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III. Una Foto Sbiadita (Pt. Uno)

«sono la camera più
oscura della mia
vita.»

ciao🧚‍♀️

eccoci con il terzo capitolo della storia e scusate per l'enorme ritardo visto che dovevo pubblicare lunedì.
oltre questo, ci tenevo a dire che, mi trovate su tik tok con il nome di "simonettavespuccii" dove pubblicherò video inerenti alla storia.
non mi convince molto questo capitolo infatti credo di riscriverlo aggiungendo varie cose, quindi ci saranno (sono obv) vari errori :)
buona lettura!

«Lilah, tu me la pagherai cara.» disse Chrissy mentre apriva irritata l'anta del suo armadietto e appoggiava all'interno i libri che ormai non le servivano più. Lilah seduta per terra, con le gambe incrociate, la guardava divertita.

Chrissy odiava quando rideva nei momenti meno opportuni, soprattutto quando quel sorriso era derivato dalle sue disgrazie.

Ma quella... Cazzo, quella era una cosa maledettamente seria.
Nel giro di due giorni era caduta davanti a tutti e ieri sì era cacciata nei guai con quel ragazzo strano dai capelli lunghi e lucenti.

«Non c'è nulla da sghignazzare.»
Lilah smise di ridere, facendo il segno della bocca chiusa. Guardando Lilah seduta lì per terra, decise di accomodarsi vicino a lei. Le sue gambe stavano ormai cedendo.

«Lui... Non è cattivo.»
Sì girò di scatto verso la sua migliore amica, con la faccia accigliata e stranita.
La rossa abbuzzò un sorriso splendente, appoggiando la sua mano laccata dallo smalto rosso sulla gamba di Chrissy.

«Stiamo parlando di altro! Non cambiare argomento.»
Lilah portò all'indietro i capelli, poi annoiata osservò il suo smalto messo correttamente e senza sbavature.

«Allora ci provo io, è così selvaggio

Chrissy iniziò a ridere. Selvaggio non se lo aspettava proprio, soprattutto da Lilah che per la maggior parte del tempo aveva preferenze femminili.

«Accomodati! Sto uscendo con Jason e non m'importa di questo tizio...»

...Così strano, aggiunse Chrissy nella sua mente senza dirlo ad alta voce.
Il silenzio calò tra di loro creando un disagio assordante tra le due ragazze, Lilah sospirò in maniera pesante poi sì rigirò verso la sua amica.

«È gentile, Cissy. Non fartelo nemico.»

Lei non voleva che diventasse un suo rivale, il suo comportamento tanto spontaneo la infastidiva.

Forse perché lei era sempre pronta e imparava le frasi da dire alle altre persone a memoria, ma lui era il suo opposto... Era schietto e con Chrissy non aveva provato neanche il minimo di pudore.

Principessa.
A pensarci le sì ribollivano le budella e lo stomaco le andava in completo subbuglio, sentimenti che non aveva mai provato e che stava cercando di ignorare profondamente.
Cosa significa, poi, la frase di Lilah? Lo conosceva?
Impossibile, lei le parlava sempre delle sue strambe conoscenze e cercava di far incontrare sempre i suoi amici con Chrissy.

«Lo conosci?» le chiese Chrissy, cercando di dar voce ai suoi pensieri. Lilah alzò lo sguardo, meravigliando completamente la bionda con i suoi occhi color verde chiaro, e parlò.

«Cotta delle medie, Chrissy! Ti sei scordata?»

Cotta delle medie?

«Non so di cosa stai parlando.» le disse Chrissy estremamente sincera mentre scioglieva la coda stretta che le stava facendo male la testa.

«Io alle medie mi ero presa una bella cotta! Ma come fai a non ricordare, Chrissy! Faceva parte di un band.»

Arricciò il naso, lo faceva sempre quando cercava di pensare qualcosa di davvero complesso.
Cercò di rammentare ma non le veniva in mente nulla, anzi più cercava di pensare più la sua testa non collaborava.

«Mi dispiace, Lily.»

Lilah, ormai esausta, sì alzò pulendo i pantaloni sporchi; poi sporse la sua mano a Chrissy, che afferrò in fretta, e diede una mano anche a lei ad alzarsi.

«Sei un sole con i capelli così, Cissy.» disse ad un certo punto la sua migliore amica mentre camminavano verso l'uscita della scuola, che era completamente vuota. Lei di risposta le riservò un sorriso poi mormorò un grazie tutta impacciata.

Giunsero in silenzio all'uscita scendendo le scale sincronizzate, poi Lilah sì girò e le diede un bacio sulla nuca.
«Devo correre! Robin mi aspetta.»
Chrissy alzò la mano in segno di saluto e le augurò buona fortuna.

Robin era la nuova fiamma di Lily, sì conoscevano da quell'estate e da allora non si erano più lasciate. Sperava che quella relazione sarebbe sbocciata prima o poi, ma Lilah aveva ancora troppa paura a mostrare i suoi sentimenti alla gente.

Lilah iniziò a correre, facendo svolazzare la chioma rosso acceso, Chrissy sì guardò attorno tanto valeva camminare a piedi che aspettare il prossimo autobus per tornare a casa.
Indossò la felpa e cominciò a camminare uscendo dal cancello, per tutta quella breve camminata sentì degli occhi addosso puntati su di lei.

Sì rigirò di scatto non vedendo nulla, solo le nuvole che lasciavano spazio al tenero sole.

Quando arrivò a casa, nel pomeriggio, l'unica presenza che c'era era ovviamente sua madre intenta a cucire qualcosa. Era in cucina e non aveva neanche sentito la porta chiudersi, nemmeno un cenno di saluto verso Chrissy.

La bionda, ferma ancora in corridoio, non sì mosse.
Aveva troppa paura di sua madre e non voleva litigare con lei proprio adesso: dopo la chiacchierata con Lilah le serviva pace, troppe notizie contemporaneamente.

Decise di salire le scale in fretta, prima un piede poi l'altro, e sì ritrovò nella sua camera che tanto amava.
Cadde di schiena sul letto, facendo trasformare i suoi lunghi capelli come un grande ventaglio.

I pensieri la stavano uccidendo e lei non riusciva ancora a ricordare... Le scuole medie per lei erano state un vero trauma, ed era logico che il suo cervello non voleva ricordare

Sì alzò aprendo il cassetto vicino al suo letto, un grande ammasso di polvere le invase completamente i polmoni facendola tossire: non lo apriva da tanto quel cassetto. Un dolce album, con sopra un orsetto, le sì parò davanti. Con i polpastrelli gentili cominciò ad accarezzare la superficie, aprendolo alla fine.

Una foto che ritraeva lei e suo padre era incollata sopra la prima pagina.
Una bellissima bambina bionda che stringeva forte il suo papà, che di rimando le sistemava il fiocco che aveva tra i capelli dorati. Sotto i loro piedi un cane dalle medie dimensioni che sembrava molto interessato a mordere e rompere un giocattolo a forma di osso.

Sul volto della ragazza spuntò un sorriso sincero, mentre continuava a sfiorare quel pezzo di carta.
Le mancava avere quel rapporto con suo padre, sentire le sue braccia accarezzarla dopo un pianto disperato.
Invece lui aveva deciso di andarsene, di partire e tornare poche volte. E Chrissy non capiva, non comprendeva... Perché l'aveva rimasta da sola così?

Con le gambe accavallate, adesso, appoggiò l'album sulle sue cosce scoperte grazie alla gonna. Decise di andare avanti e così in totale silenzio cominciò a sfogliare.
Sfogliò e rigirò quelle pagine fino all'esaurimento, poi, trovò una foto assai strana che attirò come una lampadina la sua curiosità.

Raffigurati in quella foto c'erano lei, Lilah e...Un ragazzo?
Chrissy chiuse gli occhi, come era possibile? Chi era il ragazzo in quella foto?

Quando lì riaprì vide una foto sbiadita con tre ragazzi attorno a un tavolo con dei bicchieri d'acqua tra le mani.
Il ragazzo era vicino a Lilah e portava una capigliatura rasata, il suo abbigliamento era appariscente ed era l'unico che sorrideva in quella foto.

A Chrissy parve che forse lei era l'unica a disagio, perché anche se Lilah non stava sorridendo era intenta a stringere il braccio del ragazzo alla sua destra.

Osservando ancora quella foto decise di staccarla, e così fece. La staccò piano fin quando le sue mani non furono occupate a reggere quella fotografia.

Chiuse di scattò l'album guardando ancora quella foto, chiunque fosse quel ragazzo tanto strano l'avrebbe scoperto.

Hawkins, il giorno stesso

«Quella è una stronza, ecco cos'è!»

In un bosco, appartati dietro un albero abbastanza grande da non far notare la loro presenza, c'erano due ragazzi che stavano blaterando discorsi sconnessi.

«Smettila di parlare, mi stai massacrando il cervello.»

«Proprio ora, Eddie. La mia storia sì stava facendo molto interessante!»

Il ragazzo dalla folta chioma iniziò a massaggiarsi le tempie con le dita piene di anelli, Alexia quando iniziava a parlare risultava esuberante e ripetitiva. La sua bocca non smetteva mai di chiacchierare, anche per le cose più stupide.

Alexia era più grande di circa tre anni, era quasi un'adulta ormai ma sì sentiva ancora un'adolescente che poteva sballarsi in continuazione. I capelli con le sfumature di un rosa pastello le arrivavano fino al seno e aveva gli occhi di un marrone scuro. Eddie, annoiato, sì alzò immediatamente, cosa che non sfuggì agli occhi attenti della ragazza.

«Dove vai?» le chiese, infatti Alexia con voce provocatoria.

Eddie abbassò lo sguardo, lei sotto di lui che metteva in mostra le gambe nude, «Torno a casa, Alexia.» poi prese la sua valigetta contenente le ultime dosi di droga rimasta e sì avviò alla fine del bosco.

«Sei uno stronzo Eddie Munson! Non sì lasciano da sole le donzelle!»

Nonostante la breve passeggiata sì ritrovò la ragazza dietro di lui che lo inseguiva. Doveva smettere di importunarlo, era vero, ma non riusciva a stare lontano da lei.

Era stata l'unica a vedere Eddie non come lo svitato, ma come una persona normale.

Arrivarono al parcheggio, con passi veloci, Eddie aprì velocemente la macchina aprendo in fine la portiera. Appoggiò la cassetta sul sedile del passeggero.
Poi, in maniera totalmente inaspettata, quando ormai il sole stava lasciando spazio alla notte pronunciò parole che poi mai credeva di dirle ad alta voce.

«Sali, non puoi rimanere qui da sola.»

Sul volto di Alexia comparve un sorriso contagioso, e mentre faceva il giro per salire dal lato del passeggero mormorò un grazie che Eddie sentì eccome. Infine sì sistemò anche lui e cercò di guidare senza che Alexia disturbasse il breve viaggio.

«Questa è la mia dimora, Alexia.» disse Eddie aprendo la porta della roulotte, Alexia annuì ridendo ed entrò prima del ragazzo.

Era imbarazzante.
Mostrare la sua casa era davvero strano e gli provocava un certo disagio, soprattutto ora che Alexia aveva appena storto il naso vedendo le mille bottiglie di birra sparse per tutto il pavimento.
Alexia sì abbassò prendendo tra le mani una bottiglia, cominciò a scuoterla rimanendo molto delusa visto che all'interno non c'era più nulla.

«Non preoccuparti! Neanche mi piace la birra al...Limone! Bleah, che schifo!»

Mentre la ragazza continuava a blaterare da sola su quanto la birra al limone era una bestia assoluta di Satana, Eddie sì sfilò velocemente il giubbotto di pelle rimanendo soltanto con una maglietta nera.
Sistemò i vari anelli mentre sì dirigeva a passo felpato verso la cucina, aprendo il frigorifero.

Vuoto.

Imprecò. Suo zio aveva davvero finito tutto? Adesso cosa avrebbe offerto ad Alexia? Sembrava una ragazza assai esigente. Invece Alexia non disse nulla, e quando il ragazzo ritornò nel piccolo salone la vide intenta a raccogliere le altre miliardi bottiglie di birra.

Sì alzò di scattò, non indossava più la sua felpa, e Eddie pensò per un secondo alla sua salute.
Faceva ancora molto freddo e non capiva come la ragazza riusciva a uscire con le gonne così corte.
Poteva prendere davvero un malanno.

«Che ansia, non fissarmi in quel modo!» mormorò la ragazza davanti a lui, portando un ciocca di capelli dietro l'orecchio pieno di orecchini.
Non voleva ammetterlo ma sì sentiva fuori luogo, all'improvviso.

Eddie aumentò il passo verso la sua figura, senza neanche una spiegazione logica, poi iniziò ad accarezzare il suo volto con le mani fredde.
Non sapeva cosa stesse facendo, ad Alexia poi.

Perché voleva baciarla?
Non riusciva a spiegarlo, voleva farlo e basta.

«Non farlo, se non ha nessun valore per te.» disse Alexia con il volto basso, piena di vergogna.

Non era la prima volta che Eddie provava a baciarla. Ma in quella situazione, proprio ora, vedeva che Eddie non voleva farlo di sua spontanea volontà.

Il ragazzo, però, non seguì le sue regole. Anzi, avvicinò le sue labbra sopra quelle della ragazza quasi come disperato. Alexia appoggiò le mani sulle sue spalle, mentre lui accarezzava i suoi capelli soffici.

Uno strano senso di colpa sì formò nel suo petto, quando capì che quella che voleva lì non era Alexia, ma una bionda che da anni gli stava massacrando il cervello.

Non riusciva a spiegare perché quella notte pronunciò il suo nome, lo fece perché non aveva più controllo di sé.
Perché dalle scuole medie aveva colmato i suoi vuoti in silenzio, in punta di piedi. E lei neanche sì ricordava di lui.

Succese quella sera, mentre era intento a spogliare Alexia che sotto di lui fremeva di desiderio. Mentre le accarezzava la pancia delicatamente, creando dei cerchi immaginari sul suo addome.

Quel giorno cominciò la sua rovina, quando inaspettatamente la sua bocca mormorò lievemente il nome di Chrissy.

spazio autrice

scusate per l'enorme assenza, ma non avevo molte idee. mi dispiace anche aver dovuto dividere il capitolo a metà perché non sapevo come continuarlo :(
spero di aggiornare venerdì, niente buona serata

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