Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

VI. Tanto Gentile E Tanto Onesta Pare

tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand'ella altrui saluta,
ch'ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l'ardiscon di guardare.

ella si va, sententosi laudare,
benignamente d'umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.

mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che 'ntender no la può chi no la prova;

e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d'amore,
che va dicendo a l'anima: sospira.

• tanto gentile e tanto onesta pare, dante alighieri

capito un po' meh, davvero. mi piace solo l'ultima parte. scusate gli errori e buona lettura<3

Nelle poche volte in cui sì presentava a scuola, il corvino era troppo impegnato a scrutare Chrissy.

E no, non era una cotta passeggera. Di quelle che ti prendono poco e dopo le butti nel cestino.
Era una terribile agonia, di quelle che ti bruciano il petto e ti fanno ammalare il cuore.

Sì, ammalare. Perché Eddie Munson odiava quella sensazione maledetta, del cuore che batteva così veloce che voleva fuggire dal suo petto ornato di tatuaggi.

E Chrissy, la bella Chrissy Cunningham, non faceva nulla per calmarlo.
All'inizio era una cosa stabile, che riusciva a non esternare.

Aveva passato i primi due anni alle superiori tranquillamente, con il suo piccolo gruppo di amici e la sua passione per il metal che anno dopo anno aumentava a dismisura.

Ma poi era arrivato il nuovo anno scolastico, con lui ormai in terza. E allora, solo allora, aveva rivisto Chrissy per la prima volta dopo tanti anni di assoluto silenzio.

Era così riconoscibile in mezzo a quei studenti tanto uguali, con i suoi capelli biondi legati in una coda e il sorriso sempre in faccia.

La vedeva in mensa, quando camminava nei corridoi affiancata da Lilah, quando usciva dalle classi mentre aiutava le nuove matricole gli anni successivi.

Chrissy, talmente bella e gentile da spaventarlo. A morte.

Non pensava che quel giorno, durante la pausa pranzo, sì sarebbe avvicinata al suo tavolo, talmente vicina da poterla sfiorare.

A Eddie parve un miraggio vederla ora. Nascosta tra folla, che applaudiva felice accompagnata da un sorriso e gli occhi scintillanti.

Guardami, continua a farlo.

Aveva pensato osservando la bionda che era colma di emozioni pure ma anche contrastanti.

La magia, però, fu velocemente dissipata quando Eddie avvertì la figura di Alex dietro di lui.

«Amico, dobbiamo ritornare dietro le quinte.» aveva detto, mentre toccava le corde del suo basso.

Eddie sospirò staccando successivamente il microfono dall'asta che lo manteneva dritto. Quando rialzò lo sguardo verso il pubblico, dove tutti stavano in fretta raggiungendo i loro tavoli, cercò di intravedere Chrissy.

Quando non la vide più, ritorno seccato dietro le quinte. Ma cosa sì aspettava?

Con la brezza che tirava leggermente e i capelli che uscivano a raffica dal suo inutile fiocco, Chrissy poteva ammettere di aver compiuto la cazzata dell'anno.
Jason dietro di lei che aveva aperto la porta del pub.

«Eri seria? Ti prego, dimmi che stavi scherzando!»

Il ragazzo, dopo un periodo abbastanza lungo, era ritornato dal bagno e Chrissy non voleva neanche chiedergli perché ne aveva usufruito per venti minuti buoni.
L'aveva visto accomodarsi al loro tavolo, strabuzzando di poco gli occhi non vedendo più Chrissy.

La ragazza, di malincuore, aveva dovuto lasciare tutto e ritornare da lui che la stava aspettando.

Avevano parlato per dieci minuti, discorsi che Chrissy non aveva capito e cose che riguardano il basket e bla bla bla. Tanto che la bionda aveva rischiato più volte di appisolarsi con Jason che parlava di sottofondo.

Alzando di poco la testa al cielo aveva chiesto pietà a chiunque sì trovava sopra di lei, sì era alzata dalla sedia prepotentemente e aveva parlato stanca di ascoltare le sue cavolate.

«Esco fuori, puoi anche andartene.»

Sì era incamminata verso la porta d'ingresso, sconvolta anche lei del suo comportamento poco fine e tanto maleducato.
Non sapeva cosa le stava succedendo, o se era soltanto il corvino che influenzava le sue scelte.

E ora, soltanto ora, un piccolo senso di colpa sì era innescato nel suo petto gracile.
Jason davanti a lei, quasi disperato, sì era passato una mano tra i capelli con un gesto frustrato. Voleva domandare alla bionda il perché di quella improvvisa affermazione.

Cosa aveva sbagliato? Non lo sapeva di certo. Il comportamento di Chrissy era cambiato di botto, e non riusciva a capirlo.

«Jason...» aveva detto, mentre stringeva la borsa tra le mani sudate.
La notte era calma e silenziosa in sottofondo soltanto il chiasso che veniva all'interno del locale e il vento che non voleva fermarsi.

Chrissy aveva ragione, la serata era proprio iniziata con il piede sbagliato.

Prima per colpa di quelle ragazze, poi Eddie e infine il breve litigio che stava avendo ora con il biondo di fronte a lei.

«Scusami, non so proprio cosa mi è preso lì dentro...» sì stava giustificando, ormai era una routine. Sempre il suo cervello non pensava prima di agire, sì buttava senza imbracatura di sicurezza, e poi finiva con il pentirsene.

Accidenti.

«... davvero, puoi andare. Voglio stare da sola.»

Ora Jason, girava tra le dita le chiavi della macchina parcheggiata non molto lontano. Lo sguardo più confuso di prima.

«Scusa? Cosa?» sussurrò avvicinandosi lentamente a Chrissy, che di rimando sì era spostata verso destra per non farlo avvicinare così.

«Hai sentito benissimo.»

«Ma cosa ti è preso, di punto in bianco?»

La situazione sì stava facendo più tesa e Chrissy lo capì perché lo sguardo di Jason era cambiato drasticamente: da confuso ad arrabbiato.

«Senti, se non volevi uscire con me bastava dirlo! Cosa sono queste sceneggiate...»

A nulla era servito spostarsi da un'altra parte, perché Jason prontamente stava camminando verso la sua direzione. Il viso rosso di rabbia, la vena sulla sua tempia che pulsava velocemente.

«Ascoltami...»

Sì bloccò sentendo le mani calde di Jason che scendevano rapidamente sulla sua mano.

«No, ascoltami tu!»
La sua mano che stringeva forte il suo polso, era l'unica cosa che Chrissy aveva in mente e che stava pensando in quel preciso momento.

Brutti ricordi iniziarono a farsi spazio nel suo cervello, ormai privo di far scattare ogni movimento. Il volto del ragazzo era così vicino al suo, che poteva sentire il suo alito che puzzava di alcol mischiato a fumo.

Quella miscela la nauseava, ma non fece nulla per farlo smettere. La sua presa era talmente forte, e sapeva che se avesse detto solo una parola fuori posto sarebbe scattato velocemente.

«Mi stai facendo male...» mormorò con lo sguardo sul suo polso, Jason di rimando aumentò la presa.

«Ti prego...» continuò con le sue suppliche e se il biondino non lì stava ascoltando per nulla, Eddie Munson aveva sentito, attirato come una calamita, la ragazza che sì trovava sicuramente in una situazione scomoda.

Per la verità aveva visto uscire Chrissy dal locale, mentre era intento a fumare una sigaretta, seguita successivamente da Jason. Li aveva osservati per tutto il tempo e all'inizio sembrava una conversazione assolutamente tranquilla, fin quando il ragazzo sì era avvicinato a Chrissy velocemente facendo presa sul suo polso.

C'erano due cose che Eddie odiava: la sua scorbutica professoressa di matematica, e chi utilizzava la violenza di ogni genere.

Ed era per questo che sì era alzato dal suo posto isolato, spegnendo la sigaretta sotto la suola della sua scarpa, e sì era incamminato verso di loro.
Voleva parlare, lui non amava alzare le mani era un tipo più fedele al dialogo.

Sì avvicinò mettendosi dietro a Jason, picchiettando di poco la sua spalla ricoperta da una giacca. Vide Chrissy alzare lo sguardo verso di lui, quasi sconvolta, e il biondo che stava rallentando la presa.

