Capitolo 7
La sveglia è suonata da mezz'ora credo, ma io non ho molta voglia di alzarmi.
Ieri mattina ero ancora sotto l'effetto della sbornia di sabato sera, ma stamattina sto decisamente meglio. Nonostante questo, non ho nessuna voglia di mettere piede a scuola. Mi sono integrata alla perfezione, mi sto impegnando al massimo, ma in fondo è del tutto naturale e lecito non avere nessuna intenzione di lasciare il proprio letto il lunedì mattina, giusto?
Tuttavia decido di darmi una mossa: sposto il lenzuolo, mi strofino gli occhi con le nocche delle dita e nel frattempo tasto il pavimento con i piedi per trovare le ciabatte ed infilarle.
Barcollando come una ubriaca, vado verso il bagno per fare una doccia fredda, così da svegliarmi in tutti i sensi.
Voglia di vivere saltami addosso e stuprami!
Sì, credo sia questo il motto migliore che descriva la mia situazione stamattina.
Dopo aver fatto la doccia, apro la cabina armadio. Fosse per me andrei volentieri a scuola in pigiama (se così può essere definito l'accostamento di un paio di pantaloncini striminziti e una maglia larga di Courtney; adoro le sue magliette!).
Alla fine decido di indossare una tuta grigia a cavallo basso ed una semplice maglietta bianca un po' corta, che fa intravedere uno strato di pancia. Metto le Stan Smith e corro al piano di sotto per una colazione veloce.
"Buongiorno!" pronuncio con finto tono allegro una volta entrata in cucina.
Ho sonno!
"Hey sorellina, quanto entusiasmo stamattina, quasi mi spaventi" dice Courtney, scoppiando in una fragorosa risata.
Ma come siamo simpatici stamattina.
Lo fulmino con gli occhi e prendo di fretta qualche biscotto ed una tazza di caffè, tentando di svegliarmi per la seconda volta in pochi minuti. La doccia fredda evidentemente non è bastata!
In pochi minuti salgo nuovamente al piano di sopra, lavo i denti e lego i capelli in una coda alta. Poi vado in camera e decido di non truccarmi. Stamattina non ne ho proprio voglia!
Infine prendo lo zaino e sono pronta.
In compagnia di Courtney, esco di casa ed insieme ci incamminiamo verso la High Senior School.
Come ogni mattina, l'entrata del liceo brulica di voci e gruppi di studenti che vanno da una parte all'altra del cortile, tra chi scherza e chi chiacchiera.
Credo che ci metterò un po' ad abituarmi a questo caos di prima mattina; il liceo che frequentavo a Grafton era una piccola parte in confronto a questo di Miami!
Una volta varcata la soglia, saluto mio fratello e con alcuni libri in mano e lo zaino sulle spalle, mi dirigo verso il mio armadietto. Inserisco la sequenza per aprirlo, ma distrattamente lascio cadere l'astuccio e, imbranata come sono, in pochi istanti anche il resto delle cose che avevo tra le mani finisce per cadere sul pavimento.
Bene, è ufficiale: sono un totale disastro a tutti gli effetti!
Un po' imbarazzata e sotto gli occhi della maggior parte degli studenti presenti nel corridoio, chino subito la testa verso terra e mi abbasso per raccogliere tutto, ma qualcosa attira l'attenzione non appena afferro un libro.
I miei occhi verdi incrociano infatti un paio di converse bianche.
Alzo lo sguardo e strizzo un occhio perché, a causa della luce che filtra dalle finestre di un'aula vicina, non riesco a capire chi sia la persona di fronte a me.
Ad un certo punto, vedo che quest'ultima si abbassa e quando guardo il suo volto, quasi sobbalzo letteralmente da terra per ciò che i miei occhi vedono.
È lui.
È quel ragazzo.
E ora si trova alla mia stessa altezza, mentre sorregge tutto il suo peso sulle punte dei piedi.
Ed è ad un passo da me.
Cristo Santo.
Lui mi fissa per qualche istante, mentre io resto con la bocca aperta, proprio con aria incantata.
Penso proprio che la mia faccia in questo momento non sia delle migliori.
Dio, che idiota!
Ora sicuramente sembrerò Homer con la bava alla bocca, davanti ad una ciambella con doppia glassa rosa!
Dopo una manciata di secondi, afferra un quaderno e legge ad alta voce il nome scritto sopra.
"Leah Peterson..." dice, pronunciando il mio nome con una voce (e che voce, Dio mio!) del tutto profonda e con uno strano tono, quasi come se fosse una domanda e al tempo stesso un'affermazione.
Muove ripetutamente il capo in numerosi cenni, strofinanfosi il mento con la mano destra.
Poi prende a guardare il mio quaderno che ora è tra le sue mani e bagna il suo labbro superiore con la lingua. Rivolge il suo sguardo verso la mia figura e lo alterna per qualche altro secondo tra me e il mio nome scritto sul quaderno.
In questo lasso di tempo, io resto lì, immobile come una rammollita, incantata come già era successo sabato sera alla festa.
Non riesco a fare nessun altro passo.
Non riesco neanche a porgergli la mano per presentarmi decentemente.
Non riesco a fare niente di niente, se non respirare, anche se a fatica per l'imbarazzo. Ma perché?
Un sacco di domande mi frullano in mente, senza riuscire a trovare una logica risposta a tutte.
Si ricorda che sono la ragazza della festa?
Dio, certo che no, sciocca!
Insomma stamattina sono uscita vestita come se fossi una scappata di casa. Di certo non può avermi riconosciuta.
Non in questo stato.
E poi un ragazzi bello come lui avrà sicuramente a che fare con tante ragazze mille volte più belle di me!
In pochissimo tempo ecco che accenna un ghigno, mi restituisce il quaderno in mano e va via sotto il mio sguardo, mentre seguo la sua figura con i miei occhi incantati, fin quando sparisce tra i tanti corpi presenti.
Resto lì immobile a pensare a quello che è appena successo per non so quanti minuti di preciso.
Poi sento da lontano una risatina ed il rumore di qualcuno che corre verso la mia direzione.
Ritorno alla realtà e mi volto: è Joy in tutto il suo entusiasmo, come ogni mattina. Mi chiedo dove trovi tutta questa energia, per di più il lunedì mattina!
"Dio, ma ti rendi conto con chi eri? L'intera scuola ti stava guardando e non parlo solo di ragazze!" mi dice, mentre si abbassa alla mia stessa altezza.
Io la guardo perplessa.
"Eh?"
"Caspita Leah, non lo sai? Lui è Carter Thompson, il ragazzo più bello ed il più stronzo dell'intero liceo. Non lo avevi ancora conosciuto?" mi risponde con gli occhi sognanti.
Eh no cara, è qui che ti sbagli! L'ho conosciuto, eccome se l'ho fatto!
Ma come le dico che è lui il ragazzo della festa?
'Sai è Carter il ragazzo con cui mi hai beccata sabato sera e quello con cui mi sono strusciata tutto il tempo!'
Di certo non posso dirle una cosa del genere.
Magari glielo dirò con calma...
Magari più tardi...
Magari...
Ritorno con la mente alla realtà, o perlomeno ci provo e alzandomi, le rivolgo un sorriso poco convincente e le accenno un no con la testa.
Per fortuna non sospetta nulla, anche se mi sento la faccia andare a fuoco per l'imbarazzo.
Tuttavia mi dà una mano a raccogliere da terra le ultime cose e ci dirigiamo nell'aula di matematica per seguire la prima lezione del giorno.
Per tutta la mattinata resto con la mente altrove, pensando a ciò che era successo e credo di aver capito davvero ben poco di quello che hanno spiegato i prof.
Durante l'ora di storia, chiedo alla prof di poter andare in bagno con Joy. L'aria in quest'aula sta diventando soffocante. La prof fa di sì con il capo ed entrambe usciamo dalla classe.
"Mi spieghi cos'hai?" mi chiede Joy.
"Assolutamente nulla, perché?"
"È da stamattina che hai la testa tra le nuvole e sembri totalmente assente"
"Tranquilla! È solo un po' di sonno!"
"Seh, fingo di crederci, ma sappi che non è così! Ma lo scoprirò molto presto, mia cara Leah Peterson!" mi risponde ridendo e con tono malizioso, troncando la conversazione e uscendo dal bagno.
Rido e le do una piccola spinta alla schiena e la seguo, cercando di nascondere nuovamente il mio volto che si sarà sicuramente colorato di rosso, come un pomodoro.
Questa ragazza è troppo sveglia.
Ma chiunque avrebbe sospettato qualcosa, non sono una grande attrice!
Il resto delle ore passa in fretta; la campanella suona per comunicarci che finalmente è ora di uscire.
Oggi pranzerò a casa di Joy, perché domani avremo un'interrogazione di biologia e abbiamo deciso di studiare assieme.
Proprio oggi però non ci voleva!
Come infatti sospettavo, dopo essere arrivate a casa sua ed aver pranzato, andiamo in camera sua e lei inizia a fissarmi con le mani sui fianchi.
