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Capitolo 2

Dopo aver lasciato Grafton, abbiamo raggiunto l'aeroporto di Boston. Mi mancherà alzare il naso all'insù per fissare i suoi grattacieli che si innalzano nel cielo.

Da piccola ogni tanto trascorrevo il weekend con la mia famiglia, anche se non molto spesso.

È passato un bel po' di tempo dall'ultima volta che ho avuto la possibilità di venire a Boston.

Credo sia successo prima che la situazione nella mia famiglia peggiorasse.
Degenerasse.

Sono le 09:30 e il nostro aereo decollerà tra mezz'ora.
Nel frattempo ho accompagnato Mad nei bagni pubblici dell'aeroporto.

Ci aspetteranno 4 ore di volo diretto.

Dopo aver finito tutto, guardo Mad mettersi il suo zainetto sulle spalle, poi la prendo per mano e mi dirigo verso il bar dell'aeroporto.
Ho voglia di prendere un buon caffè caldo.

Dopo averlo bevuto in tranquillità con Mad, che mi ha accompagnata con un succo all'arancia, ecco che noto Courtney spuntare da uno dei tanti corridoi dell'aeroporto.
Dio, questo posto è enorme.

"Mamma ha terminato il check-in.
Sarà meglio prepararci per l'imbarco" dice mio fratello, mentre alterna teneramente lo sguardo tra me e mia sorella.

"Sì, okay. Hai finito il succo, Mad?"
"Sì. Possiamo andare" risponde la piccolina, mentre con una mano afferra lo zaino dalla sedia accanto, e con l'altra mano stringe la mia.

Ci incamminiamo verso l'imbarco tutti e tre, tenendo nostra sorella per le mani.

Tra uno spintone ed un altro, riusciamo ad incrociare lo sguardo di mostra madre, che con un movimento della mano, ci fa segno di raggiungerla.

Dopo aver terminato tutte le noiose procedure, eccoci arrivati sull'aereo.

"Io e Mad nella fila C, mentre voi due nella fila D" dice mia madre, alternando lo sguardo tra me e Courtney.

Ci sediamo ognuno al proprio posto ed allacciamo la cintura. Il mio posto è quello accanto al finestrino, praticamente il posto che più preferisco.

Su tutto l'aereo comincia a diffondersi la voce di una delle giovani assistenti di volo. 
"Buongiorno signori e signore.
Vi informiamo che tra poco l'aereo diretto da Boston a Miami, decollerà. Pertanto, vi invitiamo ad allacciare le cinture. Grazie per l'attenzione!"

Dopo aver ascoltato, inzio a cercare le cuffie nella borsa; le avvicino alle orecchie, mentre faccio partire delle canzoni random, fin quando non mi soffermo su una in particolare: mi volto verso il finestrino, alzo il volume ed inizio a pensare.

Il periodo che sto vivendo ultimamente non è dei migliori.
È un periodo complicato, un po' cupo e dal quale mi sembra quasi impossibile uscirne.

Questa improvvisa partenza inizialmente ci ha un po' sorpresi, ma per me è la cosa più giusta da fare.
In fondo c'è in ballo il nostro futuro, quello mio, di Mad e di Courtney, ma soprattutto il futuro di mia madre.

Infatti stiamo partendo per una proposta di lavoro di mia mamma che aspettava da parecchio tempo e che forse è arrivata al momento giusto.

Mia madre è una dottoressa di grande successo nel Massachusetts.
Ha studiato medicina in una prestigiosa università di New York, per poi prendere una specializzazione in oncologia.

Dopo aver lavorato diversi anni nell'ospedale di Grafton, ora inizierà a lavorare al fianco di numerosi dottori, tra i più eccellenti in Florida. 

Tutto questo, però, la tiene inevitabilmente molto occupata.
Di conseguenza non posso trascorrere del tempo a sufficienza con mia madre, come per giusto dovrebbe fare una figlia.

È soprattutto nell'ultimo periodo che ho più bisogno di lei.
In realtà ho sempre necessitato della sua presenza, ma negli ultimi anni in modo particolare, non potendo più contare su alcuna figura maschile, che non sia Courtney. Ma in fondo io e lui abbiamo quasi la stessa età e di certo, pur volendo, non sarebbe mai in grado di darmi quei consigli che solo un padre riuscirebbe a dare.

Già, un padre. Ecco il tassello mancante della mia vita.
Non so più cosa sia un padre da quando avevo 10 anni.

Dopo la nascita di Mad, la situazione in famiglia è precipitata sempre di più, se non teniamo conto della tensione che già anni prima cominciava a mettere in pericolo il nostro equilibrio e comprometteva la nostra idea di famiglia felice.   

Credo che i miei genitori non fossero mai riusciti ad andare d'accordo durante il matrimonio. Per questo motivo non ho ancora capito quale sia stata la ragione che li ha spinti a sposarsi comunque.

Il pensiero che i figli avrebbero risolto tutte le incomprensioni e avrebbe portato gioia e amore? Forse, ma ovviamente fino ad un certo punto. 

Un grave litigio dopo la nascita della piccola Mad è forse stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Ricordo ancora tutto perfettamente.

Mia madre aveva appena messo mia sorella a dormire, mentre io e Courtney eravamo in soggiorno a litigare ingenuamente su quale film guardare.

Ad un certo punto la nostra conversazione fu interrotta da un rumore assordante. Come un qualcosa di vetro che si rompeva.
Sì, una bottiglia.
Di scatto, io e Courtney ci alzammo.

Conoscevamo perfettamente il rapporto dei nostri genitori, ma mai avremmo pensato che mio padre potesse essere violento con mia madre. Almeno non fino a quel punto.
Quando io e mio fratello raggiungemmo la cucina e varcammo la soglia, la scena che si presentava di fronte ai nostri occhi non era delle migliori: mia madre rannicchiata in un angolo della stanza per terra, in lacrime, mentre nascondeva il suo viso attraverso le ginocchia.

Poi c'era lui, mio padre, con un'aria molto aggressiva, che guardava un punto fisso della stanza, con sguardo perso, mentre con la mano destra sanguinante teneva il collo rotto di una bottiglia di vino rosso.

Per qualche istante io restai immobile, pietrificata.

Non sapevo cosa fare e cosa dire, così come Courtney, il quale però, subito dopo, riuscì a reagire. Non so come ci riuscì, non so dove trovò la forza.

Io francamente stentavo a credere a ciò che si presentava sotto i miei occhi oramai ricoperti da un velo di paura.

Quello stronzo aveva colpito mia madre? Le aveva fatto del male? L'aveva ferita?
Un susseguirsi di domande del genere cominciarono ad occupare la mia mente.

Poi mia madre alzò di poco la testa.
No, fortunatamente non era ferita. Non fisicamente. Moralmente però sì, glielo si leggeva nello sguardo spento che regnava sul suo viso: non era più lo stesso. Era cupo, ricoperto da un alone di terrore e di paura, paura di fare qualsiasi mossa.
Evidentemente mio padre aveva rotto la bottiglia contro il bordo del lavello.

In quell'ultimo periodo lui era diventato parecchio violento. Non so a cosa fosse dovuto questo suo comportamento; ormai era perennemente ubriaco e fumava di continuo.

Ho qualche ricordo sbiadito di mia madre che piange silenziosamente nella sua camera da letto.
C'è da ammettere che non sono ricordi che si dovrebbero avere della propria infanzia, ma bisogna anche sottolineare il fatto che non tutti hanno la possibilità di trascorre un'infanzia degna di essere considerata tale.

Io ne sono una prova.

Visti i continui litigi e lo stato di ogni sera di mio padre, mi chiedevo sempre come fosse stata possibile la nascita di Mad.
Forse mia madre sperava che il comportamento di mio padre potesse cambiare in meglio? Per questa ragione, magari? Non so dare una risposta precisa, ma so per certa che Mad era stata voluta. 

Mia madre amava molto mio padre. Per lui, nonostante i litigi, nonostante gli insulti, nonostante tutto, nutriva sentimenti veri, che andavano oltre i limiti, oltre la ragione, oltre l'immaginazione.

Se lei lo sposò 18 anni fa, di certo lo fece per amore. Mia madre lo ha sempre amato.

Non lo ha mai detto esplicitamente, ma io sono sua figlia e, pur avendo solo dieci anni, conosco mia madre meglio di chiunque altro e riuscivo a leggerle in faccia che lo amava follemente.

Anche in quel momento, raggomitolata per terra, lei lo amava incondizionatamente: per lei, lui non era in grado di comprendere il suo stato. Era sotto l'effetto del troppo alcool ingerito nelle ultime ore.

Ricordo che subito corsi in direzione di mia madre per vedere come si sentisse e poi salii velocemente sopra per controllare se Mad stesse bene.
Nonostante tutto la piccola dormiva beatamente.

Scesi al piano di sotto e ricordo di essere scoppiata in lacrime. Mia madre si avvicinò a me e Courtney e ci abbracciò forte per tranquillizzarci.
Successivamente fu Courtney a dirmi che aveva mandato via di casa mio padre e lo aveva costretto a passare la notte fuori casa. L'indomani, dopo la sbornia, sarebbe potuto tornare.

Ma le cose andarono diverse, o almeno in parte.

Quella notte io e Courtney dormimmo con mia madre, perché entrambi terrorizzati, mentre lei teneva accanto al suo letto la culla di Madison.

Il giorno successivo fu ancora peggiore. Credo che ricorderò per tutta la vita i pianti versati quel giorno. 

Tornati da scuola, io e Courtney rientrammo in casa con Mad e la mamma. Appena entrati, davanti a noi si presentò la figura mio padre, con attorno vari borsoni. 
Se ne stava per andare.

Fu subito questo il pensiero che mi volò in mente, ma poi lui e mia madre cominciarono a discutere animatamente, di nuovo.
A quel punto io e Courtney portammo Mad al piano di sopra, ma subito dopo il tonfo di una porta chiusa di colpo ci fece tornare al piano di sotto.

Lì trovammo mia madre piangere, seduta al tavolo, con i gomiti poggiati e le mani tra i capelli. Di mio padre più nessuna traccia. Né quel giorno, né nessun altro giorno.

È da allora che non ho più avuto notizie di lui, né mi sono mai preoccupata di cercarlo; non l'avrei mai fatto e mai lo farò. In fondo lui non si era fatto scrupoli ad andare via di casa e lasciarci soli.

Ho sbagliato, sto sbagliando e sbaglierò, questo è sicuro, ma è ancora più sicuro che io non dimenticherò mai quello che passai quel giorno e come lui trattò mia madre, mai.

Lui se ne era andato e non sarebbe tornato mai più, lo conoscevo molto bene ed era un tipo che, così come me, non tornava mai sui suoi passi.

Spazio autrice:
Ecco che la verità comincia a saltare fuori. Questo è ciò che pensa Leah... E voi? Cosa ne pensate?
Lasciate qualche stellina e commentate!
Vi voglio bene
-Sof

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