.•°[19]°•.
Qualche anno dopo...
Jordan si decise ad aprire gli occhi, sebbene la sua voglia di alzarsi fosse pari a zero. Era domenica, era sveglio da più di mezz'ora ma voleva ancora dormire. Si rotolò fra i lenzuoli, infagottandosi come un involtino primavera, e, quando aprì le iridi nere, si girò verso il posto di Xavier e notò che non c'era. Il suo sguardo arrivò fino all'orologio: erano solo le 11. Di solito il dormiglione era lui, non Jordan, quindi gli sembrava strano che fosse già in piedi.
«Xavier?» chiamò, ma non ricevette alcuna risposta.
Okay, non era in casa, altrimenti sarebbe arrivato di corsa a dargli il bacio del buongiorno. Ma cosa ci faceva fuori casa alle 11 del mattino? Soprattutto se quel giorno era la vigila di Natale e i due, insieme, avesse preparato un programma con i fiocchi nel pomeriggio che non poteva essere disdetto in alcun modo. Jordan si era impegnato molto per rendere tutto perfetto.
Il venticinquenne fece mente locale. Non poteva essere andato a fare la spesa, l'avevano fatta ieri insieme il giorno precedente, quando avevano staccato dal lavoro. I regali... Forse, ma Xavier non si limitava al 24 per farli. Era sempre così organizzato in tutto ciò che faceva (al contrario di Jordan)!
Non gli venivano altre spiegazioni (a parte l'amante, però cercò di archiviare quel pensiero), quindi si alzò dal letto e iniziò a cercare i boxer per la stanza. Li trovò vicino all'armadio, li prese e li infilò, leggermente rosso nel viso. Si diresse subito in cucina e iniziò a scaldare il latte nel microonde. Prese il telecomando, accese la televisione e si mise a guardare gli anime appollaiato sul divano, con un piccolo broncio che gli increspava le labbra sottili.
Il suono del microonde lo fece sobbalzare e si alzò di scatto, spaventato da quel suono improvviso. Prese la tazza calda, e si sedette a tavola. Mise del cacao sul liquido e girò il tutto con un cucchiaio. Mentre sorseggiava il latte ripensò a quella notte e arrossì violentemente, ritrovandosi a stringere con forza la tazza. Non avrebbe voluto reagire così, in fondo ormai per loro era normale coccolarsi prima di addormentarsi, ma era inevitabile per lui non arrossire, era così timido.
I suoi pensieri tornarono a quando l'avevano fatto per la prima volta. Era stato strano, ma bello. Si ricordava alla perfezione ogni piccolo dettaglio: i loro occhi che si incrociavano, gli sguardi carichi di passione, le mani di Xavier che gli accarezzavano il petto e il viso, i loro baci e la loro paura di essere scoperti. Inutile dire che il giorno dopo Claude e Bryce li avevano scoperti subito e li avevano condotti nella loro camera, facendosi raccontare tutto nei minimi dettagli e dicendo loro alcune regole di vitale importanza. Praticamente avevano assistito ad una lezione sessuale da parte di due dei loro migliori amici, con i quali erano cresciuti.
Jordan finì di bere il latte e si alzò. Lavò la tazza e, dopo averla asciugata con un panno, la mise a posto; quindi tornò in camera.
Fortunatamente i riscaldamenti erano accesi, altrimenti sarebbe diventato un ghiacciolo stando solo in boxer. A parte questo, però, non potevano mancare i pantaloni della tuta, un maglione natalizio e le pantofole a forma di fragola (a Xavier aveva comprato quelle a forma di pistacchio, su Internet. Nonostante tutto non aveva ancora dimenticato la metafora di Byron) sopra la sedia della scrivania.
Dopo aver indossato il tutto si sentì molto più a suo agio e staccò il telefono dalla presa. Mentre andava in bagno guardò se Xavier gli aveva scritto qualcosa, magari per avvertirlo del motivo per il quale era scomparso, ma non trovò nessun messaggio. In compenso gliene aveva mandati trecentomila Byron (e ne aveva ricevuti alcuni anche da Bryce e Claude, che erano in vacanza in Norvegia). Voglio anche io il ragazzo che mi regala un viaggio in Norvegia per Natale, pensò, mentre si sciacquava il viso e si preoccupava di dove poteva essere scomparso Xavier.
