[33]
A.
Mi svegliai e lo vidi dormire. Gli diedi un bacio a fior di labbra e mi sollevai, per alzarmi da sopra di lui. Ma, con un gesto rapido, mi afferrò dai fianchi e mi strinse.
"Volevi scappare da me?"
"Amore, ti ho svegliato?"
"No, piccola. Stavo per svegliarmi tanto. Piuttosto, dove andavi così di fretta?"
"Ehm... A mangiare."
"Ma sono le sette e mezza, hai mangiato nemmeno un'ora fa."
"Lo so, ma ho tanta fame."
"E va bene, però mi porti qualcosa?" Mi avvicinai a lui tanto da far sfiorare la labbra e gli soffiai sopra.
"No!" Mi alzai, ridendo ed iniziai a correre.
"Tanto prima o poi ti dovrai fermare."
"No!" Gli feci la linguaccia.
"Scommettiamo?"
-
N.
La presi e la sollevai, mettendola su una spalla.
"No, dai. Mettimi giù."
"No!"
"Sul serio, Niall. Mi sento male." La feci scendere e corse al bagno, così la seguii.
"Principessa." Si mise seduta, appoggiata al bordo della vasca, ed iniziò a vomitare.
Era pallida. Cercò di alzarsi, ma non ci riuscì. Perciò, la sollevai e la portai in cucina. "Vieni, devi mangiare."
"Non voglio vomitare ancora."
"Non accadrà. Era perché avevi mangiato delle schifezze. Ora, siediti qui che ti preparo qualcosa."
"No, lascia stare. Faccio io." Si alzò e si poggiò ai fornelli.
La vidi instabile e la sorressi, mettendomi dietro di lei come da sostegno. La aiutai anche nei più piccoli movimenti. Alla fine, mangiammo. Sembrava non saziarsi mai perché continuava a mangiare.
"Sei sazia adesso?"
"Abbastanza." Disse sorridendomi e riprendendo colorito. "Amore, mi fai le coccole?"
"Va bene." Dissi prendendole la mano e facendola alzare.
Glie la baciai e mi sorrise, come solo lei sapeva fare. Ci distendemmo sul letto e la strinsi a me accarezzandole la schiena. Le baciai il capo e le accarezzai le coscie.
"Stai tremando?"
"Un po', ho freddo."
"Aspetta." Alzai le coperte e ci infilammo sotto restando abbracciati. "Meglio?"
"Sì, grazie." Le diedi un bacio casto. "Le tue labbra sanno di nutella."
"E le tue di zucchero filato."
"Cosa?"
"È vero." Sorrise e si strinse a me. Poi, accese la TV e guardammo un film.
[...]
"Sono già le nove!"
"Già..." Disse.
"Mi accompagneresti, piccola?"
"Certo." Sorrise debolmente.
"Cosa metterai?"
"Non so, in realtà."
"Vuoi che decida io?"
"Va bene."
Le presi dal borsone una felpa gialla fluo e un paio di skinny jeans blu, abbinate alle blaser nere.
"Non male, vero?"
"Capisco che sei geloso, ma sembrerò ridicola."
"Lo so, ma i ragazzi ti guardano." Mormorai. "Ovunque." Aggiunsi infastidito.
"Ok, li metterò." Sbuffò.
"Ti amo!"
"Anche io." Andò in bagno ed uscì vestita. "Posso cambiare almeno la felpa? Ne ho una grigia di mio fratello."
"Ok." La prese e la cambiò. "Sei bellissima anche così." Sorrisi.
"Come no." Sbuffai.
"Sei bellissima lo stesso." Annuì e le baciai il naso
Scendemmo e salimmo in macchina. Il viaggiò durò due ore. Ci misimo a fare foto come ricordo e non smettevano di baciarci. Mi sarebbe mancato tutto questo.
"Scendi con me?"
"Sì, amore." La presi per mano, sicuro che non ci fossero nè fans nè paparazzi.
Il volo per Londra è in partenza tra 15 minuti.
La voce robotica echeggiò in tutto l'aeroporto.
"Mi mancherai, principessa." La strinsi a me.
"Anche tu, cucciolo." Si accoccolò a me. "Non posso partire con te?"
"Non si può."
"Stupide regole." Si lamentò.
"Sono ingiuste. Però, ognuno ha un ricordo dell'altro. Tu il mio cappello e la mia maglietta preferita ed io ho il tuo peluche. Inoltre, ci sentiremo o faremo delle video chiamate. Però, non piangere, per favore. Me lo prometti?"
"Ci proverò."
"Anche io." Le sorrisi e racchiusi la sua mano nella mia. "Ti amo. Ti amo tanto."
"Anche io. Tantissimo." La baciai con foga e la abbracciai.
Poi, dopo, salii sul aereo che mi avrebbe portato dai ragazzi.
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