Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

.•°[09]°•.

Xavier camminava tranquillamente lungo il corridoio con le mani in tasca e il respiro affannoso. Avevano appena finito la sessione di allenamenti pomeridiani e non faceva altro che pensare a Jordan, continuamente. Scosse la testa per scacciare l'immagine del suo volto, ma c'era qualcosa che gli stringeva il cuore, qualcosa che non riusciva a sopportare, che non capiva.

Si passò la mano destra fra i capelli rossi che gli si appiccicavano alla fronte imperlata di sudore e li spostò all'indietro. Non vedeva l'ora di farsi un bagno caldo, così quel puzzo che lo circondava se ne sarebbe andato e con quello, sperava, anche Jordan. L'immagine delle lacrime amare che gli rigavano il volto era impressa con violenza nella sua mente e sembrava voler rimanere lì, senza accorgersi che, così facendo, avrebbe solo fatto sanguinare ancora di più il suo povero cuore.

Xavier appoggiò la testa alla porta della stanza numero 18 e ripensò alle parole di Suzette: «L'amore è una brutta bestia; soprattutto quando non ne sei consapevole. A quel punto... ti controlla, e poi ti uccide». Rabbrividì al solo pensiero, ma allo stesso tempo fu contento del fatto di non amare nessuno. Ma allora perché si sentiva così distrutto e privo di forze, quasi morto, al solo pensiero di aver allontanato Jordan da se stesso, di averlo cacciato dalla sua vita?

Gli tornarono in mente i suoi occhi la sera prima e poi gli stessi quando gli aveva regalato il disegno per Natale quando la vita sembrava una favola e tutto era fin troppo semplice: in quel momento brillavano di gioia, il giorno prima di dolore e lacrime. Qualche lacrima rigò il volto di Xavier, mentre il ricordo del proprio cuore che batteva così forte da uscirgli dal petto e quella strana sensazione allo stomaco quando aveva visto il disegno e sfiorato, solo per un istante, le sue dita, lo colpì come un macigno. Nessuno l'aveva mai fatto sentire in quel modo, come se fosse su di una nuvola e stesse per volare e scoprire le meraviglie di un cielo pieno di stelle, un cielo pieno dei suoi occhi.

«Ti è piaciuto davvero così tanto?» gli domandò Isabelle quando Jordan se ne fu andato.

Xavier quasi non la sentì, perso a contemplare la bellezza di quei due occhi verde smeraldo che lo fissavano. I suoi occhi erano davvero così belli visti da Jordan? A questo punto di chiedeva: io come sono davanti ai suoi occhi? E aveva un dannato bisogno di saperlo.

Sobbalzò appena quando Isabelle parlò e si voltò verso di lei con le sopracciglia aggrottate per la sorpresa nel sentire il suo tono di voce così cattivo. «Sì, perché?»

Isabelle sbuffò. «È solo uno stupido disegno dei tuoi occhi» spiegò e alzò gli occhi al cielo di fronte all'espressione contrariata e quasi offesa dell'altro. «Potrei farti una foto e sarebbe la stessa cosa».

«Jordan ci ha perso tempo per farlo. E poi» Xavier si bloccò a osservare ancora una volta i luccichii vivaci delle sue iridi. Davvero brillavano così tanto? Eppure, quando si guardava allo specchio sembravano così tristi e soli... «sono davvero belli e vivaci».

Isabelle gli tolse il foglio dalle mani in un gesto quasi violento e guardò il disegno sotto la debole luce del sole freddo invernale. Alzò le sopracciglia e si voltò a guardare gli occhi di Xavier attentamente, mentre cercava una qualche somiglianza. «Penso che Jordan abbia sbagliato» disse. «I tuoi occhi non sono così luminosi».

Xavier scosse la testa e riprese il foglio. Saltò giù dall'albero. «Forse è solo il suo modo di vedere le cose» disse. Guardò verso il basso e strinse le mani a pugno quasi senza accorgersene. «Io l'ho sempre detto che è troppo debole per questo mondo. Comunque, vado a mettere a posto questo disegno».

Si allontanò da Isabelle e dalla sua espressione ferita ed entrò nell'orfanotrofio. Vide Claude seduto nel divano e accanto a lui Bryce, che teneva le gambe sopra le sue cosce. Il suo sguardo cadde poi accidentalmente su Jordan, che stava guardando tutto solo la neve fuori dalla finestra. Abbassò gli occhi sul disegno e strinse il foglio al proprio petto mentre saliva al piano di sopra.

Aprì la porta della sua stanza e si sedette sopra la sedia della scrivania. Prese una foto che raffigurava lui, Claude, Bryce e Jordan, che aveva il naso tutto rosso per il raffreddore, e sorrise leggermente ricordando quel giorno e le ore che c'erano volute per convincere il verde a farsi fotografare. Aprì la cornice della foto e chiuse il disegno più volte. Lo mise dietro al vetro e alla foto e poi chiuse il tutto con un sospiro, così era certo di non perdere il disegno di quell'odioso e piagnucolone bambino di nome Jordan, che, tuttavia, gli aveva fatto un regalo insuperabile.

Xavier aprì gli occhi e, dopo essersi asciugato con i polsi le lacrime che ancora rigavano il suo viso, afferrò la maniglia della porta, quando qualcuno lo chiamò. Si voltò e vide Axel e Shawn camminare verso di lui. Strizzò gli occhi un paio di volte per nascondere gli occhi lucidi e vide Axel sorridere leggermente. «È inutile che fingi di non stare male» mormorò e si avvicinò a lui, appoggiando affettuosamente una mano sulla sua spalla. «È da questa mattina che hai uno sguardo più spento del solito».

Shawn seguì Axel e posò timidamente gli occhi su Xavier. Ultimamente - aveva notato il rosso - era sempre così strano nei suoi confronti. «Ehm...» cominciò l'albino e iniziò a mordersi l'interno della guancia sotto lo sguardo carico di sfida di Axel. Non ce l'avrebbe fatta ancora per molto a mantenere il segreto, ma doveva farlo, per lui e, soprattutto, per Jordan. «C'è qualcosa che non va?» domandò poi, dopo aver lasciato uscire dalle sue labbra un piccolo sospiro.

Xavier sospirò. «Secondo te?» domandò e appoggiò la schiena alla porta, mentre teneva le braccia incrociate al petto. Stava provando a fare il forte, a nascondere anche a se stesso il dolore che provava nel saper di aver perso per sempre Jordan, ma come avrebbe potuto farlo se ogni qual volto che chiudeva gli occhi vedeva il suo volto sorridente? Shawn annuì e lui si sforzò di fare un sorriso, che mostrava tutta la sua tristezza. «Hai ragione».

Axel iniziò a guardarsi intorno con un'ansia leggermente visibile, mentre Shawn lo guardava preoccupato dal basso, poiché era raro che il capocannoniere della Raimon dimostrasse i suoi timori. «Possiamo parlare dentro la tua stanza?» domandò infine il biondo, tornando a guardare Xavier.

Il rosso annuì debolmente e aprì la porta facendo poi entrare i suoi due compagni di squadra. Fu l'ultimo a lasciare il corridoio e si chiuse la porta alle spalle delicatamente. I due si erano già accomodati sul letto e si guardavano con aria complice, mentre decidevano senza rivolgersi parola chi fra loro avrebbe parlato per prima.

«Allora» cominciò Shawn con un leggero sbuffo accompagnato dal sorriso di Axel, che adesso sembrava leggermente più tranquillo. Forse, se avesse detto quel segreto che si teneva dentro da fin troppo tempo all'interno di quelle quattro mura così piccole, non sarebbe stato poi così grave, no? «Cos'è successo?»

Xavier si sedette sopra la scrivania e iniziò a muovere le gambe avanti e indietro. «Ho incontrato Jordan all'ospedale, mentre stavo andando via» spiegò. Non aveva molta voglia di raccontare tutta la storia, ma sapeva anche che prima o poi sarebbe stato costretto a farlo.

Axel aggrottò le sopracciglia. «E allora perché sei triste?» domandò, curioso.

«Beh...» mormorò Xavier. «Abbiamo litigato e per non farlo stare male gli ho raccontato delle cazzate» Strinse le mani a pugno. «Solo che non capisco perché io ci stia così male. Mi sento come se stessi per soffocare quando ci penso e non so... non pensavo di soffrirci così tanto».

Shawn e Axel si guardarono di nuovo negli occhi e questa volta la loro preoccupazione poteva percepirla anche una persona che era completamente estranea a quella faccenda. Axel fu il primo a parlare. «Cosa gli hai detto?» domandò con cautela e scegliendo attentamente le parole da usare.

Xavier alzò la testa: i suoi occhi verde smeraldo erano pieni di lacrime. «Ho confermato tutti i suoi dubbi» disse. «Ma non me ne pento. Perlomeno lui comincerà a soffrire di meno perché non dovrà più preoccuparsi di me e capirà che sono un coglione. Per renderlo felice sono disposto a fare questo e altro».

Shawn saltò in piedi in una frazione di secondo e guardò Xavier a bocca aperta. «Tu... tu cosa hai fatto?» chiese con un filo di voce, mentre provava a trattenere la rabbia. Axel si alzò dietro di lui e gli strinse la spalla con la mano destra per provare a calmarlo. Di solito funzionava.

Xavier si sentì improvvisamente strano. Perché aveva avuto quella reazione? Non era forse stata la cosa giusta da fare, l'unica che avrebbe fatto soffrire meno Jordan? «Gli ho detto che non mi è mai importato di lui, semplice. Era quello che si aspettava che gli dicessi e l'ho accontentato» spiegò per la seconda volta e per la seconda volta qualcosa si ruppe all'interno del suo costato. «Quando capisci che un tuo amico è un coglione, lo dimentichi abbastanza facilmente».

Shawn si sentì cedere le gambe. Un amico, pensò e guardò Axel. Anche il ragazzo sembrava sconvolto. Solo un amico. Sentì le lacrime bagnargli gli occhi e si voltò verso Xavier. «Ma non quando c'entra l'amore!» urlò, sotto lo sguardo sorpreso di Axel.

Il biondo strinse la presa sul suo braccio ma Shawn si scostò con violenza, allontanandosi da lui. Si teneva il braccio come se quel semplice tocco lo avesse bruciato. «Shawn, stai zitto. Se-»

«Se cosa?» lo interruppe l'albino. «Senti, finché posso fare qualcosa, almeno per loro, lo farò. E tu non mi interrompere» Notando lo sguardo afflitto e sorpreso di Axel, Shawn si voltò verso Xavier, che ancora stava riflettendo sulle sue parole. L'amore? «Possibile che tu sia così stupido? Jordan ti ama! E lo sai cosa fa una persona che ti ama?» Xavier scosse la testa: era sul punto di scoppiare a piangere, di nuovo. Era convinto di aver finito le lacrime, ma quando c'entrava quella testolina verde c'erano sempre nuove lacrime, nuovi inizi, nuove speranze, nuovi sogni. «Una persona che ti ama ti sta sempre accanto, prova a capirti anche se per lei resterai sempre un mistero e mette il suo bene davanti a tutto» Qualche lacrima rigò il volto di Xavier. Quindi era questa la verità. E lui? Lui amava Jordan: era per questo motivo che Suzette, quella mattina al campo, lo aveva messo in guardia riguardo all'amore.

Osservò Shawn, mentre le lacrime continuavano a scendere dai suoi occhi. Eppure, sentiva che quelle parole erano anche per un'altra persona. Infatti l'albino si voltò verso Axel. «Una persona che ti ama non ce la fa a vederti giù di morale, ti porterebbe il mondo se potesse. Io l'avrei fatto, quel giorno. Una persona che ti ama non guarda in faccia nessuno e...»

Si bloccò e Xavier sgranò gli occhi. Ciò che aveva fatto bloccare Shawn dal suo sfogo erano state le labbra soffici di Axel. Quando quest'ultimo si staccò dalla bocca del suo compagno di squadra aveva le lacrime agli occhi. «Cazzo Shawn, vaffanculo» Quindi si voltò verso Xavier e sorrise. Era felice. Il rosso non aveva mai visto Axel così felice. «Credo che tu debba fare qualcosa, domani».

Xavier annuì e si asciugò le lacrime. «Grazie, ragazzi» mormorò. «Adesso ho capito tutto quello che non ho mai avuto il coraggio di ammettere» Shawn lo guardò speranzoso. «Devo fare pace con Jordan e poi dire al mondo che lo amo. E che sono un codardo. Ma che lo amo solo come i codardi sanno fare».

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro