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Capitolo 24

Il mondo mi crolla addosso. Una seconda volta. No, forse è la terza. Quante volte dovrò ancora cadere prima di risvegliarmi da quest'incubo? Le tenebre sono tornate e l'incantesimo si è spezzato. Ora lo so... lo vedo chiaramente nel profondo buio dei miei ricordi. Quelle grosse mani non mi lasceranno mai andare e trascineranno via con sé anche coloro che amo. È tutta colpa mia, lo sento, del mio egoismo e del mio amore malato. Se solo fossi stato più furbo, più intelligente. Se solo avessi conosciuto prima Josh... magari le cose sarebbero andate in modo diverso.

«Bill...». Chris mi riscuote.

Il suo tono di voce è dolce, ma serio. Vuole una risposta, ma non posso.

«Non posso...», ripeto ad alta voce.

«Cosa non puoi?», mi chiede soffocandomi con il suo sguardo.

Mi sento senza fiato, con il cuore in gola. Ho appena visto mia madre arrestata dallo sceriffo, non posso pensare anche a questo.

«Non posso dirti cosa è successo».

«Allora perché lo sceriffo ha arrestato tua madre?».

Questa volta, il suo tono di voce è secco, accusatorio e mi lascia folgorato sul posto.

«Che cosa stai insinuando?».

Sento il terreno intorno a me riempirsi di crepe. La luce di Chris si spegne, non voglio trascinarlo con me.

«Nulla ma... Tuo padre è stato ritrovato morto e ora tua madre viene arrestata...».

«Mia madre non ha fatto niente!», sbotto spingendolo indietro.

Mi allontano immediatamente da lui, attraverso la strada, raggiungo il cancello di casa.

«Bill aspetta». Chris mi afferra la mano, ma non ho il coraggio di voltarmi. «Non volevo dire questo, ma... ti prego, dimmi la verità».

La verità? Quella parola mi dà un fastidio che accende in me una rabbia repressa. «Tu non sai niente!».

«Allora aiutami a capire!».

Le mie gambe si paralizzano e sento un groppo d'acido salire e scendere per la gola. «Non puoi...».

«Fidati di me...», insiste cambiando tono di voce, ora più dolce e disperato.

«Non posso», sospiro con un filo di voce.

E quella risposta muta il suo sguardo, come se gli avessi detto qualcosa di terribile. Improvvisamente, mi pento delle parole che gli ho rivolto, ma lui si allontana e questo distacco mi provoca un senso di vuoto nello stomaco.

«Io mi faccio un culo così per starti appresso ed essere comprensivo e tu non fai nessun passo avanti!».

Cosa?!

«Non faccio alcun passo avanti? Mi pare di averne fatti anche troppi! Tu non sai cosa ho vissuto... che cosa ho fatto... e ora pretendi che io mi comporti come una persona normale? Mia madre è stata appena arrestata e tu invece di darmi conforto insinui cose che non sai e mi rinfacci che non mi fido di te?!».

Abbassa lo sguardo, non è capace a sostenere i miei occhi. E sono io quello a stare male, a sentire un dolore nel petto. È come se mi avesse detto lui quelle parole. Perché? Perché mi sento io quello ferito?

La sua ombra si avvicina alla mia, a pochi centimetri dal mio volto. Rimango fermo, arrabbiato, deluso, e allo stesso tempo desideroso di uscire da queste carni e trovare un attimo di conforto.

«Mi dispiace...», mormora a testa bassa. «Tu mi piaci... tanto... e non mi lasci provare, non ti fidi...».

Mi ruba preziose molecole di ossigeno. Indietreggio, scappo dal suo contatto fisico, ma lui mi afferra le spalle e mi costringe a guardarlo.

Ha due lucenti occhi cerulei, così intensi da ammaliarmi. «Non capisco cosa ci trovi in me...».

Sorride. «Come non capisci? Sei la persona più gentile e buona che io abbia mai conosciuto».

Sì, certo... buona.

«Sei educato e... e...».

Visto? Non sai trovare più di tre aggettivi.

«E sei dolce, bellissimo...».

«Bellissimo?», ripeto con la testa fra le nuvole.

«Sì», risponde prendendomi il volto tra le mani. «Sei la cosa più bella che abbia mai visto».

Sono completamente stregato dalle sue parole, come se fossero state la formula di un incantesimo. L'irrazionale rabbia che mi aveva assalito è scomparsa. E non un solo. Non un solo pensiero mi conduce alla ragione. Il cuore batte forte contro la sua gabbia e le mie labbra sono schiuse, in cerca di ossigeno. Quanto vorrei abbandonarmi? Quanto vorrei non aver paura di buttarmi nei suoi occhi, nell'oscurità che racchiudono le sue iridi azzurre come un mare di cristalli.

«Fidati di me, ti prego...», mi sussurra.

No, non ci riesco, eppure chiudo gli occhi, sentendo le lacrime arrivare. Mi pizzica il naso, mi tremano le labbra. Sento che sto perdendo qualcosa, ma non so cosa e mi chiudo nel suo petto. Affondo il viso nella sua maglia e lascio andare il pianto in brevi singhiozzi.

«Bill!».

Nonna Kathy mi chiama dall'uscio della porta. Mi vergogno e mi asciugo gli occhi prima di voltarmi.

«Nonna...».

Nonna Kathy scende le scale davanti alla porta e mi raggiunge a braccia aperte. Chris si fa da parte, ma il calore di nonna riesce a confortarmi quanto basta per non sentire la sua mancanza.

«Tesoro mio...».

«Che cosa è successo?», riesco a biascicare dopo esserci staccati.

La donna si batte il petto, prende un fazzoletto e si asciuga gli angoli del viso. «È venuto lo sceriffo O'Donnell e ha interrogato tua madre...», comincia con la voce distrutta.

Non riesco proprio a sopportare quella visione. Non avevo mai visto nonna Kathy in quelle condizioni. Lei che è sempre gentile e amorevole, con un sorriso sulle labbra. Lei che non manca mai occasione di offrirti un dolcetto o una fetta della sua torta alle mele. Persino quando ero piccolo, in quelle rare volte in cui con mamma andavamo a farle visita, avevo sempre di lei l'immagine di un porto caldo e sicuro in cui approdare, un fiore, una rosa dal cuore puro come il cielo.

«Perché...». Non riesco ad aggiungere altro.

Nonna Kathy soffoca un singhiozzo, quindi si sforza di continuare. «Lo sceriffo O'Donnell ha fatto vedere un paio di fotografie e...».

Affonda il viso nel fazzoletto, soffiandosi il naso. Quando risolleva lo sguardo per incastrarlo nel mio, avverto come un malessere alla bocca dello stomaco. Lo sento nell'aria, quel sesto senso che ti percorre la pelle e che ti abbraccia con una coperta di brividi. Sta per dirmi qualcosa di sgradevole, qualcosa che mi farà vomitare.

«Tuo padre... tuo...», sibila. «Lo hanno trovato con la schiena piena di tagli profondi... Un coltello da cucina ha detto lo sceriffo... almeno sette colpi!».

Mi si stringe il cuore. Immagino la scena, l'orrore, il sangue... Le budella si intrecciano e le gambe si fanno molli come gelatine. «E... e che cosa c'entra mia madre con tutto questo?».

«Tua madre ha confessato... E lo sceriffo l'ha portata via!», conclude in un singhiozzo.

Scuoto la testa. Non è possibile. Mia madre è innocente. Non è una persona violenta, non avrebbe mai fatto un gesto simile. Non ricordo una sola volta in cui abbia alzato le mani nei miei confronti o nei confronti di qualcun altro. Lo sceriffo si sbaglia e io... io devo fare qualcosa, ma cosa?

«Bill...».

Chris è alle mie spalle. Mi ero dimenticato della sua presenza.

«Signora Kathy, mi dispiace tanto...».

«Mia figlia è innocente!», esclama nonna Kathy tra i singhiozzi. «Non posso credere che l'abbia fatto».

Chris si avvicina a me, mi accarezza una spalla. «Andiamo».

Mi volto sconcertato. «Dove?».

«Alla centrale, no?».

Sento i muscoli del viso rilassarsi, mi strappa un sorriso. «Accompagno mia nonna in casa».

«Oh, non c'è bisogno, tesoro. Tu vai!», mi esorta nonna Kathy. «Va' da tua madre!».

«Sicura, nonna? Non voglio lasciarti sola...».

«Sono sicura che la giustizia farà il suo corso. Tua madre è innocente! So la verità... tu vai! Vedrai che andrà tutto bene».

Non esito un istante. Stringo le sue dita e le do un bacio sulla guancia.

«Ci vediamo dopo».

«A dopo, signora Kathy», risponde Chris prendendomi la mano.

Lui mi porta dritto verso casa sua, mi dice di aspettare davanti al cancello, quindi prende la sua moto e mi porge il casco. È preoccupato quanto me, perché ci tiene anche lui, e ciò mi conforta. Mi fa sentire meno solo in questa situazione assurda, dove sembra che il mondo stia crollando su di me.

Avvolgo le mie braccia alla sua vita e lui mette in moto. «Grazie», sospiro.

Chris sfreccia sulla strada, non mi ha risposto, non ha sentito, ma stiamo correndo da mia madre e a me basta stringerlo più forte.

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