[14]
A.
Mi alzai, stroppicciandomi gli occhi e stiracchiandomi. Ma come al mio solito, feci danni. Sentii un lamento di dolore.
"Oddio, scusa. Dove ti ho colpito?" Mi ero completamente dimenticata di aver dormito con Niall.
"Nell'occhio e sullo stomaco." Disse, tenendosi le parti doloranti.
"Sono un disastro, perdonami." Mi avvicinai per vedere il suo occhio e si era arrossato.
Perfetto.
"Non te lo toccare o sarà peggio. Aspettami qui." Mi alzai dal letto ed andai in bagno a prendere un bicchiere di acqua fredda e ne misi un po' sull'occhio, soffiando di tanto in tanto. "Va meglio?"
"Sì, piccola." Mi mise sotto di lui e mi baciò con foga.
"Niall, siamo semi nudi e tu sei sopra di me. Se entra qualcuno e ci vede, chissà che penserà."
"Non entra nessuno, non preoccuparti. La porta è chiusa a chiave e si può aprire solo dall'interno. E poi, non posso nemmeno baciarti?"
"Si ma... Ma devo curarti. Hai male allo stomaco a causa mia."
"Fingevo. Solo nell'occhio mi hai colpito." Mi sussurrò all'orecchio.
"Stupido." Farfugliai.
"L'ho fatto solo per avvicinarti e per fare questo."
Sentii una mano sulla mia gamba, salire fino alla coscia. Mi pietrificai e gli diedi uno schiaffo. Mi alzai livida di rabbia e mi precipitai in bagno, per cambiarmi. Mi infilai i vestiti del giorno prima ed uscii, prendendo il telefono e restituendogli la maglia.
"Tieni, questa è tua." Risposi fredda.
"No, aspetta, piccola." Mi fece voltare.
"Niall, lasciami. Devo tornare a casa."
"Non volevo, mi dispiace. Ma non è quello che pensi, volevo solo coccolarti."
"Abbiamo un diverso concetto di coccole, allora." Mi divincolai, andando verso la porta.
"Per favore, scusa."
"Lascia stare. Ora, se permetti, voglio uscire di qui." Apriii la porta, ma mi seguì insistentemente.
"Voglio stare con te, passare il mio tempo con te. Non mi lasciare."
"Non siamo fidanzati, Niall. Mi hai già persa."
-
N.
"Non siamo fidanzati, Niall. Mi hai già persa."
[...]
Sono un vero coglione. Cosa mi è saltato in mente? Io non la voglio perdere, cazzo.
"Ti prego, scusa."
"Perchè lo hai fatto? Io mi fidavo di te, tu mi piaci. Il fatto che sto bene con te, non ti da il diritto di fare quello che ti piace".
"Vuoi saperlo davvero?"
"Sì."
"Ho perso la testa per te. Non so perchè, ma tu mi piaci, cazzo. Mi fai essere più dolce di quello che immagini, più vulnerabile. E mi piace ciò che provo, perchè è piacevole. È la prima volta che sento queste cose per una ragazza, credimi."
"Mi dispiace, ma devo andare." Rispose e se ne andò, ma la seguii.
Non voglio lasciarla andare.
"La smetti di seguirmi? Non mi serve la guardia del corpo."
"Non la smetto finchè non mi perdoni. Camminiamo da quindici minuti, e non ti sei mai voltata per guardarmi."
"Avrò i miei motivi."
"Te la sei presa solo perché ti ho toccato una coscia? È ridicolo."
"Non capisci."
"Fammi capire."
Mi prese per un polso e mi portò nello stesso posto di ieri pomeriggio. Il mare. Adoro questo posto è tutto così tranquillo e non c'è mai nessuno. La vidi sedersi sulla riva, aspettando che faccia lo stesso.
"Ti ricordi quando mi hai chiesto di parlare della mia famiglia?"
"Sì."
"Ti ho mentito."
"Cosa?"
"I miei genitori sono morti in un incidente stradale. Quel giorno io ero con loro e mi hanno salvata." Le asciugai le lacrime che minacciavano di cadere.
Mi aspettavo una sua reazione, ma restò a guardare il mare, davanti a lei.
"Non ricordo molto, perché ho perso la memoria in maniera irreversibile. So solo che ho passato l'infanzia girando orfanotrofi e cambiando famiglie ogni settimana." Dopo qualche singhiozzo, continuò. "Un giorno, un uomo disse di essere un amico di mio padre e mi adottò. Due giorni dopo, andai a vivere con lui. Mi sembrava un sogno perché avevo un padre, anche se adottivo, e una madre. Sua moglie si ammalò, non appena misi piede in casa, e morì dopo una settimana. Aveva una malattia terminale, che non si poteva curare."
Le lacrime cadevano libere, ma non se ne curò. L'abbracciai forte e la sentii singhiozzare sulla mia spalla. Non volevo pressarla, avrebbe continuato quando se la sarebbe sentita. Ma andò avanti, tornando nella posizione di prima.
"Da quel giorno mi accusò della morte di sua moglie. Diceva che io portavo solo guai, ma che ormai ero sua figlia e dovevamo apparire agli occhi di tutti come una famiglia felice o gli avrebbero tolto l'affidamento. Così, ogni giorno si ubriacava e mi picchiava. Ha provato molte volte a violentarmi,ma ho sempre opposto resistenza." Singhiozzò più forte. "Q-quando tu mi hai toccata ho rivissuto quei momenti ed io non sono ancora pronta a superarli."
"Scusa, è colpa mia. Sono frettoloso, piccola. Mi dispiace per i tuoi genitori e per tutto quello che hai passato. Però, voglio aiutarti."
"Puoi far tornare indietro il tempo?"
"Io... No."
"Allora, non puoi aiutarmi."
"Sì che posso e ti prometto che avrai il lieto fine che meriti, ma lascia che ti aiuti."
"Va bene." La baciai dolcemente.
"Hai qualche parente?"
"Solo mia nonna."
"Come si chiama?"
"Martha Houston, ma è morta dodici anni fa. È inutile cercarla. Viveva in Texas, in Amarillo."
"Oh, ok. Mi dispiace tanto."
"Va tutto bene." Si alzò per andare via.
"Aspetta, possiamo fare un bagno?"
"Non ho i vestiti."
"Allora, ti presterò i miei."
[...]
"Ti piace questo posto?"
"Sì, è bellissimo. Ma perché non c'è mai nessuno?"
"È abbandonato da anni, credo. Venivo spesso qui, mi rilassava. Passavo più tempo qui che a casa. Ho sempre studiato e fatto i compiti qui. Casa mia è sempre stata un inferno, mentre questo posto in confronto è il paradiso."
"Hai ragione, ma ora andiamo. Siamo bagnati e dobbiamo asciugarci."
"No, dai. Restiamo." Distese le braccia e chiuse gli occhi, così ne approfittai per abbracciarla da dietro.
"Mi piacerebbe tanto passare un'intera giornata in questo posto e dormirci con il mio ragazzo. Oppure..." S'interruppe.
"Oppure?"
"Sposarmi."
"Magari, accadrà un giorno. Ma, adesso." La presi e la misi sulla spalla, portandola in hotel.
"Niall, lasciami dai."
"No, principessa."
Sbuffò, ma alla fine si arrese. Entrammo in stanza e la misi sul letto. Si era addormentata. La spogliai ad occhi chiusi, senza svegliarla, e le misi la mia maglietta preferita. Solo lei aveva il diritto di usarla. Solo lei mi aveva rubato il cuore e nessun'altra, per questo dovevo aiutarla. Solo così mi avrebbe affidato il suo cuore.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro