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Litigi e responsabilità.

Non c'è cammino troppo lungo
per chi cammina lentamente,
senza sforzarsi;
non c'è meta troppo alta per chi
vi si prepara con la pazienza.
(Jean de La Bruyère)


Sono diversi minuti, che mi trovo ad attendere Anakin, quel ragazzo mi farà impazzire. Scruto, il mio volto nello specchio della stanza di addestramento. I capelli castani, sono in ordine come sempre, la mia divisa è impeccabile. Ringrazio la forza, per avermi fatto dono di una grande pazienza quel ragazzo è molto dotato, ma davvero, non fa altro che sfidarmi e provocarmi. Anakin è un enigma, alle volte è sfuggente e restio, altre, è aperto, giocherellone e solare. Ci sono volte in cui, teme qualsiasi errore commette e altre, dove lì commette appositamente, sembra un esploratore alla ricerca di un tesoro. Il mio limite. È come un bambino che va a tentoni cercando di capire fin dove può spingersi. Vorrei aiutarlo, comprenderlo, ma non ci riesco è sfuggente come un'anguilla. Quando ho l'impressione di averlo afferrato, ecco che mi sfugge via dalle mani di nuovo. Sospiro rassegnato. Entrambi impareremo a conoscerci ea fidarci l'uno dell'altro. Un altro sguardo all'ora e deciso di uscire dalla stanza di allenamento. A lunghe falcate e con passo svelto, mi muovo in direzione della nostra stanza mi sento nervoso, questa mancanza di disciplina mi innervosisce. Inoltre, all'inizio non era così, Anakin era attento, disciplinato, ordinato e rispettoso degli orari, quasi maniacalmente, adesso, sembra tutta un'altra persona, meno che, nei momenti in cui mi arrabbio o teme di avere commesso un errore. Vorrei sapere quale è la sua scala di valutazione. A lunghe falcate e con passo svelto, mi muovo in direzione della nostra stanza mi sento nervoso, questa mancanza di disciplina mi innervosisce. Inoltre, all'inizio non era così, Anakin era attento, disciplinato, ordinato e rispettoso degli orari, quasi maniacalmente, adesso, sembra tutta un'altra persona, meno che, nei momenti in cui mi arrabbio o teme di avere commesso un errore. Vorrei sapere quale è la sua scala di valutazione. A lunghe falcate e con passo svelto, mi muovo in direzione della nostra stanza mi sento nervoso, questa mancanza di disciplina mi innervosisce. Inoltre, all'inizio non era così, Anakin era attento, disciplinato, ordinato e rispettoso degli orari, quasi maniacalmente, adesso, sembra tutta un'altra persona, meno che, nei momenti in cui mi arrabbio o teme di avere commesso un errore. Vorrei sapere quale è la sua scala di valutazione.

Temo, che Pam possa avere avuto una brutta influenza su di lui, o semplicemente aver rivelato una parte del suo sé, che forse nemmeno Anakin conosceva. Alle volte, ho l'illusione e la presunzione, che lui si comporti così, perché si sente al sicuro e libero di poter esprimere il suo lato da ragazzo, una parte di lui da sempre repressa da ciò che ho potuto comprendere dalle sue poche e sviate spiegazioni.

Questo però, non giustifica il fatto che non prende nulla sul serio. Soprattutto, quando l'allenamento riguarda la strofa della meditazione. Inoltre si sente al di sopra di tutto e tutti. È così tronfio di sé stesso, e sicuro che, alle volte, mi verrebbe davvero voglia di dargli due schiaffi, però non è questa la via dei Jedi.

È in quelle occasioni che mi ritrovo a ripetermi mentalmente: Mantieni la calma Obi-Wan, mantieni la calma, vecchio mio.

Dopo la bravata dell'altro giorno poi, prima pretende di fare un esercizio riservato hai più esperti, poi lascia la stanza senza salutare nessuno. Infine quando lo vado a cercare in biblioteca, dove doveva essere con Pam, scopro che se le è svignata, per fare un giro con un airspeeder, senza chiedere il permesso a niente ea nessuno. Ho deciso, che oggi gli farò una bella lavata di testa, questa sua aria di superiorità e superficialità non mi piace si dovrebbe già ritenere fortunato a essere qui alla sua età.

Ho sorpassato un gruppo di Padawan che si sta dirigendo in aula, appena mi vedevo mi salutano e io ricambio. Saluto dei maestri e proseguo lungo i corridoi, imbelliti con un tappeto blu elettrico che mi tiene compagnia per un bel tragitto. Risate gioiose dei più piccoli, mi accolgono quando svolto l'anglo e mi avvicino all'aula dei Padawan di primo livello, i più giovani. Le stanze sono tutte illuminate da enormi finestre, che danno sulla vastità della città.

