[19]
N.
"Come nei tuoi sogni?" Chiesi perplesso.
"Fin da piccola ho sempre fatto dei sogni, quasi incubi. Raffiguravano momenti in cui ero in macchina, subito dopo sul ciglio di una strada ricoperta di sangue. Le scene si susseguivano velocemente, quasi come se fosse un riassunto di flashback che credo di aver vissuto. E ogni volta, alla fine, appariva una donna misteriosa sulla sessantina, con i capelli ricci rossi e gli occhi verdi. Quella donna era lei."
"Quindi, sarebbe tua nonna?"
"Sì o almeno credo."
"Sai più o meno dove abita di preciso?"
"No, io pensavo che fosse morta e che vivesse in America."
"Magari è tornata per sua nipote."
"Forse... Mi ha detto che è da dodici anni che non vede sua nipote e, in effetti, io è da dodici anni che sono orfana."
"Secondo me, il tuo padrino e tua nonna hanno discusso sul tuo affidamento e alla fine ha vinto lui. Magari, le ha detto di starti lontana. È una spiegazione plausibile."
"Sì, può essere."
"Allora, andiamo da lei."
"No, Niall. Non è così facile, ho bisogno di tempo." Sospirò. "Però, mi serve aiuto."
"Su di me puoi sempre contare."
"Grazie." Mi sorrise e mi baciò la guancia.
"Non merito un bacio migliore?"
Mi baciò dolcemente e tornò a coccolarsi sul mio petto, infilandosi sotto le coperte. Mi voltai per guardarla negli occhi e la vidi piuttosto pallida.
"Non mi sento molto bene".
"Cosa hai?"
"Mal di stomaco." Disse, facendo una smorfia di dolore.
"Aspetta." La presi la borsa e la riempii con dell'acqua calda, mettendogliela sul ventre. "Come va ora?"
"Mi gira la testa." Le baciai la fronte, ma non scottava.
Mentre le accarezzavo i capelli, si alzò velocemente e corse in bagno. La seguii, ma chiuse la porta a chiave in modo che non potessi entrare. Così, iniziai a bussare.
"Mi apri?"
"Sono in un pessimo stato."
"Non mi interessa, voglio solo starti accanto." Sentii il rumore della serratura sbloccarsi e aprì la porta.
Camminò verso di me, ma svenne e la sorressi prontamente per evitare che cadesse a terra. La distesi nel letto e le misi un po' d'acqua sul collo e sui polsi per farla svegliare. Quando aprì gli occhi si tenne la testa, come se avesse urtato contro qualcosa.
"Sei solo svenuta, ma non hai sbattuto." Le abbassai la mano. "Ora ti metto a letto e domani chiamiamo il dottore, così ti verrà a visitare."
"Odio i dottori." Disse lagnandosi.
"È per il tuo bene, piccola. Ora riposati."
"Ma tu resterai qui nel letto con me?"
"Sì, con te e metti la borsa dell'acqua calda sul ventre così dormirai tranquilla."
"Va bene." si mise sotto le coperte e si addormentò ranicchiata, su se stessa. Mi infilai con lei nel letto e mi addormentai.
"Amore, facciamo sesso?" Mi svegliai al suono della sua voce e vidi che si era messa su di me, a cavalcioni.
"No." Le dissi, rimettendola sotto le coperte. "Sei malata e non voglio approfittare di te. Quindi, adesso vieni con me che andiamo a farci un bel bagno caldo." La presi in braccio e la portai in bagno, adagiandola sul lavandino nel mentre che riempivo la vasca piena di acqua calda e di sapone. "La vasca è pronta." La presi in braccio nuovamente, facendola scendere e la misi in piedi spogliandola.
"E tu eri quello che non voleva fare sesso."
"Ti sto spogliando perché devi lavarti, piccola." Sbuffò. Le presi la mano e la aiutai ad entrare nella vasca, senza farla scivolare.
"Intanto, tu lavati io tra poco ritorno con i vestiti puliti."
Uscii dal bagno e, aperto il borsone, le presi dei pantaloncini di jeans blu acceso e una maglietta monospalla giallo fluo, con la scritta "Horan is mine".
"Eccomi." Poggiai i vestiti in un luogo asciutto e, vedendo che aveva eseguito i miei ordini, la feci uscire e vestire.
"La maglietta dice la verità. Sei mio."
"Solo tuo, piccola."
"Ho voglia di limonare con te."
"Prima la colazione e poi limoniamo."
"Va bene." Mi abbracciò, gettandomi le braccia intorno al collo e, dandosi una spinta, circondò la vita con le gambe.
"Ce la fai a camminare?"
"No, portami tu."
"Ok." La strinsi a me e la portai in cucina, per fare colazione. "Mettiti seduta, ti preparo il latte."
Si mise seduta senza rispondere e gli presi i suoi biscotti preferiti, che erano anche i miei e su cui litigavamo sempre ma che alla fine ci ritrovavamo a baciarci con foga. Scaldai il latte per lei e lo misi in una tazza.
"Tieni." La misi sul tavolo e presi dell'altro latte, mettendolo in un'altra tazza. "È troppo caldo?" Scosse la testa.
"Posso sedermi su di te, Ni?"
"Va bene, ma... Ni?
"Niall è uguale a Ni, anche se a me piace più amore."
"Sì, direi che è molto meglio." Mi alzai e la feci alzare, facendola sedere su di me. "Vuoi i biscotti?"
"Sì, ma sono tutti miei perché a te fanno male."
"No, sono anche miei!"
"Ah, sì?"
