A.

Mi alzai, come ogni mattina, per andare a scuola. Scelsi cosa mettere e andai a farmi una bella doccia calda. Mi avrebbe svegliata ulteriormente dal mio stato di profonda sonnolenza mattutina. Mi guardai allo specchio e l'unica cosa che riuscii a vedere furono i miei capelli biondi, con ciocche tendenti al castano e al moro, i miei occhi neri, gonfi per la nottata del giorno prima.

Dormivo poco la notte, anzi in realtà non ho mai dormito molto, perché pur non soffrendo di insonnia, nella mia mente i demoni si facevano spazio, per poi avvolgermi nelle loro braccia, e ciò mi portava a stare sveglia per intere ore. Spesso mi svegliavo la notte con le lacrime agli occhi e, quando realizzavo che era solo un sogno, mi tranquillizzavo.

Nonostante questo, avevo ancora paura di addormentarmi e sognare quegli episodi. Sì, la mia vita è frutto di tanti episodi raggruppati, che, posti in successione, costituiscono quella che sono ora. Tutti hanno avuto un'infanzia, bella o brutta che sia, ma la ricordano. Un altro dei miei difetti, è che non l'ho vissuta. Non posso dire di avere dei bei ricordi con la mia famiglia, quando non ce l'ho mai avuta.

Guardai la sveglia e mi resi conto di essere in ritardo, così mi infilai sotto la doccia e mi lavai velocemente. Infilai i miei soliti vestiti e mi truccai leggermente, così afferrai lo zaino da terra ed uscii.

[...]

Misi le cuffiette ascoltando Amnesia dei 5 Second of Summer, e mi recai alla fermata dell'autobus dove mi aspettava Melissa, la mia migliore amica.

Può sembrare banale, ma lei mi è stata accanto quando nessuno c'era, mi ha asciugato le lacrime quando nessuno guardava e mi ha dato la forza quando nessuno credeva che avrei potuto farcela.
È stata l'unica che mi ha teso la mano e facendosi forza, mi ha sollevata e salvata da me stessa. Ha cacciato i demoni che avevo dentro e che mi tormentavano da anni. Ora credo di più a me stessa, e lo devo solo a lei.

"Ciao, Mimi." Alzò lo sguardo dal libro e lo posò su di me, sorridendo per il soprannome.

"Ciao, Angie." Ridacchiai, lasciandole un lieve bacio sulla guancia.

"Come stai?"

"Bene, tu?" Chiuse il libro, che esordì con un suono ovattato.

"Bene." Sospirai. "Sono solamente stanca."

"È stato lui, no?" Scattò, poi protese la mano in avanti per fermare l'autobus.

"No, no. Niente a che vedere." Sfoderai il mio miglior sorriso o almeno cercai di convincerla.

"Lo sai che non ti credo, quindi prepara la scusa più convincente che tu sappia inventare."

"Ma-"

"Né ma né però, Angel. So ogni cosa e puoi dirmi tutto, lo sai." Prese la mia mano tra le sue, e mi sorrise. Volsi lo sguardo verso di lei ed annuii. "Ci sono io, non avere paura."