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Ricordi di un padre

I ricordi offuscano la mente e i sentimenti.
Non lasciare che questi ti dominino
piuttosto sii te a dominare loro.
(Mia cit.)

Tre giorni dal tradimento di Anakin.

Adesso che i ribelli hanno in mano i dati della morte nera tutti i plotoni imperiali sono allertati massima sicurezza e attenzione sono richieste. Nessuno tra le file dell'impero sa del tradimento di Vader. Tutti credono sia stato rapito.
Mentre gli eserciti imperiali si preparano all'attacco e alla difesa, anche i ribelli preparano la loro contromossa.
Ci vorrà del tempo prima che uno dei due eserciti possa scontrarsi, ma quando accadrà sarà uno di quegli scontri epocali e che sposteranno l'asse della guerra da una delle due parti.

Per questo tutto si preparano con attenzione.
Nella galassia si respira una calma e una quiete che non promette nulla di buono, ansi sembra la calma che precede la tempesta. E mentre la galassia resta in attesa, l'impero sposta le sue truppe e i ribelli si preparano e cercano di comprende se possono o meno fidarsi del loro nuovo alleato, nel cuore dell'imperatore sorgono dubbi ed emozioni contrastanti.


Sbatto con furia il pugno chiuso sul bracciolo del trono.
Sono tre giorni che mio figlio è fuggito. Tre giorni in cui non so niente di lui.
La rabbia per il suo tradimento è così potente in me che potrei disintegrate chiunque.
La delusione per la sua fuga mi ha lasciato l'amaro in bocca.

Eppure c'è qualcosa, una strana sensazione che in questi giorni si sta facendo spazio in me.
Forse è la nostalgia. No! Io di certo non provo dolore per la sua lontananza. Io, Sidius signore dei Sith, non posso provare una debolezza simile.

Nonostante questo passare difronte hai suoi alloggi e saperli vuoti, non vederlo gironzolare con l'armatura nei corridoi della morte nera. Non sentire le lamentele dei suoi maestri, non sentirlo allenare e non vederlo ogni sera nelle mie stanze a fare rapporto sulle missioni o sulla sua giornata di addestramento, lascia un vuoto che non riesco a colmare in alcun modo.

Non può essere che io mi sia affezionato a lui, non può essere. Lui è solo il mezzo per raggiungere uno scopo, nulla più.
E allora perché i ricordi continuano a offuscare la mia mente?

...Era un giorno come tanti su Tatooine i soli erano alti in cielo Vader aveva sette anni e io ero da poco tornato da Coruscant, come sempre vedendomi scappò dalla salda presa di sua madre Shiva per correre da me.
Con la sua parlantina senza fine mi raccontava ogni cosa, benché io continuassi a camminare. Voleva a tutti costi una mia parola, la mia attenzione.
Esasperato dal suo continuo blaterare mi girai e lo sgridai. Lui chiese subito scusa. Temeva una ripercussione. Si bloccò e smise di seguirci.

Con Shiva al seguito mi diressi verso lo studio avevamo molte cose da fare e da riferirci. Sopratutto sull'andamento di Vader.
Cenammo nello studio per non sospendere i nostri impegni. Tuttavia entrambi percepimmo una piccola presenza nascosta dietro alla porta. Feci segno a Shiva di stare in silenzio.

Aprii la porta di scatto e Vader che vi era appoggiato sopra scivolò a terra.
I suoi occhietti azzurri ci guardarono spaventati e colpevoli. Quando mi avvicinai non disse nulla, tese solamente le sue braccia verso di me. In alcuni punti c'erano dei lividi per via dell'allenamento.
Guardandolo così piccolo e desideroso di me, mi convinsi che per una volta non sarebbe accaduto nulla. E così lo presi in braccio per poi sedermi nuovamente alla scrivania. Con Shiva riprendemmo da dove avevamo interrotto

Ovviamente Vader rese tutto molto complicato. La sua iperattività e la sua parlantina alla fine ci fecero desistere dai nostri doveri. E sia io che Shiva cedemmo alla recita dei genitori amorevoli.
Ci sedemmo sul piccolo divano a tre posti dello studio e restammo lì a sentirlo chiacchierare e giocare con Shiva finché non crollò distrutto...

...Perché sorrido? Perché questo ricordo offusca la mia mente? Cosa è questo dolore che ho nel cuore? Non comprendo. Come può un ricordo disorientare tanto?
Un soffio di vento, passi in lontananza. Mi volto e per un attimo ho l'impressione che sia lui. Il bambino che chiamo figlio...

...Vader ha ormai  dodici anni, Shiva si è legata a lui, non vuole ammetterlo e non vuole dirmelo, però lo vedo.
È gelosa della schiava di nome Shmi. È gelosa dell'affetto che nonostante tutto il bambino prova per la schiava. Un legame naturale, non può essere spezzato.
Teme anche che il ragazzo possa surclassarla e rubarle il potere di cui adesso dispone.
Ha paura che le venga sottratto ciò che crede essere suo di diritto. È gelosa di lui.

La sto osservando da un po'. Non mi piace. Non mi piace il modo in cui osserva mio figlio...

...È mai possibile che questi ricordi non vogliano andarsene? Esco dalla sala del trono per dirigermi verso le mie stanze. Devo togliermi dalla mente Vader e il passato: mi ha tradito e come tale sarà trattato. O forse per lui potrei? Potrei forse fare una differenza? Per una volta potrei perdonare? Lui, mio figlio. Un figlio non di sangue, ma cresciuto come tale, nel sangue e nel dolore perché divenisse il soldato perfetto. Uno schiavo che ho reso un principe e un principe che mi ha tradito e voltato le spalle dopo tutto ciò che ho fatto per lui. Eppure potrei, si potrei? Come è possibile, come posso?

...Shiva era a terra piena di sangue, Vader steso a terra privo di sensi.
Io ero in piedi di fronte a Shiva che rantolava e strisciava alla ricerca della sua spada laser. Un sorriso sadico sul mio volto.
- Non saprà mai cosa è accaduto, gli dirò che sei morta in missione. Questo è il prezzo da pagare per chi prova a portarmi via mio figlio. -
Le calpestai la mano con il piede. Poi la trafissi con la spada laser. Sentii un ultimo rantolo e infine la vidi accasciarsi al suolo.
In quella nave non c'era nessuno solo io, il cadavere di Shiva e Vader.
Mi guardai intorno e dopo essermi assicurato che nessuno era nei dintorni, corsi da mio figlio.

Era così immobile da sembrare morto. Lo aveva addormentato con una medicina. Si era fidato della madre, ma se non fossi giunto in tempo quel giorno Shiva mi avrebbe tolto per sempre mio figlio. Lo avrebbe ucciso. Lei voleva i suoi poteri. Quella sera il mio cuore duro e privo di sentimenti tremò.

Temetti di averlo perduto per sempre. Lo sollevai da terra e lo portai in braccio sulla mia navicella. Giunto alla villa mi rinchiusi in camera con lui e nessuno entrò. Restai a vegliare su di lui per tutto il tempo.
Quel giorno compresi che Anakin stava entrando anche nel mio cuore. Che c'era una falla nella mia armatura.
Così mi allontanai da lui, decisi di divenire ancora più severo, freddo, manipolatore e distante. Un signore dei Sith non ha debolezze, le emozioni le usa a suo vantaggio. Ma vedere Shiva tenere Anakin stretto a se mentre stava per affondare la spada nel suo petto, mi fece perdere il controllo...

...Mi allontanai da lui dopo quel giorno. E allora perché adesso che è lontano da me provo la stessa paura che provai quel giorno? La consapevolezza di perderlo, l'incertezza di dove sia, se sia salvo. Perché mi preoccupo così per lui? Io che sono stato il primo ha insegnargli la paura, il dolore e la perdita adesso mi domando se stia bene. Finché era qui sapevo tutto di lui, ogni suo spostamento, ogni suo successo o fallimento, ogni sua decisione giusta o sbagliata. Sapevo tutto anche quello che non mi rivelava. Adesso non so più niente, adesso ho perso il controllo.

...-Apri la porta! Subito! - Ordinai con voce dura e perentoria. Sedici anni e ancora si rinchiudeva in camera a piangere. Ero furioso. I suoi maestri mi comunicarono la sua fuga nel deserto e il suo tardo rientro, poi il castigo. Dopo quello, non era più uscito dalla sua stanza.

Ero stufo dei suoi modi disubbidienti e troppo estrosi. Una parte di me comprendeva il suo dolore: da soli due giorni aveva ucciso Shmi. Da soli due giorni la donna che lui amava come una madre e che in realtà era sua madre, non c'è più. Sapevo il dolore che stava provando perché lo percepivo io stesso però non avrei mai ceduto.
Vidi la porta aprirsi piano. Nella stanza vi era solo buio e lui era a terra rannicchiato in un angolo. Con la testa nascosta tra le gambe, piangeva e non aveva vergogna di mostrarlo.

Restai immobile, cosa dovevo fare? Dovevo essere suo padre? O dovevo essere il suo signore e maestro? Dovevo essere il padre amorevole o il padrone spietato?
Chi sarei dovuto essere? Dopo tutto l'ordine di ucciderla era arrivato da me. Come avrei potuto consolarlo dato che ero io il mandante di quel dolore?

Mi avvicinai a lui piano. Non si mosse. Restò immobile al suolo, non alzò la testa, non accelerò il respiro. Attese nel silenzio interrotto solo dai suoi sospiri e singhiozzi la mia decisione.
- Guardami. - Gli dissi. La mia voce era severa e austera come sempre. Lui ubbidì, dopo tutto è ciò che era ed è stato abituato a fare ubbidire. Sul volto c'erano due lividi davvero enormi, il labbro era spaccato. Nei suoi occhi c'era dolore, rabbia, paura, odio, delusione, sconfitta. Lessi la sua sconfitta e la mia vittoria.

- Smettila! Lei ti rendeva debole. Tu non sei debole. - Gli dico. Lui abbassa lo sguardo e asciuga le lacrime.
- Le volevo bene. Era una seconda madre per me. Ti odio! - Mi disse con rabbia scattando in piedi. Io sorrisi soddisfatto. Odio bene, finalmente una parola giusta.
Poi vidi un pugno alzarsi diretto al mio volto.
Allora compresi che anche quel giorno sarei stato il padrone e non il padre.

Schivai il colpo. Non ci volle molto, era un colpo privo di convinzione e di volontà. Un colpo lanciato nell'impeto della rabbia. Lo bloccai al muro.
- Se ci metti così poco impegno non andrai da nessuna parte, figlio mio. Se vuoi qualcosa devi prenderlo. -
- Allora io un giorno sarò così potente che nessuno potrà più farmi male. Nessuno mi porterà via chi amo e nessuno di chi amo morirà mai più.- Mi urlo contro con tutta la rabbia che aveva in corpo, poi si girò verso di me e mi abbracciò mi lasciai trascinare a terra con lui.

Lo lasciai piangere per un po', lasciai che sfogasse il suo dolore.
- Vader, adesso basta! Adesso è ora che tu torni a essere ciò che devi. - Gli dissi.
- Padre, perdonami. - Ma non smise di abbracciarmi. Voleva suo padre, voleva affetto e comprensione. Però io non ero più disposto a stare lì, non ero più disposto a permettere al mio cuore di marcire dietro a quel sentimento chiamato amore.

Mi staccai con forza e lo colpii in volto.
- Questa debolezza è colpa di quella schiava, non voglio vederla mai più. Adesso alzati e vieni da me. - Gli ordinai, nel frattempo mi sedetti sul suo letto. E lui mi raggiunse. Si mise in ginocchio e a testa bassa attese.
- Tutto ciò che faccio Vader, tutto ciò che scelgo di farti è solo per te, per il tuo bene. Da domani avrai anche dei precettori voglio che ti educhino alla politica e al comportamento più appropriato da usare difronte a senatori e alti rappresentanti della repubblica. Ti servirà. Voglio che tu sia un perfetto soldato, un perfetto stratega, un perfetto politico e una perfetta arma. Tu sei mio figlio e come tale devi comportarti, un tuo errore, una tua figuraccia, è un mio errore e una mia figuraccia. Sei grande ormai, mi aspetto di più, pretendo di più. In questi anni ho lasciato la tua educazione solo nelle mani dei maestri e di Shiva, sono stato così impegnato da non avere abbastanza tempo da dedicarti. Però a breve le cose cambieranno. Adesso, figlio mio ciò che accadrà ti farà male. Però è necessario perché tu capisca, perché tu apprenda i tuoi errori e diventi così ciò che io desidero. Ciò che faccio fa male anche a me. - Gli dissi.
- Lo so, padre. Sarò tutto ciò che vorrai, sarò ogni cosa. Ti renderò fiero di me un giorno. Però lei per me era importante. - Nelle sue parole lessi desiderio di compiacermi di rendermi fiero di lui. Con garbo poso la sua testa sulle mie ginocchia e attese.
- Lo so, per questo doveva morire. -

...Quella sera superai me stesso, a un certo punto lo vidi svenire e temetti di avere alzato troppo l'asticella, mi assicurai di sentirlo respirare e poi uscii dalla stanza. Lasciandolo a terra.
Nonostante tutto, lui continuò a sperare di trovare in me un padre diverso, un padre che lo avrebbe accettato presto o tardi per ciò che era, ma non lo trovò mai.
E adesso dopo tutto il dolore che io gli ho inflitto, dopo tutto ciò che ho preteso, dopo tutte le emozioni che ho soffocato e che ho preteso soffocasse. Dopo tutte le mie scelte per renderlo il mio soldato perfetto, perché adesso sento questo dolore? I ricordi che come nuvole scure e dense si affacciano sul mio tramonto oscurandolo. I dubbi e i sensi di colpa, il dolore che gratta come una tigre in gabbia contro le sbarre della mia armatura perché possa finalmente uscire libero. Tutto ciò mi fa pensare.
Potrei quindi perdonarlo veramente?

Insomma anche Sidius prova dei sentimenti si è affezionato ad Anakin anche se non riesce ad ammetterlo, però ci si è affezionato non ha un cuore così...no niente stavo per dire una cavolaia 😂😂

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