Capitolo 36
È giovedì ed è il compleanno di Ellie.
Me ne ero completamente dimenticato. Dopo tutto quello che è successo, come avrei potuto? È stato quando Chris mi ha inviato un messaggio, questa mattina, che ho rifatto mente locale a quel buffo pomeriggio d'estate in cui Ellie mi aveva invitato.
È proprio strano come le cose, nel giro di qualche giorno, possano cambiare. Mia madre è ancora al commissariato, ma presto la trasferiranno in un centro penitenziario. Non la sopporto, ma mi sono arreso a quest'idea. Se non avessi Chris al mio fianco, probabilmente avrei perso il controllo. Mi sentirei senza fiato, senza cuore. Avrei solo un vuoto, una voragine infinita che mi avrebbe trascinato chissà su quale brutta strada.
Eppure, nonostante la sua presenza, nonostante il suo amore, i demoni continuano a tornare. In queste notti, la mia mente mi fa brutti scherzi e non riesco più a distinguere il sogno dalla realtà. Forse è questo segreto che mi porto dentro o forse sto davvero impazzendo. Chris cerca di aiutarmi, ma l'amore non può guarire tutto. Non è una magia.
E sento il bisogno di aiuto.
È venuto a prendermi con la sua moto, anche se Ellie abita vicino al nostro quartiere. C'è freddo stasera, così entrambi abbiamo optato per un giubbotto di pelle.
Mi sorride, stampandomi un bacio sulle labbra. È così strano avere questo tipo di relazione alla luce del sole: non devo nascondermi, non devo negare. Posso tenergli la mano, se voglio, posso stringermi a lui e abbracciarlo finché le paure non vanno via.
Non avrei mai pensato di aver bisogno di tutto questo. Sono cambiato anch'io, lo sento. Non sono più come prima, anche se temo ancora il contatto. Ma un abbraccio, una carezza... queste cose posso sopportarle.
Parcheggiamo davanti al cancelletto di casa, illuminato da piccoli fari a LED. È già aperto e ne approfittiamo per raggiungere il calore della casa. Le luci accese sono confortevoli, così come la sagoma di Mozart, il gatto di Ellie.
La padrona di casa ci sorprende sulla soglia. Probabilmente, ci aveva visti arrivare dalla finestra.
«Ehilà!», saluta a braccia aperte. «Come state?».
È meravigliosa come sempre, ma questa volta ha optato per un taglio di capelli raccolto. Il suo tondo viso si è messo in risalto, e il leggero trucco intorno agli occhi le dà l'aspetto di una ragazzina che gioca a diventare grande.
«Auguri!», risponde Chris stringendola in un abbraccio.
In seguito viene il mio turno di saluti.
«Avanti, entrate dentro. Ci sono già i gemelli».
«Abbiamo un nome, sai?». Kevin sbuca dalla porta del salotto con in mano un bicchiere di alcol.
«Jordan, non fare il permaloso», lo rimbecca Ellie.
Quindi era Jordan.
Cerco di abbinare il suo nome con i suoi vestiti. A differenza del fratello, il colore della sua camicia è blu. Quindi, Kevin è quello con la camicia rossa.
Sono proprio lì per salutarli, quando Ellie, con una scusa, mi tira dalle braccia di Chris e mi trascina al piano di sopra.
«Devo farti vedere una cosa», mi dice sopra le scale.
È la prima volta che entro nella sua camera e mi sembra di fare un passo in avanti verso la nostra amicizia. Sono felice che mi abbia portato qui, perché ora posso vedere com'è veramente.
Quando apre la porta, mi ritrovo in un ambiente molto disordinato. I vestiti sono buttati ovunque e il letto è sormontato da fogli, libri e spartiti musicali. Poster di rock band sono appesi ovunque e coprono l'orribile colore rosa delle pareti. L'armadio è spalancato e, appeso a una cruccia, c'è un vestitino leopardato che cattura la mia attenzione.
Ellie lo prende in mano e se lo appoggia addosso. «Ti piace?».
Annuisco, accennando un lieve sorriso. «Ti starebbe benissimo».
«Perfetto! Pensavo fosse un po' troppo, ma se per te va bene... Allora lo metto!».
Si catapulta dietro un'anta dell'armadio, lanciando in aria i vestiti che aveva addosso.
«Allora, come ti senti?».
Non credevo che me lo avrebbe chiesto. È questo il motivo per cui mi ha fatto salire? Per sapere come sto?
«Vado avanti», mi limito a rispondere, non vorrei aprire discorsi che mi farebbero stare male.
«E con Chris?», aggiunge sistemandosi una spallina. «Mi ha raccontato quello che è successo».
«Con Chris va benissimo», rispondo vagando con lo sguardo su un poster degli Evanescence. «Anzi, credo che sia l'unica cosa positiva al momento».
