Capitolo 12
Nel momento in cui ha posato le sue labbra sulle mie, non sono riuscita più a controllare le emozioni che improvvisamente mi hanno praticamente stravolta.
Avevo una strana sensazione alla bocca dello stomaco, le tipiche farfalle.
Mai con nessuno mi era successa una cosa del genere.
E conoscete quella sensazione di ansia, di paura, di agitazione, che si impossessa inevitabilmente della vostra mente e del vostro corpo, non appena vi si presenta davanti una situazione che per voi è del tutto nuova e sconosciuta?
Beh ecco, potrei sembrare esagerata, ma in quell'istante mille pensieri di questo tipo aleggiavano nella mia testa, rendendomi del tutto incapace di capire.
Senza rendermene conto, mentre facevamo scontrare le nostre lingue, mi sono avvicinata sempre di più a Carter, fino ad avvolgergli il collo con le mie braccia, mentre lui mi cingeva i fianchi.
Poi, tutto ad un tratto, non so spiegarmi come, sono riuscita a sedermi su di lui a cavalcioni, senza interrompere il bacio neanche per un secondo.
Ci siamo fermati solo quando entrambi eravamo senza fiato e con le labbra gonfie.
È stato completamente diverso dal primo bacio alla festa. È stato molto più focoso, ma al tempo stesso così dolce e capace di trasmettermi un'immensità di emozioni, che si susseguivano una dopo l'altra, liberando dentro di me una sensazione di completezza e di serenità.
Guardandolo dritto negli occhi, improvvisamente mi fu tutto chiaro.
Ora mi è tutto fin troppo chiaro.
Io amo Carter Thompson.
Sì, lo amo. Per me non si tratta solo di una semplice e banale attrazione fisica oppure di stupide coincidenze che riguardano quel che più piace ad entrambi, le nostre passioni o i nostri hobby. Tutt'altro.
Quello che provo verso di lui, va oltre tutto questo. Va oltre le cose che abbiamo in comune. È molto più forte di ciò, tutto molto più forte.
Al solo pensiero, mi si stringe lo stomaco e piccoli tonfi si propagano nel mio cuore, facendolo martellare forte contro il petto.
Sarò forse esagerata? Può essere, ma non mi sono mai sentita così e voglio godermi ogni secondo di questa storia.
"Leah... Leah!" bisbiglia Joy a denti stretti, cercando di attirare la mia attenzione. Senza farsi vedere dalla prof, tenta di darmi leggere gomitate al braccio, fin quando non reagisco.
"Mmh?" chiedo confusa, lasciando lo sguardo fisso sul quaderno di matematica, poggiato lì dalla prima ora.
Poi mi volto e mi accorgo della sua occhiataccia verso la cattedra.
Solo ora mi rendo conto che è dall'inizio delle lezioni che non smetto di pensare neppure un istante all'accaduto di ieri... Non faccio altro che passare continuamente le dita sulle labbra, quasi come se cercassi di rivivere quel momento.
Alzo gli occhi e incrocio la faccia irritata della prof.
"Signorina Peterson, sta seguendo?" mi apostrofa con quel tono di voce tanto stridulo, da rimbomare nell'intera aula.
Metabolizzo il tutto e capisco il motivo per cui mi ha richiamata. È evidente che si sia accorta del fatto che non stessi seguendo nel migliore dei modi.
"Ehm prof, potreste ripetere per favore..?" cerco di chiederle in tono gentile, schiarendomi di poco la voce.
"Peterson, insomma! Segua!" mi urla contro lei.
Dio com'è odiosa, non posso sopportarla.
Tuttavia annuisco, anche se controvoglia, tentando poi di concentrarmi e capire qualcosa sulla lezione, anche se senza nessun risultato concreto.
All'ultima ora, la campanella suona, annunciandoci che finalmente è ora di uscire.
"Dopo ieri vi siete sentiti o visti?" mi chiede Joy.
