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I. Il Mio Cuore Come Un Pezzo Di Carta

«i ragazzi che si amano si baciano in piedi
contro le porte della notte
e i passanti che passano li segnano a dito
ma i ragazzi che si amano
non ci sono per nessuno
ed è la loro ombra soltanto
che trema nella notte
stimolando la rabbia dei passanti
la loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
i ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
essi sono altrove molto più lontano della notte
molto più in alto del giorno
nell'abbagliante splendore del loro primo amore»

jacques prévert, i ragazzi che si amano

Ciao persone🧚‍♀️,

Questo è il "primo" capitolo della storia. Tra tante virgolette perché l'inizio vero avverrà nel prossimo capitolo. Mi scuso per eventuali errori, ho scritto tutto di getto, MA non ho avuto tempo per correggere, stasera rimedierò! Non voglio fare descrizioni troppo prolisse.
Buona lettura!

(consigliata per la lettura le canzoni: Brooklyn Baby, Sex Money Feelings Die e FOR YOU LOVE, trovate il codice per la playlist su spotify qui sopra <33)

Hawkins,
maggio 1987
Era ancora notte fonda, l'aveva intuito perché l'oscurità non aveva ancora lasciato spazio al sole, ed era strano che a quell'ora della notte Chrissy fosse sveglia e ben pimpante.

Con le braccia nude stringeva forte le sue gambe magre appoggiata alla testiera del letto, guardava un punto indefinito della camera tutta sottosopra. Sul suo volto comparve una smorfia, che doveva assomigliare più a un sorriso, mentre osservava attentamente la chitarra elettrica che aveva di fronte.

Di un blu talmente chiaro che stonava completamente con la camera color pece. Aveva sempre avuto una grande voglia di toccare quella chitarra, di sentire le corde suonare sotto i suoi polpastrelli mentre la musica le invadeva completamente la testa e i pensieri.
Con uno slancio si sedette sul bordo del letto, nuda come una mela senza una buccia, iniziò a percepire il gelido freddo.

Spostò lo sguardo dalle sue gambe al pavimento, i loro vestiti avvinghiati e abbracciati tra di loro erano abbandonati sul parquet.
Le guance di Chrissy assunsero immediatamente una colorazione molto simile al viola e nel mentre osservava con grande attenzione quel ammasso di panni. Era sempre stato strano il loro rapporto, un continuo perdersi per poi ritrovarsi.
E lei ci provava con tutto il suo cuore a non cadere più ai suoi piedi, ma poi lo aveva davanti con il suo ghigno sfacciato e la fossetta sulla guancia destra e i grandi occhi neri che sì amalgamavano così bene con i suoi. Portò le braccia al petto mentre sì girava delicatamente verso la figura maschile che occupava la parte opposta del letto, senza far alcun rumore che potesse svegliarlo.

Capelli corvini di un riccio indefinito, diventati più lunghi rispetto all'ultima volta che l'aveva conosciuto, il petto e le braccia pieni di tatuaggi con disegni particolari e bizzarri. Guardò il suo viso reprimendo la voglia matta di affondare ancora le dita tra i suoi capelli mentre lui baciava delicatamente le sue labbra.

Era sbagliato.
Tutto così sbagliato.

Abbassò di nuovo lo sguardo dando solo attenzione ai vestiti, dandosi uno slancio per alzarsi subito in piedi.
Era meglio uscire, non voleva che la sua presenza lo disturbasse dal sonno ristoratore.

Uscita dalla stanza, con gran fatica da parte del suo cuore che chiedeva di restare, iniziò a camminare verso stanze ignote.
Strisciando i piedi per terra facendo scricchiolare così il delicato pavimento. Raggiunse, dopo un tempo infinitivamente lungo, la cucina al piano di sotto. Il vetro di una birra tintinava quando aprì scocciata l'anta del frigorifero. Prese la bottiglia tra le dolci mani aprendo con difficoltà il tappo congelato.
Fece un lungo sorso, fin quando non sentì scorrere nella sua gola il liquido fresco e alcolico.

Sì bloccò subito quando sentì una voce maschile e soave alle sua spalle.

«Già sveglia?» gli disse mentre lei ancora sì girava cauta verso di lui. Adesso era completamente vestito, con dei jeans strappati addosso e la maglietta del famoso club di cui lui faceva parte, chiamato: Hellfire. I capelli erano ancora scombinati insieme alla frangetta, ma non ci diede tanta importanza.

«Non riuscivo a dormire.» con la voce tutta tremolante neanche uno strambo come Eddie riusciva a credere alle sue parole.

«Mh, non ne sarei così sicuro.» mugugnò infatti mentre continuava ad osservare Chrissy.

