[18]
N.
Roma è veramente una bellissima città. Se non fossi occupato con il tour, verrei a vivere qui. È completamente diversa dal mondo che ero abituato a vedere da bambino. Ero nato e cresciuto in un paesino irlandese, Mullingar. Era un posto carino, con pochi abitanti, ma confortevole. Ci conoscevano tutti essendo in pochi e, come in tutti i paesi che si rispettano, c'erano le solite signore anziane che spettegolano.
Invece appena entri a Roma, e specialmente al centro, sei come spaesato dal flusso di gente continuo. Tra turisti, abitanti, studenti in gita scolastica e uomini di affari che cercano di non ritardare a lavoro. È una città molto trafficata, ma meravigliosa. È la fusione tra antichità dei monumenti e modernità degli edifici.
"Quanto manca?"
"Siamo arrivati. Questa è una via molto ampia e lunga. Da qualsiasi parte si guardi, trovi negozi di vario genere, da quelli di vestiti a quelli di alimentari." Mi sorrise. "Un ultima cosa, stammi vicino."
"Sei gelosa?"
"In parte sì, e in parte perché ti potresti perdere."
"Mi piace il fatto che tu lo sia."
"A me piace il fatto che a te piaccia. Però adesso andiamo, voglio fare shopping."
"Non mi farai portare le buste, vero?"
"Ma no."
"Sì, sì. Siete tutte uguali."
"Beh, pure voi siete tutti uguali. Pensate solo al sesso."
"Cosa? Io non penso solo a quello! E poi noi due facciamo l'amore, non sesso." Dissi quasi gridando.
"Abbassa la voce, non devono sapere tutti quello che facciamo." Mi rimproverò seria.
"Sì, scusa."
"Ora andiamo." Mi prese per mano, iniziando a girare per i negozi.
"Sai, piccola. Magari, possiamo andare a prendere un gelato. Ho visto una gelateria che ha tanti gusti e magari-" Mi voltai, ma non la vidi al mio fianco.
Così tornai indietro, e la trovai incantata a guardare una vetrina di abiti da sposa.
"Quel vestito è bellissimo."
"Sì, ma non devi sposarti."
"Lo so, ma quel vestito mi piace così tanto. Voglio provarlo."
"Ma no, piccola. Torna qui." Entrò, lasciandomi fuori e, per non farmi notare, entrai anche io.
"Amore, è questo." Dise eccitata.
Vidi una signora anziana venirci incontro, e salutarci. Io non capivo molto, perciò lasciai parlare lei.
-
A.
"Salve signora, vorrei provare questo vestito." Dissi, indicandolo.
"Oh, visto come è bello? Poi, con la tua carnagione starebbe un incanto. Dimmi, è lui il fortunato." Gli lanciò un occhiata furtiva.
"Sì, le presento Niall. Io sono Angel."
"Siete adorabili, e devo dire che hai scelto benissimo." Mi fece un occhiolino e risi.
"Ma che le stai dicendo?" Intervenne il biondo.
"Solo che ci sposiamo tra un mese, e mi serve urgentemente un vestito."
"Ma solo una prova, ok? Perché non voglio che ci vedano in questo negozio. Sai le stupidaggini che scrivono le riviste su di noi."
"Sì, lo so e ti prometto che sarà solo una prova. Resterai qui vero, amore?"
"Sì." Mi sorrise.
"Grazie." Entrai in camerino e mi sedetti su una poltroncina azzurra, aspettando che uscisse. "Come sto?" Dissi timidamente.
"Wow." Rimase a fissarla, quasi con la bava alla bocca.
"Mi sposeresti vestita così?"
"Anche subito." Rise.
"Scemo." Gli diedi un pugnetto sulla spalla e rise con me. "Allora, come lo trovi?"
"È bellissimo, e tu sei stupenda come sempre." Il vestito era di un bianco candido, con scollo a cuore. Mentre il corpetto era stretto e sotto era ampio, ma non troppo. "Forse dovresti alzare qui." Indicò la scollatura. "Solo io posso guardare." Mi diss e all'orecchio. Arrossii.
