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Caccia all'Executor

Più dolce sarebbe la morte se il mio sguardo
avesse come ultimo orizzonte il tuo volto,
e se così fosse...
mille volte vorrei nascere per mille volte ancor morire.
(Cit William Shakespeare)

Mentre i ribelli, ingrassano le loro fila di volontari. Grazie anche all'arrivo delle truppe imperiali. L'impero continua a mietere vittime. L'incrociatore speciale, un tempo appartenuto a Lord Vader, avanza nella galassia seguito da altri Star Distroyer. Un cane da guardia che si assicura l'obbedienza nello spazio.
Spazio, zona di contesa tra i ribelli e l'impero. Tra Corellia e Fondor.


L'executor è grande quattro volte uno star destroyer. Tutti nella galassia lo temano il suo scafo in titanio è indistruttibile.

Oggi sta pattugliando una zona di confine tra Corellia e Fondor, è lì che i ribelli lo stanno attendendo. Se riuscissero a distruggere l'executor, avrebbero una marcia in più.

Due incrociatori ribelli attendono pazienti il loro arrivo. Un soldato al posto di controllo di uno dei due incrociatori fa notare che delle astronavi stanno per uscire dall'iperspazio. Sono loro, è il momento di attaccare.

Appena gli incrociatori imperiali escono dall'iperguida, centinaia, ansi migliaia di raggi laser e cannoni fotonici si scagliano su di loro. Le truppe imperiali impiegano poco tempo a rispondere all'attacco. In poco meno di cinque minuti, la battaglia diventa una vera e propria guerriglia senza sconti. Sembra che le cose stiano volgendo a favore dei ribelli.

Quando però è l'executor  ad attaccare con tutto il suo armamento il primo incrociatore ribelle viene gravemente danneggiato.

Il comandante in carica per quella missione comincia l'evacuazione della sua astronave.
Prima che questa collassi su sé stessa.
L'evacuazione sembra andare bene, finché, un altro colpo non danneggia le vie di fuga. I ribelli non hanno scampo.
- Qui capo Blu a capo Oro. -
-Ti sento capo Blu. -
-Non c'è possibilità di salvare l'incrociatore. Quando i gusci di salvataggio vi avranno raggiunto, effettuato il salto nell'iperspazio, noi vi copriamo la fuga. Questo è l'unico modo. Chiudo. -

L'uomo riaggancia, sposta la sua astronave lentamente verso il nemico, gli spara addosso tutti i proiettili che sono rimasti. Guarda i suoi uomini, compagni di una vita. Amici di sempre. L'unico rimpianto è per ciò che sta lasciando. Il sorriso, per ciò che tra poco ritroverà. Anche i suoi amici gli sorridono sono nati insieme, moriranno insieme.

L'altro incrociatore ribelle fugge nell'iperspazio nell'esatto momento in cui l'altro esplode in una luce intensa.

Sono due settimane ormai che io e i miei uomini ci troviamo presso la base di Yavin4. Devo dire che la vita di una recluta non è semplice. In due settimane sono riuscito a beccarmi continui turni notturni, Obi-Wan, Antilles e Dodonna dicono che sono una testa calda. Loro la fanno semplice, per uno che ha sempre e solo comandato non è facile adattarsi. Inoltre, secondo me alcuni loro schemi di attacco andrebbero rivisti. Ho provato a farlo presente però mi è stato detto che prima di parlare devo studiare i loro schemi di volo. E soprattutto, devo smettere di cambiarli all'ultimo, pretendendo che gli altri mi vengano dietro. Ovviamente sono andato su tutte le furie... E quindi eccomi qua! Assegnato a un servizio che più umiliante non si può. Servire, servire il pranzo agli altri. Io, cioè va bene l'umiltà, va bene fare la recluta, ma questo è troppo. Ahsoka e Driù se la ridono insieme a Padmè, io vorrei strozzarli.

È la quinta o quarta volta, che stizzito mando a quel paese dei soldati e ogni volta di rimando Obi-Wan mi ha tirato dei piccoli scappellotti dietro la testa. Sono cosi imbarazzato. Inoltre, a causa del mio pseudo castigo, mi sono state vietate le missioni di qualsiasi grado. Una cosa assurda. Ho provato a controbattere, delicatamente, come solo io so fare. Ovvero: Un pugno ben assestato alla scrivania. Per proseguire con un : Non vi potete permettere, e... Niente, mi sono beccato un ora in più di corsa e allenamento. Però, almeno, non indosso più i dissuasori per la forza. Non ho più quei dannati bracciali.

Così adesso devo stare qui in questa mensa, allenarmi con i jedi, poi correre dal generale Antilles per padroneggiare meglio i loro schemi di volo e infine, fare il turno di guardia notturno, dopo ovviamente aver fatto il famoso giro di corsa. Per carità meglio dei castighi di mio padre. Però quasi li preferivo. Dopo tutto, erano privati e non incidevano sul mio orgoglio o sul potere che avevo. Tutti mi ubbidivano punto. Qui invece, tutti ridono della mia faccia contrariata e imbronciata. Persino i miei soldati, ridono sotto i baffi. In fin dei conti alcuni di loro se la sono vista brutta, le mie sfuriate non sono mai state indolore. Per loro è una piccola rivincita. Per me, la morte del mio orgoglio.

Dodonna, dice che devo imparare l'umiltà. A me, non sembra dopo tutto sono un principe e anche bello e intelligente aggiungerei. Però, se lo dicono loro, sarà vero. Oggi mi sento strano, come se qualcosa non andasse. Ho ansia e non capisco il perché.
Esco dalla mensa per andare nell'hangar a incontrarmi con Antilles e cominciare l'addestramento tutti insieme. Sicuramente, mi chiederà se ho letto gli schemi di volo. Ovviamente no! Per me vanno cambiati per tanto non meritano il mio tempo. Però gli dirò di sì.

Nell'hangar destinato anche a palestra, hanno già iniziato con la corsa dopo, proseguiremo con un corpo a corpo e poi con la pratica in volo. Antilles, sostiene, che gli esercizi a terra, servono per rafforzare il legame. Forse ha ragione. Quando passo i soldati imperiali o ex imperiali mi salutano. Di rimando li saluto con una mano. Come sempre, sono in ritardo.
Quando arrivo il generale mi guarda storto, ma non dice niente. Con lui c'è anche Obi-Wan che è tornato a essere il mio maestro. Ahsoka e Driù stanno già correndo.
-Sei sempre in ritardo. - Mi apostrofa Driù che guardo malissimo, ma guarda te. Il mondo si è proprio rigirato, il mio apprendista che mi riprende.

-Pensa a correre che ti ho già superato. - Supero tutti mettendomi davanti. Non ci posso fare niente è più forte di me. Sono stato cresciuto ed educato così. Nessuno però su questo mi dice nulla. Né i miei uomini, né i ribelli, né tanto meno Obi-Wan o il generale Antilles. Tutti lo sanno, un vero comandante sta sempre davanti mai dietro. Nonostante io abbia acconsentito a essere una recluta si vede nei miei modi, nella mia camminata che sono e resterò per sempre un leader. Perché è ciò che mi hanno insegnato ad essere.
Seguiamo un percorso a ostacoli. Mentre corro. Sento una fitta al petto. Ho una strana sensazione, una di quelle brutte.
Continuiamo a corre. Poi, vedo il maestro spostarsi verso un soldato del cinque centunesima. Sono tornati dalla missione. Perché però non è ancora arrivato Rex con gli altri? Forse, si sono fermati a cambiarsi. Strano, ma possibile.

Il soldato tiene in mano qualcosa, non capisco cosa. Rallento la mia andatura cercando di capire cosa tiene in mano. È un casco. Un casco bianco con delle strisce blu. Vedo Obi-Wan dirgli qualcosa e il soldato guardarmi. Mi fermo.
I soldati dietro di me non si aspettavano questa sosta brusca e per non venirmi addosso fanno una grande fatica.
-Ehi ma che fai! - Mi urla Gill una ribelle.
-Signore, perché si è fermato? -
Ahsoka e Driù guardano me, poi il casco. Obi-Wan si sta avvicinando con il soldato. E mano a mano che si avvicinano sento il cuore battere forte e strapparsi dal petto arrivare fino in gola e soffocare parte dei miei respiri, una mano invisibile stritola lo stomaco dandomi atroci fitte e impedendomi di muovermi.
L'uomo, tiene la testa bassa. Antilles si avvicina.
Quando sono vicini il soldato si inginocchia davanti a me. I soldati imperiali comprendono dal suo gesto che deve essere successo qualcosa di grave. Anche io lo capisco.

- Mio signore, io... Vi chiedo perdono. - Lo guardo e non comprendo.
-Che succede Blond, alzati. - Non si muove. Alza solo la mano e mi consegna una collana e un casco. L'incubo adesso è realtà, il dubbio certezza.
Ashoka e Driù lo riconoscono è il casco di Rex.
-Dove è? Dove è Rex? Dove sono Tech, Echo, Ther, Trooper e Fives? Blond dove sono? - La mia voce è dura, carica d'ira. Vedo Obi-Wan guadarmi, sono giunti anche gli altri maestri Jedi. Anche Dodonna è presente e Padmé. Intorno a me le cose cominciano a lievitare.
- Rispondi! - Gli urlo tirandolo su, con solo l'uso del pensiero.
- Mi dispiace, l'executor ci ha attaccato. Loro... Loro, non c'è l'hanno fatta. Si sono sacrificati per far sopravvivere noi. - Trema. Lo lasciò cadere a terra.

-Siete degli idioti! Tutti quanti! Avete, pensato bene di attaccare l'executor senza dirmi niente! Era questa la missione segreta! Più che segreta direi suicida. E avete pensato bene di mandare i miei uomini! - Mi dirigo verso Dodonna e gli stringo il colletto della giacca.
-Ho accettato di essere una recluta, non per vedere voi che mandate a morire i miei uomini! Perché non mi avete informato? Avreste dovuto mandarmi! È la mia nave! Costruita secondo le mie direttive! Avreste dovuto chiedere, domandare! Siete degli incoscienti! Tutto, questo, solo, perché ho il divieto di prendere parte a delle missioni! Io sarò orgoglioso e non saprò stare alle regole degli altri, ma non ho mai messo davanti a me la riuscita di una missione o la salvezza dei miei uomini! La loro morte è colpa vostra Dodonna!- Obi-Wan prova a calmarmi prendendomi per un braccio, ma lo respingo malamente.

-State lontano da me! Siete degli incompetenti! Dopo oggi, non sono più disposto ad accettare il ruolo di recluta. I miei uomini li comando io! Pretendo, che voi mi diciate ogni cosa! Pretendo, di essere messo al corrente di tutto! Non sarò il migliore stratega della galassia, non sarò il migliore pilota, non sarò un adulto con anni di esperienza alle spalle. Però, resto il vostro principe. Resto comunque, un generale. Ho accettato le tue condizioni, i tuoi giochi. Adesso, voi accettate le mie! Volete i miei uomini? Vuoi il mio aiuto? Vuoi distruggere mio padre? Allora, mi tratterete alla pari di un comandante. E tutto questo, non è trattabile!- Dodonna non risponde. Nessuno risponde. Guardo tutti dall'alto verso il basso. Adesso basta! Io sono Lord Vader, sono Anakin Skywalker figlio di una schiava, ma anche di un imperatore.

Ahsoka e Driù stanno piangendo. Li abbraccio. Poi senza dire niente a nessuno, con il casco di Rex tra le mani, me ne vado nella mia camera. Nel silenzio totale.
Padmé prova a fermarmi.
- No, non adesso, non ora. - Le dico dolcemente all'orecchio. Lei capisce e mi lascia andare.

Cammino, però non vedo niente. I miei occhi sono appannati, ricolmi di lacrime che vorrebbero scendere, ma che trattengo. Lungo il percorso per giungere alla mia stanza dei soldati ribelli e non provano ad avvicinarsi alzo la testa e li guardo con uno sguardo carico di significato. Un saldato imperiale comprende che non è il momento opportuno. Allontana alla svelta i soldati ribelli e mormora un ci scusi sottovoce. Non li degno nemmeno di uno sguardo e procedo.
Finalmente nella mia stanza, chiusa la porta a chiave. Mi siedo a terra nell'angolo tra la porta e il muro. Stringo forte il casco e piango, piango, tutte le lacrime che non ho mai versato. Piango, perché mi manca papà, è stupido però mi manca, mi manca anche casa mia. Ho detto che non lo è mai stata, però ho mentito, ho mentito a me stesso e a papà, nel bene o nel male lo è stata. Nel bene o nel male lui è mio padre e io lo sto tradendo, e i sensi di colpa, in parte mi stanno dilaniando. Tra la cosa giusta da fare e quindi pensare al mio popolo, a Padmè, e ai ragazzi e la cosa più semplice: Tornare da papà e continuare tutto come era. Però non lo farò. Resterò e combatterò per il mio popolo.

Piango per Shmi, per Shiva, per Wendalyn, zia Beru, Bull, i miei amici di Tatooine, per Fives, Tech, Echo, Ther e Rex... Rex. Stringo la collana che mi ha consegnato Blond. Ricordo quel giorno....

... Avevo da poco compiuto dieci anni e Shmi e Rex di nascosto mi avevano portato al grande mercato che si tenevano ogni mese, approfittando dell'assenza dei miei genitori alla villa.
Ricordo che mi innamorai di un coltellino vecchio stile, di quelli che si usano per intagliare. Rex me lo regalò. Ero così felice.

Quando tornammo a casa mi chiusi per ore nella mia camera. Tranne nel momento in cui uscivo per trovare il legno che secondo me era più adatto. Alla fine quando fui soddisfatto, guardai il mio lavoro compiaciuto. Avevo realizzato un ciondolo a cuore. Era un incastro. Nella prima estremità incisi un sole, nella seconda le onde stilizzate del mare e sotto un piccolo albero.

Lo guardai a lungo, poi ritenendomi soddisfatto corsi da Shmi e da Rex che come sempre sedevano sulla panca in marmo sotto al porticato, davanti alla pianta di rose.
-Ciao. - Dissi loro.
- Ciao piccoletto, cosa hai combinato? Che nascondi dietro la schiena? - Mi chiese Rex e io che non attendevo altro, mostrai loro il ciondolo.
- l'ho fatto con il coltello che mi hai regalato. Si divide in tre parti. Il sole è Shmi. Perché lei è la mia luce e senza la luce non si può stare. L'acqua sei tu Rex, perché tu sei importante per me come un secondo papà e sotto c'è un alberello. Quello sono io. Voi siete la luce e l'acqua che fanno crescere L'alberello. Lo so è stupido però...Voi siete come una seconda mamma e un secondo papà per me. -
-No, non è stupido è una cosa bellissima. - mi disse Rex abbracciandomi. Anche Shmi mi abbracciò piangendo. Quel giorno non capii la sua reazione. Oggi so che per lei fu come sentirsi riconosciuta nel ruolo che le spettava, essere mia madre...

... Stringo forte la collana nella mia mano. Sono due pezzi quello di Shmi e quello di Rex. Lì stringo forte a me. Poi dalla collana che indosso sempre prelevo l'ultimo pezzo mancante stando attento a non far cadere la fede e li unisco. Alla fine indosso entrambe le collane.
Te lo giuro mamma, te lo giuro Rex, porterò pace in questa galassia. Salverò, il mio popolo.
Mamma, il tuo sogno si avvererà, cancellerò la schiavitù da questa galassia e papà non mi farà mai più male. Adesso, tu e la mamma Rex siete felici state insieme e avete raggiunto anche gli altri. Fives, Tech, Echo, Ther. Grazie. Grazie, per tutto quanto avete fatto per me. Ci siete sempre stati. Tutti voi, ciò che sono è anche merito vostro. Siete stati la mia seconda famiglia.

Guardo il casco di Rex e nella mia mente, risuonano le sue parole: Non farti sopraffare dal dolore. Un buon comandante, valuta anche le perdite, valuta anche di poter perdere chi ama. Adesso, smettila di piangere, e sii l'uomo che sei. Sii il comandante che sei sempre stato, reagisci è ora di combattere. Vuoi forse che venga lì a tirarti uno schiaffo?
Sorrido, perché queste sarebbero state le sue parole. Come sempre anche ora che è lontano è con me. Mi alzo e poso il casco sul letto.

Tolgo gli indumenti che mi sono stati dati in queste settimane, indosso la mia armatura e il casco, il mantello e i miei vecchi stivali neri ed esco dalla mia stanza a passo svelto. Entro nella stanza di Obi-Wan e cerco tra le sue cose, poi la trovo: la mia spada laser. Esco e continuo a camminare imperterrito. Vedo che tutti mi fissano. Negli occhi ho il fuoco. Nella camminata risolutezza. Al mio passaggio tutti si spostano. Nessuno osa fiatare o parlare. La voce si è già diffusa, ma soprattutto oggi non sono Anakin, oggi sono Vader. Oggi, non sono una recluta. Ashoka e Driù, mentre cammino si affiancano dietro di me. Già so, che verranno anche loro.

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