Ellie ha finito. Si tira il vestito lungo i fianchi e si avvicina con un sorriso dolce e preoccupato. «Mi dispiace davvero per quello che ti è successo. Per come sono andate le cose con Chris, quella sera... Io». Sembra in difficoltà, ma forse capisco dove vuole arrivare. «Quello che cerco di dire è che... se hai bisogno di un'amica, io sono qui».
Con quel vestito leopardato addosso è davvero provocante. Cozza terribilmente con il suo viso d'angelo, ma in fondo Ellie non mi è mai sembrata quel tipo di ragazza acqua e sapone. È una persona in gamba, estroversa e prorompente. È impossibile non notarla quando entra in una stanza. E adesso quelle parole mi hanno toccato dentro.
«Grazie... io... non so cosa dire».
Allarga le braccia e fa spallucce. «Non devi dire niente! Posso abbracciarti?».
Annuisco, e per la prima volta, sono io a prendere l'iniziativa.
È così bello e così strano, ed Ellie è sorpresa quanto me, ma non aggiunge altro se non un: «Mi faresti da cavaliere?».
«Ma certo!», rispondo porgendole il mio braccio.
Ellie afferra il gomito e insieme usciamo dalla stanza.
«Andiamo!».
Sono fiero e fiducioso, quando scendiamo le scale. Ho tutto un insieme di sensazioni nuove e sorrido quando Chris e i gemelli ci vedono arrivare.
«Wow!», fischia Jordan. «Sembrate proprio una bella coppia!».
Lancio un'occhiata a Chris, che sorride. Non è geloso, ma mi fa piacere che il suo sguardo non si è per un attimo staccato da me.
«Allora», comincia Ellie piombando nel tavolo del salotto. «Possiamo iniziare questa festa!».
Accende la musica, apre i cartoni delle pizze e iniziamo a bere e mangiare tutti insieme.
I gemelli danno spettacolo, rendendosi gli indiscussi protagonisti della serata. Giocano con il cibo, cantano le note della playlist di Ellie e fanno gargarismi con la sangria. Ellie è sul punto di sbatterli fuori di casa, quando sentiamo suonare il campanello.
«Chi è?», chiede Kevin sorpreso.
«Non lo so», risponde Ellie. «Non possono essere i miei, ho detto loro di darmi la serata libera...».
Il campanello suona ancora, Ellie si alza dal tavolo e corre all'ingresso per aprire la porta.
Lo intravedo dalla porta del salotto, e il mio cuore fa una piccola capriola all'indietro.
Mike. Che cosa ci fa qui?
Ellie gli chiede esattamente la stessa cosa.
Mike risponde con spavalderia, appoggiandosi con un braccio allo stipite della porta. «Ho sentito che c'era una festa e che non sono stato invitato».
«Se non sei stato invitato», ribatte Ellie con le braccia incrociate. «Ci sarà un motivo».
Mike sta per rispondere nuovamente a tono, ma i suoi occhi neri si soffermano sulla stanza e cadono su di me. «Certo, lui viene invitato e io no?».
«Se sei venuto per rompere, puoi benissimo andartene», dice Ellie con cipiglio.
Mike alza le braccia in segno di resa. «No, no! Ti ho persino portato un regalino. Tanti auguri». Lascia cadere il pacchetto nelle mani di Ellie, ed entra con prepotenza rubando un pezzo di pizza in tavola. «Mm... buona!».
Perché è venuto? Vuole creare altro scompiglio? Non gli è bastata l'ultima volta?
Da sotto il tavolo, Chris mette una mano sulla mia gamba tremante. «Calmati», mi sussurra all'orecchio e io di tutta risposta prendo un lungo respiro.
«Allora, Ellie, come ti senti?», chiede Mike masticando fastidiosamente.
La ragazza sospira insieme a me, finendo di mangiare il suo ultimo trancio di pizza. «Esattamente come ieri».
«Ma come?!», sbotta Mike a braccia aperte. «Hai diciassette anni, adesso. Fra un anno sarai maggiorenne».
Ellie fa spallucce. «Beh, i miei hanno acconsentito a farmi prendere la patente, quindi il prossimo anno potrò avere una macchina tutta mia».
«Sì, fantastico!», esclamano i gemelli. «Così potremmo fare dei bei viaggetti insieme».
Ellie sorride: «Così potrò andarmene da questo maledetto paese e andare al college!».
Maledetto paese. Non mi piace l'espressione che Ellie ha usato. A dirla tutta, Heaven's Hill non mi sembra poi così male. È piccola, tranquilla, circondata dal verde dei boschi e delle campagne. Credo che questa città mi abbia salvato, se non fossimo venuti qui, io e mia madre, non avrei incontrato Chris.