"Sbaglio, o siamo un po' gelosi?"
"Sì, molto. Perché sei solo mia."
"E tu sei solo mio." Mi diede un bacio a fior di labbra, e tornò in camerino a cambiarsi. "Eccomi, ora possiamo andare." Poi, mi rivolsi alla signora. "Grazie mille, signora. Ah, un'altra cosa... Potrebbe, per favore, metterlo da parte?"
"Ma certo, cara. Poi, tornerai per un ultima prova."
"Mmh."
"Perfetto. Allora, lo metto nel ripostiglio. Almeno, capiscono che non è già stato acquistato."
"No, non lo compro ora. Cioè, lo comprerò."
"Ho capito. Non ti sposi fra un mese, vero? Sono sicura che non sei nemmeno maggiorenne."
"In effetti, è così."
"Però, te lo lascerò lo stesso. Quando ti arriverà il tuo momento, te lo regalerò direttamente. Sai, mi ricordi tanto la mia nipotina. Saranno dodici anni che non la vedo."
"Mi dispiace, ma sono certa che prima o poi la riabbraccerà."
"Ne sono sicura anche io." Sorrise. "Ora va, il tuo ragazzo mi sembra impaziente. A presto, cara."
"A presto signora, e grazie di tutto!"
"Figurati."
-
N.
Uscimmo dal negozio, ma Angie era strana. Sembrava che qualcosa la turbasse.
"Piccola, tutto bene?"
"Sì, sì."
"Ormai ti conosco, dimmi che succede." Le dissi dolcemente, andandoci a sedere a una gelateria poco distante.
"È che quella signora io l'ho già vista da qualche parte, ma non ricordo dove."
"Magari è solo perché ha un viso comune, può succedere."
"No, non credo. L'ho vista in un altro posto, ma non so di preciso quale."
"Tempo al tempo. Ora andiamo a prenderci un gelato e, quando ti ricorderai, me lo dirai."
"Va bene." Tornò a sorridere, mostrandomi una delle sue adorabili fossette.
"Harry ti adorerebbe."
"E perché?" Disse, leccando il suo cono.
"Siete simili caratterialmente ed avete entrambi le fossette. Leghereste subito."
"Lo vorrei tanto conoscere, e lo vorrebbe anche mia sorella. Impazzisce per lui."
"Allora, lo faremo conoscere anche a lei."
"Diventeremo anche parenti." Ridacchiò.
"Si chiama Melissa?"
"Sì, come fai a ricordartelo?"
"Me lo avevi detto al concerto, ed è un nome carino."
"Già." Disse, gettando il fazzoletto nel cestino. "Dio, sono già le cinque. Devo preparare la cena."
"Stavolta, voglio aiutarti seriamente."
"E va bene, ma se fai come con la farina ti giuro che-" Si paralizzò.
"Che?" Le passai una mano davanti agli occhi.
"I miei genitori, baciami."
"Perché?"
"Fallo e basta!" Mi prese per il colletto della maglia, stringendosi tra di me e il muro.
Fece aderire il mio corpo con il suo, mentre le nostre lingue si rincorrevano in una danza caotica ma piacevole. Cercai di ritrarmi, ma con un gesto rapido mi riportò sulle sue labbra. Quando il pericolo genitori fu scampato ci staccammo, ansimando.
"Dimmi più spesso che ci sono i tuoi genitori nei paraggi, se questo ne è il risultato."
"Certo." Disse, prendendomi per mano e camminando fino alla casetta sul mare.
Arrivati, iniziammo a preparare la cena. Subito dopo aver mangiato, andammo a farci una doccia veloce. Lei mise un pigiama azzurro con dei pantaloncini, molto corti, e una cannottiera bianca. Mentre io rimasi in boxer, come era mio solito dormire. Si accoccolò sul mio petto, baciandolo, poi si strinse contro il mio corpo e chiuse gli occhi, senza dire niente. Le diedi un bacio sulla fronte e le sussurrai la buonanotte. Mi infilai sotto le coperte, fino a quando non riaprì gli occhi.
"L'ho vista nei miei sogni."
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