Il suo telefono squillò ancora. Alzò gli occhi al cielo e si asciugò la faccia e le mani, quindi lo prese. Ancora Byron. Aprì la chat e lesse i messaggi.
Ciao JoJo, 10:45
Venite a casa mia e di Henry verso le
5:30? Cenate da noi e passiamo la vigilia
insieme! Che cosa carina, non trovi?, 10:46
È stata un'idea di Henry, quindi è ancora
più carina *^*, 10:47
Ma dormi?, 10:47
Sei entrato su Whatsapp, stronzo. Perché
non visualizzi? L, 11:16
Oi, 11:17
Oi, 11:17
Henry dice che devo smetterla di
asfissiarti, secondo te ha ragione?, 11:18
Jordan ridacchiò e digitò una risposta:
Henry ha pienamente ragione.
Comunque non so che dirti, Xavier è andato
via stamattina senza dirmi niente e ancora non
è tornato. Sono preoccupato, 11:20
J Non devi preoccuparti, 11:20
Perché?, 11:21
Jordan aggrottò le sopracciglia quando Byron gli lasciò il visualizzato. Mise il cellulare accanto al lavandino e si mise la crema sul viso, mentre l'ansia continuava a salire dentro di lui.
Quando ebbe finito raggiunse il soggiorno e si bloccò appena vide un pacco incartato sopra il tavolo e Xavier accanto ad esso che sorrideva. Non l'aveva nemmeno sentito entrare e forse era anche per quello che rischiò un infarto – a parte il fatto che il suo fidanzato era più bello del solito.
«Buona Vigilia!» esclamò il rosso e gli porse il pacco. Jordan lo prese e sorrise. Fece per metterlo sotto l'albero, ma Xavier lo fermò. «Chi se ne frega delle formalità, JoJo. Aprilo subito. Dai».
Jordan sorrise leggermente e strappò la carta con una tale violenza che i peli delle braccia di Xavier si rizzarono. Appena il verde vide i primi tre libri della saga "Shadowhunters", i suoi occhi si illuminarono per la felicità. Saltò in collo a Xavier e gli stampò una miriade di baci sulle labbra. «Grazie, grazie mille, amore! Era da una vita che li volevo» esclamò.
Xavier ridacchiò. «Prego, piccolo. Tu mi hai fatto la tavoletta grafica, dovevo ricambiare, no?» Si staccò dall'abbraccio e prese Jordan per mano trascinandolo verso la porta. «Però le sorprese non sono finite».
Jordan sgranò gli occhi. «Come, scusa? Non ti sembra abbastanza?» domandò.
Il rosso scosse la testa. «Appoggia i libri, la vera sorpresa deve ancora essere scartata. Se possiamo dire così...» mormorò.
Jordan alzò le spalle e appoggiò i libri su una mensola. Infilò un paio di scarpe dell'Adidas e il primo cappotto che si ritrovò in mano. Prima di chiudere la porta afferrò la sciarpa e la mise intorno al proprio collo: non voleva ammalarsi il giorno prima di Natale. Camminò verso il suo fidanzato, che aveva chiamato l'ascensore e stava cercando qualcosa nelle tasche dei jeans fin troppo eleganti che indossava. Era agitato, Jordan lo capiva dalle spalle leggermente incurvate e dalle mani un po' sudate. Era curiosissimo di vedere la sorpresa.
[...]
Xavier fermò la macchina nel parcheggio tra la biblioteca e la Chiesa. Jordan staccò la cintura, ma il suo ragazzo non voleva saperne di scendere. Aveva preparato tutto nei minimi dettagli, così da non essere una cosa pubblica, ma solo tra loro due. Eppure aveva così paura.
Infilò nuovamente la mano in tasca: perfetto, la scatola c'era. Quindi, su quella cosa, non aveva da preoccuparsi. Henry l'aveva aiutato più o meno in tutto, dato che c'era già passato.
«Amore, tutto bene?» domandò Jordan con quel suo tono di voce che riusciva a farlo calmare in qualsiasi situazione, tranne che in quella, ovviamente.
Xavier sorrise cercando di nascondere l'agitazione e annuì. «Tranquillo» disse e gli strinse la mano che teneva sulla gamba sinistra. Jordan ricambiò il sorriso e la stretta senza esitazione; lui prese un profondo respiro. «Dai, scendiamo. La sorpresa è davvero molto vicina».
Xavier aprì la portiera e si alzò in piedi. Una folata di vento gelido lo colpì in viso e alla gola e si pentì subito di non aver preso la sciarpa. Sentì un paio di mani calde toccargli il collo e un tessuto altrettanto caldo coprirlo dal freddo. Abbassò lo sguardo e vide che Jordan aveva condiviso la sua sciarpa con lui. Si abbassò leggermente e gli diede un piccolo bacio sulle labbra per ringraziarlo. Ancora si chiedeva cosa avesse fatto nella vita per meritarsi qualcuno come lui.
Xavier lo prese per mano e lo portò di fronte alla Chiesa. Jordan aggrottò le sopracciglia. «Cosa ci facciamo qui?» domandò.
Xavier sorrise nuovamente. Adesso era molto più agitato di prima. Sentiva il cuore battergli a mille e a momenti si sarebbe staccato dal petto, se lo sentiva. Guardò Jordan, che lo stava fissando in attesa di una risposta con i suoi grandissimi occhi neri, sempre pieni di troppe emozioni.
Xavier aveva pensato molto a quella sorpresa, giorno e notte. Era partito tutto quando Jordan, una mattina, aveva iniziato a lamentarsi del fatto che Xavier lasciava sempre tutti i vestiti al giro per casa e lui era costretto a occuparsene. Poi un'altra sera ancora, mentre stava cucinando per lui e per altre mille cose che gli aveva visto fare cento volte e che lo avevano convinto di compiere quel grande passo. Aveva sempre desiderato che quei piccoli gesti, che sapevano tanto di "casa", ci fossero per sempre, che Jordan stesse con lui per molto tempo ancora. Certo, convivevano, però serviva qualcos'altro. Prima un semplice gioiello, poi... chi lo sa?
Gli accarezzò i capelli e, dopo avergli ridato la sciarpa, entrò nella Chiesa. Jordan lo seguì e rimase a bocca aperta quando vide il prete in piedi sulle scale sorridere nella loro direzione. «Vi stavo aspettando».
Jordan afferrò per la manica del cappotto Xavier e lo fece voltare. «Tu sei pazzo» disse con gli occhi che brillavano per l'emozione. La voce gli tremava e stava provando a trattenere le lacrime. «Completamente pazzo. Dalla testa ai piedi» Si passò una mano tra i capelli. «Cioè, tu vuoi sposare un disastro come me» Quando Xavier annuì, sgranò gli occhi. «Sei sotto effetto di qualche droga, ne sono sicuro».
Xavier rise. «Amore, calmati. Sono sanissimo e sobrissimo».
Il verde prese un profondo respiro. «Capisco...» mormorò. «Però!»
«Nessun però, JoJo» lo interruppe Xavier. «Io ti amo e sono sicuro di questa scelta» Esitò. «Tu... invece, mi ami?»
«Con tutto il mio cuore, ma non posso sposarmi in tuta!»
Xavier rise, sollevato: per un attimo. «Basterà il tuo amore, fidati. E poi non c'è nessuno – anche perché è una cosa un po' illegale, ma è comodo essere molto amici con il prete – e per me sei bello anche con la tuta. Anzi, ti preferisco così. Mi ricordi casa nostra» .
E fu così che i due si sposarono e, dopo un po' di tempo – quando si furono trovati un appartamento più grande e un lavoro più stabile –, Xavier regalò a Jordan ciò che aveva sempre voluto: un bambino (tranquilli, non rimase incinta, lo adottarono e basta), che chiamarono Aitor.
a.a.
Cari lettori,
la storia si conclude qui. E non ho intenzione di pubblicare capitoli aggiuntivi, soprattutto non per pubblicizzare le mie storie. Se questa storia vi è piaciuta, fate un salto nel mio profilo, sperando nel fatto che ne abbia pubblicata un'altra.
Volevo ringraziarvi tutti, sia quelli che ci sono sin dai primi capitoli e che mi hanno sempre sostenuta, sia quelli arrivati a metà della pubblicazione, sia quelli che hanno letto questa storia quando era già finita.
Grazie. Senza ognuno di voi io non sarei qui a sorridere e piangere mentre scrivo le ultime parole del libro che sento davvero mio.
Con affetto,
Giulia.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro