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V. Dolce Melodia



ho amato scrivere questo capitolo, specialmente per la fine e il personaggio di chrissy che sto rivelando piano piano.
scusate gli errori, ma volevo pubblicarlo in fretta :)
buona lettura💕

«Buon proseguimento di giornata, ragazzi! Mi raccomando per domani studiare i primi tre capitoli del libro di testo, e niente scuse!»

Lilah sbuffò e Chrissy poggiò il libro voluminoso nello zaino. La professoressa Smith aveva iniziato ad assegnare e interrogare a raffica, tanto che la bionda con le prove della squadra non riusciva a stare al passo con tutte le nuove assegnazioni.

«Con tutti questi compiti credo che impazzirò!» esclamò la rossa portando lo zaino in spalla, Chrissy di rimando la seguì.

La campanella che segnava la fine delle lezioni era suonata e questo significa soltanto una cosa: tornare a casa e buttarsi a capofitto nel letto.
Spalancò l'anta del suo armadietto, vicino a quello della rossa, e appoggiò al suo interno i libri del giorno seguente.

Lilah vicino a lei la stava aspettando con gli occhi sbarrati e confusi.

«Perché Jason Carver sta venendo verso di noi?»

Chrissy sì girò di scattò e alcuni libri scivolarono dalle sue braccia.
Non fece neanche in tempo a controbattere che il biondo era già davanti a lei con un sorriso soddisfatto sul viso asciutto.

«Allora... Io vi lascio.» sussurrò Lilah attirando l'attenzione di Jason che non sì era neanche accorto di lei.

«Chiamami quando torni.»
Diede un bacio leggero sulla guancia della bionda, sussurrando al suo orecchio un "buona fortuna", prese lo zaino che aveva per terra correndo a gambe levate verso la porta d'ingresso.

Chrissy voleva davvero urlare contro di lei per averla rimasta da sola con Jason, e ora che gli occhi del ragazzo la stavano squadrando da capo a piedi l'unica cosa che voleva fare era sparire all'interno dell'armadietto dietro di lei.

«Ieri, volevo chiederti una cosa...»
Ora le sue iridi chiare erano incastonate nelle sue, ma questa volta non avevano fatto nessun effetto.
Ed era strano perché a lei Jason era sempre piaciuto. Ma ora, in quel preciso istante, non voleva averci niente a che fare.

Era come intimorita dalla sua presenza, non aveva alcun senso visto che Jason era sempre stato buono con lei.

Sì accorse delle sue mani grandi che avvolgevano delicatamente le sue, iniziando a giocare con un anello che portava.

«Mettiamo in chiaro una cosa...Tu mi piaci, sento che non sei come le altre. Sei quella giusta.»

Chrissy cominciò a sudare freddo, il suo tocco che diventava sempre più insopportabile, la sua mano che adesso accarezzava il suo braccio.

Sei quella giusta

Dove stava andando a parare lei lo sapeva molto bene, ma nonostante questo non sentiva più il bruciore allo stomaco quando Jason gli sì avvicinava.

Succedeva sì, ma non era lui il protagonista dei suoi pensieri.

Dolci capelli lunghi e con una maglia dei Metallica, che gli andava anche molto aderente, Eddie Munson stava raggiungendo la porta d'ingresso insieme alla sua cerchia di amici.

I due ragazzi che accidentalmente l'avevano fatta cadere in mensa erano vicini alla sua figura alta e slanciata. Sfoggiava la sua camminata fiero di lui, le dolci fossette che erano comparse sul viso.

Lo seguì con lo sguardo fin quando non sparì oltre la porta, solo allora Chrissy sperò di rivederlo di nuovo.

«Quindi pensavo, se questa sera vorresti uscire con me.»

Eddie sparì dai suoi pensieri quando Jason gli porse quella domanda, lei che non sapeva che cosa rispondere.

«Questa sera?» disse cercando di perdere tempo.
Sapeva che era una domanda completamente sciocca, il ragazzo era stato molto chiaro su quanto aveva detto.

«Sì, questa sera. Hanno aperto un nuovo pub, non è il massimo come primo appuntamento ma meglio arrangiarsi.»
Iniziò a ridere lievemente, forse nervoso da tutta quella situazione.

Primo appuntamento? La ragazza sì chiese come erano arrivati a parlare di un appuntamento galante.
Che poi così galante non era, se stavano parlando di un pub di periferia.

Jason aspettava una risposta da Chrissy che ci stava pensando su. Odiava essere troppo buona, e in cuor suo sapeva che Jason non avrebbe mai accettato un no.

«D'accordo, passami a prendere alle sette.» concluse aggiungendo a tutta quella farsa un sorriso raggiante.

Uscire un po' dal suo buco non le avrebbe fatto così male, alla fine.

«Hai accettato un appuntamento!?»
Distesa sul suo letto, con ancora la scarpe addosso, Chrissy non aveva neanche perso un secondo di più e aveva chiamato Lilah di fretta e furia.

«Non è nulla di serio, Lì.»

Anche se non riusciva a vederla, era pur certa che la rossa sì stava facendo le peggio risate.

«Cazzo! Questo è molto meglio della matematica.» esclamò continuando a ridere. Poi di botto ci fu silenzio e Chrissy la chiamò più volte, fin quando non sentì la giovane urlare.

«Quindi mi stai dicendo che questa sera Jason Carver avrà l'onore di impollinare la giovane Chrissy Elizabeth Cunningham!»

Chrissy strinse forte il giovane peluche di pezza, anche lui abituato alle continue allusioni sessuali di Lilah.

«Quando smetterai di pensare solo a quello... E basta con questo stupido racconto dell'ape e del fiore, so come ci sì riproduce.»
Mormorò abbassando sempre di più la voce, con la paura che sua madre potesse sentirla.

Non era ancora pronta a parlare di quell'argomento con lei, che vedeva il sesso come un tabù.

«Tesoro, sto scherzando. Però Jason sembra un tipo per bene, al contrario di Eddie Munson.»

Poi era lei che lo metteva sempre in mezzo?

«Eddie non c'entra nulla, Lilah.» giocò con la cornetta del telefono e sentì la sua gatta miagolare dietro la porta.

Khail aveva cominciato a strisciare le sue orribili unghie in direzione della porta. Aspettando che Chrissy la aprisse per farla entrare.

Sì alzò dal letto lasciando Lilah che blaterava da sola, aprendo la porta.

Subito la gatta iniziò a strusciarsi tra le sue gambe nude facendole il solletico.

«Sei morta? Terra chiama Chrissy?»

Sì accomodò di nuovo sul letto matrimoniale, questa volta levando anche le scarpe che le stavano facendo male i piedi, incrociò le gambe e prese la cornetta in mano.

«Eccomi, Khail voleva entrare.» disse guardando la gatta che giocava sul suo tappeto ai piedi del letto.

«Volevo dirti, che Jason credo sia quello giusto. Sembra dolce e non ti manca neanche di rispetto, vedi questa sera come va... Se lo trovi interessante non esitare a chiedergli un appuntamento!»

Chrissy non era sicura neanche di andarci all'appuntamento di quella sera, sentiva una brutta sensazione.

Che nulla sarebbe andato secondo i suoi piani.

Voleva passare soltanto una serata tranquilla e sperò con tutto il cuore che Jason avrebbe parlato soltanto di basket o nuove tecniche per vincere la prossima partita.

Diede un'occhiata al suo orologio da polso, e il suo umore cambiò vedendo l'orario che sì era appena fatto.

«Grazie Lilah, farò tesoro dei tuoi consigli. Adesso, però, devo scappare se voglio presentarmi almeno con una faccia decente.»

Una risata uscì dalle labbra sia di Lilah che di Chrissy, voleva parlare per ore con lei e sentirsi rassicurata.
Lilah le augurò buon divertimento chiudendo successivamente la chiamata.

Avrebbe pagato anche in gettoni d'oro per sentire ancora la risata di Lilah e non rimanere con in sottofondo solo la sua gatta che grattava il pavimento.

Una lunga serata sorgeva all'orizzonte.

Lisciava le pieghe del suo abito rosa mentre pensava a cosa stava facendo.
Mille domande la stavano perseguitando da quando aveva messo i piedi fuori dalla doccia, e non avevano intenzione di darsi una tregua.

Il primo quesito che sì poneva era se il suo vestito rosa pastello era adatto a una serata in un pub. E il secondo era se il suo fiocco che manteneva i suoi capelli dava troppo nell'occhio.

Insomma quesiti inutili che le peggioravano soltanto la serata, che non era neanche iniziata con il piede giusto.

Pettinò la frangetta bionda che le cadeva sulla fronte, poi sistemò i suoi orecchini color argento dandosi un'ultima occhiata allo specchio.

Fece lunghi respiri, sentendo dopo un po' il rombo di una macchina che sì infiltrava nel suo giardino.

«Okay Chrissy, è solo una serata... Passerà.»
Allacciò le scarpe, con ancora i lacci sciolti, e dopo un ultimo accertamento uscì dalla sua camera.

Scese di fretta le scale con Khail che le correva tra i piedi, quasi rischiava di inciampare.

