Saranno quattro anni che non ti vedo." Mi accarezzò la guancia e sentii Angel tossire alle mie spalle.

"Già..." Mi voltai e le sorrisi, ma non ricambiò. "Lei è Angel, la mia ragazza." Aggiunsi.

"Ciao." La osservò per qualche secondo e tornò a concentrarsi su di me. "Cucciolo, ti va di venire a casa mia?"

"Perché?"

"Per salutare i miei genitori. Per loro eri come un figlio."

"Non posso, devo stare con la mia ragazza."

"E dai." Mi strattonò per un braccio. "Aspetterà." Alzò le spalle.

"Va bene, allora." Mi prese per mano e mi tirò.

Passai di fianco ad Angie, ma non mi guardò negli occhi e quando mi avvicinai per darle un bacio, si scostò.

-

A.

Appena sentii la porta richiudersi, corsi in camera. Non posso credere che abbia preferito lei a me. Si era fatto trasportare, senza opporre la minima resistenza. Presi il pigiama ed andai a farmi un bagno caldo per poi vestirmi e mettermi nel letto, spegnendo la luce. Poco dopo, la maniglia della porta si abbassò e capii che era rientrato. Chiusi gli occhi, facendo finta di dormire. Si tolse le scarpe ed entrò nel letto, cingendomi i fianchi e dandomi un bacio tra i capelli. Mi baciò il collo, ma non gli diedi la soddisfazione di far vedere che mi piaceva. Conoscevo il suo gioco.

"Piccola, so che sei sveglia." Mi sussurrò all'orecchio.

"Mi hai svegliata tu."

"So che non è vero."

"Pensala come vuoi." Sussurrai.

"Che succede?"

"Niente."

"Di solito mi salti addosso e mi baci, ed ora non lo stai facendo. Perciò, c'è qualcosa che non va e vorrei sapere cosa."

"Non lo immagini? Pensavo fossi più intelligente." Replicai, senza mai voltarmi.

"E' per Hilary?"

"Secondo te?"

"Adesso guardami." Sbuffai e mi voltai. "Aspetterà." Imitai la sua voce. "Va bene, allora." Dissi e si mise a ridere. "Non sto scherzando."

"Scusa, però mi hai fatto ridere." Si tenne la pancia e mi sollevai dal letto.

"Buonanotte." Aprii la porta e la richiusi.

-

N.

"Principessa, aspetta." Si fermò e si voltò. "Scherzavo."

"Mi hai lasciata lì imbambolata come una stupida, mentre tu andavi a casa di quella a fare chissà che cosa."

"Non abbiamo fatto niente, era soltanto una visita di cortesia ad i suoi genitori."

"Chiamala come vuoi. Il fatto è che hai preferito lei a me."

"E' da quando avevo sedici anni che non la vedevo. Siamo cresciuti insieme ed è stata la mia prima ragazza. Sì, mi ha tradito, però mi è anche mancata."

"A me non mancherebbe una persona che ho amato, ma che mi ha fatta soffrire. Perché la amavi, no?"

"Sì. Avevo promesso di non innamorarmi più, invece sei arrivata tu e mi hai fatto credere nell'amore un'altra volta."

"Ok... Ma la frase 'Non posso... Devo stare con la mia ragazza', come la giustifichi?"

"Non lo faccio."

"Quindi sarei un peso per te, non è così?"

"No, piccola. Non l'ho mai pensato."

"Ma prima lo hai detto." Si asciugò una lacrima.

"Non intendevo in quel senso. Volevo dire che preferivo passare il tempo rimanente con te."

"Fa come vuoi. Ora ho sonno." Andò in salotto e si distese sul divano. La seguii e mi distesi con lei. "Vattene."

"No, vieni con me sopra."

"No."

"Senza di te non dormo."

"Vuol dire che resterai sveglio."

"Non dirmi questo. Dai, andiamo su. Ti farò le coccole per tutta la notte, ti porterò la colazione a letto, ti comprerò un mazzo enorme di rose rosse perché a te fanno impazzire, ti farò scendere le scale tra le mie braccia, ti farò decidere il nome del bambino, ti soffocherò di baci, ti proteggerò mentre camminiamo insieme, ti porterò ovunque vada, ti farò regali su regali, terrò le buste quando andremo a fare shopping, ti chiamerò sempre piccola e principessa e ti amerò sempre come ti amo ora. Però ti prego vieni su con me." Si voltò e mi guardò.

"Mi porterai ovunque?"

"Ovunque, anche al bagno." Scoppiò a ridere e sorrisi, vedendola più sciolta e meno arrabbiata.

"Dille che sei occupato la prossima volta." Mi cinse il collo con le braccia e mi strinse a sé. "Mi sei mancato."

"Te lo prometto." Si avvicinò a me ed aprii le braccia per scaldarla. "Resterò sempre con te."

La sollevai e la presi in braccio, portandola su. La distesi sotto le coperte e poi la raggiunsi.

"Ti amo." Sussurrò sulle mie labbra.

"Ti amo anche io." Pronunciai, baciandola.

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