Ricordi
L'aiuto può giungere da chi non ti aspetti.
Alle volte basta aprire il proprio cuore.
(Mia cit.)
Tempio Jedi: Stanza di Obi-wan.
Uscito dalla sala del consiglio abbiamo attraversato moltitudini di corridoi immensi ed eleganti con vetrate luminose e splendenti che danno sul panorama mozzafiato della città.
Mi affaccio e scorgo centinaia, ansi migliaia di vetture che non fanno altro che sfrecciare in tutta la capitale, senza tregua. Qui non si dorme mai. La città è viva.
Passati gli immensi corridoi, ci siamo ritrovati in una zona di passaggio con volte a crociera e colonne, abbiamo svoltato non ricordo dove e alla fine siamo giunti hai dormitori dei maestri Jedi.
Mi sento in trappola. Abbiamo proseguito per un po'. L'ambiente è luminoso, pulito, fresco, persino rilassante. Ci sono decori, tappeti e piante.
Niente mi ricorda il luogo che io definisco casa.
C'è cordialità nell'aria. Si respira ritmo.
- Siamo arrivati - Obi-wan mi guarda con un mezzo sorrisetto.
Io fisso la porta bianca che al suo tocco scorre. - Resterai qui finché il consiglio non deciderà -
- Ehi! E tu dove vai? - Chiedo perplesso.
- Io faccio parte del consiglio, ragazzino. - mi guarda come per dire: è scontato.
- E che dovrei fare, rinchiuso qui dentro tutto questo tempo? -
Il jedi ci pensa su, poi come se fosse ovvio mi dice: Medita! Che ne hai bisogno, sei irrequieto.
Non faccio in tempo nemmeno a rispondergli che se ne va, chiudendola porta a chiave e lasciandomi come un fesso ad ascoltare i suoi passi allontanarsi.
Per un po' giro nella stanza, tocco oggetti e qualcuno cade a terra. Ormai la piccola, ma ordinata e pulita stanza del Jedi l'ho imparata a memoria. Persino il tramonto su Coruscant mi ha stufato.
Sono nervoso, agitato e sto sudando. Ho davvero paura di un loro rifiuto. Non oso immaginare cosa mi farebbe papà. Alla fine preso dalla noia cedo.
Siedo gambe incrociate e comincio a meditare. Cerco di staccarmi da me, dalle mie ansie e paure. Ma come ogni volta che cerco la pace, ciò che trovo è solo l'inferno. Ricordi di dolore e morte.
La meditazione, non è la mia pace, ma la mia distruzione.
Riapro gli occhi respiro e ricomincio a meditare...
...Sono di nuovo là, a quel giorno, il giorno in cui volevo morire.
Sento lo sguardo accusatorio, intransigente e severo di mio padre su di me mentre mi osserva dalla sua posizione.
Le guardie rosse si muovono intorno a me, sono nervose, attendono una mia decisione. Davanti a me due figure in ginocchiate a terra.
La mia spada laser sguainata. Le parole di mio padre che rimbombano nella mente: Scegli chi uccidere!
Guardo Rex, l'uomo che è un padre e Shim la donna che mi ha insegnato ad amare, si amare, in un mondo in cui l'amore è vietato, in cui viene disprezzato, lei si è battuta contro tutti per insegnarmi l'amore.
Li guardo, non so che fare.
Oggi è l'ultimo giorno, in cui mio padre, Lord Sidius, mi dà la possibilità di scegliere, poi li ucciderà entrambi.
Respiro, un respiro irregolare, seguito dai singhiozzi.
La sua voce tuona autoritaria: Sbrigati, non ho tutto il giorno!
Come se potessi scegliere, come se decidere chi dover vivere o morire fosse semplice, non lo è, non per me, almeno non adesso.
Mi avvicino, lo sguardo di Rex dice: uccidi me!
Shim, mi guarda e sorride. I suoi occhi, non hanno paura, sono fieri anche adesso. Mi sorride, un sorriso meraviglioso, dolce, caldo, di quelli che ti scaldano il cuore. Poi succede ciò che non avrei mai pensato potesse accadere....
La porta alle mie spalle si apre, interrompendo il flusso dei ricordi. E lascia entrare
Obi-wan, ha un sorriso stampato sul volto.
- Andiamo, il consiglio ci attende-. Ci metto un attimo per comprendere cosa mi ha detto. Mi ero completamente disperso nel vortice dei ricordi assorbito da essi come una goccia d'acqua che cade a terra.
Non mi volto, continuo a dargli le spalle. Cerco di asciugare le lacrime. Spero che i miei occhi lucidi non si vedano. Quando mi alzo mi rendo conto di essere davvero molto più alto di Obi-wan.
- Penso che tu non abbia trovato la pace. Se vorrai parleremo più avanti dei tuoi problemi - Il suo sguardo è comprensivo
Lo segue fuori dalla stanza.
Quando cammino ripensò alle parole che mi ha detto poco fa, metabolizzandole poco alla volta.
- Aspetta, vuoi dire che sono stato accolto al tempio Jedi? -.
Domando pieno di speranza ed euforico. Sta volta me la cavo.
- Calma, ci sono delle regole che dovrai seguire, ma si sei stato accolto. - mi risponde allegro Obi-wan.
Siamo di nuovo di fronte al consiglio jedi. Sono in piedi al centro al mio fianco e Obi-wan.
- Noi abbiamo deciso. Per un periodo con noi resterai potrai. - le parole di Yoda sono melodia nelle mie orecchie.
Ho un enorme sorriso stampato in faccia.
- Non pensare che noi ci fideremo così facilmente di te, Anakin. In questi sei mesi, ti addestrerai con i Padawan più giovani e con quello che ancora non hanno trovato un maestro. Alloggerai con il maestro Obiwan. Così possiamo tenerti d'occhio. Sarai seguito e supervisionato, in te c'è qualcosa che non mi convince. - guardo il maestro Mace Windu è un guasta feste.
- Non vi fidate di me? Cosa pensate che io possa fare? -
- Per quanto ne sappiamo anche essere una spia - risponde il maestro Plo Koon. Un alieno umanoide, proveniente dal pianeta Dorin. Plo ha due paia di zanne pronunciate e una pelle chiara e spessa. Sul volto come la maggior parte di loro indossa una maschera che ricopre lui la bocca, il naso e gli occhi.
- I maestri Windu e Plo ragione hanno. In te potente è l'oscurità, ma anche luce io vedo. Per questo un'occasione noi ti concederemo. - Yoda, è forte ed è legato con la forza in un modo che non potevo immaginare.
Non mi resta altro da fare che chinare il capo insegno di ringraziamento.
- Grazie, per l'opportunità che mi state concedendo. -
Ora dovevo solo conquistare la loro fiducia.
È la prima notte lontano da Rex e dagli altri, lontano da Ashoka e Driu, da tutto quello che conosco come casa.
Mustafar non è un bel luogo, si respira solo ansia e tensione, però sa di casa nonostante tutto.
Ora che sono qui, nel silenzio di questa stanza, mentre Obi-wan dorme sonni tranquilli, io fisso il vuoto, un punto indefinito nel soffitto.
Ora tutti i dubbi ritornano a galla, sarò mai un sith? Sarò mai in grado di essere ciò che desidera mio padre? E se scoprissi che la vita da Jedi mi piace? Shimi mi raccontava delle loro gesta, delle grandi prodezze, di come lottino per il bene altrui e la pace.
Ho l'ansia, il vuoto nello stomaco. Mi giro e rigido per l'ennesima volta in questo letto piccolo, un letto singolo, per me abituato sempre e solo ad un letto matrimoniale è davvero una tortura.
La mia camera è enorme, su Mustafar ho un'ala solo per me, qui divido una strofa con un maestro Jedi che mi è anche antipatico, lo odio.
Devo dormire, domani sarà il primo giorno di addestramento Jedi, come potrò nascondere loro la mia vera identità? Come nasconderò le mie capacità?
-Anakin! Anakin! Svegliati Anakin! -
Maledizione per quanto lo scuota non si sveglia. Qualsiasi sia l'incubo che sta avendo mi ha tolto il sonno. Provo ed entra in contatto con lui tramite la forza, ma ogni volta mi respinge.
La forza agisce in lui in modo naturale, scorre come se fossero la medesima sostanza, un uno in due corpi diversi, l'umano e l'essenza.
- Ahh! Nooo! - urla all'improvviso Il ragazzo tirandosi su di scatto e portando una mano sulla fronte. I capelli cadono scompigliati sul suo viso sudato, il respiro è affaticato, il petto si muove velocemente su e giù alla ricerca di serenità.
- Calmo ragazzo, qualsiasi sia stato il tuo sogno o incubo adesso è finito. -
- Mi dispiace averti svegliato Obi-wan, cioè maestro. - Ha un'aria tirata, sembra preoccupato.
Lo guardo gli sorrido, poi alzo la mano per poggiarla sulla sua spalla, nel mentre lui si ritrae, quasi spaventato come se si aspettasse una reazione diversa per avermi svegliato.
- Non ti mordo mica sai. Vieni ho un rimedio per tutto. - lo invito ad alzarsi e lui mi segue a testa bassa. Sembra quasi avere paura.
Usciamo dalla nostra stanza e ci dirigiamo nei corridoi desertici del tempio Jedi.
- Maestro dove stiamo andando? – Anakin è perplesso.
- In un posto, dove tutti i problemi si risolvono.-
Non fa altre domande mi segue e basta.
Alla fine dopo lunghi corridoi, arriviamo al luogo dove ogni tormento può trovare la pace, almeno momentanea. Appena la porta di acciaio con solo un piccolo oblò a mostrare il dentro scorre facendoci entrare, Anakin rimane perplesso
- Maestro, ma questa è la cucina! -
- Esatto giovane Padawan, qui puoi trovare conforto, nella cioccolata! -
Gli faccio segno di sedersi e lui ubbidisce.
Mi dirigo verso dei ripiani.
- Il maestro Bell'Ur è un Rodiano, simpaticissimo, ma gelosissimo della sua cucina. Digli tutto, ma non dirgli che qualcosa non ti piace. Te lo farai nemico e allora scordati la torta al cioccolato.
Più tosto solitamente la cioccolata o i dolci li nasconde in alto per i più piccoli, loro sono dei veri adoratori, la divorerebbero in continuazione. -
Anakin mi guarda è silenzioso, perplesso e pensieroso. Ci vorrà tutta la mia pazienza per comprendere il mio nuovo apprendista, soprattutto per capire cosa c'è che lo tormenta.
Obi-wan, non si è arrabbiato credevo mi avrebbe sgridato o mandato a meditare invece mi ha portato in cucina e adesso siamo seduti su due sgabelli di acciaio, con due piatti di torta al cioccolato pigiati sul bancone da lavoro della cucina.
Questa per me è una novità.
Mangiamo in silenzio, lui mi guarda, mi studia ed io faccio altrettanto. Cerchiamo di carpire l'uno i segreti dell'altro.
-Allora Anakin, domani sarà il tuo primo giorno visto quanto sei tormentato penso che inizieremo dalla meditazione. -
Mi guarda come se si aspettasse una mia risposta.
- Va bene, come vuoi tu, maestro. - dico non molto convinto, odio meditare.
- hahahaha, dovresti vedere la tua faccia Anakin, sembri un condannato a morte cosa farai quando inizierò ha farti studiare i tomi di libri sulla forza e la storia dei Jedi? -
- Che? NO! Io sono più tipo d'azione - di studiare ancora non ne ho voglia, mi basta lo studio cui mi costringe mio padre.
-Sei un fantasma adesso. Anakin, l'azione senza la preparazione è niente. - ribatte Obi-wan, continuando a ridere. Alla fine rido anche io.
-Bravo! Ridi che ti fa bene! - dice battendo una mano sulla mia spalla in modo amichevole
- Sto ridendo perché hai della cioccolata sulla barba. Maestro - gli risponde.
Ridiamo come due matti. È la prima volta che mi sento libero. Non ho mai potuto scambiare battute o mangiare torte con i miei maestri.
- Andiamo, torniamo a letto è tardi. -
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