"Lo vuoi?" Gli tesi un biscotto e si sporse, aprendo la bocca. "No, è mio!" Lo mangiai davanti ad i suoi occhi.
"Cattivo!" Mi diede un pugnetto sulla spalla.
"Ahi." Mi massaggiai.
"Ti sta bene, hai mangiato il biscotto che era mio."
"Ma qui dentro ce ne sono altri."
"Sì, ma io volevo quello."
"Ok, allora prenditelo."
Le strinsi i fianchi ed iniziammo a limonare, baciandoci con foga. Mi staccai e la guardai. Aveva gli occhi lucidi e le guance leggermente rosee, era tenerissima.
"Sai di cioccolato." Tornammo a limonare e spinse il bacino. Voleva di più.
"Piccola, frena o mi farai venire nei boxer."
"Fa niente, poi ti lavo io."
"Pervertita."
"Sei tu il più pervertito."
"No."
"Sì."
"Va bene." Sorrisi. "Ma tra poco arriva il dottore, non posso farmi trovare in boxer."
"A me piace."
"Ma a me no."
"L'importante è che piace a me."
"Sì, ma adesso andiamo di sopra."
"In braccio, non riesco a camminare."
La sollevai e la portai su, la misi nel letto coperta a dovere e mi feci una doccia rilassante. Uscii poco dopo con dei jeans chiari ed una maglietta a maniche corte, bianca.
Andai in camera ed Angie si era addormentata. Era così dolce che l'avrei riempita di baci. Mi avvicinai a lei e le accarezzai i capelli delicatamente, senza svegliarla. Bussarono alla porta e scesi, vedendo il dottore. Così, lo feci entrare ed iniziò a visitarla.
"Cos'ha?" Chiesi preoccupato.
"Niente di serio, non si preoccupi. È solo una piccola influenza intestinale. Tra meno di quattro giorni guarirà. Comunque, ho finito. Tolgo il disturbo, arrivederci."
"Arrivederci, e grazie." Lo accompagnai alla porta ed andò via. Tornai su e sentii il telefono di Angie vibrare, così risposi.
"Pronto?" Dissi.
"Tu non sei Angie." Rispose una voce maschile.
"No. Sono Niall, il suo ragazzo. Angie sta dormendo perché sta male."
"Mi dispiace, che cosa ha?"
"Un'influenza intestinale, ma il dottore ha detto che presto guarirà."
"Meno male, per fortuna. Comunque, tra poco verrà sua sorella a farle visita. Noi non possiamo perché dobbiamo lavorare, abbi cura di mia figlia. A presto."
"Va bene, lo farò. A presto." La lasciai dormire, nel mentre le preparai il pranzo.
"Piccola, c'è il pranzo."
"Non ho fame."
"Devi mangiare qualcosa."
"Non voglio."
"Tra poco verrà tua sorella a farti visita. Se mangi tutto, dopo vuoi un po' di coccole?"
"Sì." Mugolò.
"Solo se mangi."
"Va bene." Si sedette sul letto e iniziò a mangiare.
"Ti aiuto?"
"Sì, grazie."
"Ok, apri la bocca." La imboccai, ma mangiò pochissimo. Sta davvero tanto male, non hai mai mangiato così poco.
"Non viene Alex?"
"Chi è?"
"È un ragazzo importante per me."
"Ah, bene." Dissi, stringendo i pugni ed andando ad aprire la porta.
"Ciao, io sono Melissa la sorella di Angie."
"Oh sì, ciao. Mi ha parlato spesso di te e finalmente posso conoscerti di persona. È un vero piacere."
"Beh, a me ha esaurito parlando di te. Ma ti ama."
"Lo so, siamo fidanzati. La amo molto."
"Sul serio? Che bello, congratulazioni!" Mi abbracciò e ricambiai il gesto e mi baciò la guancia, ricambiando anche quello.
"Grazie mille. È su, ti sta aspettando."
"Grazie. C'è anche Alex con me, può entrare?" Sbiancai all'improvviso.
"Ehi, va tutto bene?"
"Sì, certo."
"Ok." Salì su, lasciando entrare anche Alex.
-
A.
Ero distesa sul letto aspettando che Niall tornasse e vidi salire Melissa ed un ragazzo. Alex.
"Alex!" Gli saltai in braccio.
"Tesoro, come stai?"
"Bene, se ci sei tu."
"Hai mangiato?"
"Sì, ma non tutto perché non avevo fame."
"Tranquilla, va comunque bene. Ma... Niall?"
"Non lo so, era andato giù per aprirvi la porta e poi ritornava su ma non lo vedo da un po'." Dissi dispiaciuta.
"In effetti, quando mi ha aperto la porta ho detto che c'era anche Alex ha cambiato umore."
"Grazie, Meli."
Mi alzai ed andai in cucina, ma non lo trovai. Cercai in tutte le stanze, ma era sparito. Uscii fuori e lo trovai sulla riva a lanciare la sabbia in acqua. Sembrava irritato. Gli andai vicino ma, come feci per sedermi di fianco a lui, si alzò e se ne andò.
"Si può sapere che ti prende?"
"Mi hai mentito, di nuovo."
"Di cosa stai parlando?"
"Di Fedex!"
"Niall, sei uno sciocco. Alex è mio fratello."
"Cosa?"
"Credevi fosse il mio ex?"
"Io pensavo che..."
"È questo il punto, tu pensi troppo e non ti fidi di me. E pensare che io volevo... Lascia stare." Corsi via, piangendo.
"Angie, torna qui. Mi dispiace!" Gridò, ma non lo ascoltai e continuai a correre.
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