Capitolo otto.
"Ci vuole una ship." Affermò autoritaria Kristal.
"Sei pazza?" Volevo urlare ma il timore, che dall'altra stanza si potessero udire le mie parole, mi bloccarono nel tentativo di farlo.
"No, ma tra un po' ci sarà una nuova coppia, perchè non iniziare a fare una ship?" Propose ovvia la bionda.
"Kristal non fare la bambina, io non voglio avere nessuna relazione, al meno per ora. Pensavo che sarebbe andato tutto liscio, nessun problema dopo l'incidente ma non è stato così e lo sai. Sta succedendo tutto troppo in fretta e non sono pronta ad affrontare altri problemi." Mi strofinai gli occhi e sbadigliai.
"No, Abi sei tu che non hai capito. Tu hai paura. Paura di non riuscire a sostenere una relazione, paura che Cameron ti ferisca com'è successo in precedenza, paura di non essere alla sua altezza, paura che il passato si ritrasformi in presente." Mi alzai di scatto dal letto, mettendomi a sedere.
"Tu non sai niente." Balbettai indietreggiando fino alla spalliera.
"Prima ti ho visto, eri stana, non parevi tu. Nascondevi qualcosa, qualcosa di profondo, di così immenso e paura da non volerlo condividere, come se avessi il timore che parlando di ciò, tutto riaffiori e ti perseguiti di nuovo. Ho avuto una brutta sensazione quando hai parlato con Sharon. Io c'ero e ho ascoltato tutte le tue parole." Cercò di prendere contatto col mio corpo, ma ogni suo tentativo andava in porto perchè li schifavo.
"Dov'eri?" Parlavo lentamente per non farmi vedere debole, sul punto di crollare.
"Stavo ritornando dalla pediatria perchè ero andata a trovare una bambina che era nella sala d'attesa alcuni giorni fa. Ha una malformazione al cuore ed ha solo sei anni. Nel pieno della sua infanzia già ha poche possibilità di continuare la sua vita in modo regolare. Comunque ritornando dà lì, una ragazza che era in ascensore con me è salita al quinto piano e incuriosita da qual reparto ho cominciato a vagare finchè non ho sentito una voce familiare, fin troppo." Raccontò lei con aria sulle nuvole. Non guardava nè me nè in terra ma la finestra.
"Perchè volevi sapere?"
"Perchè dovevo avere la conferma alle mie domande." D'improvviso il suo sguardo incrociò il mio.
"Perchè non ci hai mai raccontato niente? Cosa nascondi? Perchè ti fa così paura?" Cominciò a dar vita a migliaia di domande.
"Lo sai che di me ti puoi fidare e soprattutto di Cameron." Cercava qualcosa, la risposta alle sue domande, ma non l'avrebbe trovata facilmente se la mia bocca avesse resistito a non blaterarle tutto.
"Voglio sapere cosa nascondi." La poeta si spalancò e Cameron, con un espressione quasi incazzata, affermò di volere sapere ciò che non gli avevo detto.
Per risposta misi le mani sulle orecchie e cominciai ad urlare 'Lalalalalalala' come se fossi una bambina.
***
Mi svegliai grazie alle antipatiche donne che dovevano lavare me e Ariel. Come al solito Kristal era fuori.
"Che ore sono?" Domandai io.
"Le otto" Mi rispose gentilmente la ragazza della ditta di pulizie mentre le donne mi regalarono solo un paio di sbuffi.
Dopo poco finito il loro lavoro e lasciato la camera, entrò la dottoressa Hersen.
"Buongiorno dottoressa." La salutai, appoggiando la schiena alla spalliera.
"Buongiorno Abigail, va tutto bene? Hai ancora dolori?" Aprì la mia cartella clinica ed estrasse una penna dal suo camice.
"I dolori stanno svanendo anche se non riesco ancora a camminare e mi devono aiutare per mettermi a sedere sulla sedia a rotelle." Dissi annoiata. Era tutto così noioso che quasi quasi mi veniva da dormire.
"Sono felice ma deve fare una cosa molto importante, un qualcosa che anche il suo amico ha fatto, una cosa che potrebbe segnare signorina." Strinse a sè la cartella ed abbassó lo sguardo.
"Mi fa preoccupare dottoressa."
Non dirmi proprio quello, che il fatidico momento era arrivato?
"Deve rasarti i capelli." Voltò la faccia verso la finestra come se le avessero appena dato uno schiaffo, uno di quelli forti che ti lasciano il segno sul viso.
Si congedò.
Bussai alla parete che separavano la mia stanza da quella dei ragazzi.
"Cam è Abigail, va di là." La voce del coinquilino della camera di Cameron.
Sentii la porta, aprirsi e i passi di Cameron avvicinarsi.
"C'e qualcosa che non va." Si sedette sul letto accanto a me. Ero intenta a fissare il paesaggio fuori dalla finestra.
"Ehy? Stai bene?" Mi scosse un po' il braccio preoccupato.
Gli occhi cominciarono a pizzicare, le labbra a tremare e, in quel momento, avrei voluto solo urlare.
Mi alzai di scatto e lo abbracciai. Piansi. Le lacrime non resistettero e fuoriuscirono, bagnando il mio viso e la maglia di Cameron.
Mi strinse forte.
"C'e la farai Abi. C'e la farai perchè tu sei forte." Mi lasciò un bacio tra i capelli mentre dalle mie labbra uscivano solamente singhiozzi.
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