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Gara di sgusci


Vivo la mia vita un quarto di miglio alla volta.
Non mi importa di nient'altro...
Per quei dieci secondi... Io sono libero.
(Cit. Domenic Toretto. Fast and Furios.)


Tatooine, otto anni dopo.



...Guardavo il mio bambino mentre correva allegro dalla donna che considerava sua madre. Anakin ha compiuto oggi otto anni. Correva da lei perché voleva che lo abbracciasse, ma la donna lo respinse.

Quel povero bambino desiderava solo amore, ma glielo vietarono. "No amore, tu sei il futuro signore dei Sith. I Sith non hanno bisogno di affetto", disse la donna, chiamata Shiva. Poi lo prese per mano e lo condusse dentro casa.

Entrati in casa, fingendo disinteresse concentrandomi sulle pulizie. L'interno era molto spazioso, con diverse stanze e camere arredate in modo semplice ed elegante. Nonostante i quaranta gradi fuori, si sentiva freddo. Shiva portò il bambino nello studio del padre e dopo poco tempo uscì. Anakin corse da me felice per annunciarmi la sua decisione.

"Shmi, domani inizierò l'allenamento per diventare forte e bravo come papà", disse con ingenuità. Sorrisi dolcemente di fronte alle sue parole e gli sussurrai all'orecchio di usare ciò che avrebbe imparato per il bene. Lui promise e poi corse via per giocare con gli altri bambini.

Anakin si era dimostrato un bambino gentile e dolce nonostante gli insegnamenti ricevuti. Era rispettoso ed educato anche con noi servitori. Durante una giornata caotica, iniziò il suo addestramento come futuro Lord Vader.

Ogni sera raccontavo storie ai bimbi schiavi per indirizzare Anakin verso la luce invece delle tenebre. Pregavo la Forza di darmi la forza di realizzare almeno questo desiderio.

Il giorno successivo, vidi con preoccupazione l'addestramento di Anakin nel giardino. Rex, vedendo la mia preoccupazione, mi guardò con apprensione. Un bambino così piccolo costretto ad allenarsi nel corpo a corpo. Da quel giorno iniziò la sua trasformazione in Lord Vader...

...Ogni giorno, da quel momento, il mio bambino è stato costretto ad alzarsi prima dell'alba per allenarsi incessantemente. La padrona e il padrone assistono severi ai suoi progressi. La cosa peggiore è che lo puniscono senza pietà ogni volta che commette un errore. Quando alla fine della giornata smette finalmente di allenarsi o studiare, io e Rex lo raggiungiamo nella sua camera per curare le sue ferite e, anche questa sera non è diversa dalle altre.

Piange così tanto. Io lo abbraccio e lui non fa altro che chiamare il mio nome, dicendomi che vorrebbe che sua madre, Shiva, fosse lì con lui. E che suo padre, Sidius, lo amasse. Anche io piango nel cuore. Ripeto dentro di me: "La tua mamma, amore mio, è qui con te, non ti lascia solo." Rex lo abbraccia consolandolo. -Ehi campione. Tuo padre ti ama. Se fa quello che fa è solo per renderti più forte, un bravo soldato come me e gli altri, non vuoi essere un bravo soldato? - gli chiede Rex, con voce profonda e calma. - Sì - risponde Anakin, asciugandosi le lacrime e sedendosi. I suoi occhi azzurri, come ogni sera, sono rossi per le lacrime versate. Lo abbraccio forte. - Ora dobbiamo andare, fai il bravo bambino, va bene? - gli diciamo privatamente. - Sì, va bene. Buona notte, vi voglio bene. - Io e Rex lo abbracciamo e gli diamo un ultimo bacio sulla fronte, poi usciamo dalla stanza. Nel mio cuore da mamma, so che la vita sarà sempre più dura per lui. Sono consapevole che la battaglia tra luce e ombra sarà costantemente presente.

Prego affinché la Forza lo guidi e lo protegga.


Tatooine, quattro anni dopo.




Le corse degli sgusci sono le mie preferite, le adoro all'infinito. Amo sentire il rombo degli sgusci mentre partono, provando il senso di libertà con l'aria che mi sferza il volto, coperto solo da grossi occhiali contro la sabbia e il sole accecante. So che se mio padre e mia madre mi trovano qui di nuovo, ci saranno guai. Ho saltato addestramento e studio per essere qui, ma non mi importa. Ciò che desidero è solo sentirsi libero.

Mentre uscivo di nascosto da casa, all'alba, Shmi, la nostra schiava, mi ha guardato preoccupata. Sul suo dolce volto c'era un piccolo sorriso solo per me. In tutti questi anni, è stata lei a medicare le mie ferite, asciugare le mie lacrime e mostrarmi che oltre al buio, all'odio e al dolore, c'è anche l'amore, insieme a Rex.

Mi ha insegnato ad essere me stesso, contro tutti. Il lato oscuro mi affascina, ma dentro di me c'è anche la luce. Forse mio padre ha ragione quando mi punisce dicendomi che sono sbagliato, che diventerò il suo degno erede un giorno.

Ma oggi non sono Dart Vader, sono solo Anakin. Con i miei sogni, i miei giochi, i miei desideri. Cammino tra i corridoi dell'arena di Mos Espa, una struttura maestosa e eterna, aSoffitti a semi cupola realizzati dalla roccia e dalla sabbia, fusi insieme a creare un qualcosa di maestoso ed eterno, una struttura colossale e fissa nel tempo come, permanente è la gloria degli eroi che con le loro gesta perdurano negli anni nei cuori dei molti. Etereo è invece l'amore del pubblico perché quello, varia come il variare delle stagioni fluttua qua e là come una foglia in balia del vento e muta con il mutare dei favori. Cubicoli lunghi e in penombra affollati da centinaia, anzi migliaia di spettatori giunti da ogni angolo remoto della galassia, si ammassano come tante api in fila in attesa del loro turno per poter succhiare un po' di nettare. Sono qui, pronto a correre e a dimostrare la mia abilità.

Razze diverse, lingue diverse, tradotte da droidi o da strumenti appositi, si muovono verso una cupola rialzata al centro dei grandi spalti e delle gradinate. Alieni a due teste si dirigono verso di essa. La cupola, rotonda e fatta di pietra e sabbia, è riservata ai radiocronisti che avranno il compito di raccontare passo dopo passo le vicende che si svolgeranno tra qualche minuto.

Molti si affrettano ad affittare il piccolo schermo satellitare connesso ai droidi sferici dotati di telecamere che riprenderanno l'intero andamento della corsa.

Vedo un gruppo di sei ragazzi della mia età ad attendermi accanto a uno sguscio rosso e oro, il nostro veicolo. Bull e Wendalyn sono riusciti a fuggire prima di me dalla villa.

Eludere le guardie è sempre più complicato per noi tre, diventa quasi un lavoro a tempo pieno. Gli altri quattro ragazzi sono umani come noi, tranne un rodiano dagli occhi immensi e la carnagione blu intensa, e un Twi'lek con due corti tentacoli prensili attaccati alla base del cranio, chiamati Lekku, e la carnagione rosa pallida come i suoi Lekku.

Mi vedono e mi salutano. Credevano che avrei perso l'evento, ma sono l'unico tra loro che può partecipare alla competizione grazie ai miei riflessi amplificati dalla Forza.

Il nostro sguscio è un gioiellino con due turbine davanti a forma conica, un posto guida e due motori potenti con tanto di turbo, realizzato con ore di duro lavoro e nottate insonni. Eravamo come sette ladri in un capanno, ma avevamo acquistato tutto a caro prezzo. Il mercato nero diventa sempre più costoso, ma se vuoi qualcosa, il mercante Watoo e i suoi trafficanti te la troveranno.

-Sta volta batti tutti Anakin! - Mi dice Torho. Gli sorrido.
-Se vinci, ci compriamo quegli aggiornamenti che tanto ci servono. - Aggiunge la Twi'lek.

Faccio loro l'occhiolino, accarezzo la superficie un po' frastagliata dell'acciaio che compone il nostro guscio. Abbiamo passato ore a fondere e saldare i pezzi, che oggi sono il cuore e il corpo pulsante del nostro amato guscio. Dopo un ultimo sguardo e un sorriso complice ai miei amici, salto dentro.

Incrociamo le dita e tratteniamo il respiro mentre giro le chiavi. Nessuno di noi si muove o emette un suono, finché non sentiamo il rombo del motore che rimbomba potente nelle nostre orecchie. Un urlo di trionfo si diffonde tra di noi, seguito da un battito di mani. Esco dal grande spazio dove sono parcheggiati i gusci e mi posiziono sulla pista in attesa del via. Trenta gusci sono tutti al loro posto, pronti per l'inizio della gara.

Guardiamo la tribuna d'onore da dove appare Jabba the Hutt, capo indiscusso di Tatooine, con la faccia piatta e due braccia minuscole. È lui a gestire tutto qui, compreso il traffico di vite. Ottimo alleato di papà.

Dopo un discorso di Jabba, suona la tromba per l'inizio della gara. Partiamo tutti a velocità fulminea, con lo scroscio della folla che esplode in urla. La corsa si snoda tra canyon e sentieri stretti e angusti, con le navicelle che si scontrano tra di loro. I primi concorrenti saltano già in aria, mentre i predoni Tusken, avvolti in lunghi giacconi marroni e stracci, sono pronti a raccogliere i pezzi delle navi per rivenderli al mercato nero.

Altri predoni umanoidi sono in agguato sulle alture dei canyon, aspettano l'arrivo degli sgusci. Alcuni colpi di pistola e due altri concorrenti finiscono con le chiappe bruciate a rotolare tra i rottami e la sabbia. Uno sguscio rotola a terra sollevando una nube di polvere e detriti, mescolati al sangue dei concorrenti. Alcuni miracolosamente sopravvivono.

