Capitolo quattro.
"Finitela piccioncini." La voce ridacchiante di Ethan ci fece staccare. D'impulso sentii uno strano calore sulle guance che aumentava.
"Ethan non rompere con le solite storie." Sbuffò divertito Cameron.
"Rubacuori e guance rosse vi presento due ragazze." Trasportò prima una barella con una ragazza castana, la pelle pallida e gli occhi chiusi. Ariel. Le sistemò dei fili a dei macchinari che aveva introdotto successivamente nella stanza.
Poi una ragazza dai capelli biondi e gli occhi scuri. Non era sdraiata ma seduta con le gambe che penzolavano. Sospirava, non parlava. Lo sguardo basso, il cervello tutt'altra parte: Kristal.
"Posso camminare da sola." Sospirò per l'ennesima volta la ragazza ma Ethan negò con il capo.
"Non se ne parla. Ora riposati. Cameron puoi restare qua fino alle dieci." Il ragazzo che si era disteso sul mio letto accanto a me, fece la faccia da cane bastonato e Ethan cedette.
"Fino a mezza notte non un minuto in più." Se ne andò.
"Come ti chiami?" Chiese sorridente Cameron alla biondina.
Ella cominciò a fissare la sorella e risposte con un lieve 'Kristal'.
"Tua sorella si riprenderà e anche tu." Cercai di consolarla ma ciò non era il mio forte.
"Forse lei sì, ma io non credo." Sospirò e si passò una mano nei capelli biondi e corti fino al seno.
"Cos'hai?" Chiese Cameron con schiettezza.
"M'hanno diagnosticato un cancro al seno." Abbassò lo guardò sulle sue superstar e le si appannarono gli occhi. Non pianse.
"Mi spiace." Dicemmo in coro io e Cameron. Scoppiammo a ridere. Una sincronia incredibile avevamo.
"Siete fidanzati." Chiese la ragazza d'improvviso, guardandomi negli occhi.
Negai col capo e ridacchiai.
"Non potrei mai fidanzarmi con un cretino come lui." Dissi io.
"Cretina lo sarai tu. E poi sono io quello che non si metterebbe mai con una testarda come te." Mise il broncio. Io e Kristal scoppiamo a ridere.
"Mi correggo non solo cretino ma anche un bambino."
"Tu, invece, sei fidanzata?" Chiesi io sorridendole. Ritornò a guardare le sue scarpe, avevo toccato un argomento fragile molto probabilmente.
"Ero. Si chiama Herik. Eravamo amici da tanto. Era il mio vicino di casa. Condividevo tutto con lui e ci eravamo fidanzati circa un annetto fa. Lui voleva di più dal nostro rapporto ma io no. Non ero pronta e ha deciso di andarsi a far soddisfare i suoi bisogni di una troia. Habel è il suo nome. Era la mia migliore amica e nonostante il suo farsi l'intera scuola e città, l'avevo accettata per quello che era. Solo nel punto della scoperta del tradimento ho scoperto quanto fosse un'orribile persona, una ragazzina che si vuol far vedere grande." A quel punto crollò. Si sdraiò sul suo lettino, la testa sprofondata sul cuscino, e singhiozzi fuoriuscenti dalle sue piccole labbra rosa chiaro, che mi facevano pentire quel quesito rivoltole.
"Non posso venirti ad abbracciare scusa. Cameron va tu dai." Spinsi il ragazzo dal mio letto che sospirò. Era imbarazzante essere in quella situazione.
"Non voglio compassione." Disse Kristal asciugandosi le lacrime
e sorridendoci.
"Come fai?" Le chiese Cameron sedendosi a gambe incrociate sul mio letto.
"Cosa?" Domandò non a conoscenza di ciò che il moro voleva da lei.
"A trovare la forza di sorridere." Continuò il ragazzo.
"Prima o poi ti ci abitui. O lo fai o non vivi. O vai avanti e sorridi fingendoti felice anche se dentro stai morendo oppure non vivi più in un certo senso." Risposi io guardando fuori dalla finestra.
"Non vivi in nessuno dei due casi." Affermò la bionda sospirando.
"Ma con la prima opzione gli altri credono che tutto vada bene. Con la seconda scelta finisce che ti prendono in giro dicendo che vuoi solo attirare l'attenzione, che non sei nessuno e che credi di poter divenire popolare in un batter d'occhio anche se non è così." Mi passai una mano tra i capelli e fissai il soffitto.
"Ma cosa?" Chiese Cameron e io scossi la testa.
"Non puoi capire." Rispose Kristal al posto mio, precedendomi.
"Ho capito troppo bene ma posso capire Kristal ma tu?" La domanda si rivolse a me. Aveva capito tutto. Sapevo che nascondevo qualcosa ma non era nelle mie intenzioni dirglielo o almeno non ora come ora.
"Niente, l'ho letto su Tumblr." Gli sorrisi io.
"Non me la bevo." Rispose lui guardandomi negli occhi.
Voleva sapere ma non avrei soddisfatto le sue curiosità.
"Non voglio parlare di questo argomento possiamo cambiarlo?" Chiese esasperata.
"Scusa eh se mi preoccupo per te." Alzò le mani e gli occhi al cielo. Non sopportavo più in questo momento.
"E non farlo allora." Urlai io. Ero incazzata perché era sempre in mezzo a tutte le faccende lui.
"Stronza." Disse a denti stretti.
"Vaffanculo." Gli urlai contro esasperata.
"Buonanotte." Urlò prima di sbattere porta, chiudendola, e andarsene.
"Sei stata un po' troppo stronza." Disse Kristal e mi passai più volte la mano tra i capelli.
"Lo so." Presi il cuscino e lo spiaccicai sulla mia faccia, facendo si che le urla che emanavo non si sentissero troppo.
"Entro un attimo, vado a chiedere una cosa ad un infermiere qui fuori e ritornò." Annuii e, rimesso il cuscino sotto la mia testa, vidi la sua figura esile uscire dalla camera.
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