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[05]

A.

Mi alzai e notai che Melissa era accanto a me, immersa ancora nel mondo dei sogni, così ne approfittai per andare a prepararmi per il viaggio. Andai in bagno e, dopo essermi spogliata, lasciai che il getto caldo della doccia facesse tacere i miei pensieri che continuavano a balenare nella mia mente, i quali evidentemente, non riusciva a smettere di elaborarli. Mi insaponai lentamente il corpo per poi passare ai lunghi capelli biondi.

Uscii dalla doccia e mi feci accarezzare il corpo da un asciugamano legato alla vita ed uno che copriva delicatamente i capelli. Mi recai in camera e presi dei vestiti puliti, un paio di shorts di blu jeans, un top monospalla giallo fluo con la scritta “Horan's property” e le mie vans nere.

Tornai in bagno e, dopo essermi vestita, decisi di mettere un po' di spuma ai capelli, così da renderli ricci, lasciandoli sciolti e ben in vista. Mi truccai con mascara, ombretto celeste e matita nera, ma giusto un assaggio, non mi era mai piaciuto essere vistosa o mettermi in mostra. Uscii dal bagno e svegliai Melissa con un bacio sulla guancia.

"Buongiorno, dormigliona."

"Giorno." Rispose mugolando ed aprendo lentamente gli occhi. "Ma sei già pronta?"

"Sì, e sbrigati perché ti aspetto giù per la colazione." Detto ciò, la lasciai in camera.

Scesa in cucina trovando mio fratello seduto sul bancone, intento a chattare con quella che presuppongo fosse la sua ragazza.

"Ehi, fratellino." Gli lasciai un bacio sulla guancia.

"Ehi, ci siamo fatte belle per qualcuno?" Ridacchiò.

"Nessuno in particolare." Alzai le spalle.

"Horan's property." Mormorò, leggendo la maglia ed arrossii.

In quel momento avrei voluto tanto sprofondare.

"E così saresti sua?" Mi accigliai, non capendo la sua allusione, fino a quando non mi ricordai della maglia.

"No... È solo una banale scritta." Lo smentii. 

"Sei sicura?" Mi fece l'occhiolino. 

"Alex." Lo rimproverai e rise. "Mi imbarazzi così." Lo colpii sulla spalla.

"Scusami, però sono serio se ti dico che sei bella."

"Grazie." Gli sorrisi sinceramente. "Anche tu non sei vestito male, per essere un ragazzo."

"Ehi, che vorresti dire?"

"Quello che hai sentito." Trattenni una risata. "I ragazzi di solito si vestono male, ma tu hai buon gusto."

"Grazie. Avere una sorella minore che ama lo shopping, ha i suoi vantaggi a quanto pare."

"Non dirlo a me. Dimentichi che la conosco da parecchi anni, e ti capisco. Mi trascina in ogni negozio incontra sul suo cammino." Rise e mi unii a lui. 

"È bello sentirvi ridere, ragazzi." Mia madre entrò in cucina e ci salutò dandoci un bacio sulla fronte. 

"Stiamo imparando a legare." Rispose il ragazzo accanto a me. "E poi ora siamo fratelli, anche se non naturali. Dobbiamo imparare a condividere e convivere."

"Esatto." Convenne mio padre, facendo il suo ingresso nella stanza. "Bravi, ragazzi."

"Ed io non sono una brava ragazza?" Fece il broncio Melissa, raggiungendoci. 

"Ma certo."

Salutammo i nuovi arrivati e ci sedemmo a fare colazione. Si sedette accanto a mia madre, mentre io ero seduta accanto ad Alex e mio padre. 

Aveva un abbigliamento simile al mio ma che si differenziava per certi aspetti. Ad esempio calzava delle blaser e la maglia oltre ad essere celeste fluo aveva la scritta “You'll never go out of... Styles”.

Il suo trucco, come anche il mio, era appena accentuato ed aveva un lucidalabbra rosa. Sapevo che era timida tanto quanto me riguardo al mostrarsi in pubblico, così evitava di essere troppo appariscenti.

"Ma a che ora dovremmo partire?" Alex interruppe il silenzio che si era creato.

"Attorno alle nove e mezza e sono già le nome meno un quarto, quindi dobbiamo velocizzare i tempi. Anche perchè io devo mettere ancora le valige in macchina, Karen deve vestirsi e tu devi fare il letto, visto che di solito te lo dimentichi." Ridacchiammo io e Melissa, mentre lui sbuffò contrariato. "Poi tutti in macchina perchè si parte ragazzi."

"Io ho finito." Si alzò. "Vado a fare il letto."

"Io e Melissa andiamo a mettere in valigia le cose rimanenti ed ultimare le borse."

"Io finisco di sparecchiare e poi mi preparo o faremo tardi."

"Ok, io intanto vado a prendere le valige ed a sistemarle in auto." 

 Verso le nove e mezza ci ritroviamo tutti giù e dopo essere saliti in macchina, partimmo per il sogno che credevo irrealizzabile.

-

N.

Mi svegliai e mi precipitai a fare la doccia il più velocemente possibile, tanto che dopo nemmeno dieci minuti ero già fuori e pronto per vestirmi. Finito, presi la valigia e scesi giù trovando gli altri seduti al tavolo intenti a fare colazione.

"Giorno, ragazzi." Pronunciai allegramente.

"Giorno, biondo." Rispose Harry, accogliendomi.

Adorava infastidirmi, anche di prima mattina.

"Giorno." Mormorarono uno dopo l'altro il resto dei ragazzi.

"Non mi sembrate felici." 

"Siamo solo un po' stanchi, Niall. Ma con un po' di riposo nel bus, stasera daremo del nostro meglio. Vedrai." Pronunciò Louis.

Dopo quindici minuti, mi alzai e presi la valigia per portarla nella macchina. Salimmo tutti e ci recammo all'aereoporto in viaggio per Milano.

Il volo per Milano partirà tra 10 minuti, i passeggeri diretti in questa destinazione sono pregati di recarsi alla reception per l'imbarco dei bagagli e per prendere posto a sedere. Grazie.

La voce metallica emise un annucio ai passeggeri diretti nella nostra stessa destinazione e, detto fatto, dopo vari minuti, imbarcammo i nostri bagagli e, presi i posti, partimmo. Mi ero addormentato senza essermene reso conto e fui svegliato da Harry che mi disse di essere arrivati. Scendemmo dall'aereo, rientrammo di nuovo di in macchina e giungemmo in hotel dopo una mezz'ora. Lasciai la valigia al suo posto e senza pensarci due volte, mi gettai sul letto per riposare. 

-

A.

Il viaggio durò qualche ora, ma alla fine giungemmo a destinazione. Durante esso, riuscimmo a divertirci ugualmente, a modo nostro. Ci si parò davanti un hotel luminoso con insegne a led ed una piscina che invitava a tuffartici dentro anche vestita. Il giardino decorava l'edificio tutto attorno con siepi e fiori colorati ovunque. Sembrava surreale.

Entrammo. La hall era molto accogliente e spaziosa, ci recammo alla reception dove ci accolse una donna giovane e ci indicò la stanza dove avremmo alloggiato per tre giorni. La stanza era la numero ventisei e solo allora mi ricordai del mio compleanno.  Entrai e si prospettò molto ospitale, con cinque letti di cui uno matrimoniale, dai colori sui toni celesti. ll bagno spazioso di un color rosa antico con tre lavandini, uno specchio enorme, vasca idromassaggio e doccia. Insomma sarebbe stato un sogno per chiunque. 

Le stanze erano separate, così andai nella mia e trovai dei regali con scritto, su di un cartellone “Auguri!” a caratteri cubitali. Ero felicissima, anzi commossa per la loro dolcezza e premura nei miei confronti.

"Grazie mille, vi voglio bene." Li abbracciai uno ad uno. 

"Anche noi te ne vogliamo." Disse mio fratello.

Ci distaccammo ed ognuno sistemò le proprie cose nella rispettiva stanza, per poi riposare un poco. Mi svegliai all'improvviso e mi lavai lasciandomi gli stessi vestiti. Io e Melissa ci precipitammo in macchina per andare a prendere posti in prima fila sul prato, con i biglietti tra le mani che tremavamo. 

"Siete pronte, piccole?"

"Sì, papà." Affermai.

"Io sto morendo." Convenne Melissa al mio fianco. 

"Le porte si stanno aprendo, io ora vado. Mi raccomando divertitevi e se riuscite fate qualche foto o magari un video."

"Certo, poi vi faremo vedere tutto." Sorrisi emozionata.

"Allora, a dopo." Ci lasciò un bacio sulla fronte ad entrambe e se ne andò, lasciandoci sole. 

Le porte si aprirono ed entrammo per metterci sul prato. E solo allora vidi il palco proprio sotto di me, sentivo le gambe cedermi da un momento all'altro. Così decisi che, prima dell'inizio il concerto, avrei preso qualcosa. Avvisai Melissa della mia assenza ed annuì, tendomi il posto per poi andare. Ma appena svoltai l'angolo, urtai qualcuno. Mi rialzai e mi massaggiai la parte dolorante, ma nessuno dei due osò proferire parola.

"S-scusa." Balbettai.

Ma sentii un ragazzo rispondermi in inglese e guardai in basso per la vergogna, non volendo alzare lo sguardo per incontrare i suoi occhi. Quella voce... Potevo giurare di averla sentita altrove. Alzai finalmente lo sguardo, e rimasi stupita di chi avevo davanti.

"Fatta male?"

"N-no, s-sto bene." 

"Perdonami è colpa mia, tu sei?"

"Angel."

"Bel nome. Farò attenzione la prossima volta." 

"G-grazie." Balbettai, avvampando.

"Di nulla." Sorrise. "Mi piace la tua maglietta." Sentivo le guance andarmi letteralmente a fuoco.

"Oh..." Mi ricordai della scritta incisa su di essa e la mi coprii in fretta.

"Non coprirla, è bella." Persi un battito. "Sono Niall, comunque." Mi mostrò uno dei suoi miglior sorrisi, pur avendo l'apparecchio.

"P-perdonami, devo andare." Mormorai in fretta e mi voltai, ma qualcosa mi impedì di andarmene. 

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