«Non l'hai sentita, Carver?»
Ora sì era spostato vicino a lui, le loro spalle che sì toccavano tra di loro. Le sue mani piene di anelli sì scontrarono subito con quelle fredde del giocatore, «Avanti, amico. Fai meno lo stronzo.»

Strinse più forte, premendo gli anelli sulle sue stupide dita lunghe e affusolate. Jason con scrutavano il viso della bionda.

«Chrissy... Lo conosci?» aveva detto, il suo viso che voleva somigliare più a un cucciolo appena bastonato.

Chrissy guardò Eddie, e ancora qualcosa nel suo stomaco ebbe la meglio perché il suo cuore cominciò a battere.

Eddie la stava salvando, ma non poteva ricambiare così il favore. «Io... Io, non lo conosco.» aveva detto guardandolo ancora negli occhi.

Il corvino sapeva che stava mentendo, non voleva aumentare l'ira della belva al suo fianco.

«Cosa vuole allor...»

«Carver, voglio che la lasci in pace. Te la prendi con le donne, davvero? Che gran coraggio!»
Levò la sua mano dalla sua quando vide il biondo staccare completamente la presa.

Forse aveva capito le sue parole?

Chrissy prese il suo polso con l'altra mano mentre la massaggiava con gesti lenti e delicati.

Jason non era mai stato così, cosa gli era preso? La sua mente divagò e iniziò a pensare le cosa più spaventose.
Se non ci fosse stato Eddie, cosa avrebbe fatto?

La situazione sarebbe peggiorata più di così?

Tenendo ancora il suo polso al sicuro, alzò lo sguardo verso Eddie che la stava guardando preoccupato.

Lo vedeva come voleva avvicinarsi a lei, ma Jason era ancora lì in mezzo a loro.

«Chrissy, mi dispiace! Non so cosa mi è preso.»

Tutte cazzate, aveva pensato Eddie. Era così che sì iniziava a diventare violenti: da un polso stretto forte, da uno schiaffo in viso, fin quando non arrivavi a casa con la paura di essere massacrato.

«Lasciami.» mormorò lievemente, il polso che le doleva e l'inutile borsa che le faceva soltanto da intralcio.

Era meglio andare via, dovunque l'avesse portata il vento. Tutto, pur di non avere nulla a che fare con il biondo.

Sì incamminò sorpassando i due ragazzi, ma non prima di aver lanciato uno sguardo di ringraziamento al corvino che l'aveva appena aiutata.

Jason ancora vicino a lui, che guardava dritto dove prima sì trovava la figura della bionda.

«Per colpa tua, Chrissy...» urlò istericamente girandosi verso Eddie. Le parole gli sì bloccarono in gola non vedendo più il corvino, che ora era troppo impegnato a inseguire la ragazza.

Camminava velocemente all'interno del parcheggio, come per scappare da quella stupida realtà.

Manteneva forte il suo polso e il suo cuore mancò un colpo quando sentì una mano che sì appoggiava sul suo fianco.

«No, Jason.» aveva detto preoccupata mentre sì girava, ma tutto sì calmò quando ai suoi occhi la figura del corvino sì presentò proprio davanti a lei.

«Sono Eddie.»

Chrissy che lo guardava con i suoi occhi da cerbiatta, cominciando successivamente a respirare regolarmente.

Lo sguardo del ragazzo puntato sul suo polso per la maggior parte coperto dall'altra mano, non era visibile ai suoi occhi scuri.
Non voleva continuare a spaventarla e quindi delicatamente sì avvicinò cauto. Con piccoli passi, delicato come una piuma o un battito di farfalla.

«Posso vedere?» indicò con un dito il suo polso, e quando Chrissy annuì lanciò un sospiro di sollievo.

Sì stava fidando di lui.

Una leggere macchia violacea faceva contrasto con la sua pelle immacolata e candida, ma di quanto aveva aumentato la presa?

Passò le sue dita sul polso creando dei cerchi sopra, come per tranquillizzarla.
La bionda, però, non stava provando nessuna pace... stava letteralmente andando a fuoco. E la cosa peggiorò quando Eddie sì abbassò verso di lei, con gesti preparati e misurati, e le baciò quella parte del polso completamente fratturata.

Chrissy aprì la bocca per dire qualcosa, l'imbarazzo che sì espandeva sulle sue guance, ma nulla uscì. Quel gesto era dolce e leggero, piccoli brividi che crescevano sul suo braccio.

«Bastardo.» aveva detto dopo aver alzato il viso continuando a scrutare il polso inerme e debole.

Il vento che tirava e i suoi capelli che erano finiti sul suo viso, i lineamenti morbidi che erano un perfetto incastro con le sue labbra piene.
Eddie l'aveva difesa, quando lei credeva di essere completamente spacciata.

«Grazie, Eddie.»

Eddie che alzava lo sguardo verso di lei, i suoi occhi scuri che avevano una nota di preoccupazione e rabbia.

«Serve una pomata, qualunque cosa! Ti fa male? Provi dolore se ti tocco?»

Una smorfia nacque sul volto della ragazza, era carino che sì preoccupasse così per lei.

«No, Eddie. Me la caverò, davvero.»

«Scherzi! Quel troglodita rischiava di farti male davvero!» poi sì staccò, di botto, è sì avviò verso il parcheggio con Chrissy che lo seguiva.

«Dove stai andando?»

«A vedere se ho qualcosa nel furgone, mi dispiace ma quel livido non mi piace.»

Voleva ribattere, dirgli che era tutto apposto e che avrebbe sistemato quel brutto livido a casa sua. Eddie però sembrava testardo, una coccia veramente tosta. A nulla erano serviti i lamenti di Chrissy, perché era chiaro che il corvino stava facendo per testa sua.

Stava per dire qualcosa e continuare a pregarlo, ma Eddie aveva già aperto il retro del suo furgoncino che avevano raggiunto di corsa. La sua chitarra era appoggiata vicino ad un basso, Chrissy non se n'è intendeva di strumenti ma era certa che quello era una basso e anche di alta qualità.

Impegnata a osservare quella bellezza a quattro corde, non aveva prestato attenzione a Eddie che stava cercando qualcosa tra gli scatoloni. Parlava da solo e sottovoce, proclamando in fine che non aveva nulla per aiutarla.

Chrissy non parve dispiaciuta, chi aveva un kit di sopravvivenza nel furgoncino?

Scese dal furgone, chiudendo successivamente le ante creando un rumore metallico. Eddie era chiaramente sotto pressione per cosa dire dopo, non c'era nulla di male o con doppi sensi.
Imbarazzato iniziò a giocare con i suoi anelli facendo su e giù, Chrissy davanti a lui con ancora il polso tra le mani.

«A casa mia troverò qualcosa.» aveva sussurrato, la bionda che sì era avvicinata a lui. Gli occhi blu come due zaffiri lo stavano mangiando da quando aveva alzato la vista, e il suo cuore ricominciò a battere forte.

«Eddie...»

«Cunningham, è il minimo che posso fare. Fatti aiutare, ti prego.»

Non farmi pregare ancora, rammentò. Chrissy che aveva sospirato come se quella situazione fosse così stancante.

Le loro mani che sì incontravano a metà via, e il volto dei due giovani che credevano di andare lentamente a fuoco. Una combustione lenta e dolorosa.

«Non serviva, ma se me lo chiedi così.»

Il volto del giovane che sì rilassava alla affermazione della bionda pensando solo dopo, quando ormai Chrissy aveva occupato il posto del passeggero, che l'aveva appena invitata a casa sua.

Solo una ragazza era entrata in casa sua, ed era Alexia. In quel momento gli passò in faccia un déjà-vu, vedendo Chrissy che entrava timorosa in casa seguita da Eddie.

Sì fermò a metà via, in mezzo al piccolo corridoio, con la paura che se avesse fatto soltanto un piccolo passo avrebbe disturbato qualcuno all'interno.

Eddie, invece, sembrava molto impacciato e prendeva tra le mani più cartacce possibile ed immaginabili.

«Scusa, la cameriera è in ferie.» aveva detto girato di spalle, ma sapeva benissimo che Chrissy lo stava osservando incuriosita. Le mani giunte vicino allo stomaco, i piedi incollati al pavimento.

«Dovrei avere una pomata...» le mani piene di carte inutili e i capelli scombussolati visto che sì era alzato improvvisamente. « da qualche parte.»

Poi lo vide scomparire all'interno di un altro corridoio della sua roulotte, il sorriso di Chrissy che svaniva non sentendo più il corvino parlare. Annoiata sì guardò intorno, e fu subito interessata ad un piccolo comodino vicino al divano di pelle.

Camminò cauta, cercando di non far rumore, e rimase colpita a vedere dieci cassette per ascoltare la musica. Tutti all'interno delle loro confezioni perfettamente allineati.
Chrissy non era una ragazza che ficcava il naso nella roba privata, ma i gusti musicali del corvino le interessavano molto. Come prima, quando erano entrati in macchina e subito un assolo di chitarra aveva fatto irruzione nel abitacolo.

Prese una cassetta delicatamente con la paura di romperla, era completamente nera con solo il nome della canzone sopra.

Shout at the Devil

E sopra era riportato in piccolo il nome della band, o almeno pensava che fossero una band.

Mötley Crüe

La ragazza arricciò il naso, girando la cassetta. Non aveva mai sentito parlare di quella band, forse perché sua madre era fissata solo e soltanto con la musica classica. E mai avrebbe fatto ascoltare alla sua dolce figlia musica satanica, come lì chiamava lei.

Chrissy non seguiva un vero e proprio genere musicale, era un mix. Le piaceva ascoltare la musica classica e delle volte ascoltava delle cassette di musica rock con Lilah. Mai aveva sentito parlare di metal, ma l'esibizione di quella sera non le era poi così dispiaciuta.

«Bella scelta, amo quella canzone.»
Poco ci mancava che la cassetta tanto amata da Eddie avrebbe fatto capolinea per terra, la ragazza non lo aveva sentito arrivare e aveva preso un bello spavento.

Impacciata la rimise al suo posto tra gli altri, girando lo sguardo e trovando Eddie vicino a lei.

«Stavo osservando.»

Eddie annuì e sorrise alla bionda, probabilmente imbarazzata dal suo arrivo così improvviso.

«Quindi... umh, anche tu sei una fan dei Mötley Crüe?»

«In realtà non li conosco.»

Via il cerotto, via il dolore.
Eddie di scatto sì allontanò da lei, portando una mano al petto estremamente ferito.

«Metallica?»

Aveva sentito un paio di volte il loro nome, Lilah ne parlava sempre quando uscivano la sera o semplicemente sì presentava a casa sua all'improvviso.

«No...»

«Black Sabbath? Gli Iron Maiden?»

Quando sentì uscire un nuovo no della bocca di Chrissy non sì arrese di certo, avrebbe voluto parlare di metal con lei fino all'indomani.

«Ozzy Osbourne?» aveva continuato, forse il suo nome le era familiare, come non poteva conoscere il frontman dei Black Sabbath?

«Vorrei dirti di sì, davvero. Ma è ancora un no, mi dispiace»
Vedendo la sua faccia accigliata e le mani che erano finite tra i suoi capelli come per dire - Salvatemi, da questa agonia- un sorriso spuntò sul suo volto accompagnato da una risatina. Il ragazzo era quasi vicino ad un infarto.
Le mani sì erano spostate, e ora colpivano ripetutamente il suo petto come per mettere in scena l'atto di una coltellata.

«Dio, donna! Mi vuoi morto!»

Sì erano scrutati per pochi secondi, e poi di botto entrambi avevano cominciato a ridere forte. Una risata talmente genuina che Eddie non credeva a quello che stava succedendo, forse perché tutto quello che aveva provato per Chrissy sì stava in certi versi realizzando.

E solo ora che era davanti, mentre rideva con una mano per coprire la bocca, sì era avvicinato a lei lentamente.
Cercando di non interrompere così velocemente la magia, aveva poggiato la sua mano piena di anelli su quella della dolce ragazza.

Ora era calda al tatto, così come il suo sguardo dritto verso gli occhi di Eddie davanti a lei.
Le loro mani che quasi sì cercavano e i loro visi che erano diventati improvvisamente seri e cupi.

«Sei bella Chrissy, non coprirlo mai quel sorriso.»

spazio autrice

🤭🤭🤭
questo è solo una leggera presentazione per il prossimo capitolo, e io non vedo l'ora di scriverlo.
fatemi sapere cosa ne pensate!
alla prossima <3

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro