[36]
A.
Mi accarezzò la pancia, lasciandovi un bacio e non riuscii a trattenere un sorriso. Mi morsi il labbro e lo vidi poggiare l'orecchio sul mio ventre.
"Amore, non credo si senta qualcosa." Ridacchiai, ma poco dopo sussultai.
"Piccola, stai male?"
"No." Sorrisi, scompigliandogli i capelli. "Ma penso abbia scalciato." Sorrise ampiamente.
"Sai cosa si potrebbe fare?" Scossi la testa e mi prese per mano, facendomi alzare. "Potrei insegnarti a suonare la chitarra."
"Sul serio?" Risposi, infilandomi la sua maglietta. Avevo freddo.
"Sì, certo." Mi sollevò da terra, prendendomi in braccio e poggiò le mani sul mio fondoschiena. Di conseguenza, intrecciai le gambe attorno alla sua vita e le braccia attorno al collo. "Prima devo nutrire le persone più importanti della mia vita." Gli morsi il labbro in risposta.
"Se non fossi mai andata a quel concerto, ora non sarei qui con te". Dissi, sfiorandogli il naso con il mio.
"E se non ci fossimo mai incontrati, ora non sarei il ragazzo più felice del mondo. Ho una ragazza stupenda ed un bambino che nascerà a breve."
Lo abbracciai e mi strinse, portandomi in cucina. Prese il barattolo dei biscotti e la crema di nocciole.
-
"Amore, so camminare."
"Shh."
Prese la chitarra e mi accomodai sopra le sue gambe, iniziando a farmi provare. La sua mano era sulla mia e la stringeva dolcemente, mentre mi mostrava le melodie da riprodurre.
"Sei brava, per essere la prima volta."
"Merito del mio maestro." Sorrisi.
"Beh, modestamente." Scoppiai a ridere.
"Ho sempre voluto una ragazza come te." Affermò, accarezzandomi la guancia delicatamente.
"Ed io ho sempre voluto un ragazzo come te." Unimmo le labbra in un dolce, romantico ma caotico bacio.
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