Okay, vuole delle spiegazioni e io sono fritta!
"Okay, okay! Abbocco! Ti racconto tutto!" le dico alzando le mani in segno di resa. Questa ragazza non si rassegna facilmente, eh!
Soddisfatta, saltella per tutta la stanza ed applaude ripetutamente le mani, poi si siede sul suo letto accanto a me e mi osserva con occhi attenti.
"Allora... Da dove comincio? Beh sarò diretta e cercherò di non farmi odiare... In fondo non è mica colpa mia se è successo. È capitato e nessuna delle due può farci nulla. Spero non mi odierai e..."
"Dio Leah, vai al sodo!"
"Sì sì, giusto, okay, scusa! Il tipo della festa era Carter" le rispondo, pronunciando l'ultima parola della frase quasi in un sussurro. Mi chiedo addirittura se l'abbia sentita.
Ma poi alzo gli occhi e la guardo in faccia. Sì, credo proprio che abbia sentito alla perfezione!
Però non sembra arrabbiata.
Dio ti ringrazio!
Al contrario sembra quasi... Divertita!?
Ma siamo seri? Ho trascorso tutta la serata con il più figo della scuola e lei sorride? Pensavo che, come tutte le ragazze della scuola, il minimo che avrebbe fatto sarebbe stato prendermi dai capelli e spedirmi di nuovo nel Massachusetts a calci nel sedere!
E invece lei sorride.
"Joy, non sei arrabbiata? Non mi odi?" le dico, cercando di nascondere la tensione nella mia voce.
"Cazzo Leah! Hai pomiciato tutto il tempo con Carter Thompson! Tutte le ragazze ti odierebbero!" mi risponde urlando come una matta e saltellando allegramente sul letto.
Ma questa ragazza sta bene? Mi odia ed è felice?
Ritorna "seria" e riprende il discorso.
"Stai tranquilla, di certo non ti odio, o almeno non io. Thompson non è il mio tipo" mi dice, per poi scoppiare in una fragorosa risata alla quale subito dopo mi unisco anch'io.
Dopo aver chiacchierato un altro po' e aver esultato per aver baciato Carter Thompson, iniziamo finalmente a studiare. Una volta finito, saluto Joy e rientro a casa.
Ceno velocemente in compagnia della mia famiglia, poi salgo su, indosso il pigiama e mi metto comoda nel letto, fino a quando non cado in un sonno profondo.
Il giorno dopo...
Stamattina mi sono stranamente svegliata in tempo e sono persino arrivata a scuola in anticipo.
Manca circa un'ora prima che la campanella suoni e ci comunichi il termine delle lezioni del giorno.
Qualche minuto prima che suoni, dunque, esco dall'aula e vado in bagno.
Durante il tragitto, afferro il telefono e distrattamente inizio a leggere qualche messaggio, fin quando non mi scontro contro qualcosa.
O meglio contro Qualcuno parecchio alto.
Alzo lo sguardo e mi ritrovo di nuovo quel ragazzo davanti.
Ma che bella coincidenza!
Con il mio solito sorriso da ebete e gli occhi incantati, decido di presentarmi una volta per tutte e tento di aprire la bocca, ma lui mi ferma immediatamente in modo piuttosto brusco.
"Levati, sfacciata e guarda dove vai la prossima volta" mi urla contro e con uno spintone si allontana.
Resto là ferma e gli occhi cominciano a bruciare un po'.
Non mi ha riconosciuta?
Cazzo, che idiota ad averlo minimamente pensato.
Corro in bagno e cerco di calmarmi. Da quando mio padre ci ha abbandonati, sono diventata molto emotiva e fragile, basta una minima cosa per farmi scoppiare in lacrime, come, appunto, adesso.
In fondo quel sabato eravamo entrambi ubriachi, non può ricordarsi di me, ma ci speravo comunque.
Le lacrime intanto continuano a rigarmi il viso e io non riesco a smettere, fin quando non sento la porta aprirsi e vedo Joy venirmi incontro.
"Hey tesoro, cosa succede?" mi dice con tono dolce e allo stesso tempo preoccupato.
"Diamine Joy, sono stata una grande sciocca. Io ci speravo! Ci speravo!" ripeto continuamente mentre poggio il viso sul suo petto e continuo a piangere.
Dopo avermi aiutata a calmarmi e dopo averle raccontato tutto, Joy inizia a parlare, rivolgendomi parole di conforto: non posso piangere per un ragazzo, per altro sconosciuto. Anche se poco convinta di ciò, annuisco debolmente e poi rientriamo in classe.
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