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II. Ma Anche No

ciao gente 🧚‍
eccoci con il capitolo di apertura. mi sono molto divertita a dare voce sia a chrissy che eddie e, inoltre, ci tenevo a dire che cercherò di pubblicare una (massimo due) volte a settimana. cercherò di aggiornare il lunedì oppure il venerdì.
sistemerò i vari errori stasera, quindi se troverete qualche errore nella lettura scusate!
buona lettura!

Hawkins, 1986
Quella mattina Chrissy Cunningham stava urlando, proprio così. Voleva strapparsi i capelli dalla felicità, saltare sul letto fino a sfiorare il soffitto e infine sorridere con la testa dentro il cuscino.

Non era una cosa da tutti i giorni diventare un cheerleader e oltretutto il ragazzo che le piaceva l'aveva finalmente notata, la sua vita stava prendendo una piega diversa.

Andava bene.
I suoi sforzi servivano a qualcosa.

Dopo un po' decise di alzarsi, con un sorriso stampato in volto, prese contenta la divisa riservata alle cheerleader.
Una normale maglietta con una gonna verde sotto, per finire una felpa bianca con sopra scritto il suo nome con un font assolutamente adorabile

Chrissy Cunningham.

La gonna era corta, arrivava sopra il ginocchio, e le scarpe erano di un bianco più chiaro rispetto alla felpa.
Andò in bagno buttandosi immediatamente dentro la doccia, passò delicatamente il bagnoschiuma profumato e uscì dopo una decina di minuti.

Entrò di nuovo nella sua camera, tutta profumata e vestita, ma invece di prendere soltanto il suo zaino a fiori iniziò a scrutare la sua figura davanti lo specchio.
Aveva messo su dei chili e il seno era diventato più grande rispetto a pochi anni prima, così sì complicava solo la vita ma non riusciva a smettere.
Ogni giorno trovava una nuova insicurezza, una nuova imperfezione e il suo cervello marcava su quella cosa fino allo sfinimento.
Poi c'era sua madre che le ricordava che stava terribilmente ingrassando e che se non scendeva di peso poteva dire addio alle cheerleader.

Non era vero, in verità, Chrissy non era né grassa né rischiava di perdere il posto, sua madre amava marcare le sue insicurezze. Ed era spregevole, ma Chrissy non se ne faceva una colpa, era sua madre ed era stata sempre così.

Chiuse velocemente la zip della felpa scendendo le scale, sua madre non c'era e suo padre... A figurarsi se esisteva.
Lavorava all'estero e si vedeva di rado, non ne rammentava neanche la faccia.
Era uno sconosciuto, praticamente, e non tornava a casa da un anno circa era però molto premuroso con Chrissy: le inviava una volta al mese una cartolina con all'interno dei soldi.
A lei non erano mai serviti voleva avere soltanto una famiglia normale.

Sì avvicinò al tavolo per fare colazione: un bicchiere di frullato proteico e dei pancake senza condimento, Chrissy storse il naso.
Prese il bicchiere bevendo soltanto quello schifo di frullato, dannazione non aveva sapore; poi sì avvicinò al frigorifero e scrisse un bigliettino a sua madre, all'interno aveva scritto che non riusciva a rientrare per l'ora di pranzo perché aveva gli allenamenti che le occupavano il pomeriggio, poi lo attaccò con un pezzo di scotch e uscì chiudendo la porta alle sue spalle.

La strada era deserta e quel giorno era anche da sola, Lilah aveva la febbre alta e non sì sarebbe presentata di certo.
Iniziò a camminare, soltanto con la compagnia del vento che fischiava, sperò con tutto il cuore che la giornata iniziasse bene.

Aveva sbagliato dei calcoli.

Davvero. Stava andando tutto così bene maledizione.
Era arrivata a scuola e Jason l'aveva notata stava letteralmente impazzendo e il cuore batteva così forte che sembrava uscirle dal petto. L'aveva accompagnata fino alla porta della sua classe e l'aveva salutata... Non con la mano ma con un bacio, sulla guancia. Scommetteva che se quel giorno Lilah ci fosse stata, le avrebbe dato un scossone mentre le sussurrava nell'orecchio frasi perverse, Jason ignaro di tutto ovviamente.

Per finire, come ciliegina sulla torta, aveva preso una magnifica A al compito di chimica e lei faceva davvero schifo in quella materia. Quindi sembrava che la giornata fosse iniziata bene e credeva che anche la fine non fosse così disastrosa.

Invece no.

Stava camminando tranquilla con il suo vassoio in mano, Jason l'aveva invitata a mangiare con gli altri componenti della squadra, lei felice come una pasqua aveva accettato. Vedeva il loro tavolo in lontananza e lui che sì sbracciava come per far segno, sorrise mentre aumentò il passo.
Jason all'improvviso, però, strabuzzò gli occhi preoccupato e Chrissy sì ritrovò dritta a terra con la divisa sporca di sugo e polpette.
Sentì qualcuno ridere e due ragazzi dietro di lei chiederle scusa. Sembravano così mortificati.

«Dustin, ma che cavolo hai fatto!»

«Un guaio! Davvero un enorme guaio! »

Sì inginocchiò davanti a lei un ragazzino dai capelli riccissimi, il suo viso preoccupato che cercava di vedere se Chrissy sì fosse fatta male.
«Io...Ti giuro, non pensavo...»
Aveva il volto basso e sentì gli occhi lucidi, piangeva molto in quel periodo. Vide Jason avvicinarsi a lei e cercò di alzarla, ma Chrissy con uno spintone levò la presa sul suo braccio e pronunciò un «Lasciami da sola.» disse con un tono di voce estremamente basso, «ti prego.» si alzò, aggiustando la gonna, poi uscì quasi correndo mentre le lacrime scorrevano copiose dai suoi occhi cristallini.

Se Chrissy stava piangendo, preoccupata per la sua immagine e per la figura di merda che aveva appena fatto, non sì poteva certo dire che Eddie Munson fosse triste.
Anzi, stava ridendo a crepapelle mentre nascondeva il viso tra le mani. Quando sia Mike che Dustin sì avvicinarono al tavolo, lui non riuscì più a trattenersi iniziando a ridere davanti ai ragazzi.

«Come cazzo avete fatto.» continuò mentre cercava di bere dalla sua bottiglietta d'acqua senza affogarsi.

«Io non riderei Eddie...» gli disse il suo amico, di nome Jack, Eddie sì sporse verso di lui.

«Perché no, Jacky.»

«Ma come Munson, sei stato dietro a quella per tutta la durata delle scuole medie e non sai le nuove news che riguardano il suo conto?» gli disse invece Alex, il bassista della band, di cui anche Eddie faceva parte.

Eddie sembrò innervosito da quella risposta, e mimò un no iniziando a mangiare delle mandorle.

«Jason gli sta sempre sotto i piedi, prova sicuramente qualcosa. Lei sembra starci scommetto che entro fine anno sì metteranno insieme.»

Eddie continuò a mangiare quelle mandorle nervosamente, ancora non capiva perché non dovesse ridere.

«Buon per lei, allora... Ma che c'entra?» disse portando indietro i capelli mossi e lunghi.

«Gesù, è così difficile da comprendere!» continuò Jack, «Mike e Dustin avranno sicuramente contro l'intera squadra di basketball.»

«Per una ragazza? » disse ridendo buttando un mandorla contro Alex. « E poi ci odiano già. E Jason, il capo gregge, non può neanche vedermi.»

«Eddie lo "svitato".» disse Mike mimando con le mani delle virgolette immaginarie

«Già.»

Chrissy non era una faccia che sì scordava facilmente, sapeva che sì trovavano entrambi nella stessa scuola e sapeva anche che Jack era un suo compagno di classe.
Ma vederla non era la stessa cosa. Eddie scosse la testa.
Chrissy Cunningham era la reginetta sul punto di sfondare, lui rimaneva soltanto uno metallaro svitato che spacciava erba e cocaina.

La mattina seguente tutti sapevano dell'accaduto spregevole, e di come i due primini della scuola avevano scaraventato una ragazza per terra macchiando non solo il suo abbigliamento ma anche il pavimento.
Chrissy non sì presentò a scuola quel giorno, decise prima di far calmare le acque e poi, magari nell'ora di pranzo del giorno dopo, chiedere spiegazioni a quei due ragazzi. Eppure non sembrava fatto apposta, anzi, il ragazzo che si era abbassato per vedere sé stesse bene era molto preoccupato e dispiaciuto. Avrebbe chiesto il loro nome a Jason oppure a Lilah, che sapeva sempre tutto, e avrebbe messo un punto definitivo a quella vicenda così drammatica.

Nel giardino della scuola, invece, non sì parlava d'altro, per un gossip del genere ci volevano mesi prima che fosse dissipato nel nulla.

Eddie era seduto sopra una panchina, Alex vicino a lui, prese una cartina e là riempì di tabacco; leccò poi l'estremità e iniziò a fumare guardando il giardino scolastico. Alex sì girò verso di lui, la sua espressione preoccupata.

«Quella povera ragazza, sarà perseguitata per sempre per quanto accaduto.» Eddie mugugnò un "mh" continuando a fumare, non gli interessa minimamente e sì era scordato velocemente dell'episodio di ieri. Tra un paio di giorni l'avrebbero fatto anche gli altri studenti.
Continuò a fumare fino alla fine della cartina, poi buttò a terra il restante schiacciando il mozzicone. Trovò Alex che lo fissava ancora e Eddie cercò di rompere quel silenzio imbarazzante. «Ehm... Cosa c'è?»

«Se tocchiamo l'argomento Chrissy, diventi davvero insopportabile.» disse Alex, lui spostò lo sguardo e cominciò a giocherellare con la catena che aveva attaccato ai pantaloni scuri.

«Poi è così carina, dovresti parlagli,» Alex lo guardò facendo su e giù con lo sguardo, si accorse che Eddie non aveva intenzione di scherzare e alzò le mani in segno di resa, «ma così... Giusto per fartela amica.»

Scavando nei suoi tetri ricordi, Chrissy, era rimasta ancora la bambina bionda con gli occhi azzurri color del cielo. Non era popolare come ora al liceo, anzi, era mira soprattutto di persone cattive che cercavano ogni giorno di farle male.
Con Chrissy aveva parlato soltanto una volta, lui di anni né aveva quasi quindici e lei dodici appena compiuti, gli bastò vedere i suoi occhi per perdersi definitivamente nell'abisso dell'ossessione.

Quello che doveva fare era prendere quel vassoio avvicinarsi al loro tavolo e chiarire, quanto ci voleva?
Ora, però, non erano soltanto parole campate nella sua mente doveva esporle e Chrissy non sapeva da dove cominciare.

Raggiunse la mensa, al fianco Lilah, e prese il suo pasto; la roba più dietetica che c'era. Alcuni la fissavano ridendo sotto i baffi, lei girò lo sguardo e iniziò a camminare.
«Secondo quello che hanno ascoltato le mie orecchie, questi due ragazzi sì siedono sempre al tavolo dei nerd.»

Chrissy con il vassoio in mano non stava ben capendo, era terribilmente agitata e nervosa tanto che ormai non aveva neanche più le forze per reggersi con i piedi saldi a terra.

«Ci sei?» le chiese Lilah, lei annuì poco convinta e sicura. Senza aspettarla la sua migliore amica iniziò a camminare, seguita successivamente da Chrissy che stava fissando il suo cibo caldo. Lilah, adesso con la schiena combaciata al muro, le indicò con lo sguardo un tavolo proprio davanti a loro.

«Sono sicura, è il loro tavolo. C'è anche Eddie Munson.»

Chi?

Chrissy non lo conosceva, Lilah la prese per un braccio facendola così avvicinare a lei.

«Il ragazzo con i capelli lunghi, Cissy.»

Lo guardò meglio, era di lato, quindi vedeva soltanto una parte del suo viso aveva però i capelli lunghi e ricci ed era vestito in maniera stravagante.

Sì, stravagante gli si addiceva proprio.

«Io non lì vedo. I ragazzi con cui voglio parlare, ecco.»

«Ma che t'importa.» mormorò Lilah, Chrissy sì girò verso di lei, come per chiedere che cazzo significava quella affermazione.

«Questo "Eddie" mi mette ansia, aspetterò qui.»

«Cosa ne sai se questi ragazzi sono entrati oggi, sempre meglio chiedere?»

Non aveva voglia di parlare e poi non lì conosceva neanche di vista, come avrebbe attaccato bottone? Sì conosceva bene, avrebbe detto un buongiorno basso e gracile e poi chiudendo il becco sarebbe corsa via scappando.

«Ora, Cissy.»
Chrissy iniziò velocemente a scuotere la testa mimando un perfavore a Lilah, che senza preavviso la prese delicatamente per le spalle e la trascinò al tavolo.
Vide la morte in faccia, che imbarazzo. Poteva scappare, ancora, chi l'avrebbe cercata? Infine correre fino a casa sua fare due valigie e prendere il primo aereo che portasse in un parte non molto lontana da qui.

Non si accorse neanche che al tavolo c'era arrivata e i presenti la guardavano straniti, uno in particolare che sembrava molto interessato alle sue gambe messe in bella vista dalla gonna corta.

«Tu sei?» alzò lo sguardo, tanto ormai non importava più nulla, avrebbe ucciso Lilah questo era poco ma sicuro.

Sì ritrovò davanti due occhi scuri come la notte che la scrutavano prepotentemente, la prima cosa che attirò l'attenzione di Chrissy furono i miliardi di anelli che portava alle mani. I lineamenti morbidi e la fossetta destra che era appena comparsa sul suo viso.

«Dormi in piedi?» disse ridendo, poi sì alzò dalla sedia accompagnato da un rumore assordante, Chrissy indietreggiò preoccupata della sua presenza così vicina.

«Mi chiamo Chrissy, Chrissy Cunningham.» disse, cercando di mantenere un contatto visivo con quel ragazzo stravagante, lui non sembrava intimorito.

«La reginetta...Ragazzi, che onore.»
Eddie sì girò verso Alex e Jack, loro non sembravano molto convinti.

«Io volevo soltanto parlare con quei ragazzi, ecco... Sembravano così gentili, forse non l'hanno fatto di proposito. Io-»

Le parole le sì bloccarono in gola non sapendo come continuare, Dio mio che cosa stava combinando.
Lui sì rigirò verso di lei, la squadrò un po' e ammicò un sorriso vedendo le sue mani che tremavano leggermente.

«Sei agitata, principessa

Sì, molto agitata. La sua presenza l'agitava e non poco.
Continuò a mantenere il vassoio le mani sudate grazie alla pressione che stava esercitando. Non capiva cosa aveva sbagliato e perché quel ragazzo l'aveva accolta in quel modo così sofisticato.
E poi non vedeva quei ragazzi da nessuna parte, quindi non capiva perché trattenerla.

Era un grandissimo maleducato, pensò Chrissy.
Se continuava così gli avrebbe lanciato volentieri in faccia il suo piatto contenente della pasta e ceci, poi sarebbe scappata perché il senso di colpa l'avrebbe mangiata.
La loro battaglia continuava lenta ma furono interrotti da una voce: Jason.

L'aveva riconosciuta? Chrissy arrossì e Eddie sembro notarlo perché il suo volto cambiò espressione: da serio a divertito.
Jason sì avvicinò a lei prendendo una ciocca bionda tra le mani, Chrissy sì bloccò.

«Che fai, svitato?»

Eddie, con una alzata di spalle, sì allontanò da loro : «Jason! Ma assolutamente nulla, anzi, era la tua ragazza che sì è avvicinata qui.»
Fece l'occhiolino a Chrissy e lei abbassò lo sguardo, la presa sulla sua ciocca aumentò.

«Dai andiamo.»
Era meglio non dare altro spettacolo inutile, avrebbe trovato quei ragazzi fuori scuola oppure in corridoio.
Jason guardò prima lei poi Eddie e infine sì girò.
Eddie improvvisò un inchino facendo comparire l'immancabile fossetta, «È stato un piacere fare la tua conoscenza, principessa

Lei non lo salutò, sì girò andando via quasi correndo.
Principessa, ma che cazzo.
Era davvero strano come dicevano.

«Spero di rivederti!» urlò mentre tutti in mensa sì voltavano verso Eddie che rideva forte.

Col cavolo, pensò Chrissy
Mai più.


spazio autrice

e incontro fu!
ma... siamo sicuri sia positivo?

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