Queste gare sono come aria per me. L'adrenalina che scorre nelle vene fa un giro completo nel cuore e arriva al cervello, liberandosi. È come se mille uomini impazziti suonassero tamburi, dettando il ritmo e il ritmo. Con questo segnale nella mia mente, mi infiammo.

Accelero e supero lo sguscio verde e viola di fronte a me, arrivando al secondo posto. Di fronte a me c'è un Dug, per la precisione il Dug, campione dell'arena. I nostri sgusci si scontrano e urto contro una roccia. Sebulba è davvero duro.

L'adrenalina aumenta ogni secondo. I miei riflessi Sith mi consentono di essere rapido ed evitare gli spari di Sebulba e i massi che ci si presentano davanti. Siamo sull'ultima curva. Questa volta vincerò! Nessuno mi batterà. Sto per tagliare il traguardo quando, nella mia mente, risuona una voce furiosa che conosco. "Dove sei, Vader? Dove sei scappato di nuovo! Torna subito a casa. I soldati ti stanno cercando." La sua voce è sufficiente a farmi paura, ho davvero paura adesso. So di aver commesso un altro errore! Ma è più forte di me. Urto contro una roccia, maledizione!

Grazie a mio padre che mi ha distratto, ho perso. Un'altra sconfitta causata da quel vecchio rompi! Un giorno lo terrò lontano dalla mia mente e allora vincerò tutte le gare di sgusci! Parcheggio lo sguscio e pago, dato che ho perso la scommessa avendo puntato su di me. Uscendo dall'enorme arena e trascinato dai miei amici attraverso i lunghi cunicoli, mi ritrovo nel caotico atrio affollato di gente che si avvicina al vincitore, ai botteghini delle scommesse e all'uscita. Alcuni festeggiano con banconote in mano, altri pagano con amare lacrime per i soldi persi.

Una volta fuori nell'ampio atrio, circondato dagli amici che si prendono gioco di me, mi ritrovo a ridere malgrado tutto. Tuttavia, dentro di me si fa strada una strana sensazione mentre osservo il grande cancello di accesso e vedo dieci soldati in uniforme bianca con caschi bianchi e due strisce blu. Sono i soldati che mio padre ha ottenuto come scorta personale per me. Solo loro e gli abitanti della villa conoscono la mia esistenza, un mistero su come sia riuscito a nascondere l'esistenza di un figlio. Sono cloni al servizio della Repubblica, quindi anche al mio servizio essendo mio padre un senatore. Ironico che lui voglia distruggere la Repubblica, mi viene da ridere. Comunque loro sono con me, sempre. Mi conoscono e sanno tutto di me. Dopo aver salutato rapidamente i ragazzi, mi avvicino a Rex e agli altri soldati.

-Rex? - domando spiazzato.
- Sapevo, che ti avremmo trovato qui! -
Ci sono tutte, le mie dieci guardie personali. Sono dodici anni che sono con me. Nessuno, oltre Shmi mi conosce come loro. Sono una parte della mia famiglia. Ovviamente, mio padre e mia madre non lo sanno. Se solo sospetterebbero qualcosa, mi obbligherebbero a ucciderli. È già successo una volta... Non voglio si ripeta mai più.
-Andiamo! Questa volta sei davvero nei guai. - Mi dice Rex.
-Sai che novità? - rispondendo con una alzata di spalle.
- I signori, stanno per tornare dall'incontro su Coruscant, se non ti trovano al rientro sarà ancora peggio. -
- Vi prego, dite lui che non mi avete trovato, anzi che vi sono sfuggito. - Li guardo con un sorrisetto sornione stampato in viso e due occhi da cucciolo.
- E come avresti fatto? -La voce strafottente di Tech mi fa ridere. Grande e grosso avvolto nella sua armatura.
Non aspettavo altro che questa domanda.
-Così. - Rispondi. Nel mentre alzo la mano davanti ai loro occhi, li guardo concentrandomi e poi dico loro: Voi, non mi avete visto, adesso mi lascerete andare.
Loro ripetono le mie frasi.

Mentre corro via, rido a crepapelle, non riescono mai a sottrarsi a questo mio trucco mentale Sith; è troppo bello avere questa forza, rido e corro allo stesso tempo. Sbatto contro qualche passante che impreca nella sua lingua madre. Maldestramente faccio rovinare una cassetta di frutta fresca del commerciante, che mi tira dietro qualcosa di minaccioso, ma lo schivo.

Continuo a ridere nella mia corsa sfrenata. Nonostante i continui rimproveri di tutti, li ho fregati ancora e ancora: nessuno è più furbo di me. Conosco ogni vicolo della città, dal meno malfamato al più puzzolente. So che dovrei solo studiare e comportarmi bene come figlio, ma ho voglia di vivere, rischiare, sentire l'adrenalina crescere dentro di me come un fiume in piena pronto a esplodere. Il rischio, la fuga, l'esplorazione: tutto è fantastico.

Continuo a correre senza guardare dove sto effettivamente andando. Poi all'improvviso, con uno schianto doloroso, la mia corsa senza meta si ferma.

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