Prese le chiavi di casa, sopra il tavolino davanti alla porta, e sì girò verso sua madre dietro di lei con le mani incrociate al petto.

«Ti voglio a casa per le undici.»
Inesorabile, la signora Cunningham non faceva trasparire nessuna emozione in viso.
Nemmeno il cenno di felicità nei suoi occhi.

Mai una volta aveva chiesto se usciva con qualcuno, sembrava estranea a quel tipo di contatto.
E forse era per questo che Chrissy non riusciva a voler bene a sua madre, era lei che non voleva.

Mormorò un ok secco e aprì successivamente la porta principale della sua abitazione.

Non faceva molto freddo, anzi per essere soltanto aprile sì stava particolarmente bene.
Provava soltanto dei leggeri brividi alle gambe coperte maggiormente dalla gonna abbastanza lunga.

Vide immediatamente Jason appoggiato alla sua macchina, diede un veloce sguardo al suo corpo e le fece cenno di seguirlo.

«Sei molto bella.» aveva sussurrato al suo orecchio quando Chrissy l'aveva abbracciato.
Voleva ricambiare anche lei il dolce complimento che le aveva fatto, ma dalla sua bocca uscì soltanto un "grazie" sussurrato al vento.

Le aprì la sportiera della macchina e la ragazza scivolo al suo interno, un odore di pino le invase completamente le narici.

Jason prese posto dal lato del guidatore, accendendo la macchina e uscendo definitivamente dal giardino di Chrissy.
Iniziò a picchiettare le dita sul volante mentre con la bocca fischiava delle note di qualche canzone.

Forse per alleggerire il silenzio, che era diventato il protagonista di quella stupida serata. Come poteva sperare di divertirsi?

«Carino il vestito, ma non dovevi.» disse esclamando Jason, continuando a guardare la strada di fronte.

Chrissy strinse forte la borsetta che aveva in grembo, cosa significava che non doveva?

«Mi piaceva.»
Il paesaggio fuori dal finestrino le parve molto interessante, forse perché non sapeva che cosa dire e anche perché quella domanda l'aveva spiazzata sul posto.

«Certo, ma non dovevi farti così bella per me.» ribatté aggiungendo una risatina che doveva risultare simpatica.
La bionda cominciò a sentire un malessere che partiva dal petto, la frase che le rimbombava nella testa.

Non dovevi farti così bella per me

Chrissy non sì era fatta bella per nessuno, se non per se stessa. Quel vestito ronfava da anni nell'armadio e le piaceva indossarlo di nuovo visto che ci era particolarmente affezionata.

Non lo aveva fatto per Jason, ma per lei.

Se quel giorno tutta l'autostima che aveva conquistato indossando quel vestito era alle stelle, ora era a tre metri da terra.

Il ragazzo sì girò verso di lei, vedendo il suo viso basso e le mani che mantenevano forte la borsa, le appoggiò un mano sulla gamba scoperta dal vestito e sorrise.

Lei non poteva vederlo, e forse tutta quella sceneggiata non sarebbe mai servita.

«Non era mia intenzione, principessa...»

Il suo stomaco sì arretrò, le budelle che sì intrecciavano tra di loro. Quel nomignolo che doveva sembrare innocuo, ma che a lei faceva ricordava soltanto una persona.

Ormai quel nome portava soltanto a lui, e in quel momento avrebbe pagato oro per stare con Eddie e non con Jason.

Scosse la testa, guardando davanti a lei come paralizzata da quei pensieri che aveva appena fatto.

«Divertiamoci e non pensiamo a nulla.»

Concluse il biondo, Chrissy con un buco nello stomaco continuava a vedere il cielo che piano piano diventava sempre più scuro e fittizio.

L'aria nel locale era calda e accogliente, mille luci di colorazioni diverse scendevano lunghe dal soffitto nero lucente.

Un piccolo palco era situato infondo al pub, sopra di esso erano posti dei strumenti musicali collegati.

Chrissy alzò lo sguardo verso la figura slanciata di Jason, «Suonano?» disse indicando con il dito il piccolo palco.
Jason, che stava guardando dei tavoli per trovare un posto per sedersi, abbassò lo sguardo verso il viso di Chrissy.

«Sembra di sì.» Chrissy annuì alla risposta di Jason, lui che camminava in direzione del bancone.

Con le mani lungo i fianchi, aggiustava il vestito che stava diventando completamente scomodo.
Era stata una pessima idea indossarlo, ma le piaceva e non voleva farsi condizionare dalle persone.

Sentiva miliardi di occhi addosso, succube della paranoia, continuò a sistemare il vestito.

Un intruso, ecco come sì sentiva.

L'unica in mezzo a così tante persone che indossava un insulso vestito, la maggior parte delle persone erano vestite più in maniera casuale e bizzarra.

Un gruppo di ragazze stavano passando proprio vicino a lei e Chrissy provò a concentrarsi soltanto su Jason che non aveva intenzione di tornare.

«Bel vestito.» sussurrò una ragazza del gruppo ridendo lievemente insieme alle altre, avvampò diventando non rossa, ma viola dall'imbarazzo.

Le risate che galleggiavano nella sua mente e il groppo che aveva in gola che cercava di ingerire, sì accorse che il respiro le sì era completamente bloccato. La sua bocca incredibilmente secca che cercava disperatamente un po' di acqua. Lacrime amare che tra pochi minuti avrebbero fatto irruzione sul suo viso già rosso.
Cercò un bagno e quando lo trovò sì catapultò al suo interno.

Non le importava nulla di Jason, adesso. Né del pavimento completamente sporco, non le interessava neanche macchiarsi.

Assolutamente nulla.

Le risate di quelle ragazze nella sua mente che sì espandevano come una malattia. Doveva essere una serata tranquilla, ma forse nulla sarebbe stato pacifico quando c'era lei in mezzo. I suoi demoni non l'avrebbero mai lasciata in pace, perché il primo demone era lei.

Che sì odiava, che non aveva cura di sé stessa, che per anni era vissuta dentro una bolla di sapone con la paura di uscirne.
Questo non era nulla, ma l'anima gentile della bionda era sensibile anche per la minima cosa.

Ed era completamente ingiusto.

Lilah l'avrebbe difesa né era pur certa, ma la rossa non poteva farlo per sempre.
Sarebbero cresciute entrambe e non sempre Lilah sarebbe stata al suo fianco.

Se voleva vivere doveva lottare con le unghie e con i denti, sperava di riuscirci un giorno. Di fuggire dalla sua bolla e ribellarsi. Arrabbiarsi con chi le faceva soltanto del male gratuito.

L'avrebbe fatto un giorno, ma quella notte non era stato così.

Jason la cercò ovunque preoccupato, ma sì calmò quando la vide avvicinarsi al tavolo che aveva preso.

«Ehi, che fine hai fatto?» gli disse gentile, un bicchiere di birra tra le mani.
Sembrava davvero preoccupato e Chrissy provò dispiacere a vederlo così.

«Mi serviva il bagno.»
Poi sì accomodò sulla sedia abbastanza alta, Jason davanti a lei che gli passava un secondo bicchiere.

«Non sapevo che cosa prenderti, se non la vuoi non fa nulla.»

«La bevo volentieri, non ti preoccupare.»

Mentire, era molto brava a farlo.
Non desiderava nulla, in quel preciso istante voleva soltanto ritornare a casa.

Sì stava formando un buco nello stomaco e desiderava soltanto non pensare e dormirci sopra.

Era uscita dal suo buco ma niente era mai cambiato.

Prese il boccale tra le mani e iniziò a bere facendo sì che la birra scivolava dritta nella gola arida.
Non riusciva mai a reggere l'alcol, Lilah l'aveva portata ad una festa solo l'anno prima e sì era ritrovata a vomitare anche l'anima il giorno seguente.

Ora, però, il sapore della birra sembrava calmarla. E quindi cominciò a sorseggiare piano il liquido fresco.

Spostò lo sguardo verso il palco trovando alcune persone che collegavano gli strumenti.
Sembravano molto attenti a non rovinarli.

Jason tossì attirando la sua attenzione, «Vado nel bagno, cercherò di fare subito.» mormorò, la stanza che piano piano diventava sempre più scura.

Chrissy fece cenno con la testa, lasciando che la figura di Jason scomparisse dalla sua visuale.

Il momento di pace che stava vivendo fu interrotto da una figura sul palco che annunciava l'inizio della serata.

Chrissy individuò subito che quello era sicuramente il proprietario del bar, e stava annunciando una band con un fogliettino tra le mani.

«Nascono come una band heavy metal, tre giovani ragazzi che oggi ci porteranno indietro nel tempo con una cover dei Black Sabbath.»

Poi prese il microfono tra le mani, girandò lo sguardo verso le quinte non visibili al pubblico.

«Jack alla batteria, Alex al basso e Eddie come chitarrista e cantante... Ecco a voi i Corroded Coffin, che portano Sabbra Cadabra.»

Chrissy alzò le sopracciglia, il nome di quella band così familiare.
E non solo.

Perché quando vide Eddie uscire da dietro le quinte sorrise sornione abbandonando la birra sul tavolo.
Dove era lei era inevitabile trovare anche il corvino; che ora aveva raggiunto il palco con la chitarra a penzoloni e aveva sussurrato un ciao all'intero locale.

Aveva cambiato la maglietta, ma il suo stile era sempre uguale.
Gli anelli, la maglia del suo club, i jeans neri strappati sulle ginocchia e la catena che cadeva lunga sulle gambe.

Strinse il microfono tra le mani piene di anelli, la fossetta dolce che era appena comparsa sul suo viso.
Chrissy quei sentimenti non li aveva mai provati, guardare un ragazzo per così tanto tempo. Tutte quelle emozioni arrivate a raffica alla vista del suo viso.

Voleva avvicinarsi di più, vedendo i miliardi di adolescenti che sì avvicinavo al palco. Le gambe che tremavano e la birra rimasta sul tavolo, ora il rumore di tutti gli strumenti messi insieme.

Prese posto dietro non molto nascosta, voleva che la vedesse. Che i suoi occhi scuri, alzando lo sguardo, avrebbero trovato i suoi azzurri e celesti. Perché forse era quello che sempre aveva desiderato.
Non esisteva sua mamma, ora. Neanche Jason, che dal bagno non era più tornato.

Solo lui, le sue dita che accarezzavano le corde della sua chitarra blu.

«Feel so good, I feel so fine
Love that little lady, always on my mind
She gives me lovin' every night and day
Never gonna leave her, never going away
Someone to love me
You know she makes me feel alright
Someone to need me
Love me every single night»

L'aria che diventava più ristretta, più pesante.
Un leggero formicolio tra le sue gambe alla sua vista.

«Feel so happy since I met that girl
When we're making love it's something out of this world
Feels so good to know that she's all mine
Gonna love that woman 'til the end of time
Someone to live for
Love me 'til the end of time
Makes me feel happy
Good to know that she's all mine»

La chitarra accompagnata da tutti gli strumenti era una sinfonia delicata. Anche se l'intera canzone era rude e forte a lei sembrava piacerle.

Immaginò le sue mani che lisciavano il suo corpo, Chrissy che non aveva mai fatto quel tipo di pensieri arrossì.

«Lovely lady
Make love all night long
Ooh, lovely lady
Never do me wrong
Ah, I don't wanna leave you
I never wanna leave you anymore
No more»

Lo sguardo di Eddie era rivoltò al pubblico, intravide Alexia che batteva forte le mani a suon di musica, l'intero locale che sembrava divertirsi.

Strinse più forte la chitarra continuando a suonare, le dita di Alex che creavano una perfetta atmosfera.

Il basso che ammorbidiva il suono.

«Lovely lady
Mystifying eyes
Lovely lady
She don't tell me no lies
I know I'll never leave you
I never gonna leave you anymore
I said no more»

Continuò a suonare ma, come attirato da qualcosa, alzò lo sguardo verso il pubblico.
Ancora.

C'era qualcosa nella folla che lo richiamava, ed era una dolce ragazza nascosta che lo stava guardando con gli occhi azzurri pieni di luce.

Il vestito che le ricadeva sui fianchi gentili e i capelli sciolti.

Eddie in quel preciso momento la trovò bellissima.

Era una figura celestiale per i suoi occhi così cinici, tra tutta quella folla lui vedeva soltanto lei.
Amava il suo collo bianco e immacolato e gli balenò in testa la voglia di stringerlo.

«I said no more
Ooh, alright, yeah
Alright now, yeah
No more, yeah
I said no more, no more
I said no more, no more
I said no more, ooh yeah
Come on now, baby
Come on now, woman.»

Finirono di suonare quando la base terminò del tutto, la gente che applaudiva alla loro performance quasi impeccabile e metal.

Sul viso di Chrissy comparve un sorriso grande, ora che i suoi occhi sì erano posati su di lei.
Applaudì anche lei, la loro esibizione le era tanto piaciuta che voleva risentirla ancora.

Le mani di Eddie che sì avvicinavano al microfono e lo stringevano.
I suoi occhi che bruciavano alla vista della bionda, che era così affascinante da non sembrare vera.

Non voleva rovinare così il loro momento, il loro gioco di sguardi.
Ma desiderava dirlo, ad alta voce, con tutti gli sguardi dei presenti.

Suadente e deciso le sue labbra iniziarono a parlare. «Alla ragazza infondo con il vestito rosa... Complimenti, sei incantevole.»

spazio autrice;
amici spero che la storia vi piaccia, e se è troppo movimentata non temete.
preparatevi per il prossimo capitolo perché ho un sacco di cosa belle (LMAO) da scrivere

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