E anche vero che adesso le cose non stanno andando bene per tutti.
«E tu, cuginetto?», interrompe Mike sorseggiando un po' di sangria. «Cosa farai dopo?».
Chris sembra infastidito dalla domanda, ma finge un sorriso. «Non lo so, non ci ho ancora pensato... forse andrò al college...».
Il futuro... mi spaventa. Neanch'io voglio pensarci.
«E tu, Mike? Che farai?», chiede uno dei gemelli ammiccando con lo sguardo.
Mike strabuzza gli occhi, come se avesse appena visto il suo dolce preferito. «Io andrò alla Stanford! Oh, sì... non vedo l'ora di farmi tutte quelle belle ragazze...».
«Povere vittime!», esordisce Ellie abbassando le mani sul tavolo.
«Un'idiota», mi lascio scappare tra i denti.
È stato più forte di me, un impulso incontrollabile come un conato di vomito. E l'ho sputato fuori, incapace di serrare le labbra.
«Cosa hai detto?».
Ellie stempera la tensione, alzandosi rumorosamente dal tavolo. «Credo che sia arrivato il momento di prendere la torta. Mike, mi accompagni in cucina?».
Mike mi fulmina con i suoi occhietti neri, per poi osservare la mano della ragazza. L'afferra: «Certamente».
Si allontanano e finalmente posso tirare un sospiro di sollievo. Non lo sopporto! È uno snob arrogante che si crede chissà chi! Un cervello del genere non riuscirebbe neanche a oltrepassare il confine della Stanford! Dubito che ci siano ragazze disposte a cadere ai suoi piedi; Chris mi ha detto che forse non gli piacciono i ragazzi, ma secondo me è tutta una farsa.
«Stai tranquillo», mi dice Chris all'orecchio, lasciandomi un tenero bacio sulla guancia che, tuttavia, non riesce a calmarmi.
Sono troppo nervoso e rischio di fare una cavolata. Gli stringo la mano per un secondo, quindi mi alzo dirigendomi verso il bagno.
Apro la porta scorrevole, accendo la luce e mi rivedo allo specchio. Mi accorgo solo adesso del ciuffo ribelle sulla nuca e cerco di sistemarmelo, invano.
Maledetto Mike! Stava andando tutto bene prima che lui arrivasse. Le immagini del bacio rubato ritornano traboccanti, e anche se adesso con Chris è tutto a posto, la sola presenza del cugino mi fa rivoltare le viscere.
Stringo i pugni con forza fino a sbiancare le nocche. Se non fosse il bagno di Ellie, probabilmente avrei tirato un colpo contro il vetro. Ma rifletto e respiro. Sono una persona razionale, non devo farmi infervorare da un tipo che si crede superiore agli altri, quando invece è solo un misero idiota.
E in quel momento la porta del bagno scorre per aprirsi e richiudersi nuovamente. Mike entra silenzioso e la sua presenza mi sorprende, mi spaventa! Che diavolo è venuto a fare? Non si è sbagliato, sapeva che il bagno era occupato, ma lui chiude a chiave e mi guarda con occhi mefistofelici.
«Che cazzo vuoi?», impreco gonfiando le narici.
Mi rivolge un sorriso spavaldo, quasi amichevole, quasi ammiccante. «Da te? Nulla...». Si avvicina, accorciando le distanze tra i nostri volti. «Ma voglio che tu stia lontano da Chris».
Noto che non ha fumato, ma è nervoso. «Che c'è? Papà ti ha tolto la droga?».
«Cosa hai detto?!».
Mi mette le mani addosso e mi strattona contro il lavandino.
«Stai lontano da mio padre, dai miei affari e da Chris!».
Spalanco gli occhi: questa è la cosa più assurda che abbia mai sentito finora. Tuttavia, la sua vicinanza mi mette a disagio e mi fa ribollire il sangue nelle vene. «Tu stai lontano da me!».
Mike accenna una risata. «Oh, il cucciolino mostra i denti...». Mi afferra di scatto il mento con la sua mano e la sua bocca è talmente vicino alla mia da sentire il suo alito di pizza. Mi fa schifo, è rivoltante!
«Hai dei begli occhi azzurri», commenta con disprezzo. «Ora capisco perché Chris abbia perso la testa per te, ma sappi che è solo una sciocca infatuazione».
«Non è vero...», digrigno e quasi gli sputo in faccia.
Mike, dal canto suo, sorride spavaldo, e accosta le sue labbra alle mie orecchie orecchio. «Potrai anche farti fottere da lui, ma Chris è la mia puttana».
E quelle parole rompono qualcosa dentro. Sento il mio corpo tremare, infiammarsi fino a esplodere come una bomba. Non capisco più niente, il cervello stacca la spina per un secondo, mentre i muscoli delle braccia si tendono fino a farmi male.
«Stammi lontano!» urlo con tutto il mio essere, scaraventandolo contro la parete opposta, caricandogli due pugni dritti allo stomaco.
Gli ho fatto sicuramente male perché gli manca il respiro. Vorrei continuare a infierire ma ho paura di me stesso e mi dirigo, al contrario, verso la porta. La sblocco con fatica e la scorro via con forza.
«Bill!». Chris è davanti al bagno, con un viso sconvolto. «Che cazzo gli hai fatto?».
«È un pazzo!», sbotta Mike tenendosi la pancia. «Mi ha dato un pugno!».
«Beh, te lo meriti, coglione!», risponde Chris abbracciandomi, ma per qualche strana ragione quel tocco mi dà fastidio.
Ho bisogno di respirare, di uscire fuori e prendere un grosso boccone d'aria, altrimenti rischio di spaccare qualcosa.
«Oh, certo!», ribatte Mike, e la sua voce è un tarlo nella mia testa, una vite che gira e gira fino a trapassarmi il cranio. «Adesso fai il buon samaritano, ma oggi ti è piaciuto succhiarmi il cazzo».
«Cosa?!».
Mi allontano di colpo, sfuggendo dall'abbraccio di Chris.
«Che cazzo dici?», grida quest'ultimo.
Ma il mio stomaco è in subbuglio mentre le mani prudono.
«Oh, sì», continua Mike riferendosi direttamente a me. «Dovevi vederlo come me lo succhiava bene...».
Vedo rosso! Chris prova ad afferrarmi la mano, ma lo scanso via e lo spingo contro la parete. «Non mi toccare!».
Voglio spaccargli la faccia, voglio avvolgere le mie mani intorno alla sua gola fino a farlo soffocare.
Chris si tiene il petto. «Bill, non lo capisci che lo dice solo per provocarti? Non abbiamo fatto niente!». Poi si rivolge verso suo cugino. «E tu chiudi quella fogna di bocca».
Non m'interessa, mi allontano, prima di perdere veramente il controllo.
È come l'ultima volta, alla festa a casa dei Wilson. Ma non sarà un deja vu che si ripete. Non mi metterò a piangere, non fuggirò per nascondermi il volto. Vado via perché altrimenti farei del male a qualcuno.
Ho questa forza repressa, questo cumulo di odio che si è annodato all'esofago. La mia pancia si gonfia e si sgonfia al ritmo del mio respiro accelerato. Non posso continuare a stare qui, a vederli entrambi! Bugie, menzogne? Non mi interessa, mi fanno schifo!
«Bill, aspetta», mi chiama Chris.
«Siete due imbecilli!», sento gridare a Ellie, ma ormai sono fuori casa, oltre il vialetto.
Avverto dei passi inseguirmi, ma mi volto prima che possa fare qualcosa. Lo spingo indietro con entrambe le mani. La rabbia mi sta consumando. «Stammi lontano!».
Chris arriccia le labbra e stringe le mani. «Non è successo niente! Non abbiamo fatto niente!»
"Dovevi vederlo come me lo succhiava bene...". Quella frase è un tormento, una cantilena che non se ne vuole andare dalla testa. «Lasciami solo!».
«Perché non vuoi credermi?!», mi grida disperato. Ha le lacrime agli occhi, lo vedo, e questo mi stringe un groppo alla gola.
Non voglio piangere anche io, non voglio frignare come l'ultima volta. Questo sentimento è più forte, e ne voglio fare tesoro.
«Ti credo...», balbetto per la rabbia. «Ma ti ho detto di lasciarmi solo!».
Giro i tacchi e non sento i suoi passi inseguirmi. Forse l'ha capito, forse si è arreso. A ogni modo, accelero la mia andatura e taglio corto fino a Peach Road. Questa volta la mia mente è lucida, so dove mi porteranno i miei piedi, e l'abbraccio delle tenebre non mi fa paura.
Non so dove ho trovato questa forza, ma sentire quelle parole, quelle frasi, mi hanno fatto scattare qualcosa dentro.
"Chris è la mia puttana...".
Come ha osato dire questo di Chris? Tornerei indietro e andrei dritto da Mike per spaccargli la faccia. Un pugno dopo l'altro fino a fargli sputare tutti i suoi denti perfetti.
All'improvviso, un lampo colorato mi tira fuori dal mio stato di trance, costringendomi a guardare avanti.
Rosso e blu. È la luce della vettura della polizia. Ed è ferma, davanti casa mia.
Nonna... il mio primo pensiero va a lei. Le sarà successo qualcosa? Ma quando corro verso il vialetto di casa, la vedo comparire sulla soglia della porta, scortata dal vice sceriffo.
Sono sollevato, ma un attimo dopo, il mio cuore si stringe.
Perché piange?
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