La ragazza cercò di sviare l'argomento, portò i capelli biondi all'indietro creando una coda disordinata che amava sempre fare, Eddie ancora con le braccia incrociate davanti a lei.
Non stava credendo alla sua bugia, quando Chrissy non parlava era pur certo che il suo cervello sì stava riempendo di paranoie, secondo lui inutili.

«Parla.»

Con una falcata sì avvicinò al corpo della ragazza, alta quanto lui, e cercò di scorrere tra le sue iridi qualcosa che potesse tradirla.

«Non ho nulla, Eddie.»

«Il "non ho nulla" significa "Voglio parlarti, ma non voglio essere un peso"?»

Iniziò a scuotere la testa velocemente come per negare quell'affermazione... Ma Eddie aveva dannatamente ragione, non riusciva proprio a mentire davanti a lui.

Eddie prese le sue mani avvolgendole con le sue, poi le avvicinò alle labbra carnose e le baciò.
Le sue labbra a contatto ristretto con la pelle ruvida.

«Cosa ti tormenta, ciccina?»

Tutto.
Ma non aveva importanza.
Niente aveva importanza quando solo lei soffriva.

«Se c'entra ancora tua madre...»

«Mia madre... Non è la causa del mio malessere, adesso.»

Con il viso accigliato Eddie volgeva il suo sguardo al pavimento, gli occhi confusi di chi nel mentre stava svolgendo un enigma nella sua testa.
Dopo secoli, però, alzò lo sguardo ora più sconvolto di prima.
Chrissy con la testa chinata tratteneva a stento le lacrime.

«Non capisco, qual è il problema?»

Tu.

Chrissy decise di non rispondere, provò a superarlo ma Eddie la fermò immediatamente immobilizzandogli una spalla. Chrissy cominciò a respirare in modo affanato.

Eddie era dietro di lei con entrambe le mani sulle spalle, gli sì avvicinò a un orecchio sussurrando un «Dimmi cosa sta succedendo dentro questa...» e indicò con il dito la sua testa, «... testolina, fa la brava principessa.»

Chrissy allora, presa da un senso d'ansia, incominciò a strapparsi le pellicine mentre impassibile guardava davanti a lei. Eddie ancora dietro il suo corpo in attesa di una risposta.

«Sono soltanto un burattino per te, questa notte... È stato un errore.» sì voltò di scattò con il suo viso angelico a pochi centimetri da lei.

«Una delle tante, certo! Pensi davvero che non ti ho notato, ieri, al parcheggio? Stavo aspettando solo te e tu sei andato via.»
Puntò il dito gracile sul petto di Eddie, arrabbiata, stava perdendo il controllo.
Doveva calmarsi.

«Con lei.»

L'hai rimasta da sola di nuovo. Poi l'hai cercata, ma di lei volevi solo corpo senza leggerle l'anima.

«Riprendi troppe volte questo argomento, Chrissy.»

Vero, non era la prima volta che discutevano per questioni amorose di quel tipo. Ma andando avanti con il tempo stava pensando che forse tra i due l'unica innamorata era soltanto lei. Era ovvio che lui, nonostante il tempo passato, non provasse nulla per Chrissy.
Quando lo aveva conosciuto sì era descritto come una persona rispettosa e cinica. Adesso non credeva che fosse rispettoso ma cinico sì, lo aveva dimostrato anche molto bene.

«Non sono un giocattolo.»
Eddie allora alzò gli occhi al cielo. Perché non si fidava di lui? E poi non erano neanche una coppia.

«Tu invece non sei la mia ragazza, principessa.»

Arrabbiata, come un fuoco che stava per accedersi, Chrissy sì allontanò da lui quasi correndo facendo svolazzare la gonna di qua e di là. Nessuna lacrima: né di tristezza né di rabbia. Solo orrore per esserci cascata di nuovo nella sua trappola.

Lui non l'amava.
Non lo avrebbe mai fatto.

«Lasciami stare. Non cercarmi, intesi?»
Raggiunse la porta aprendola con furia

«Chrissy!» la richiamò, ma Chrissy non c'era più.
Aveva già varcato la soglia di quella stupida roulotte.
Non le importava che la sua roba fosse ancora all'interno.
Quel ragazzo doveva stargli lontano.

Hawkins, il giorno prima

Con i capelli ben acconciati, portati quel giorno in una crocchia ordinata, Chrissy stava aspettando davanti al parcheggio della scuola un ragazzo dai capelli corvini che facevano sicuramente invidia ai suoi.

Era la prima volta che Eddie veniva a prenderla a scuola e alla fine era riuscito anche a diplomarsi dopo anni di bocciature.
Lei ancora no, ma non perché andava male, era discretamente brava. Un asso con le materie umanistiche un po' meno con le scientifiche, ma riusciva a cavarsela lo stesso.
Con la divisa delle cheerleader chiusa fino a sopra e la gonna che le lisciava i fianchi stava aspettando un furgone bianco che venisse a prenderla il prima possibile.
Non amava molto restare tra la gente per molto tempo.

Cominciò a muovere i piedi intonando una melodia, nel frattempo, ma nonostante i minuti passavano velocemente lei era ancora lì ad aspettare.
Il parcheggio era completamente pieno zeppo di auto, ma della sua nessuna traccia.
Iniziò a camminare tra le macchine, per far passare il tempo, ma percepì nel petto una brutta sensazione. Possibile che l'aveva rimasta a piedi?
Forse era in ritardo per il traffico.

Né invento di tutte pur di giustificarlo, ma quando la verità le sì parò palesemente davanti sentì tutti i campanelli d'allarme che temeva sin dall'inizio.

Eddie usciva anche con una certa "Alexia" e non aveva paura di dirlo davanti a Chrissy.
Eddie per Chrissy provava soltanto una sentimento amichevole: due amici che sì divertivano a letto e che si sbalavano insieme fumando erba il sabato sera.

Per lei invece non era così, provava sentimenti che non potevano essere definiti "amichevoli". E ogni volta che le loro labbra sì univano sentiva le così dette "farfalle nello stomaco".
Eddie era stato il suo primo amico, il suo primo bacio e la sua prima volta. Ovvio che sì sentiva legata a lui, ma ovviamente non era ricambiato.

A lui piaceva davvero Alexia.

Allora perché cercava continuamente Chrissy? Lei non lo sapeva, l'importante era sempre cadere nei suoi giochi come una patata lessa.

Con il sorriso sul volto aveva sempre sopportato tutto, ogni cosa. Ma trovarli insieme, nella stessa auto mentre lei aspettava lì da sola...

Ridacchiavano e parlavano, probabilmente di lei. Con i lacrimoni che le fuori uscivano dagli occhi sì girò su sé stessa, cominciò a camminare in direzione di casa sua.
A piedi, visto che aveva perso anche il pullman per colpa sua.
Strinse forte la bretella dello zaino dandosi della stupida.


Non lo chiamò quel pomeriggio, anzi cercò di evitare anche le sue chiamate sul telefono fisso che aveva in casa.

La mattina dopo sì svegliò tardi entrando a scuola in seconda ora. La sua migliore amica, Lilah, notò all'istante il suo grave malessere.

«Chrissy ti vedo strana oggi, è successo qualcosa in casa?» le chiese con tono premuroso, quindi le passò anche il vassoio per appoggiare il cibo della mensa.

«Niente di cui preoccuparsi.» rispose, quindi sì accomodarono sedute al tavolo. Mangiarono in fretta parlando della partita di basket della settimana scorsa, purtroppo persa, quando Lilah la fermò e iniziò a rovistare nella tasca della sua giacca celeste.
Le diede un bigliettino tutto stropicciato, mentre Chrissy la guardava tanto confusa. Non fece in tempo a chiedere che cosa fosse quello strano pezzo di carta che la precedette.

«Il tuo amico strano... Come si chiama? Vabbè ha i capelli lunghi e un sorriso contagioso. Mi ha detto di dartelo visto che non rispondevi alle sue chiamate.»

Lilah poi aggiunse, «Ma come fa a sapere che siamo amiche? No, perché ci ho pensato tutta la mattina. Mi porgo però questo quesito, dove cazzo lo tenevi un tipo del genere. No perché, davvero, complimenti...»

Lilah continuò a parlare ma lei non seguì nulla di tutto quel discorso.
Aveva scritto un biglietto, per lei.
Lo aprì tutta tremolante, la grafia era traballante e strana.

All'interno c'era scritto:

Scusami tanto per ieri, per farmi perdonare ti aspetto questa sera per una pizza nella mia amata roulotte. Pago tutto io, principessa :)

La sera stessa era già davanti casa sua, non era per nulla credibile.
E sì odiava così tanto per quello.
Non aveva più controllo del suo corpo.

E non riusciva a capire perché.

spazio autrice
francamente non mi piace questo capitolo, ma abbiate pietà che il secondo sarà mille volte meglio. da come avete capito in questo capitolo eddie e chrissy si conosco da ben due anni e sono anche amanti. ma... sono amante del dramma, quindi non otterete subito un bacio colmo d'amore. ma non temete eddie e chrissy avranno il loro finale. oltretutto non iniziate subito ad odiare alexia è un personaggio che voglio tanto approfondire e che ha molto da dire.
se dopo questa premessa vuoi continuare la storia, ti ringrazio, buona lettura📖

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