VII. La Cena Meno Romantica Della Storia
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buonasera amici, nuovo capitolo un po' leggero e spensierato. in questo periodo non sto molto bene, quindi scusate se il capitolo fa un pochino schifo o trovate semplicemente degli errori :')
buona lettura
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Qualcosa dentro di lei era cambiato. Era complicato e contorto da spiegare, forse perché lei a parole non era neanche tanto brava, ma sapeva benissimo che con l'inizio della sua adolescenza tutto s'era trasformato.
Le medie per lei erano state il periodo più complicato e difficile da superare. Senza un padre, che aveva preso i bagagli ed era andato via, e una madre a cui importava poco e nulla.
Ed era per questo che il complimento di Eddie era stato inaspettato e coinvolgente, ma anche causa di brutti ricordi che ricominciarono a vagare nella sua mente.
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Il viso bagnato insieme agli occhi umidi, non erano un'accoppiata tanto stravagante. Soprattutto piangere nel bagno della scuola, con il pavimento sporco che rischiava di macchiare ogni particella del suo pantalone nuovo di zecca.
Solo a ricordare quello che era appena successo altre lacrime stavano invadendo il suo viso. A nulla era servito strofinare prepotentemente gli occhi, fino a farli bruciare, il suo cuore non sì poteva certo aggiustare.
Michael Patel gli aveva appena distrutto il piccolo cuore, e non con un semplice rifiuto. Ma con insulti, gratuiti, quando soltanto la settimana prima la ragazza l'aveva aiutato con i compiti scritti.
«Invece di pensare ad un fidanzato, perché non vai da un dentista?»
aveva detto il ragazzo e poi risatine e commenti inappropriati e lei con la sua insicurezza che sì ingigantiva a dismisura.
Spesso, con lo specchio davanti, scrutava il suo sorriso.
Non c'è nulla di più bello di un sorriso, e tutte le azioni che lo causano.
Ma lei cercava di farlo sempre di meno, coprendo in parte la sua bocca con la mano.
Non amava i suoi denti accavallati, era un dato di fatto, ma mai sì sarebbe aspettata tale insulto da parte della persona che tanto le piaceva.
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Il leggero contatto a cui i due giovani erano legati, fu completamente dissipato. Eddie cominciò a tossire portando la mano a pugno vicino alla bocca, Chrissy invece era persa nei suoi pensieri. Bloccata come una statua di sale.
«Sei bella Chrissy, non coprirlo mai quel sorriso.»
Poi nulla. Zero. Il vero vuoto.
Era meglio non parlare, non voleva causare altro malessere al ragazzo che delicatamente, con le guance rosse e calde, sì era allontanato prendendo una scatola che precedentemente era appoggiata sopra al divano.
«Puoi... puoi» scosse velocemente la testa, come se quella frase non avesse del senso logico, «Ho trovato questa pomata, in bagno.»
Poi sì avvicinò a lei sporgendo di poco il braccio con la scatola stretta tra le mani, di conseguenza la bionda lo prese tra le mani delicate.
I loro polpastrelli che sì sfioravano, quasi per errore, e il corvino che ritirava la mano.
Gesù Cristo
Aveva pensato mentre sì girava dando la schiena a Chrissy dietro di lui, la ragazza invece aveva fatto un passo all'indietro rigirando la scatola tra le mani.
Eddie invece sembrava molto più interessato al piano della sua cucina, mentre guardava una ciotola sporca posta sopra il bancone; quella situazione stava diventando ingestibile da controllare.
La sua bocca si era mossa da sola, e stava odiando il suo cuore traditore che non smetteva più di pompare. Cominciò a sentire del leggero caldo, all'interno della stanza, e sfilò velocemente la giacca di pelle mentre l'appoggiava su una sedia mal rotta.
Chrissy, rispetto al corvino, non sì era proprio mossa. Guardò il tubetto di pomata, che aveva cacciato dalla scatola, alzando lo sguardo verso Eddie davanti a lei.
Il corvino sembrava nervoso, e non poteva fare altro che biasimarlo, quella serata era diventata all'improvviso così movimentata.
Ma non sapeva come, voleva sentire ancora il suo calore così vicino a lei. Non sapeva se era una richiesta, ma la sua bocca parlò.
«Puoi... Umh, aiutarmi con questa pomata? »
Il ragazzo alzò lo sguardo verso di lei come elettrizzato, le braccia posizionate sopra lo schienale della sedia.
Le sopracciglia che sì erano curvate mentre mordicchiava a sangue le labbra carnose. Non sì aspettava di certo quella domanda, detta così da Chrissy. Ma sapeva che l'aveva fatto per rompere il ghiaccio che sì era creato, e la pomata sembrava una scusa abbastanza plausibile.
Ovviamente non per Eddie, che stava cercando di non pensare alla bionda davanti a lui con quel tremendo vestito e il tubetto di pomata stretto tra le mani.
Eddie non aveva risposto, ma sì avvicinò soltanto a Chrissy lentamente.
La bionda prontamente passò il tubetto di pomata al ragazzo, mostrando successivamente il suo polso al corvino che ora era davanti a lei.
Il suo sguardo indugiò sulla collana che portava, un plettro di chitarra color rosso fuoco con qualche strana sfumatura. Pensò di afferrarlo e girarlo poi tra le dita, ma immediatamente tutti quei pensieri furono cancellati dalle dita calde di Eddie che accarezzavano il polso della ragazza.
Alzò lo sguardo verso di lui, Eddie invece era attento a massaggiare delicatamente quella sostanza senza dare una forte pressione sul polso.
Sentì il suo stomaco borbottare, questa volta non per la presenza del ragazzo ma perché era dall'ora di pranzo che non metteva qualcosa sotto i denti. Strinse forte lo stomaco per farlo smettere di cantare.
Con gli occhi puntati sul suo braccio, però, il ragazzo aveva sentito benissimo lo stomaco della bionda.
«Vuoi mangiare qualcosa?»
«Oh no, non ho fame.» aveva detto mentre adocchiava interessata Eddie che continuava a spalmare la pomata.
Era una bugia, aveva un fame pazzesca ed infatti fu tradita successivamente dal suo stomaco che aveva brontolato per la seconda volta come segno di protesta.
Sul volto di Eddie comparve un sorriso, ma non giudicante, sapeva che la bionda non avrebbe mai ammesso la sua fame.
Per sdrammatizzare aveva sussurrato un «Non sembra», e Chrissy che arrossiva un po' per l'imbarazzo.
«Mangerò a casa...»
«Vuoi perderti le uova strapazzate cucinate da Eddie Munson? Una vera soddisfazione per il palato!»
Una punta di ironia nella sua voce, mentre scuoteva leggermente la testa facendo oscillare la sua frangia, «Non vorrei risultare un egocentrico, è l'unica cosa che so cucinare.»
La risata di Chrissy cominciò ad espandersi per tutta la stanza, come una dolce canzone che il ragazzo avrebbe ascoltato a ripetizione.
E ora sembrava più meravigliato a vederla sorridere senza mano davanti alla bocca, non le importava. Perché Eddie non l'avrebbe mai giudicata, sapeva bene come ci sentiva.
Veniva spesso preso per un pazzo dal suo "gruppo" di amici, ma la ragazza non era mai stata una che puntava facilmente il dito. Era buona, anche troppo, e sempre lo era stata dalla sua tenera età.
«Quindi, come le prepari queste uova?» aveva detto tra le risate, mentre Eddie lanciava il tubetto di pomata sul divano.
«Oh! Quindi accetti la mia proposta.» le mani sui fianchi, e Chrissy che sì avvicinava al piano della cucina.
«Ho scelta?»
Si accomodò sopra una sedia, accanto al bancone, ed Eddie davanti a lei che armeggiava con una piccola padella.
«No, dolcezza. Non hai scelta.» puntò la padella verso il naso di Chrissy, lei che sì muoveva distratta sulla sedia dopo che quel nomignolo era scivolato disinvolto dalla sua bocca.
Certo che delle volte Eddie non riusciva proprio a trattenersi davanti alla dolce ragazza, o forse era perché l'unica cosa che riusciva a fare era utilizzare del sarcasmo per non urlare dall'imbarazzo.
Sistemò la pentola sul fornello non ancora acceso, mentre ad ogni movimento sentiva i suoi occhi addosso. Chrissy non riusciva a smettere di fissarlo, perché mai nessuno sì era tanto spinto per lei.
Tranne Lilah, ovviamente. Appoggiò le mani sul bancone osservando meglio il ragazzo davanti a lei.
Fu subito attratta da quel suo strano tatuaggio sul braccio, uno sciame di pipistrelli che a lei facevano un po' rabbrividire.
Gli anelli che facevano rumore a contatto con gli strumenti che stava prendendo dai vari scaffali, e Chrissy che sì sentiva davvero di troppo.
«Posso aiutarti?» aveva mormorato mentre puntava con il dito la scatola delle uova che aveva in mano.
Non lo lasciò neanche rispondere perché prontamente scattò come una molla prendendo la piccola ciotola. Eddie che la guardava con i suoi occhi marroni, talmente scuri da colpirla, poi cercò di sorridere mentre gli passava le uova.
«Se vuoi...»
E ancora, come era successo solo una mezz'ora prima, i loro polpastrelli sì sfiorarono. Ma questa volta fu molto più duraturo, più strano e particolare, invece di cercare più contatto dalla bionda, Eddie allontanò la mano come scottato. Chrissy con le sue uova in mano, e la ciotola che la guardava dal tavolo che aveva dinanzi.
«Allora?»
«Cosa?» fu come un sussurro al vento, ancora scossa per tutti gli avvenimenti di quella serata.
«Le uova. Devi scuotere le uova, aggiungendo un po' di sale e pepe.» disse Eddie posizionando il sale davanti agli occhi della ragazza.
«Ma il pepe non c'è l'ho, quindi accontentati del sale.» continuò, mentre sì appoggiava al bancone di schiena incrociando le braccia.
«Oh... certo.»
Certo un cazzo
Il ragazzo ora la stava letteralmente fissando, con i capelli lunghi che coprivano il suo collo e gli occhi puntati sulla figura di Chrissy.
Chrissy scosse il capo annullando il contatto visivo con il corvino, aprendo la scatola delle uova.
Voleva dirgli di smetterla, perché il suo sguardo la mandava sotto pressione e le faceva venire un'ansia terribile.
Certe cose, forse, non sarebbero mai cambiate.
Afferrò quattro uova dalla scatola, mettendole perfettamente allineate e dritte sul tavolo, prendendo successivamente una forchetta che giurava di non aver mai notato.
Ringraziò, almeno per un volta, sua madre. Che le aveva insegnato, anche se in poche lezioni, come cucinare. Per la maggior parte del tempo Chrissy combinava pietanze terribili e Lilah, che invece amava la cucina, la insultava a manetta.
Cominciò ad aprire le uova, sotto lo sguardo attento del corvino, che come sempre era molto interessato alle azioni di Chrissy.
Dopo aver finito passò la ciotola al ragazzo, ancora immobile con gli occhi puntati nei suoi, e di risposta lui annuì passando alla ragazza uno strofinaccio vecchio e lurido.
«Mi servirebbe il bagno? Posso?»
Bugia, ancora.
Cercava soltanto di stare a debita distanza dal corvino almeno per una manciata di minuti.
Girato di spalle, intento a sistemare le uova rimaste nel frigo, i suoi muscoli guizzavano ad ogni movimento sotto la maglia leggera e bianca. La ragazza cercò di non lasciarsi trasportare mentre rimetteva al suo posto lo strofinaccio.
«In fondo, a sinistra» mugugnò con la testa nel frigorifero.
Chrissy lo ringraziò mentre sì avviava verso la direzione desiderata, questione di pochi minuti soltanto. Il tempo di mettere in ordine tutto quello che era appena successo.
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Camminava nel piccolo corridoio, e senza pensare alla sinistra o alla destra, spalancò l'ultima porta in fondo.
Cercò di accendere la luce, proprio all'inizio, e spalancò la bocca quando sì accorse che forse aveva sbagliato qualche calcolo.
Direttamente la porta
Perché quella era una camera ed anche molto disordinata.
Varie maglie e pantaloni formavano una montagna di vestiti messi letteralmente nella maniera più svogliata possibile. Cercò di non arricciare il naso quando, abbassando lo sguardo, trovò dei boxer neri abbandonati sul pavimento.
Strinse forte la maniglia della porta, con lo sguardo rivolto verso il basso, il calore che sì propagava sulle guance.
Stava per fare un grosso errore, perché sapeva che quello che stava facendo era assolutamente sbagliato e fuori dal suo carattere.
Davvero sì stava infiltrando nella stanza di Eddie con lui così vicino? Non era certo stupido, e avrebbe notato la scomparsa così improvvisa della ragazza.
Il calore sul suo viso che aumentava sempre di più, fino a quando sì ritrovò davanti al suo letto completamente disfatto con le coperte che cadevano anche sul pavimento.
E sua madre sì lamentava del suo disordine? Davvero?
Nascosto tra le lenzuola, la bionda adocchiò un libro che era appunto nascosto. Sorrise al pensiero del ragazzo che leggeva, o semplicemente con un libro in mano.
Sporse la mano per osservare meglio, incuriosita dal titolo, ma le sue aspettative furono velocemente cancellate. Ancora, il calore sulle sue guance non voleva più abbandonarla.
Inferno, Purgatorio e Paradiso. Altro che Dante con i suoi gironi infernali.
La rivista tra le mani e la bocca aperta, ancora scandalizzata per pensare lucidamente. Nessun libro... Quella era una donna.
Una donna nuda, come copertina di una rivista.
Chiuse gli occhi, con l'immagine impressa nella sua mente. Mai l'avrebbe dimenticata, era impossibile farlo. Era come bloccata e traumatizzata.
Ma non tanto per la donna, che metteva in mostra la sua quarta di seno, ma l'immagine di Eddie che leggeva quella cosa.
Era disturbante, quasi problematico da concepire.
«Cunningham, che fai?»
Chrissy lanciò un urlo dalla paura. Ecco, era stata sgamata.
Mamma, non ti ho mai voluto bene. Lilah tu invece mi mancherai.
Pensò mentre di scatto sì girava verso la porta con la rivista nascosta dietro la schiena. L'avrebbe notato lo stesso, e Chrissy lo sapeva molto bene ma avrebbe fatto di tutto pur di mantenere e guadagnare del tempo.
Il polso che cominciava a pulsare per quel gesto tanto brusco, e il fiato che diventava sempre più corto.
Eddie con le braccia incrociate mentre rigirava i suoi anelli spessi, lo faceva sempre quando era nervoso o sotto pressione, e in quel preciso istante era più nervoso che mai.
Chrissy Cunningham, nella sua camera, con la sua rivista preferita tra le mani.
«Ho sbagliato porta.» disse alzando e abbassando prepotentemente il petto a mano a mano che la figura slanciata di Eddie sì avvicinava a lei.
«Davvero maldestro da parte tua.»
«Beh... capita di sbagliare, ogni tanto.»
Qualcuno, chiunque, avrebbe smesso di parlare alla prima battuta. Ma non Chrissy che ogni volta cercava di aggiustare la situazione, ma con il finale che la peggiorava ancora di più.
«Ah sì?»
Il corvino aveva alzato le sopracciglia, divertito da quella situazione molto surreale, Chrissy che cercava di parlare fallendo miseramente.
«Sta di fatto che quella rivista che nascondi è visibile anche per un cieco.» le braccia ancora incrociate tra di loro, e lo sguardo che ora si era fatto serio.
Comportamento che non tollerava era chi metteva il naso nella sua roba, estremamente privata. Fin quando erano le sue cassette, poteva passarci sopra, ma ora vedere Chrissy con una rivista porno tra le mani non era uno spettacolo tra i migliori.
«Non credevo di trovare una donna nuda come copertina di una rivista!»
lanciò quella cosa sul letto, dove prima l'aveva trovata, e sì girò di nuovo verso Eddie che ora era inspiegabilmente più vicino a lei.
«Questo è il minimo.»
Cosa cavolo stava succedendo? Fermi tutti, una pausa sarebbe servita, perché quella confidenza così improvvisa? E come sì era svoltata quella serata, iniziata con un polso fratturato e polpastrelli che sì sfioravano.
Era tutto un sogno, forse Chrissy ci avrebbe creduto di più.
«Senti... Ho fatto fatica a trovare il bagno! Vuoi arrabbiarti per que...»
«Hai notato che ti trovi in camera mia? Gesù, che cazzo hai visto ancora?»
Sguardo alzato, e occhi che trasmettevano una paura terribile. Questo era peggio di Jason, e di Lilah con le sue stupide battute. Era... Era la morte in persona.
«Nulla! Posso giurare...»
Anche perché se no avrebbe passato sicuramente la notte a non dormire per quello che aveva visto e sbirciato.
«Porca puttana, Cunningham! Esci dalla mia stanza perfavore, la situazione non può peggiorare più di così.»
«Oh! Certo, hai assolutamente ragione. Anzi...» camminava in direzione della porta con Eddie che sì massaggiava le tempie come rassegnato.
«Io avevo intenzione di andarmene, sai è abbastanza tardi. Mia madre è una sanguisuga, se non torno casa sì preoccuperà » la mano sullo stipite della porta mentre osservava Eddie completamente rosso come lei.
«D'accordo, se ti serve un passa...»
«Oh no, Eddie. Hai già fatto molto per me.»
Eddie annuì alzando lo sguardo, la ragazza che ora sì era allontanata ed era così distante.
«Buonanotte, Eddie»
Era meglio fare finta di nulla, per carità non poteva sopportare un altro affronto del genere.
Stava per varcare la soglia, e uscire dalla stanza quando la voce di Eddie che la richiamava la fece ritornare indietro.
«Chrissy!»
«Sì?»
«C'è quella pomata sopra al divano... A me non serve, applicala domani mattina quando ti svegli.»
Chrissy sorrise, e Eddie pensò già di perdonarla con quel viso così dolce.
«Puoi andare.» aveva detto infine, avrebbe mangiato quelle uova da solo. Anche se le aveva cucinate con tanto amore soltanto per lei.
La ragazza sì concedò e sentendo il portone della sua roulotte che sì chiudeva con un tonfo, il ragazzo lanciò un urlo esasperato.
Chrissy Cunningham stava diventando un grande, enorme, problema.
spazio autrice;
amici, ciao
volevo portare un capitolo un po' più spensierato, e approfondire il rapporto tra eddie e chrissy che oscilla tra inutili battibecchi e attimi di dolcezza e timidezza.
oltre questo posso dirvi che sto scrivendo una storia su steve, ma non so quando la pubblicherò
alla prossima <3
mars
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