Sospetti, accuse e tradimenti
Non tutto ciò che i nostri occhi scorgono,
è la verità dei fatti.
(Mia cit.)
- Buona sera senatori e senatrici. Mandalore, come voi sapete è la patria di noi mandaloriani grandi guerrieri che alla fine delle guerre civili hanno scelto volontariamente di gettare le armi voltando le spalle alla guerra e alla violenza.
Tuttavia, visti gli ultimi avvenimenti secondo i quali a compiere l'omicidio della regina bambina di Naboo, sia stato proprio un mandaloriano sarà nostra premura e interesse, dimostrare che tra il nostro popolo, non si celano assassini. Qualora vi fossero, Io, Satine! Duchessa di Mandalore, mi impegno, con il popolo di Naboo e il senato galattico di scovare la minaccia e riportare ordine e pace. Spero, questo possa bastare a tutti voi. -
L'ologramma della duchessa Satine torna silenzioso. La duchessa volge il suo sguardo in ogni direzione alla ricerca di consensi o dinieghi. Osserva, silenziosamente l'immensa stanza del senato galattico composta da migliaia di isole volanti in cui risiedono i senatori e i rappresentanti dei vari mondi galattici. Il senato ha la sua sede su Coruscant, la capitale.
Dopo il discorso della duchessa il brusio nella grande aula si fa intenso e insistente. I senatori confabulano tra di loro; Satine è sicura: qualcuno tra loro ha voluto volutamente creare questo malinteso. Se, malinteso può essere definita la morte della regina di Naboo.
Satine inizialmente ha creduto ingenuamente di poter gestire personalmente la cosa, di avere il tempo necessario per indagare e portare a galla la verità, ma si sbagliava. Il tempo non le è mai stato così nemico. È limpido come l'acqua cristallina di un fiume di montagna che solo una parte dei senatori le credono, gli altri, i sostenitori del clan bancario e degli altri clan non le credono e si stringono sempre di più intorno al suo collo come fiere affamate. Il brusio insistente nella grande sala si calma tutto d'un colpo quando Padmè Amidala, probabile futura regina di Nabo dà segni di voler prendere la parola. La sua raffinata e elegante isola galleggiante si stacca dal sostegno murale per avanzare fino al centro del senato. Padmè con i suoi modi eleganti, dolci, con la sua bellezza sorprendente e il suo enorme cuore sa incantare molti dei presenti. Da tempo lei e Satine sono in contatto, entrambe, sono giunte alla stessa conclusione.
La voce di Padmè a favore del suo popolo avrebbe concesso a Satine aria per respirare, quell'aria, che non ha da settimane. Satine per questioni di sicurezza non è potuta andare di persona a Galactic city. Quindi in questo momento osserva la scena seduta sul trono della sua immensa sala reale. Pavimenti in marmo bianco riflettono le luci del tramonto che entrano dalle vetrate laterali e dai solarium. Accanto a lei siedono i ministri del suo regno che ascoltano con preoccupazione l'evolversi della vicenda. In realtà Satine guarda con sospetto tutti i presenti, non sa, se può fidarsi di loro. L'ansia nella sala del trono come quella nel senato è palpabile. Satine non teme l'opinione pubblica o il disprezzo degli altri: con quello ha imparato a fare i conti e la pace molti anni fa. Ciò che veramente spaventa la duchessa dai capelli del colore del grano è la probabilità di una guerra. Di essere tagliata fuori dai commerci della repubblica con il rischio di mandare sul lastrico il suo popolo.
Dopo aver fatto levitare la sua isola galleggiante fin quasi vicino alla grande isola centrale destinata al cancelliere Palpatine, Amidala spinge il pulsante per amplificare il volume.
- Buona sera miei carissimi senatori! Cancelliere Palpatine! Come sapete io ero molto legata alla regina Apailana. Da settimane mi è altresì stato proposto di prendere il suo posto, ma finché il suo assassino non sarà assicurato alla legge, non prenderò alcuna posizione in merito. Eppure! Senatori, sono fermamente convinta che la colpa non è da ricercare su Mandalore, ma altrove...- Padmè è interrotto dal capo della corporazione dei mercanti. Un'interruzione, tutt'altro che inattesa.
- Chi allora Senatrice Amidala? Le prove sono chiare! - La voce del viceré Nute Gunray arriva chiarissima alle orecchie della duchessa. Satine osserva dall'ologramma con disgusto quell'essere la cui pelle verdina e cadente è contornata da due occhi enormi e rossi. È alto e magro avvolto nella sua elegante tunica con un copricapo marrone a tridente in testa. Mantiene mentre parla e sputa sentenze quel suo modo altezzoso e spocchioso come sempre. La duchessa non lo sopporta se il mandante fosse lui, lei nè gioirebbe, ma un essere meschino come Nute non ha abbastanza fegato per agire in questo senso.
L'ologramma di Padmé sorride in direzione del senatore Organa e la duchessa. Riprende poi il suo discorso con serenità.
- Io e la duchessa Satine siamo fortemente convinte che dietro questo orribile attentato possano nascondersi i separatisti! - Nell'udire l'affermazione di Padmé nell'aula scoppia il panico. Il cancelliere impiega ben cinque minuti per far tornare la pace e la calma nel senato.
- Prego continui, senatrice Amidala. - Le parole serene derivano dal cancelliere. Il suo volto è pacifico, i modi cordiali, i capelli bianchi occhi neri e un naso aquilino, sempre pronto ad ascoltare tutti sembra perfetto per il suo ruolo. Eppure c'è qualcosa che in questo uomo non convince Satine.
- Grazie Cancelliere. Temiamo che i separatisti siano interessati a far scoppiare una guerra tra Naboo e Mandalore per dividerci e dividere le nostre forze. Non sarebbe la prima volta che provano questi sotterfugi. La mia proposta è di mandare un Jedi su Mandalore a indagare. Contemporaneamente dovremo però tenere d'occhio e indagare su un eventuale coinvolgimento separatista nella storia-
È alla fine del discorso della senatrice che il cancelliere avvolto nel suo mantello porpora, preme il pulsante per far spostare la sua isola galleggiante al centro dell'aula del senato.
- Amici miei, temo che la senatrice Amidala possa avere ragione. Mi duole ammetterlo, ma dovremo lavorare su due fronti nella speranza di riscattare il buon nome di Mandalore. Oggi stesso parlerò con il consiglio jedi per far inviare un maestro a indagare. - Quando il cancelliere smise di parlare si alzò il solito applauso.
Jedi.
Prima esercitazione di Anakin con
la spada insieme ad Obi-wan.
Obi-Wan mi ha condotto su una terrazza circolare.
La terrazza si affaccia sulla città di Coruscant sotto e sopra di noi volano speeder, auto di ogni genere e fattezza. Dalle più eleganti alle meno, dalle più veloci e scattanti a quelle lente come lumache.
Mi affaccio entusiasmato da quel panorama su Mustafar c'è solo lava e cenere. Qui anche se di sera non ci sono stelle di giorno almeno si gode di un bel panorama. Il sole splende alto in cielo le nuvole sono diradate e un leggero venticello scompiglia i miei capelli. Ciò che amo di più da quando ho cominciato questa missione è il non dover indossare quell'armatura soffocante.
Ammetto che forse sto perdendo di vista il mio obbiettivo primario. Però mi sto divertendo, come non mi sono mai divertito prima.
Sento dei colpi di spada laser mi affaccio di più dal terrazzo sporgendomi pericolosamente con il corpo. Sotto di noi si trovano altre terrazze circolari, tutte con colonne ioniche e con decorazioni floreali. Altri padawan si stanno addestrando con i loro maestri.
-Anakin! Andiamo dobbiamo iniziare anche noi. - È sempre così distratto.
Per non parlare del fatto che non riesce a stare mai fermo nemmeno un secondo.
- Arrivo maestro, arrivo. - Sembra quasi infastidito.
- Scusa se ti ho disturbato. - Gli dico sarcastico e canzonatorio.
- Non fa niente. - Non sopporto quando fa il sufficiente e il superiore come se ogni cosa gli fosse dovuta.
-Anakin, impugna la tua spada, forza. Vediamo cosa sai fare. Contro i droidi di addestramento sei impeccabile, vediamo contro di me. - Lo stuzzico nell'orgoglio.
Come previsto sfodera la sua spada laser e comincia a colpirmi alla cieca. È veloce, preciso, bravo però ha un punto debole: La rabbia, la collera, il voler essere il migliore a tutti i costi, il dover vincere.
- Anakin, fermati. Non ci siamo! Calmati. - Rinfodero la mia spada laser e lui fa lo stesso.
Mi avvicino e lui si ritrae.
- Guarda che non ti mordo. Devi solo trovare più calma. Noi non attacchiamo con rabbia e collera. Quella è la via del lato oscuro. Devi trovare la pace interiore. Resta calmo altrimenti batterti per me sarà troppo semplice. - Cerco di sdrammatizzare la situazione visto il suo nervosismo.
È diverso tempo che sono qui eppure addestrarmi con dei maestri che non mi picchiano a ogni sbaglio o errore è ancora così strano per me.
Cerco di fare come ha detto Obi-Wan mantenere la calma anche perché non devo destare sospetti. Io colpisco e lui para ogni mio colpo e questa cosa mi fa arrabbiare. Inizio di nuovo a colpire con forza, riesco a far cadere il maestro a terra con decisione sto per mettere la parola fine a questo allenamento, ma quando sono sul più bello la sua gamba tira un calcio alla mia caviglia e io vado a terra. Obi-Wan mi è subito sopra. Cadendo ho perso la spada laser. Questo Jedi è forte. Non mi sarei aspettato di trovare un nemico così formidabile.
Obi-Wan è praticamente sopra di me e mi tiene ancorato al suolo.
- Dai troppa importanza alla spada sei avventato. Pensi che la tua forza risieda solo nella spada, nella tua velocità e precisione. Però devi imparare a usare anche il cervello. - La voce di Obi-Wan è calma mentre apostrofa la parola "cervello" premendo un dito sulla mia tempia.
- Finchè non imparerai la calma e la concentrazione e il tuo unico obbiettivo sarà vincere e prevaricare solo un padawan tu sarai.- Si alza da terra allungando la mano per aiutarmi ad alzarmi a mia volta.
Vorrei scansarla ho un orgoglio e non posso accettare, ansi credere che un Jedi riesca a sconfiggermi con così tanta semplicità. Se mi vedessero i miei maestri mi ucciderebbero o peggio sarei costretto ad un allenamento forzato. Come è possibile che io sia così debole?
Certo non è facile per me apprendere nuovi concetti e nuovi metodi con cui brandire la spada e imparare a controllare la rabbia. È tutto così difficile.
Riproviamo: affondi, parate, schiavate e colpi proseguiamo l'allenamento per altre sue ore.
Provo a mantenere la calma. Questo mi porta a essere più lento e meno preciso: Non è semplice come sembra controllare le proprie emozioni.
- Per oggi può bastare. Ti aspetto tra due ore nella sala meditazione. - Rinfoderiamo entrambi la spada, resto immobile in attesa di una sua sgridata: sono stato pessimo mi sono concentrato così tanto sul controllo che ho perso di vista ogni altra cosa. Tecnica inclusa.
Osservo Anakin che resta immobile al centro della grande terrazza circolare. Fissa le mattonelle di cotto del pavimento. Mi domando se trovi interessanti le decorazioni azzurre e oro che spiccano al centro del pavimento con i loro motivi vegetali e floreali.
Quando mi avvicino percepisco dalla posa che assume, ma anche grazie alla forza il suo nervosismo, forse ha persino paura. Non comprendo. Non riuscirò mai a comprendere tutto questo ragazzo. Per quanto io ci provi lui è un muro alle volte distante e irraggiungibile e altre volte più vicino, ma comunque resta un muro. Non solo sembra indossare una maschera, ma quasi mi viene da dire che egli sia divenuto la maschera stessa.
- Anakin cosa c'è che non va? - Ho un tono dolce, tranquillo e rilassato.
Lui non risponde.
Provo a indovinare.
- È perché non sei riuscito a sconfiggermi?- Chiedo. Mi guarda di sbieco un po' spaventato.
- Non sono stato per niente in gamba. Ho fatto schifo non ho mantenuto nemmeno la tecnica esatta, sembravo un pivello alle prime armi. Un bambino. Mi dispiace. Non volevo essere così pessimo. - In questi mesi ho notato un cambiamento in lui e nei suoi modi, sopratutto sembra tenere al mio giudizio.
Alle volte è così maturo per la sua età, altre sembra che il suo bambino interiore voglia tornare a galla e gridare di essere visto.
Spesso nell'utlimo periodo mi sono interrogato su cosa abbia affrontato in passato per renderlo così schivo e insicuro.
Mi avvicino e gli poggio una mano sulla spalla.
- Non mi interessava dalle tecniche, non oggi. Ne che tu fossi in grado di tenermi testa. Non oggi almeno. Ciò che volevo era che tu imparassi a controllare le emozioni. A tenerle sotto controllo. Sei un buon combattente, ma lascia che le emozioni offuschino le tue mosse. Oggi sei partito da zero e sei arrivato a cinque. Non è un cattivo traguardo.- Anakin alzo un po' lo sguardo da terra e mi guarda.
- Io sono soddisfatto di te. Di come sei riuscito a controllare le tue emozioni. - Il sorriso. Un timido sorriso confronta sul suo volto.
- Davvero? Non sei arrabbiato? -
- No, perché dovrei? Sei solo all'inizio. Poi se mi arrabbio non cambia nulla. La rabbia non è la via dei Jedi. Pazienta Anakin e sarai davvero un grande Jedi ne sono sicuro - La sua fiducia e le sue parole scaldano il mio cuore tuttavia una fitta lo percorre: la fitta del tradimento. Si perché ho già una strada segnata e in quella strada i Jedi e il maestro non sono stati trascritti. Fin da prima che io nascessi il mio destino è stato scritto.
Allora perché da quando sono qui mi sento diviso a metà? Perché ho questo dubbio che mi sta lacerando?
Eeee, salve a tutti, credete che Anakin, si stia abituando alla sua nuova vita?
Voi cosa fareste al suo posto?
Fatemelo sapere. E se la storia vi piace.... Stellina!!
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