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Pensieri

Anche sé lontane,
due anime affini continueranno a cercarsi in eterno.
(Mia cit.)

Mustafar, Dieci mesi dalla separazione.



Dal matrimonio sono trascorsi dieci mesi. Mio padre non so come è riuscito a intercettare una chiamata tra me e Padmè, da quel momento tutto è diventato difficile. Per non farla uccidere ho dovuto giurare che non l'avrei più rivista. E così è stato. Mi manca moltissimo la sua voce, il suo profumo che lentamente svanisce dai vestiti, l'odore dei nostri corpi sudati e stretti l'uno all'altro. Mi mancano le fossette che si formano intorno alle sue labbra quando sorride e la sua risata. Non c'è una cosa che non mi manchi di lei.

Per quanto mi concentri sui miei doveri che si sono quadruplicati, il mio chiodo fisso restano loro: Padmè, Rex, Tech, Echo, Fives, Ther, Trooper, Ashoka e Driù adesso si trovano su Coruscant tra i repubblicani. Sono dovuti fuggire da Mustafar quando papà ha scoperto la vera natura di Ashoka. Dirsi addio è stato davvero molto difficile. Grazie a Padmè Ashoka e Driù sono stati accolti al tempio Jedi.

In questi mesi sono accadute così tante cose che riviverle tutte è impossibile, tra missioni, complotti sventati, studio e allenamenti non ho mai avuto un po' di tempo per riflettere veramente su quanto è accaduto. Non passa giorno in cui papà non mi ricordi il mio dovere e chi sono: il prescelto, colui che è destinato a portare l'equilibrio nella forza.
Tutto è andato ammassandosi su se stesso come una vecchia libreria colma di libri, che troppo stanca per sorreggerli alla fine crolla. Così anche i miei sogni, i nostri sogni e le mie ribellioni sono andati sgretolandosi sotto ai miei piedi, fino a farci crollare.
Ho paura di quello che può fare alle persone che amo.

Al dolore ci sono abituato. Non è quello fisico a spaventarmi, ma quello psicologico. Si perché le ferite si rimarginano nel tempo. Le ossa rotte si aggiustano. Ma una mente ferita e un cuore rotto faticano a tornare in sè. Di persone amate morire ne ho viste fin troppe. Ultimamente vedo spesso in sogno Shmi, vuole dirmi qualcosa tenta di parlarmi, ma non la sento non riesco mai a comprendere le sue parole. Alla fine svanisce in una nuvola di fumo che presto si trasforma in vive fiamme. Lo scricchiolio del legno che crepita sotto le fiamme, le urla di dolore e il crollo assordante del piccolo rifugio in cui realizzavamo con alcuni amici gli sgusci. Puzza di cenere e di corpi arsi, gli occhi annebbiati dalla polvere e doloranti per il troppo fumo. Scuoto la testa scacciando quei ricordi.

Entro nelle mie stanze ormai troppo grandi e vuote. Sulla scrivania un immenso plico di nuove cose da studiare, piani da vagliare, missioni da leggere e nuovi ordini da eseguire. Mi ci vorrà l'intera notte per sbrogliare tutto.

Mi siedo e comincio a leggere ogni singolo documento con svogliatezza. Poi davanti ai miei occhi appare una cartellina rossa con su scritto in maiuscolo: Ordine 66 e il mio interesse si sveglia. Prendo la cartellina con me e come spesso mi capita negli ultimi tempi, vado nelle stanze che un tempo appartenevano ad Ashoka e Driù. Dove prima c'era rumore e caos, adesso c'è solo silenzio e vuoto.
I corridoi un tempo illuminati adesso sono bui. Tutto è rimasto come prima della loro partenza: i poster attaccati, i modellini delle astronavi, i letti sfatti e qualche maglia lasciata sparsa nel grande salone.

Non ho ancora dato l'ordine di svuotare le loro stanze, non trovo il coraggio di buttare tutto. Se lo facessi vorrebbe dire che accetto la loro assenza, che sono pronto a dimenticarli. Non sono pronto a tutto questo. La colpa è solo mia, mi sono chiuso nel mio mondo ho creduto di poter nascondere a mio padre ogni cosa, di poterlo ingannare e invece non è stato così. Lui sapeva e vedeva, mi ha fatto giocare finché ha voluto poi si è preso di nuovo tutto e adesso raccolgo i cocci della mia stoltezza e sfrontatezza.

Se chiuso gli occhi posso sentirli litigare, ridere e giocare. Mi mancano. Alle volte ho paura di aprire gli occhi e di uscire da questo sogno. Prego perché la notte scenda presto e mi porti via da questo incubo. Poi quando l'oscurità sopraggiunge arrivano i fantasmi. E allora tutto peggiora.
Questo vuoto che ho dentro, questo dolore, questa solitudine. Ho un peso così grande sulle mie spalle. Un fardello che alle volte non riesco a sopportare. Essere il prescelto non è semplice.

Mi sposto dallo stipite della porta e mi siedo pesantemente sul grande divano che un tempo accoglieva i due ragazzini e me.
Apro il fascicolo. Rileggo ciò che c'è scritto almeno venti ansi trenta volte.
È arrivato il momento. Il momento che attendevamo da una vita è giunto.

Amarsi quando nessuno può saperlo, quando hai il mondo contro non è semplice, ma amarsi nascondendo il proprio amore è impossibile.
L'universo ci tieni separati. Il destino ci ha divisi, ma il mio cuore continua a battere unicamente per lui.
Siamo diversi come l'acqua e il fuoco. Eppure insieme siamo la vita.
Lui mi completa con le sue differenze, con il suo carattere, con il suo temperamento. E io completo lui.
Mi manca, ogni giorno di più. È quasi un anno che non ci vediamo, quasi un anno che non lo sento.

Continuo a svolgere il mio lavoro pensando a lui, risuona la sua voce nelle mie orecchie. Di notte lo sento sussurrarmi parole dolci e mi sembra di sentire le sue mani carezzare la mia pelle liscia. Mi carezzo i capelli, illudendomi che sia lui.

Guardo dalla terrazza che da sulla capitale. Immensi palazzi di acciaio si tagliano alti verso il tramonto rosso fuoco.

I miei occhi si specchiano nell'ultimo raggio di sole....

... Era un giorno come tanti. Stavo svolgendo i miei doveri, poi ricevetti una chiamata da Anakin. Una sola parola: preparati.
Due minuti dopo la sua nave personale atterrò non troppo lontano dalla mia villa su Naboo nella regione dei laghi.

Lo vidi arrivare di corsa e io corsi da lui. Mi sollevò tenendomi stretta e girammo su noi stessi un paio di volte tra l'erba alta, ridendo felici. Delicatamente mi rimise giù e mi baciò: Regina sono venuto a prenderla, andiamo in un posto speciale.

Il suo sorriso abbagliava i miei occhi. Senza darmi il tempo di ribattere mi prese per mano e corremmo via. Lui indossava ancora l'armatura da Vader, io quelli ufficiali da sovrana.
Mi guardavo intorno preoccupata che qualcuno potesse vederci. Però nessuno era nei paraggi.

Così corsi con lui, godendo di questo attimo. Saliti sull'astronave partimmo a tutta velocità verso una meta per me sconosciuta....
.... Quando finalmente toccammo terra e la porta dell'astronave si aprì una nuvolatta di polvere si aumentò dal suolo. Eravamo su Tatooine di fronte a noi una villa molto grande ed elegante. Con alte mura a cingerla.
Anakin disse solamente: Benvenuta a casa mia, vieni!

....Furono dei giorni meravigliosi, trascorsi all'insegna delle risate e della spensieratezza. Niente sembrava poterle turbare. Conobbi i suoi amici: Bull e Wendalyn. Poi la loro mamma Beru. I due soli scaldavano le giornate ei nostri cuori. Però la felicità è effimera, dura solo pochi istanti....

... Il mio comlink squillò all'improvviso, non avevo detto a nessuno dove fossi e così l'intero senato galattico si era mobilitato come la regione di Naboo. Come una sciocca ragazzina, avevo dimenticato di avvisare della mia temporanea assenza. Risposi, dicendo che tutto andava bene e che era tutto sotto controllo. Nello stesso momento anche Anakin ricevette una chiamata a cui rispose. Avrei dovuto sospettare qualcosa e invece non lo feci.
Nessuno di noi poteva immaginare cosa sarebbe accaduto da lì a poco....

.... Era il tramonto, il cielo era tinto di rosso gli uccelli volavano sereni. I raggi del sole scaldavano la pelle e il cielo si dipinse di tanti colori che si riflettevano sulle nuvole dorandole. Era proprio come questo tramonto, si....

.... Eravamo sdraiati a fissare il cielo ea giocare. Quando, improvvisamente, si sentirono delle botte provenire dal cancello grande. Anakin disse a Beru e hai i suoi figli di nascondersi.

Quando il portone si spalancò ciò che apparve furono i cloni con a capo il maestro Kenoby e con lui era il cancelliere Palpatine. Era preoccupato per me.
Al loro fianco, il conte Duku con altri maestri due di razza umana: Donna e uomo, e due devoriani: Donna e uomo. Sembravano minacciosi.

Nessuno di loro parlò, venivano per separarci avevano stretto un accordo: entrambi volevano ricondurci alla ragione. Per una volta, sarebbero stati alleati nel tentativo di dividerci.

Quando il devoriano avvolto nel suo completo blu scuro e con le sue corna nere ben visibili, si avvicinò per strapparmi da Anakin lui lo colpi forte, così forte da far cadere al suolo il devoriano.
Dovettero intervenire tutti insieme per separarci. Alla fine Obi-Wan si unì a loro, portandomi lontano dal mio amore.

Mi strapparono dalle sue braccia. E mentre Kenoby mi trascinava via verso la nostra nave e il cancelliere chiudeva la strada, io guardavo Anakin bloccato al suolo da quei demoni travestiti da esseri umani.
Una lacrima scendeva sul mio viso, il vento soffiava forte alzando la polvere, i miei capelli si muovevano sinuosi e la sua voce urlava il mio nome.

Così io gridai una sola parola: Ti amo. La gridai a lui, al vento e All'universo.
E lui gridò il suo Ti amo.
Poi le porte della nave si chiusero e tutto cambiò. Tutto non fu come era....

.... Come allora anche adesso lacrime salate solcano il mio volto. I miei occhi sono arrossati. Ci hanno diviso, lo hanno fatto per sempre. Per il mio bene, per il suo bene. NO! Per il loro bene.
Avremo mai il nostro c'era una volta? Lotterò con tutta me stessa. Si lotterò perché la galassia non veda solo una maschera nera e fredda. Lotterò per te, lotterò per me. Ti proteggerò dai tuoi errori e dai miei.

Un giorno la galassia vedrà ciò che vedo io, un giorno tu ed io potremo stare insieme alla luce del sole. È mai possibile unire due mondi così diversi? È mai possibile fondere l'acciaio con una rosa? E se La Rosa si riveste dell'acciaio?

Questo futuro ha dei muri enormi per me e per te, eppure voglio amarti, voglio essere tua moglie, non ho paura.
Bacio la fede che ho al dito. È tutto ciò che ho di te. Chi sa se tu mi pensi? Alzo gli occhi al cielo. Non si vedono le stelle o la luna da qui. Però so che ci sono. Così il fisso. Le stelle che vedo io, sono le stesse che vede Anakin, ovunque lui sia.


Ho adesso finito di allenarmi, guardo fuori dalla finestra. Le stelle brillano luminose nello spazio. Come fari giganti che indicano ai marinai la strada per tornare a casa. Così mi fermo ad ammirarle. Chi sa dove sei Padmé, se sei al sicuro, se mi pensi.
Rimiro i contorni del mio volto riflesso nella finestra, spicca il contrasto tra l'occhio azzurro e quello giallo. Vorrei non essere diviso a metà, dire a papà che seguirò le regole, che resterò al mio posto. Però so che è una bugia. È così duro escluderti Padmé dalla mia vita. Ti cercherò tra milioni di persone, cercherò solo te, il tuo sorriso, il tuo sguardo.

Tra tante io scelgo ancora te. Bacio la mia fede, l'unica cosa che mi resta di te.
Siamo cresciuti in un mondo di guerra siamo nati per servire e abbiamo rinunciato alla nostra infanzia, non è stato facile crescere a modo nostro in un mondo in cui il potere chiede tutto ciò che hai da offrirgli.
Adesso ti giuro Padmè seguirò il mio cuore ti proteggerò, ti ritroverò e ti terrò per sempre con me. Sei il mio tutto.
Alzo lo sguardo e guardo le stelle, sono le stesse che vedi te, ovunque tu sia mi stai pensando? Ricordi i giorni su Naboo, i giorni su Tatooine e quelli su Coruscant? Io sì. È tutto ciò che mi manda avanti in questi giorni senza luce.

... È passato un giorno da quando ho letto dell'ordine 66, del chip impiantato nella mente dei cloni che li porterà a tradire tutto ciò per cui hanno incontrato.
Cosa devo fare? Mille domande e nessuna risposta.
Mi sto allenando. Il campo di addestramento è stato del tutto rivoluzionato. Tramite un portellone di controllo posto all'estremità della stanza, si attiva un campo di forza che si disattiva con lo scadere delle ore prestabilite o esternamente per volere dei miei maestri. Dal pavimento spuntano droidi remoti quindi esserini sferici che sparano a gran velocità o droidi normali. Ogni giorno, il campo varia non è mai lo stesso e la difficoltà aumenta sempre di più.
Quando il campo di forza svanisce a passo svelto raggiungo papà, sicuramente deve dirmi qualcosa. Con sguardo freddo e privo d'ogni sentimento mi fissa severo e arcigno, sotto quello sguardo chino ulteriormente la testa.
- Preparati tra due ore, partirai per Coruscant. - In questi ultimi mesi con papà ci siamo allontanati ancora di più, no che il nostro rapporto sia mai stato idilliaco, ma almeno non sembravamo due polaretti artici. Senza aggiungere altro se ne va seguito dai maestri.

Appena sono fuori corro in camera e prendo un vecchio comlink che avevo nascosto tempo fa. Compongo il numero di Padmé infrangendo l'ordine di papà e la promessa che gli avevo fatto, ma non ha importanza devo salvare lei ei ragazzi, devo salvarli da questa maledetta guerra.
La sua figura appare quasi subito.
- Padmè ascoltami, fa evacuare tutti i Jedi. Tra poco ci sarà un attacco globale in tutta la galassia. Metti in salvo quante più persone puoi. Salva i tuoi amici Jedi. L'ordine è di distruggere o sottomettere i Jedi. I cloni, hanno un chip nella loro mente appena papà emanerà l'ordine 66 la loro lealtà alla repubblica verrà cancellata. È l'ordine base di programmazione che fu voluto da papà quando era cancelliere. Devi a tutti i costi salvare Rex e gli altri. Il chip, deve essere rimosso! Ti prego!
- Anakin, cosa? Venire? -
- Veloce Padmé. Veloce. Il tempo è contro di te. Hai due ore da adesso. - e chiudo la chiamata.

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