"No..." le rispondo.
"Senti la sua mancanza?" sul suo viso appare un ghigno malizioso.
Io la guardo per qualche istante: sulle mie labbra compare un sorriso che non riesco a trattenere e sento di essere arrossita.
"Sì..." sussurro timidamente.
"Vai a salutarlo. È là!" dice, indicando un punto non preciso del cortile della scuola. Poi mi lascia un bacio sulla guancia e raggiunge mio fratello Courtney.
Mi alzo in punta di piedi e voltandomi da un lato ed un altro, finalmente lo vedo anch'io.
Avanzo verso di lui, ma avvicinandomi di più, ciò che si presenta sotto i miei occhi, non è ciò che mi aspettavo. Evidentemente oggi la fortuna non è dalla mia parte.
Riconosco Patricia dalla chioma di capelli biondi tinti, che è letteralmente avvinghiata al collo di Carter, mentre lui non si fa nessun problema a poggiare le sue mani sui suoi fianchi, le stesse identiche mani che fino a ieri erano poggiate sui miei di fianchi.
A quella visione, una sensazione di disgusto sale lungi l'esofago. Credo di poter vomitare tra un moneti e l'altro. I miei occhi cominciano a pizzicare e dalla rabbia, senza rendermene conto, le mani mi si stringono a pugno, fino ad avere le nocche completamente bianche e le unghie conficcate nella pelle. Provo dolore, ma non è assolutamente niente se confrontato a quello che sta provando il mio cuore. Assottiglio lo sguardo e perdo mille battiti.
Una lacrima solitaria inizia a solcare la mia guancia destra, un po' per il dolore ai palmi delle mani, ma soprattutto per ciò che mi sta provocando questa visione.
In questo momento lo sto odiando, odiando a morte.
Vorrei andare lì da lui e prenderlo a schiaffi, sferrargli un pugno, urlargli contro quanto mi abbia delusa il suo comportamento, quanto mi senta crollare vedendo quella scena, perché io lo amo.
Tuttavia non ce la faccio e la paura prende il sopravvento. Non voglio fargli vedere quanto ci sia rimasta male e quanto in realtà io sia tanto fragile.
Corro via, piangendo come una bambina, urtandomi con gli studenti che mi passano accanto, ma non ho nessuna intenzione di fermarmi a chiedere scusa.
Continuo a correre, senza badare a chiunque mi stia guardando in questo momento.
"Leah! Leaaah! Fermati!" è la voce di Courtney, ma non voglio comunque fermarmi, voglio solo arrivare a casa e piangere tutto il giorno.
"Cazzo, piccola! Fermati."
Mio fratello mi corre dietro fino a raggiungermi e bloccarmi il polso. Mi fa girare verso di lui e nel frattempo arriva anche Joy, con aria molto preoccupata.
"Cos'è successo?" mi chiede Courtney dolcemente, mentre posiziona le sue grandi mani sulle mie esili braccia, impedendomi così di correre ancora.
Ho la vista annebbiata dalle lacrime e non riesco a pronunciare nessuna parola, eccetto una sola.
"Abbracciami" singhiozzo contro il suo petto e lui non esita a stringermi calorosamente contro di lui.
"Ssh piccola, stai calma. Ci sono io qui ora... Torniamo a casa, ti preparo una camomilla..." mi sussurra dolcemente all'orecchio.
Riesco solo ad accennare un piccolo sì con il capo, mentre assieme ci dirigiamo verso l'auto di mia madre, con Joy al nostro seguito.
Appena arrivo in casa, lancio lo zaino per terra, in un angolo del salotto e mi butto a peso morto sul divano, portandomi le mani ai capelli, ormai tutti spettinati.
"Tesoro, tieni.." Joy mi porge una tazza colma di camomilla e con un piccolo sorriso la ringrazio.
Si avvicina a me e mi si siede accanto, mentre Courtney prende una sedia e la posiziona davanti al divano.
Si siede, poggia i gomiti sulle ginocchia ed inizia a parlare.
"Piccola..." dice dolcemente "... ora me lo dici cos'è successo? O dovrò scoprirlo solo?"
Una faccia impaurita compare sul mio viso. So per certo che se gli dicessi qualcosa su Carter, lui andrebbe su tutte le furie e Dio solo sa cosa sarebbe in grado di fare. È molto possessivo e geloso di me e dopo essere stati abbandonati da mio padre, la sua premura nei miei confronti è cresciuta a dismisura. È per questa ragione che temo la sua reazione se gli raccontassi tutto.
Abbasso lo sguardo ed inizio a fissare la tazza nelle mie mani.
Mio fratello si avvicina di più e con una mano sotto il mio mento, mi fa alzare la testa.
"Allora...?"
Alla fine cedo.
"Mi prometti che non farai nessuna cazzata?"
"Diamine Leah, cos'è successo?"
"Cazzo Courtney, me lo prometti?" gli rispondo con un tono di voce poco elevato.
Lui si porta le mani lungo le gambe e con un gesto del capo, mi fa segno di parlare.
"All'uscita ho visto Carter in compagnia di Patricia e... E questa cosa mi ha fatta andare su tutte le furie..." porto le mani in aria per la rabbia al solo pensiero di quella scena, poi termino la frase "... Perché, beh, insomma... Io credo di..."
"Cosa credi Leah? Cosa?" mi risponde Courtney un po' arrabbiato. Credo abbia capito quello che sto per dire.
Scatto in piedi e gli rispondo quasi urlando.
"Cazzo Courtney, mi sono innamorata di Thompson, okay? Non so come sia potuto succedere, ma è successo. E non sai quanto io mi stia maledicendo in questo momento, ma è più forte di me..." un singhiozzo interrompe la mia frase ed inizio a piangere disperatamente, senza riuscire a proferire altre parole, perché un groppo alla gola me lo impedisce.
"Tesoro, vieni qua..." Courtney mi si avvicina e mi abbraccia forte. Non mi sarei aspettata una reazione del genere, semmai il contrario.
Mi lascio avvolgere da quelle possenti braccia che sono sempre state pronte a proteggermi, fin da piccola.
Una mano mi accarezza la schiena e mi rendo conto che è Joy. Mi volto verso di lei, la quale mi rivolge un dolce sorriso e con il dorso della mano, mi asciuga le piccole lacrime che ancora scendono lungo il mio viso.
"Leah, tutto si sistemerà, d'accordo? Se è davvero come dici, se davvero ti sei innamorata di lui, vedrai che tutto andrà per il meglio. Sta' tranquilla." mi sussurra Joy, mentre Courtney annuisce alle sue parole, concordando con ciò che ha appena detto la mia amica.
Mi asciugo le ultime lacrime, tiro su con il naso ed annuisco.
Ora sto meglio, decisamente.
Il resto del pomeriggio passa in fretta.
Joy è rimasta a cenare con noi e assieme a mio fratello, ho deciso di non raccontare nulla a mia mamma, almeno non per ora.
Dopo aver accompagnato Joy alla porta ed averla salutata, mi dirigo alla mia stanza.
Mi abbandono ad un bagno caldo, per poi indossare la solita t-shirt di Courtney e vado a dormire.
Il giorno seguente...
Come di consuetudine, la sveglia suona alle 06:45, ma sono già sveglia da circa mezz'ora.
Sono gli ultimi giorni di maggio e la pressione dei prof è costante. Nel mio caso in modo particolare, visto l'improvviso trasferimento e il poco tempo per potermi ambientare. Nonostante tutto però, credo di avere modo di raggiungere ottimi voti anche quest'anno.
Dispiaceri e preoccupazioni sono le ultime cose che voglio provocare a mia madre.
Scosto il lenzuolo dal mio corpo e corro in bagno. Dopo una doccia veloce, indosso una salopette di jeans, una t-shirt rossa, infilo le converse e finisco di prepararmi.
Non ho fame, perciò non scenderò giù a fare colazione.
Dopo aver lavato i denti e avvolto i capelli in una lunga treccia, passo un filo di mascara sulle ciglia e infine del lucido sulle labbra.
"Courtney sono pronta!" esclamò scendendo le scale.
Sento un "Sto arrivando" anche se non capisco bene da dive possa provenire la voce.
Con grande sorpresa vedo Joy chiacchierare con mamma, appena entro in cucina.
"Ciao tesoro!"
"Buongiorno Leah."
Tutte e due mi salutano all'unisono e io ricambio con un bacio sulla guancia ad entrambe.
Una volta preso uno snack dalla dispensa, salutiamo mia madre e usciamo di casa.
Mio fratello e Joy iniziano a tenersi per mano e questo mi provoca una piccola morsa allo stomaco. Ormai stanno assieme e non posso essere più che felice per loro, ma guardandoli, mi viene davvero difficile non pensare a Carter e al pomeriggio passato con lui sulla spiaggia.
Scosto la testa e faccio allontanare questi pensieri dalla mente, almeno per il momento.
A passo svelto, raggiungiamo l'entrata del liceo e la campanella suona.
Saluto Courtney in modo fugace ed entro in compagnia di Joy.
"Cazzo ho dimenticato il libro di chimica per la prima ora! Vado a prenderlo, aspettami in laboratorio!" dico a Joy, mentre mi avvicino al mio armadietto in fondo al corridoio.
Tento di aprirlo, ma con difficoltà.
Finalmente, dopo vari tentativi di inserire la sequenza più e più volte, riesco ad aprirlo.
"Dove diamine è? Ah eccolo!" afferro il libro e di corsa vado in laboratorio.
"Peterson come mai in ritardo?" mi chiede il professor White, scrutandomi dall'alto in basso, con quei suoi strani occhialini poggiati sul naso all'insù.
Quest'uomo è davvero un tipo strano, credetemi!
"Mi scusi, avevo dimenticato una cosa nell'armadietto."
Annuisce e scrive qualcosa su un foglio.
Mi volto e ritrovo tutti i posti al completo.
Perfetto!
"Oh ehm... C'è un posto lì in fondo.." riprende il professor White che senza togliere gli occhi dal foglio, mi indica un posto in fondo all'aula.
Mi alzo in punta di piedi e deglutisco rumorosamente quando mi accorgo chi è seduto proprio lì.
Cercando di fingere che vada tutto bene, mi avvicino al banco, gettando un'occhiata a Joy, la quale mi rivolge una faccia desolata e mi mima uno "Scusa" con le labbra.
Appena mi siedo, lascio lo zaino per terra ed inizio subito a prendere appunti sul mio quaderno.
"Buongiorno anche a te mocciosetta" sussurra Carter con voce sensuale.
Sì, per chi non l'avesse capito, è proprio accanto a lui che sono seduta, ironia della sorte!
Fingo di non ascoltare, anche se involontariamente comincio a stringere forte la penna in mano, fino ad avere le nocche bianche.
Come si permette a parlarmi? Non deve assolutamente rivolgermi la parola!
"Hey potresti anche rispondermi!" continua a sussurrarmi.
Per il resto dell'ora continua a cercare di attirare la mia attenzione, fino a quando suona la camonella ed il professor White esce dal laboratorio di chimica.
"Merda Leah! Potresti anche degnarti di darmi una risposta! Cosa c'è?"
Il suo tono di voce è evidentemente cambiato. Ora è più duro ed arrabbiato, ma sta comunque cercando di contenersi, lo si nota dalle sue vene del collo, che stanno diventando sempre più evidenti.
Di scatto, mi alzo, chiudo il quaderno velocemente e mi giro a guardarlo per la prima volta dall'inizio dell'ora.
"Oh beh non saprei proprio cosa sia successo!" dico in tono ironico alzando le mani in aria. "Forse ricordarti di ieri all'uscita, con Patricia, potrebbe farti rinfrescare un po' le idee, non trovi?"
Non gli do il tempo di rispondere perché mi sono già voltata e ho raggiunto Joy fuori dall'aula.
Dopo qualche minuto, sento il cellulare vibrarmi nella tasca della salopette.
Carter:
Scusami, ti prego. Lo so, lo so, sono un gran coglione, ma non è come pensi. Tra 5 minuti ti aspetto fuori. Ti spiegherò tutto.
Blocco lo schermo e lascio scivolare il cellulare dentro la tasca.
La professoressa di matematica entra in classe, perciò mi avvicino a lei e con una scusa banale, le chiedo di poter uscire dall'aula. Lei annusce e così faccio.
Appena volto l'angolo, vedo un ragazzo voltato di spalle accanto alle scale. È lui.
A passo felpato, mi avvicino a lui e senza neanche chiamarlo, inizio subito a parlare.
"Fai in fretta, devo tornare in classe."
Il mio tono di voce continua ad essere duro, ma avrei tanta voglia di saltargli addosso e baciarlo senza fermarmi. Ma non posso cedere, non questa volta. Dovrà avere una spiegazione ben valida.
"Dio Leah, mi hai spaventato a morte!" fa un passo verso di me. Credo voglia abbracciarmi, ma non gliela voglio dare vinta. Voglio tenerlo sulle spine e capire se ci tiene davvero a me.
"Parla." lo blocco con entrambi le mani impedendogli di fare un altro passo verso di me.
Lui mi scruta con uno sguardo più che meravigliato, ma poi si decide a parlare.
"Non è come pensi, credimi, davvero. Ieri l'ho evitata per tutta la mattina, ma appena ho messo piede fuori, mi ha subito raggiunto. Credo che quella lì abbia qualche radar!" dice ridendo. Io continuo a guardarlo con uno sguardo tutt'altro che divertito. Si gratta la nuca e continua a parlare.
"Oh ehm, okay.... Mmh poi ci siamo salutati, lei continuava a parlarmi e io ho cercato di levarmela di dosso, facendole notare che non la stessi ascoltando, ma senza ottimi risultati. Alla fine l'ho solo accompagnata a casa, ma non è successo niente, credimi. Ha tentato di baciarmi, ma l'ho fermata. Ho messo in moto e sono andato via."
Il suo sguardo è quasi come se cercasse pietà e comprensione. Quasi come se con gli occhi mi stesse implorando di perdonarlo.
"Perché non l'hai baciata?"
Non mi rendo neppure conto di quello che esce dalla mia bocca, ma lui non esita a rispondere.
"Non è ciò che volevo, proprio per niente."
Distolgo lo sguardo dal pavimento e lo fisso dritto negli occhi.
Sarò anche stronza, ma questa risposta non è sufficiente per me.
Forse avrà anche detto la verità, ma voglio vedere fino a che punto possa arrivare.
Mi avvicino a lui, ad una distanza molto ravvicinata, osservando attentamente le sue labbra.
"Allora cerca di capire ciò che vuoi."
Ritorno con lo sguardo sui suoi occhi azzurri, che quasi mi ipnotizzano completamente, ma non devo e non posso cedere.
Osservo il suo pomo d'Adamo salire su e giù e deglutisce rumorosamente.
1-0 per Leah.
Mi volto e torno in classe. Non ho nessuna intenzione di ascoltare una ramanzina della prof.
Sospiro e continuo a camminare dritta senza voltarmi. Quando arrivo di fronte alla porta della classe, noto Carter che ancora mi fissa impalato, là, dove l'ho lasciato.
Non mi avrai così facilmente, Thompson.
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Spazio autrice:
Perdonatemi per eventuali errori di battitura. Correggerò appena posso!
-Sof
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