Sto per arrivare all'ala riservata ai maestri. Quando all'improvviso, mi sento davvero molto stanco. Con Tall, il mio vecchio apprendista non ho mai avuto così tanti pensieri, né così tanto da fare, non mi rendeva la vita così difficile, alle volte ripenso a lui e come il destino lo abbia strappato alla vita troppo presto. Anakin invece, mi dà continui pensieri, dubbi temo anche di non essere un buon maestro.

Sono fermo dinanzi alla porta che dà accesso alla zona riservata ai maestri. Prendo dei bei respiri profondi che mi aiuta a calmare i nervi. Quando sto per poggiare la mano sullo scanner che permette l'apertura. La porta scorre, facendomi entrare e uscire due maestri. All'interno del corridoio molto luminoso, c'è fermento, i droidi pulitori sono già all'opera. Maestri e maestre, si stanno accingendo a raggiungere i loro Padawan, alcuni, stanno per partire in missione e io invece, con aria sconsolata e un gran peso nel cuore, mi sto per accingere all'ennesima litigata con il mio indisciplinato, egocentrico e fin troppo sicuro di sé padawan.

Mi fermo davanti alla porta, eseguo altri tre respiri profondi e infine apro la porta. Anakin è lì, sdraiato sul suo letto singolo a muro, sdraiato a pancia in giù, dorme beato. I capelli scompigliati, il suo corpo è quasi del tutto scoperto dalle coperte del colore azzurro che ricadono disordinatamente a terra. Questa strofa da quando c'è lui, è un disastro. È disordinato, oltre che indisciplinato alle volte, mi sembra come se tutto questo per lui fosse un gioco, una vacanza.

Ho fretta, oggi devo vedermi con il consiglio Jedi per discutere, della morte della regina di Naboo. La senatrice Padmè, e il senato galattico, richiedono l'intervento di un Jedi per indagare sull'accaduto.
Mi avvicino al letto e lo scuoto con forza.

-Anakin! Svegliati! - La mia voce risuona dura persino alle mie orecchie sento qualche mugolio di protesta. Riprovo con le buone, ma niente. Così con un piccolo aiuto della forza, lo trascino giù fino a farlo cadere dal letto. Si siede, massaggiandosi la testa e mi guarda su occhi iniettati di sangue. Ora, fa anche l'arrabbiato.

- Ti rendi conto di che ore sono? - Gli dico guardandolo severamente.

- Sì, è l'ora di dormire. -Mi risponde.

- No, dovresti essere in piedi da almeno due ore! Sono le nove passate! - Gli dico urlando e perdendo tutta la pazienza che mi ero ripromesso di avere.

- E che vuoi che sia! Smettila di urlare maestro, così ti sentirai male. -

Adesso basta, grida una voce dentro di me, mi guarda con quel suo sorrisetto strafottente che davvero, mi fa venire voglia di tirargli uno schiaffo. - Alzati Anakin! Adesso! - Il mio volto è serio, la mia voce ferma e dura. Lo vedo sbuffare e alzarsi. Quando mi dà le spalle per mettersi la maglia superiore, i miei occhi cadono per la ventesima volta sulle molteplici cicatrici impresse sul suo corpo. La domanda è sempre la stessa: Come se le sarà procurate? Ovviamente finché lui non se la sentirà, non porro domande.

- Questa camera è un disastro, pretendo che tu la sistemi. Inoltre, pretendo che tu ti vada a scusare con i maestri, per il tuo comportamento poco rispettoso di ieri. Infine... Anakin! Mi stai ascoltando? Smettila di farmi il verso. - Anche se è di spalle, percepisco benissimo che mi sta prendendo in giro.

- Ti sto ascoltando, maestro. - Mi risponde laconico.

- Ascoltami, oggi ho un impegno, appena avrò terminato tornerò. Fino ad allora, tu sistemerai questa camera, poi andrai in biblioteca e studierai. Ripeto! Studierai. Quando tornerò, andremo insieme dai maestri e chiederai scusa. Inseguito, ti farai un po' di giri di corsa extra dopo l'allenamento. Magari, sarai troppo stanco per uscire senza permesso dal tempio. - Lui mi guarda e sbuffa, poi tira su con le spalle e riprende a vestirsi. Niente, non lo tocca niente.

-Anakin! Mi hai capito? — Domando lui guardandolo dritto negli occhi e alzando un sopracciglio, mentre pensieroso mi sfioro la barba. È un mio tick, l'ho sempre avuto, quando rifletto o sono nervoso mi sfioro la barba.

- Sì, maestro. Chiaro e tondo. - Lo guardo con cipiglio. Spero che sia vero.

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