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[03]

N.

"Niall? Niall, dai che è tardi."

"Mamma, non voglio andare a scuola." Mugolai, lamentandomi.

"Non sono tua madre, sono Harry." Pronunciò offeso.

A quelle parole, aprii gli occhi lentamente e sbuffai.

"Cosa vuoi?" Sbadigliai. "Non hai sonno?"

"È mezzogiorno, e come al solito sei in ritardo."

"Cazzo." Sussurrai.

Anche se volevo restare al calduccio sotto le coperte, a mio malgrado, mi alzai di malavoglia e mi recai in bagno per fare una doccia. Mi asciugai in fretta e indossai una maglietta a maniche corte bianca, i jeans e le mie blaser.

"Allora, siamo tutti?" Chiese Zayn.

"Aspetta, manca Niall." Proferì il riccio, infastidito.

"Eccomi." Gridai dalle scale.

"Sei sempre il solito ritardatario."

"Scusa, Louis." Mi grattai la nuca, imbarazzato. "Vi prometto che non lo farò più e che sarà l'ultima volta."

"È da un mese che continui a dirlo, ma non abbiamo ancora visto dei risultati concreti." Convenne Liam.

"Sì, ma da domani mi sveglierò prima e così non dovrete più aspettarmi."

"Secondo me, non manterrai la promessa. Lo sappiamo tutti dentro questa stanza compreso tu, Niall."

"Smettila, Edward." Mi folgorò con lo sguardo. Ero l'unico a sapere quanto lo infastidisse essere chiamato con il suo secondo nome. "Ditemi a che ora vi svegliate e cercherò di imitarvi."

"Mi sembra ragionevole." Rispose Liam. "Io e Louis alle sette, perché impieghiamo molto tempo per prepararci. Zayn alle sette e mezza, ovviamente per aggiustarsi il ciuffo ed infine Harry alle otto, essendo il più veloce." Mi arresi, di fronte all'evidenza, e decisi il male minore.

"Mi alzerò insieme ad Harry."

"Finalmente." Esordì Louis, piuttosto entusiasta.

"Eravamo stanchi di starti ad aspettare ogni mattina. Non troverai mai una ragazza, se continuerai di questo passo."

"Pensa per te, Malik." Risposi acido.

"Io ho Perrie." Alzò le spalle. Gli lanciai uno sguardo truce, per la sua risposta secca.

"No prendertela, magari ce la farai anche tu." Disse velocemente il moro.

"Troverò una ragazza."

"Possiamo scommettere." Si intromise il ragazzo dagli occhi verdi.

"Va bene."

"Mi dispiace interrompervi, ma avremmo un sound-check da fare prima del concerto. Allora, andiamo?"

-

A.

Eravamo ancora in macchina, l'ufficio era distante da casa. Mi girai intorno e tutti erano calmi, tranne io, ovviamente. Tremavo a causa della paura e non riuscivo a stare ferma sul sedile della macchina.

"Ehi, sta tranquilla. Andrà tutto bene, dai."  Mi sorrise. "Lo so che questo è un passo importante per te, ma vedrai che una volta finito tutto, riprenderai in mano la tua vita."

"Ti ringrazio di nuovo, per tutto l'impegno che ci state mettendo. Prendersi una responsabilità del genere non è facile, e posso solo immaginarlo, ma ve ne sono infinitamente grata."

"Puoi sempre sulla nostra famiglia, ogni volta che ne sentirai il bisogno, Angel." Convenne Karen, entrando in auto.

"La ringrazio." Le mie guance assunsero un colore carmesí.

"Di nulla e dammi del tu, tesoro."

Dopo trenta minuti di viaggio, arrivammo dinanzi l'edificio. Si presentava alto e di bell'aspetto, molto meglio di come me lo immaginavo. Le facciate erano allegre, di un azzurro cielo ed erano contornate di vetrate cupe, usate come delle finestre, in modo tale che chi passasse di lì non potesse vedere al suo interno. Rimasi a contemplare l'edificio non rendendomi conto che le altre erano già entrate.

Fissai la porta titubante, come se mi stessi chiedendo se fossi pronta ad un cambiamento simile, e mi diedi prontamente la risposta. Era ciò per cui avevo atteso tanto. Così facendomi coraggio, entrai.

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